Per Grazia Ricevuta

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    La vita

    La vita
    (Pancrazio “Ezio” Vinciguerra)

    La vita è l’ultima abitudine 
    che dobbiamo perdere 
    perché è la prima che abbiamo preso.
    La felicità, come la vita, è
    l’unica cosa che possiamo dare.
    La felicità non è una barca
    da attraccare in un porto
    ma è il modo di viaggiare: cioè la vita stessa.

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    La nostra “Banca della Memoria” è come il tramonto degli Eroi, non vedrà mai sera

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    Molti lettori di questo blog si sono accorti che da tempo questo modesto blogger ed i suoi collaboratori intendono portare avanti il progetto della “banca della memoria” per non dimenticare e far cadere nell’oblio le gesta di quei marinai che non fecero ritorno all’ormeggio: i Caduti del dovere.
    Qualcuno ci accusa di parlare troppo al passato, altri che parliamo troppo di morti e defunti, altri ancora di tacere…
    A questi “illuminati di niente” rispondiamo con semplicità che solo attraverso il nostro passato, la nostra storia, quelli come noi ancora arrossiscono di fronte alla vergogna e che non parliamo dei morti se non favorevolmente (De mortuis nihil nisi bonum). Quelli come noi hanno compreso lo “spirito” e ci siamo abbastanza adeguati per questa illuminata pietà che ci spinge ad applicare il precetto cui si ispira la massima.
    Noi e quelli come noi (anche su richiesta dei parenti e familiari) cerchiamo semplicemente di dare dignità al ricordo di chi non ha una tomba o un sacrario su cui pregare i loro affetti …specie se risultano dispersi in mare!

    Un verso di Plauto riporta “Quem dii diligunt, adilescens moritur” (Muore giovane chi è amato dagli dei) che può sembrare una frase retorica, sicuramente aborrita da noi e dai rispettivi familiari, ma che riporta in sé una grande saggezza. Quei giovani (e anche meno giovani) che ricordiamo e celebriamo nella nostra “banca della memoria” credevano, e ci si crede solo quando si è giovani. Da vecchi, ci si può solo rammaricare ed allora sosteniamo:
    “MUORE GIOVANE COLUI CHE A DIO E’ CARO”.

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    Il canto delle sirene

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra
    foto Dott.sa  Laura Vernotico

    IL CANTO DELLE SIRENE
    (Pancrazio “Ezio” Vinciguerra)
    Si racconta che in un tempo ormai lontano, tra leggenda e fiaba, ascoltare i canti delle sirene portava i marinai nella condizione di essere facilmente resi impotenti, ad ogni sorta di reazione, in quanto ammaliati da quelle odi venivano portati a vivere quella se pur temporanea incapacità “irreale“ costringendoli ad ogni sorta di obbedienza. Ora mi chiedo se viviamo ancora quel tempo lontano, se l’assuefazione di “ canti “ che spadroneggiano nell’etere ci ammaliano ancora, portandoci ad essere soggetti non reattivi alle avversità. Si sa che i marinai da sempre forti nel corpo e nello spirito, sopravvivono ad ogni sorta di intemperie, mi chiedo ulteriormente se siamo corpi condizionati da “canti continui” che ci rendono meno forti di quello che siamo o vorremmo essere.

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    Lucio Dalla (Lucio Dalla, 4 marzo 1943 – 1 marzo 2012)



    di Vincenzo Campese (*)

    (Lucio Dalla, 4 marzo 1943 – 1 marzo 2012)



    …i miei ricordi, la tua Termoli e le tue Isole Tremiti.

    I miei ricordi del cantautore Lucio Dalla partono dal lontano 1978, quando giovane appena diplomato all’Istituto Tecnico Nautico Statale “Ugo Tiberio”, partii per la fatidica chiamata alle armi in quel di Taranto, dove arrivai nella caserma Maridepocar, al lato dell’Arsenale.Svolsi li il periodo di addestramento insieme ad altri amici Termolesi, nel periodo più caldo dell’estate, il mese di Agosto, e poi dopo il giuramento ebbi la destinazione a bordo del mitico Incrociatore Lanciamissili Caio Duilio.
    Imbarcai i primi di Settembre, la nave era ai lavori di trasformazione a nave scuola per gli allievi ufficiali, e per alcuni mesi si fece avanti e dietro da bordo di Nave Duilio alla Nave Bafile, dove si trascorrevano le ore libere, si mangiava e si dormiva.
    Si dormiva per modo di dire, visto che il caldo asfissiante nei locali equipaggi, ti portava a trascorrere le prime ore della notte sul ponte all’aperto, almeno fin quando la temperatura all’esterno lo permetteva.
    Nel trascorrere quelle ore all’aperto si ascoltava una piccola radio, che ancora oggi conservo a ricordo di quei tempi, e le canzoni più gettonate all’epoca, venivano a volte cantate in coro a squarciagola dai marinai presenti sotto le stelle del Mar Piccolo dove eravamo ormeggiati.

    Tra le canzoni che più ci davano conforto a quei tempi, tra cui “Generale” di Francesco De Gregori, “Classe 58” dei Pooh, 4 Marzo 1943 di Dalla ed infine “Ma come fanno i marinai” di Dalla-De Gregori.
    Immaginate un gruppetto di marinai, di leva e non, sul ponte di nave Bafile, a lume di luna, cantare le canzoni che riguardavano la nostra vita di militari, lontani da casa, lontani dagli affetti, lontani dai primi amori, che effetto potevano avere su di noi, effetto emozionale e nostalgico.
    Si cantava con trasporto ed emozione, anche perché, all’epoca il telefono più vicino era la cabina “SIP” fuori dall’Arsenale, e si a quel tempo cellulari e smarthphone non esistevano.

    Ma torniamo a Lucio Dalla che nel frattempo era diventato un mito, si continuava a seguire ed a sentire, negli anni a seguire prima su stereotto, le famose cassettone, poi su musicassette ed LP, poi su CD ed ora su internet (YouTube).
    I miei ricordi più recenti, prima della sua scomparsa, risalgono al 5 Agosto 2004, quando a chiusura delle festività patronali di Termoli, Lucio Dalla chiuse con il suo concerto al porto. Circa quindicimila persone affollavano il piazzale del porto ed all’unisono cantavano le canzoni più belle che il cantautore proponeva mano mano, inutile elencarle, le conosciamo tutti.

    Ma immaginate alla canzone “Ma come fanno i marinai”, in un paese che è l’unico porto molisano, in cui risiedono quasi tutti i pescatori della marineria termolese, accompagnati anche da una piccola schiera di militari della Marina Militare di stanza alla Capitaneria di Termoli, la potevi ascoltare a chilometri di distanza dal porto.
    Tra l’altro Lucio Dalla era un assiduo frequentatore della costa termolese e, soprattutto delle sue amate Isole Tremiti dove Dalla aveva una villa immersa nel verde a San Domino, una delle tre isole dell’arcipelago.
    Era molto legato anche a Termoli, dove si vedeva spesso in giro a fare spese, a passeggio per il  Corso Nazionale ed il paese vecchio e dove aveva una casa per trascorrere gran parte dell’anno con i suoi amici termolesi e come base di partenza per la villa a Tremiti.
    Altro evento in cui Lucio Dalla si espose in prima persona fu nel 2011, e precisamente il 7 Maggio, nella battaglia contro le trivelle nel mare Adriatico, dove arringò la popolazione a ribellarsi a coloro che volevano rendere l’Adriatico una postazione per trivelle alla ricerca di risorse di idrocarburi, con il rischio di inquinare quello che lui definiva un lago chiuso e quindi con scarse possibilità di sopravvivenza in caso di fuoriuscite incontrollate di petrolio.
    Dalla in quell’occasione rivolse al popolo Termolese una frase che resto memorabile:

    “Non vengo come un cantante; ma come un cittadino del mare”.

    Sappiamo tutti che egli  dedicava al mare, le sue più belle canzoni, inneggiando alla sua eterea bellezza, ricordo per esempio “Come è profondo il mare” un pezzo del suo repertorio.
    Un grande artista; piccolo solo di statura, che con i suoi grandi occhiali tondi, lo zucchetto di lana a nascondere la sua calvizie, la barba spesso incolta e la sua mimica facciale durante i concerti, ha insegnato a tutti noi cosa significhi essere umani.
    Il mio ricordo più triste è quando il primo marzo del 2012, otto anni or sono, ascoltando le notizie, sento, prima alla radio e poi al telegiornale, che Lucio Dalla se n“è andato, stroncato da un infarto mentre era a Montreaux, in Svizzera. Pensando ad uno scherzo di cattivo gusto, di quelli che allungano la vita, mi dissi tra me e me: vedrai ora smentiscono, ora dicono che si è trattato di uno scherzo…. immaginando lui che con il suo solito piglio bolognese, con il suo faccino birichino, in televisione smentisce di persona le cattive novelle sul suo conto e lascia tutti con un sorriso in volto per l’allegria della sua smentita….
    Purtroppo non è così, i telegiornali rilanciano la notizia e le smentite non arrivano, anzi i big della canzone a lui vicino confermano le brutte notizie in arrivo dalla costa francese.

    Cala un gelo sul mio viso, ripensando a tutti i momenti belli e divertenti, in compagnia delle sue canzoni, cantate in qualsiasi occasione, quando ci  ritrovavamo con gli amici ed una chitarra, in spiaggia, al porto, o quando si andava a Tremiti, a passare una giornata diversa dalle altre con la speranza di vederlo, di poterlo avvicinare e magari cantare insieme a lui qualche suo pezzo. A vederlo era facile, ad avvicinarlo un po’ meno, perché era solito salire sul suo motoscafo senza fermarsi sulla spiaggia, anzi attraversandola velocemente, per non essere disturbato dai fans che lo avevano riconosciuto.
    Ok bando ai ricordi, è da poco passato l’anniversario della sua dipartita e tra poco sarà l’anniversario della sua nascita, 4 Marzo 1943, un’altro dei suoi pezzi memorabili, lo immagino lassù su qualche nuvola, incantato a guardare il blu, non dei mari, ma del cielo che lo circonda, pensando che tra poco lancerà il suo ultimo CD, con un pezzo dedicato all’infinito blu del cielo.
    Termoli, la mia città natale, non dimenticherà mai un suo concittadino, anche se condiviso con le Isole Tremiti, poiché la naturale essenza di questa cittadina era, è e sarà sempre il mare, i marinai e la gente di mare, di cui Dalla ne cantava  l’infinita bellezza.

    Ciao Lucio, questo è il mio modo per non dimenticarti.

    Arrivederci in “Piazza Grande” Marinaio
    …dove è profondo il mare tra la gente del porto, i ladri e le puttane.
    (Lucio Dalla, 4 marzo 1943 – 1 marzo 2012)



    Se io fossi un angelo, non starei nelle processioni nelle scatole dei presepi, starei seduto fumando una Marlboro al dolce fresco delle siepi, sarei un buon angelo, parlerei con Dio, gli ubbidirei, e amandolo a modo mio gli parlerei, a modo mio, e gli direi:

    – ” Cosa vuoi tu da me?”…
    …“Lo so che Santi che pagano il mio pranzo non ce n’è sulle panchine in Piazza Grande, ma quando ho fame di “mercanti” come me …qui non ce n’è.

    A modo mio avrei bisogno di carezze anch’io. Avrei bisogno di pregare Dio, ma la mia vita non la cambierò mai, mai, mai. A modo mio quel che sono l’ho voluto io e, se non ci sarà più gente come me voglio morire in Piazza Grande, tra i gatti che non han padrone come me, attorno a me, tra la gente del porto, ladri e puttane che mi chiamano “Gesù Bambino”.

    Com’è profondo il mare
    Lucio Dalla
    Ci nascondiamo di notte per paura degli automobilisti degli ipnotisti.
    Siamo i gatti neri, siamo i pessimisti, siamo i cattivi pensieri e non abbiamo da mangiare… com’è profondo il mare, com’è profondo il mare
    Babbo, che eri un gran cacciatore di quaglie e di fagiani caccia via queste mosche che non mi fanno dormire, che mi fanno arrabbiare…com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    E’ inutile, non c’è più lavoro, non c’è più decoro, Dio o chi per lui sta cercando di dividerci, di farci del male, di farci annegare … com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Con la forza di un ricatto l’uomo diventò qualcuno, resuscitò anche i morti, spalancò prigioni, bloccò sei treni con relativi vagoni, innalzò per un attimo il povero ad un ruolo difficile da mantenere, poi lo lasciò cadere a piangere e a urlare solo in mezzo al mare …com’è profondo il mare
    Poi da solo l’urlo diventò un tamburo e il povero come un lampo nel cielo sicuro cominciò una guerra  per conquistare quello scherzo di terra che il suo grande cuore doveva coltivare …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Ma la terra gli fu portata via, compresa quella rimasta addosso, fu scaraventato in un palazzo,in un fosso, non ricordo bene. Poi una storia di catene, bastonate e chirurgia sperimentale …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Intanto un mistico, forse un aviatore, inventò la commozione e rimise d’accordo tutti, i belli con i brutti, con qualche danno per i brutti  che si videro consegnare nn pezzo di specchio così da potersi guardare …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Frattanto i pesci, dai quali discendiamo tutti, assistettero curiosi al dramma collettivo di questo mondo che a loro indubbiamente doveva sembrar cattivo e cominciarono a pensare nel loro grande mare…com’è profondo il mare, nel loro grande mare, com’è profondo il mare.
    E’ chiaro che il pensiero dà fastidio anche se chi pensa é muto come un pesce anzi, un pesce è come pesce, è difficile da bloccare perché lo protegge il mare …com’è profondo il mare.
    Certo, chi comanda non è disposto a fare distinzioni poetiche: “il pensiero come l’oceano, non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare”… così stanno bruciando il mare, così stanno uccidendo il mare, così stanno umiliando il mare, così stanno piegando il mare.

    Si consiglia la lettura “Lucio Dalla e Padre Pio” digitando fra i titoli del blog oppure su www.pierolaporta.it

    (*) digita il sul nome e cognome sul motore di ricerca del blog per conoscere gli altri suoi articoli.

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    Un abbraccio grande come il mare della Divina Misericordia

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    PER GRAZIA RICEVUTA

    Prego ogni giorno Dio di farmi il dono della pazienza nel tempo della prova perché, anche in mezzo alla tempesta, non sono solo al timone della mia vita, ci siete voi che quotidianamente mi tenete compagnia lungo questa navigazione terrena.


    Non esistono parole per ricambiare il bene ricevuto e ricambiato con la grande famiglia dei Marinai, nuove esperienze, nuove conoscenze ma soprattutto rapporti umani ben oltre la distinzione di grado o di classe sociale.
    Non ho nulla da offrirvi se non il mio sorriso di sempre, quello che mi ha permesso anche in momenti bui di ritrovare la luce e la forza per andare sempre pari avanti adagio. Quel sorriso che esorto di mantenere vivo perché l’equipaggio deve essere un tutt’uno, solo così si raggiunge il traguardo finale.
    Si vince sempre uniti, da soli non si va da nessuna parte.
    Un abbraccio grande come il mare della Misericordia, perché in questo Suo mare, nonostante la Sua vastità, ci si incontra sempre.
    P.s. Non dimenticate di esternare i vostri sentimenti…

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    2.3.1922, Raffaele Vingiani, il marinaio di Sant’Antonio da Padova

    di Vincenzo Antonio Vingiani



    PER GRAZIA RICEVUTA

    Raffaele Vingiani, mio padre, era associato alla Sezione Mutilati di guerra di Castellammare di Stabia (Napoli), percepiva due pensioni di guerra che devolveva, per grazia ricevuta, all’Orfanotrofio di S. Antonio di Padova, in quanto sosteneva che una volta affondato la sua nave, nel Mediterraneo, naufrago tra le onde, gli apparve S. Antonio che lo rassicurò dicendogli che da li a poco sarebbero arrivati i soccorsi e infatti, dopo un po’, una nave raccolse i naufraghi e mio padre fu curato dalle numerose ferite in un ospedale militare di Bengasi.

    Incrociatore Montecuccoli copia
    Venni a conoscenza di queste notizie grazie al Presidente dei Mutilati di Guerra, intervenuto al funerale di papà con il loro gagliardetto. Diversamente non l’avrei saputo.
    Era il 29 agosto del 1994.
    Papà, a ciascuno dei cinque figli, ha imposto come secondo nome quello di Antonio o meglio al primo maschio Giovanni Antonio (il nome del nonno paterno); alla secondogenita Maria Antonia (il nome della nonna materna) a me, terzogenito, Vincenzo Antonio per onorare il nonno materno e poi, una volta assolto al doveroso omaggio ai nonni, al quartogenito l’ha chiamato solo Antonio.
Io ho fatto la Prima Comunione da Donna Sciurella (*) sempre per onorare il Santo e il mio vestito da alto ufficiale della Marina fu donato a qualche famiglia bisognosa, ovviamente sempre a nome di Donna Sciurella, che mantenne l’anonimato…

    (*) Donna Sciurella – Fiore- era una signora che gestiva una cappella privata dedicata a Sant’Antonio. Era tollerata dalla chiesa ufficiale per il gran numero di devoti di Castellammare che si recavano a pregare. Curava anche le prime comunioni dei meno abbienti e organizzava pranzi per i poveri specialmente il 13 giugno.

    …riceviamo questa segnalazione e pubblichiamo con la precisazione che ci contraddistingue.

    Caro Ezio, relativamente all’emozionante racconto “13 giugno Raffaele Vingiani”, ti volevo evidenziare che potrebbe trattarsi della regia nave  Trento, affondato il 15 giugno 1942? Un carissimo saluto
    Carlo Di Nitto