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    La campana della nave

    a cura Francesco Carriglio
    http://www.augusta-framacamo.net

    La campana a bordo alle navi risale al periodo della marina velica, era collocata in prossimità del cassero centrale e serviva a battere il tempo, 2 rintocchi per ogni ora, un rintocco ogni mezzora. Il suono della campana avvisava i marinai al cambio della guardia, che avveniva ogni 4 ore, con otto rintocchi, alle 4, alle 8, alle 12, alle 16, alle 20 e a mezzanotte, e regolava anche l’attività di bordo, come la sveglia la mattina, assemblea generale, il rancio pronto alla distribuzione e il posto di manovra. I rintocchi della campana in rapida successione servivano come allerta: incendio a bordo, posto di combattimento, abbandono nave. I rintocchi lenti della campana si utilizzavano in caso di nebbia per segnalare la presenza della nave all’ancora.
    Il 31 dicembre avvenivano tradizionalmente 16 rintocchi, 8 per l’anno appena trascorso e 8 per il nuovo anno.

    Oggi la presenza della campana a bordo è un fatto decorativo, tradizionale e simbolo di “identità” della nave. La campana è stata di fatto sostituita dal fischio e sirena o dalla Rete Ordini Collettivi, può essere utilizzata solo in caso di pericolo per scarsa visibilità dalle unità superiori ai 12 metri alla fonda, non provvisti di sirena, come è citato nel Regolamento degli Abbordi in Mare del 1972. 

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Racconti,  Recensioni

    Branda G61

    di Giuseppe Procopio

    A bordo di una nave, il luogo ideale per rilassarsi e smaltire la pesantezza di una giornata lavorativa è la branda, specialmente nelle notti di burrasca, quando navigare diventa un avventura, e al consueto rumore dei motori si aggiunge anche quello del mare grosso che riempie la testa… e le viscere!
    E per stare in piedi ci impieghi non poco.
    I pasti consumati frugalmente, una mano alla gamella e l’altra alla posata, il mal di testa in evoluzione e una pazienza “santa” per resistere ai fastidi del mal di mare che si diffondono sul corpo e si notano  sui nostri visi cadaverici.
    Ancor peggio quando la nave cambia rotta, facendo delle virate per mantenere la stabilità, meno male che il personale di guardia in plancia avvisa l’equipaggio per interfono. Durante queste manovre venivano giù le pentole della cucina riposte nell’armadio del locale, chissà perché sempre mal chiuso.Un fracasso che si avverte nettissimo nella notte.
    Nei corridoi della nave girano pochi marinai.

    La luce dei neon illumina la scena rendendola ancor più opprimente e pesante.
    Meglio sdraiarsi in branda e pregare Dio che passi presto la tempesta, reggendomi  alle tubature per non cadere.
    Dormire? Non se ne parla, non ci riuscivo e ripensavo al tuo lettino di casa mia.
    Nell’attesa  del collega smontate che viene  a tirarti giù  dalla branda per ill cambio, pensi agli altri come  stanno…
    Ma devi fare il tuo dovere, ormai sei abituato ai ritmi di bordo, al mare grosso, e non ti stupisce più niente e nessuno se non quello di rituffarti nella tua branda G61 di nave Vesuvio … il mio turno è terminato.

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    Mario Arillo (La Spezia, 25.3.1912 – 27.9.2000)

    a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    (La Spezia, 25.3.1912 – 27.9.2000)

    Nacque a La Spezia il 25 marzo 1912. Allievo all’Accademia Navale di Livorno dall’ottobre 1927, nel luglio 1932 conseguì la nomina a Guardiamarina stando imbarcato sull’incrociatore Trieste. Dall’aprile al maggio 1933 svolse l’incarico di Ufficiale in 2a sulla torpediniera  Stocco e nel luglio, promosso Sottotenente di Vascello, imbarcò nuovamente sul Trieste. Dal settembre 1933 all’ottobre 1934 imbarco sull’esploratore Giovanni da Verazzano. Dopo aver frequentato presso l’Accademia Navale il Corso Superiore, nel luglio 1935 prese imbarco, nell’incarico di Ufficiale alle comunicazioni sul cacciatorpediniere Dardo e nell’aprile 1936 fino al novembre dello stesso anno assolse l’incarico di Ufficiale in 2a sul sommergibile H.2 di base a La Spezia. Dal novembre dello stesso anno al luglio 1938 imbarcò successivamente sugli incrociatori Trento, Trieste dove conseguì la promozione a Tenente di Vascello nel luglio 1937, e sul Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi dove, per un periodo di 6 mesi svolse l’incarico di Aiutante di Bandiera dell’Ammiraglio Comandante la 3a Divisione Navale.

    Dal luglio 1938 al settembre 1940 venne destinato in Accademia navale, quindi imbarcò sul sommergibile Ettore Fieramosca per Scuola Comando: il 19 gennaio 1941 assunse il comando del sommergibile Ambra, mantenendolo anche nel grado di Capitano di Corvetta, al comando del quale compì ardite missioni per trasporto operatori e mezzi speciali della X Flottiglia MAS nei porti di Alessandria (maggio 1942) e Algeri (dicembre 1942). Nel giugno 1943 assunse il comando del sommergibile S.5 e lo mantenne fino all’8 settembre dello stesso anno.
    Rimasto, dopo l’armistizio nell’Italia settentrionale controllata dalle forze tedesche, aderì alla R.S.I., al termine del conflitto passo nella riserva navale, conseguendo in questo Ruolo le promozioni a Capitano di Fregata e di Vascello.

    Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:
    “Comandante di sommergibile, già distintosi per capacità ed ardire in altre missioni di guerra. Assegnato con la sua unità alla Decima Flottiglia M.A.S. si dedicava con intelligenza, capacità e tenacia alla preparazione del sommergibile al suo comando, forgiandone un’arma perfetta nello spirito e capacità dell’equipaggio e nell’efficienza del materiale.
    Si distingueva una prima volta, trasportando con successo un reparto d’assalto destinato ad agire entro un porto nemico del mediterraneo Orientale. Successivamente accoglieva con entusiasmo l’incarico di eseguire analoga missione contro un importante porto del Mediterraneo Occidentale. Ostacolato dal maltempo, privo di informazioni esatte, tenacemente attendeva per più giorni nei pressi del porto nemico il momento favorevole, finché, sfuggendo alla sorveglianza nemica, portava la sua unità fino a poche centinaia di metri dal porto nemico e vicinissimo ad unità da guerra e mercantili ancorate in rada. Poteva lanciare così verso il sicuro successo un grosso reparto d’assalto che riusciva ad operare nell’interno del porto e in rada.
    Animato da alto senso di umanità e di cameratismo, restava sul posto per molte ore, in fondali bassissimi e quindi impossibilitato a difendersi in caso di scoperta, per tentare il ricupero del reparto stesso e desisteva dal generosissimo tentativo, solo quando il nemico, avvistati gli assaltatori di ritorno, giunti già a pochi metri dal sommergibile, iniziava una violentissima reazione. Con mirabile calma e con somma perizia, riusciva ad eludere la ricerca nemica e riportava incolume alla base l’unità al suo comando.
    Mediterraneo, maggio – dicembre 1942″

    Altre decorazioni e riconoscimenti per merito di guerra:
    – Medaglia d’Argento al Valore Militare (Mediterraneo orientate, marzo 1941);
     -Medaglia d’Argento al Valore Militare (Mediterraneo orientate, maggio 1942);
    – Medaglia di Bronzo al Valore Militare (Mlediterraneo, settembre 1940 – settembre 1941);
    – Promozione al grado di Capitano di Corvetta;
    – Croce di Ferro tedesca di 2a Classe.
    E’ deceduto a La Spezia il 27 settembre 2000.

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    25.3.1908, varo del regio sommergibile Otaria

    di Carlo Di Nitto

     

    Il regio sommergibile Otaria (1°) era un battello che apparteneva alla classe “Glauco (1°). Questa classe rappresentò il primo esempio di costruzione in serie di sommergibili per la Regia Marina Italiana, che ne curò progettazione e costruzione presso l’Arsenale di Venezia.
    I battelli di questa classe dislocavano 160 tonnellate in emersione e 243 tonnellate in immersione.
    L’Otaria (1°) fu varato il 25 marzo 1908 ed entrò in servizio il 1° luglio dello stesso anno. Faceva base a Taranto, come le unità della sua classe fu utilizzato in numerose missioni belliche in Adriatico durante il primo conflitto mondiale. Superato ben presto dai battelli di altre classi, fu radiato il 26 settembre 1918. 

  • C'era una volta un arsenale che costruiva navi,  Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Pittori di mare,  Recensioni,  Storia

    25.3.1918, viene affondata la regia nave Partenope

    di Antonio Cimmino

    Banca della memoria - www.lavocedelmarinaio.com
    A TOMMASO ATTANASIO

    …a Castellammare di Stabia c’era un arsenale che costruiva navi, e adesso?

    Antonio-Cimmino-per-www.lavocedelmarinaio.com_1Il regio incrociatore Partenope fu varato nel cantiere navale di Castellammare di Stabia il 23 dicembre 1889.
    Nel 1906 venne trasformato, con sostanziali modifiche anche allo scafo, in posamine con combustione a nafta.
    L’11 maggio 1908 l’unità, in navigazione verso Genova (Capitano di Corvetta Galeazzo Somma Picenardi), fu interessato ai primi esperimenti di radiotelefonia con apparati ideati e messi in opera dall’americano Lee de Forest (inventore del triodo).
    Partecipò alla guerra italo-turca del 1912.

    All’inizio del 1° conflitto mondiale, al comando del Capitano di Corvetta Civalleri era di stanza a Taranto. Durante il conflitto svolse missioni a Tripoli, Durazzo, Valona, Santi Quaranta.
Nel 1918, al comando del Tenente di Vascello Ernesto Urso, ebbe l’incarico di proteggere il traffico navale tra Napoli e Biserta.
    Il 25 marzo del 1918, al largo di Biserta, la nave fu affondata da un siluro del sommergibile tedesco UC-67 al comando di Karl Otto Helmuth von Rabenau.

    25.3.1918 Tommaso Attanasio - www.lavocedelmarinaio.com copia

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    25.3.1926, entra in servizio la regia nave Quintino Sella

    di Carlo Di Nitto

    Il regio cacciatorpediniere “Quintino Sella”, classe omonima, (sigla SE) dislocava 1480 tonnellate a pieno carico. Costruito nei Cantieri Pattison di Napoli, era stato impostato il 12 ottobre 1922, varato il 25 aprile 1925 ed era entrato in servizio dal 25 marzo 1926.
    Nell’estate 1926 compì una lunga crociera in porti greci, nel Dodecaneso, Cipro, Alessandria d’Egitto e Tobruk per rodare gli impianti e l’apparato di propulsione. Fu poi dislocato a Livorno a disposizione dell’Accademia Navale. Negli anni successivi effettuò, oltre alla normale attività addestrativa svolta prevalentemente in Alto Adriatico, anche numerose crociere estive.
    Nei primi mesi del 1936 fu inviato nei possedimenti italiani in Egeo e in Cirenaica. Rientrato in Italia, venne assegnato a Brindisi per attività locale. Nell’estate del 1939 fu dislocato come stazionario nel Dodecaneso. Qui si trovava quando l’Italia entrò in guerra e, nel Mar Egeo, esplicò prevalentemente la sua attività bellica, partecipando all’occupazione di varie isole greche e svolgendo servizio di protezione del traffico. Effettuò oltre 125 missioni percorrendo circa 44.000 miglia in zone intensamente contrastate dal nemico.

    Alla data dell’armistizio dell’8 settembre 1943, si trovava ai lavori a Venezia. Essendo imminente la caduta della Piazza di Venezia nelle mani dei Tedeschi, nel primo pomeriggio dell’11 parti per trasferirsi al sud, dopo aver imbarcato circa 300 profughi civili. Purtroppo alle ore 17.45 a circa 30 miglia a sud di Venezia, fu sorpreso da una motosilurante germanica nascosta dietro alcuni piroscafi, già catturati dai tedeschi, che aveva incrociato. Colpito in pieno da due siluri e spezzato in due, affondò rapidamente trascinando con sé 27 membri dell’equipaggio e oltre 200 civili.
    Il suo motto fu: “Virtutis praetium” (premio del valore).

    ONORE AI CADUTI
    Cesare Ciabatti, marinaio fuochista, disperso
    Salvatore Cienzo, marinaio nocchiere, disperso
    Alessandro Coppola, sergente S. D. T., disperso
    Amedeo Criscuolo, marinaio, disperso
    Giuseppe D’Henry, sottotenente di vascello, deceduto
    Domenico Dalino, capo meccanico di terza classe, disperso
    Simone Damonte, marinaio fuochista, disperso
    Sebastiano De Martino, marinaio cannoniere, disperso
    Giacomo Devecchi, sottocapo S. D. T., disperso
    Gustavo Gianese, tenente di vascello, deceduto in territorio metropolitano il 19.9.1943
    Sebastiano Gullino, sottocapo radiotelegrafista, deceduto
    Fulvio Mastracchio, tenente di vascello, disperso
    Giuseppe Matarese, aspirante (Genio Navale), disperso
    Cesare Mora, sottocapo meccanico, disperso
    Ottavio Pione, marinaio motorista, disperso
    Gennaro Raia, marinaio, disperso
    Lionello Re, marinaio, deceduto il 12.9.1943 in territorio metropolitano
    Luigi Serra, marinaio nocchiere, disperso
    Riziero Simeone, sottocapo cannoniere, disperso
    Paolo Troncossi, sottocapo segnalatore, disperso
    Natale Vannozzi, marinaio fuochista, disperso.
    (Fonte conlapelleappesaaunchiodo)

    Dello stesso argomento su blog:
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2021/12/guido-cervone-gaeta-2-12-1913-8-12-2013-3/
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2014/09/11-9-1943-affondamento-regia-nave-quintino-sella/

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

    25.3.1938, entra in servizio il regio sommergibile Ascianghi

    di Carlo Di Nitto

    Il regio sommergibile Ascianghi, classe Adua (sigla AS), dislocava 683/856 tonnellate (emersione/immersione). Fu impostato il 20 gennaio 1937 nei Cantieri O.T.O. di La Spezia e varato il 5 dicembre dello stesso anno. Venne consegnato ed entrò in servizio nella Regia Marina il 25 marzo 1938. Tre giorni dopo fu destinato alla base di Lero.
    All’inizio del secondo conflitto mondiale, si trovava dislocato a Cagliari e venne inviato ad operare nella zona di mare compresa tra Capo Sant’Antonio (Corsica) e l’isola di Formentera (Baleari).
    Svolse numerose missioni di agguato e pattugliamento, tra le quali vanno ricordate:
    – il 21 settembre 1941, al largo di Beirut, intercettò e bloccò con lancio di siluri la petroliera “Antar”. Dopo aver dato tempo al suo equipaggio di porsi in salvo con le scialuppe, la affondò con il cannone;
    – il 3 novembre 1942, durante la navigazione da Messina a Tobruk, salvò in mare aperto 20 militari tedeschi che erano stati abbattuti con l’aereo che li trasportava;
    – il 15 novembre 1942, mentre si trovava nella baia di Bougie (Algeria), alle ore 03.40 attaccò una formazione di navi nemiche in uscita dal porto. Il lancio dei suoi siluri affondò il dragamine veloce di squadra “Algerine.

    Il 16 luglio 1943 era partito da Napoli per una missione di agguato al largo fra Augusta e Catania. Nel pomeriggio del 23 avvistò una formazione navale nemica composta da incrociatori e cacciatorpediniere contro la quale non esitò a lanciare due siluri da distanza ravvicinata. Mentre cercava di disimpegnarsi, subì una violenta caccia da parte dei CC.TT. nemici “Laforey” ed “Eclipse”. I gravi danni subiti dallo scafo lo costrinsero ad emergere, deciso però a continuare il combattimento in superficie. Appena emerso, però, fu subito centrato dalle artiglierie dei due CC.TT. che provocarono gravi perdite fra l’equipaggio ed ulteriori pesanti avarie al battello che, alle ore 16.00 circa, dopo essere rimasto pochi minuti a galla, affondò definitivamente per una via d’acqua a poppa nel punto lat. 37° 09’ Nord e 15° 22’ Est (circa 9 miglia a SE di Augusta).
    Nell’affondamento persero la vita 23 Marinai.
    ONORE AI CADUTI!