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    Vittore Raccanelli (Venezia, 4.7.1904 – Mare, 1.4.1942)

    a cura Antonio Pisanelli (*)

    (Venezia, 4 luglio 1904 – Mar Tirreno, 1º aprile 1942)

    Comandante in seconda del regio incrociatore leggero Giovanni dalle Bande Nere, su cui morì nel grado di Capitano di Fregata.

    Vittore Raccanelli nacque a Venezia il 4 luglio 1904, figlio di Silvio e Lucia Furlan. Arruolatosi nella Regia Marina frequentò la Regia Accademia Navale di Livorno conseguendo la nomina di guardiamarina  il 4 dicembre 1924. Proseguì la carriera con incarichi d’imbarco o a terra venendo promosso Tenete di Vascello il 1º luglio 1929. Quindi prese imbarco sulla regia nave Leone nel 1930, sulla nave appoggio sommergibile Antonio Pacinotti, quale ufficiale in 2^ nel 1931. Perfezionò il brevetto di idoneità al servizio elettrico e radiotelegrafico a bordo (qualifica E) presso la Regia Accademia Navale di Livorno nel 1932. Passò quindi sulla corazzata Andrea Doria nel 1933 e a Mogadiscio, quale aiutante bandiera del comandante del locale comando marina nel 1934. Eseguì il tirocinio per ufficiali in seconda sul sommergibile Balilla dal 5 novembre 1935.
    Divenuto comandante del sommergibile Galatea, con la sua unità partecipò clandestinamente alla guerra di Spagna, eseguendo una singola missione, dal 22 agosto al 5 settembre 1937; nel corso di tale missione cercò di silurare più volte diversi mercantili al largo di Tarragona, senza risultati.. Conseguì nel frattempo la promozione a capitano di corvetta, il 12 agosto 1937.
    Assunse il comando del sommergibile Enrico Tazzoli sin dal principio della guerra. Si trasferì col battello nella base atlantica di Bordeaux (Betasom) sin dall’autunno 1940, partendo da la Spezia il 2 ottobre. Il 12 seguente al largo di Capo San Vincenzo affonda il piroscafo iugoslavo Orao (5135 t.), al servizio degli inglesi. Il Tazzoli entrò a Bordeaux il 24 ed iniziò subito un turno di lavori. Il 5 dicembre, promosso capitano di fregata, cede il comando del Tazzoli al capitano di corvetta Carlo Fecia di Cossato, su cui diventerà un famosissimo asso, e passò al comando del sommergibile Reginaldo Giuliani, trasferito ed impegnato a Gotenafen (attuale Gdynia) in Polonia, per l’addestramento del personale italiano sui nuovi metodi di guerra al traffico oceanico.
    Nell’aprile 1941, promosso capitano di fregata, venne assegnato quale comandante in seconda dell’incrociatore leggero Giovanni dalle Bande Nere, sul quale parteciperà intensamente alle attività di squadra e di scorta ai convogli nel periodo 1941-1942, tra i più intensi di tutta la guerra.
    Prese parte anche alla seconda battaglia della Sirte, avvenuta il 22 marzo 1942, nel cui scontro il Bande Nere colpì con un suo proietto da 152 mm l’incrociatore inglese Cleopatra, unità di bandiera dell’ammiraglio Philip Vian, e per le forti avarie riportate dalle proibitive condizioni di mare in tempesta, l’incrociatore italiano riparò al termine della battaglia per le prime riparazioni nel porto di Messina. Dovendo però eseguire ben più estesi interventi di riparazione il Bande Nere partì, sotto scorta, il 1º aprile, alle ore 9,00 per La Spezia. Ma non vi arrivò mai perché all’altezza dell’isola di Stromboli, nel Basso Tirreno affondò colpito da due siluri lanciati dal sommergibile inglese Urge. La nave, spezzata in due, s’inabissò subito e permise il salvataggio di meno della metà degli uomini. Tra i caduti vi fu anche il capitano di fregata Raccanelli.

    Onorificenze
    – Medaglia d’argento al valore militare – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d’argento al valore militare «sul campo”». — Decreto del Presidente della Repubblica 28 luglio 1948
    – Medaglia di bronzo al valore militare – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia di bronzo al valore militare: «Comandante del sommergibile Galatea durante una importante missione di guerra sulle coste spagnole, dava ripetute prove di tenace volontà offensiva mantenendo l’agguato a distanza ravvicinatissima dal porto di Tarragona davanti al quale attaccava tre piroscafi contrabbandieri danneggiandone seriamente uno. Tarragona, 28 agosto-9 settembre 1937». — Regio Decreto 8 aprile 1939.
    – Medaglia di bronzo al valore militare – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia di bronzo al valore militare: «In comando di unità operante in zona avanzata, fatta più volte segno in navigazione ed in porto a violenti attacchi aerei nemici, reagiva sempre con prontezza e molta decisione con il fuoco delle proprie armi. Durante un attacco al convoglio, di cui faceva parte, abbatteva un velivolo avversario. Costante esempio di serena noncuranza del pericolo ed alto senso del dovere. Mediterraneo Orientale, 19 luglio-10 settembre 1942». — Regio Decreto 16 novembre 1942.
    – Medaglia di bronzo al valore militare – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia di bronzo al valore militare: «Comandante di sommergibile effettuava numerose missioni di guerra in acque contrastate dall’avversario. Animato da elevato sentimento del dovere dimostrava in ogni circostanza sereno coraggio, capacità professionale e spirito combattivo. Mediterraneo-Atlantico, 10 giugno 1940-20 maggio 1941». — Decreto del Presidente della Repubblica 28 luglio 1948.
    – Croce di guerra al valor militare – nastrino per uniforme ordinaria Croce di guerra al valor militare: «Comandante di 2ª di incrociatore leggero, durante uno scontro con forze navali nemiche, dava prova di slancio e di elevato spirito combattivo, assicurando la perfetta organizzazione interna della nave, alla quale si era costantemente dedicato, dimostrando belle qualità militari.»— Determinazione del 2 settembre 1942.

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    Sergio Maccari (14.2.1913 – 7.4.1980)

    di Paride Maccari

    (14.2.1913 – 7.4.1980)

    … riceviamo e con orgoglio infinito pubblichiamo.

    Sergio Maccari, mio nonno, è stato un  sommergibilista del “MILLELIRE”

    Regio sommergibile Domenico Millelire (classe Balilla)
    di Vincenzo Campese (*)
    La classe Balilla era una classe di sommergibili della Regia Marina costruiti in 4 esemplari ed entrati tutti in servizio a partire dal 1928 (le unità erano: Antonio Sciesa, Balilla, Enrico Toti, Domenico Millelire). Erano della tipologia di sommergibile «a doppio scafo totale» e di dimensioni notevoli per l’epoca; avevano buone caratteristiche di tenuta del mare e una discreta manovrabilità in immersione, anche se avevano alcuni difetti inevitabili in quella che fu la prima classe di sommergibili oceanici della Regia Marina.
    Nel Marzo e fino ad Ottobre del 1933 il Millelire, insieme al Balilla, viene impiegato in Atlantico settentrionale in appoggio alla Crociera area del Decennale di Italo Balbo.
    Il Millelire funge da radiofaro, stazione radiogoniometrica e centro di comunicazione, effettua osservazioni meteorologiche e comunica le condizioni meteo agli aerei di Balbo, attraversando tutto l’Atlantico ed arrivando negli Stati Uniti. Dato che la missione deve svolgersi in acque burrascose, nebbiose e disseminate di blocchi di ghiaccio alla deriva, lo Stato Maggiore della Marina ha ritenuto inadatti a tale compito gli incrociatori leggeri ed i cacciatorpediniere, troppo “delicati” e con autonomia relativamente ridotta; si sono invece scelti i due sommergibili della classe Balilla in ragione della loro grande autonomia, della loro robustezza e delle loro qualità marine. L’impiego dei due battelli nel Nord Atlantico è anche visto dai vertici della Marina come un’ottima occasione per verificare il comportamento dei sommergibili e degli equipaggi in condizioni meteomarine estreme, e fare così esperienze che potranno tornare utili in caso di impiego bellico. Oltre alla funzione di supporto ai velivoli impegnati nella trasvolata, la crociera del Millelire e del Balilla permette anche di testare le qualità oceaniche della classe Balilla, con risultati che vengono giudicati positivi. A Chicago, Millelire e Balilla vengono visitati con grande interesse da Italo Balbo, che rivolge poi un discorso di saluto agli equipaggi, salutando infine uno per uno tutti gli ufficiali e marinai al termine dell’adunata.


    Complessivamente, il Millelire ha percorso 15.000 miglia per la missione di appoggio alla trasvolata atlantica, toccando Madera, le Bermuda e tutti i principali porti della costa atlantica del Canada e degli Stati Uniti. La missione, particolarmente impegnativa per la lunga durata e per le difficoltà nautiche e meteomarine trovate, e sempre superate, e l’efficiente assistenza data agli aerei (soprattutto per quanto concerne i collegamenti radio) vale un elogio ai comandanti del Millelire e delle altre unità impegnate.
    Nel 1936 fù impiegato, ma con scarsi risultati nella guerra di Spagna.


    All’inizio della Seconda guerra Mondiale fu impiegato in 11 missioni percorrendo in totale 5.000 miglia.
    Assegnato nel corso del 1941 alla Scuola Sommergibili di Pola, svolse per essa attività addestrativa fino al 15 aprile 1941, data del suo disarmo.

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    Cesarino Gatta (Parma, 21.8.1911 – Mare, 8.4.1943)

    segnalato da Paolo Baroni

    (Parma 21 agosto 1911- Mare di Villasimius 8 aprile 1943)

    Figlio di Sabino e di Palmira Cordiviola. Laureatosi a Parma nel 1936, allo scoppio della seconda guerra mondiale riuscì così a farsi assegnare alla Marina e a imbarcarsi sul cacciatorpediniere Da Mosto con il grado di capitano, quale medico di bordo. Prese parte alla violenta campagna militare per il Canale di Sicilia e quindi, avuta una licenza, rientrò a Parma. Richiamato a Trieste per essere imbarcato, gli giunse la notizia che tutti i compagni del Da Mosto erano tragicamente periti: il cacciatorpediniere, mentre era diretto verso il porto triestino, era stato infatti affondato. Nessun uomo dell’equipaggio si salvò. Assegnato all’Andrea Doria, nel corso di un bombardamento, mentre prestava le cure ad alcuni feriti, rimase colpito a una gamba. Fu ricoverato per un periodo di convalescenza, dopo cinquantatré mesi di servizio sul mare, nell’ospedale Sicilia a Taranto. Una volta dimesso, venne mandato sulla nave ausiliaria Loredan, che prestava servizio tra Civitavecchia e Olbia e Civitavecchia e Cagliari. Nell’aprile del 1943, mentre la nave era in vista delle coste della Sardegna, fu affondata da un sommergibile inglese. Metà dell’equipaggio riuscì a mettersi in salvo, ma il Gatta vi trovò eroica morte.


    Alla sua memoria fu concessa la medaglia d’argento al valor militare, con la seguente motivazione:
    Ufficiale medico di elevate doti professionali, imbarcato su unità di scorta gravemente colpita da un siluro, infondeva al personale fiducia e coraggio ed incurante della propria incolumità, accorreva presso un gruppo di feriti per portare loro il suo soccorso materiale e morale. Mentre l’unità affondava rapidamente egli, respinte le esortazioni dei camerati che lo invitavano a salvarsi sull’ultima imbarcazione calata in mare, rimaneva sulla nave nell’assolvimento del suo compito generoso ed umano. Scoppiata la Santabarbara, veniva travolto con l’unità nell’esplosione e con essa scompariva: luminoso esempio di abnegazione e di elevate virtù militari”.
    FONTI E BIBL.: Gazzetta di Parma 5 luglio 1963, 4; Decorati al valore, 1964, 88.

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    Giovanni Cappiello (Sant’Agnello (NA), 14.4.1920 – Grottaglie, 8.4.1942)

    di Antonio Cimmino

    (Sant’Agnello (NA), 14.4.1920 – Grottaglie, 8.4.1942)

    Giovanni Cappiello nasce a Sant’Agnello (NA) il 14 aprile 1920.
    Era un marinaio della Regia Marina deceduto l’8 aprile 1942 a seguito di incidente mentre era di servizio sull’unità navale della Regia Marina “Caio Duilio”.


    La guerra era al suo culmine e il giorno 3 aprile 1942 Giovanni era di servizio in coperta sulla sua unità ormeggiata nel porto di Taranto. Quel giorno infuriava una forte tempesta, cosicché una folata di vento lo sbatté a terra facendolo battere violentemente sulle strutture in ferro della nave. L’urto gli procurò una frattura alla spina dorsale. Trasportato immediatamente all’ospedale militare della vicina Grottaglie trovò la morte l’8 aprile 1942, data di in cui il Comando Militare comunicò il lutto alla famiglia.
    Sull’elenco dei Caduti e Dispersi della Marina Militare risulta deceduto in territorio metropolitano il 10.4.1942.

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    8.4.1897, impostazione della regia nave Coatit

    di Carlo Di Nitto e Antonio Cimmino



    … a Castellammare di Stabia c’era un arsenale che costruiva navi, e adesso?

    Il regio incrociatore torpediniere Coatit (poi Esploratore), classe “Agordat”, dislocava 1610 tonnellate a pieno carico. Elaborato dal famoso progettista navale Naborre Soliani, fu impostato l’8 aprile 1897, varato il 15 novembre 1899 presso i Cantieri di Castellammare di Stabia ed entrò in servizio il 1° ottobre 1900.
    Dopo un primo periodo di attività di squadra, venne destinato nelle acque coloniali del Mar Rosso dove operò intensamente in compiti di repressione del contrabbando di armi.
    Nel 1904 rientrò in Italia per riprendere la normale attività di squadra.
    Nel periodo 1909 – 1910, a seguito di una collisione con l’incrociatore Amalfi, rimase inattivo a Napoli per lavori.

    Durante il conflitto Italo-turco del 1911 l’incrociatore torpediniere Coatit fu assegnato come unità esplorante della Seconda Squadra del vice ammiraglio Faravelli; bombardò diverse volte le posizioni nemiche lungo la costa, prese parte all’occupazione di Rodi e catturò una pirobarca nemica. Partecipò all’occupazione di Rodi effettuando anche crociere nel golfo di Smirne, Mitilene e Scio. Bombardò le fortificazioni di Kalamaka distruggendo quindi, con le sue artiglierie, le caserme di Samos.
    Dopo la cessazione delle ostilità contro la Turchia, rimase nel Levante fino al 1913, quando rientrò in Italia per lavori. Rientrato in squadra, fu destinato in Cirenaica e in Egeo.
    Il 4 giugno 1914 fu riclassificato come “Esploratore”.
    Durante la Prima Guerra Mondiale fu impegnato in crociere di sorveglianza antisommergibile nel Basso Adriatico, nello Jonio e nel Tirreno, nonché per la scorta convogli.
    Nel 1918 svolse numerose azioni offensive contro i sommergibili nemici nel mare di Sicilia.
    Al termine del conflitto fu dislocato in Libia, nel Dodecaneso e in Tripolitania. Successivamente raggiunse Valona, in Albania a disposizione del comando di quella base,
    Ritornato a La Spezia, a datare dall’11 giugno 1920, venne radiato dal Quadri del Naviglio Militare.
    Il suo motto fu “Sempre pronti”.

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    Caratteristiche tecniche
    Impostato: 8.4.1897.
    Varato: 15.11.1899.
    Entrata in sevizio: 1.10.1900.
    Riclassificato esploratore: 4.6.1914.
    Radiazione: 11.6.1920
    Dislocamento a pieno carico: 1610 tonnellate.
    Dimensioni: 91,6 x 9,3 x 3,5.
    Apparato motore: 8 caldaie Blechynden + e motrici a triplice espansione.
    Potenza: 8.129 cavalli.
    Eliche: 2.
    Nodi: 22.
    Armamento: 12 cannoni da 76 mm + 2 tubi l.s.
    Equipaggio: 184 uomini.

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    I MAS di Varazze

    di Mario Veronesi (*)

    La storia di Varazze è anche una storia di cantieristica, di lavoro e di competenze navali, fondamentale per la città. Attualmente è in corso un progetto che prevede l’abbattimento della palazzina degli ex Cantieri Baglietto e del vicino capannone, per poi creare una nuova struttura ed un piazzale sul lato mare. Sembrerebbe la solita notizia pubblicata sui quotidiani locali, riguardante una riqualificazione edilizia, ma per noi marinai non è così.
    Cosa significano e cosa centrano i cantieri Baglietto di Varazze con la campagna di Russia?  La risposta è semplice, qui si costruirono i MAS che furono inviati in Russia, sul Mar Nero e sul lago  Ladoga  con il contingente della Regia Marina.
    Abbiamo la documentazione che quattro MAS classe 500, della XII Squadriglia, precisamente i numeri: 526-527-528-529, costruiti in questo cantiere, ognuno con dieci uomini di equipaggio, con relativo staff di supporto per un totale di 99 uomini (17 ufficiali, 19 sottufficiali e 63 tra sottocapi e comuni), al comando del capitano di corvetta Giuseppe Bianchini, partirono il 25 maggio 1942, da La Spezia. Il contingente iniziò la sua marcia di trasferimento verso il lago Ladoga, con l’assistenza di una ditta di trasporti eccezionali, la Società Fumagalli di Milano, i MAS furono caricati su pianali da carico che, trainati da autocarri, mossero via terra: Brennero, Innsbruck, Stettino. Qui caricati sul piroscafo tedesco Thielbeck, MAS ed equipaggi attraversarono il Mar Baltico fino ad Helsinki,  da qui le imbarcazioni furono trainate fino a Viipuri e, tramite canali navigabili, a Punkasalmi,  per poi essere caricate su pianali ferroviari e movimentate fino a Lahdenpohja sul lago Ladoga. Il viaggio durò in tutto 26 giorni per 3.105 chilometri di percorrenza. L’unità divenne sua volta parte del “Distaccamento navale internazionale K”  formato il 17 maggio 1942 da tedeschi, italiani e finlandesi e sotto il comando del colonnello E. Jarvinen dell’esercito finlandese, impegnato contro il flusso dei rifornimenti sovietici verso Leningrado assediata. Con l’approssimarsi della stagione invernale, durante la quale il Ladoga ghiacciava completamente, il 29 ottobre i MAS italiani furono ritirati dal lago e trasferiti, in parte tramite canali navigabili e in parte per ferrovia, fino alla base di Reval in Estonia dove giunsero il 19 novembre. In seguito allo sfavorevole andamento delle operazioni militari nel Mediterraneo, fu deciso di non prolungare ulteriormente la presenza del distaccamento italiano e tra il 5 e il 25 giugno 1943 la Squadriglia fu sciolta e i MAS ceduti alla Marina Finlandese, con cui rimasero in servizio fino al 1961.
    Il cantiere nasce nel 1854 per opera di Pietro Baglietto e costruisce piccoli scafi, gozzi e canotti, tra il 1910 e il 1920 nel  cantiere operava una nicchia specifica: la progettazione e la costruzione di imbarcazioni d’intervento rapido, ovvero i MAS (Motoscafo Armato Silurante).  Nel 1932 Baglietto presentò il MAS 431, detto “tipo Baglietto 1931”. Questa costruzione sperimentale in legno di 16 metri e 16 tonnellate di dislocamento con due motori a benzina Fiat di 750 cavalli raggiunse i 45 nodi. Questa unità fu il concentrato di tutte le competenze tecniche accumulate da Baglietto.  Sul finire del 1935 fu iniziata la costruzione di una serie di unità  denominate 500 (MAS 501 + 525) sviluppata dal progetto del 431. Grazie ad una nuova carena a due gradini e all’impiego dei nuovi motori a scoppio “Isotta Fraschini” del tipo “Asso 1000”, di derivazione aeronautica, motore prodotto per vari modelli successivi con potenze crescenti, dai 1000 hp del modello 181, ai 1500 hp del modello 185 sovralimentato del 1943. Che consentirono di raggiungere velocità dell’ordine di 47 miglia orarie ottenendo il record mondiale per la categoria. Di grande rilievo anche i siluri Withehead, costruiti nel silurificio di Fiume, ed i congegni di lancio laterale tipo “Minisini”, dal loro inventore ammiraglio Eugenio Minisini. Di tipo pneumatico hanno la caratteristica di essere molto semplici e leggeri e quindi specificamente adatti, per l’impiego sulle piccole siluranti, permettendo di raddoppiare i punti di tiro senza ricorrere ai pesanti ed ingombranti tubi di lancio.
    Tra il 1935 e l’entrata in guerra dell’Italia nel giugno del 1940, furono poste in cantiere tre successive serie di MAS del tipo “500”, con caratteristiche migliorative, per un totale di 46 unità. Di cui dal numero (526 al 535 ) costruiti nei cantieri Baglietto.

    La Regia Marina aveva  bisogno di unità più importanti per il contrasto anti sommergibile e la sorveglianza costiera. Baglietto raccolse la sfida ed elaborò un nuovo progetto: VAS, Vedetta Anti Sommergibile, detta “tipo Baglietto 68”, unità appositamente studiate per la caccia a.s. nelle acque costiere e dotate di un forte numero di bombe da getto, apparati idrofonici e due lanciasiluri da 450 mm. Con uno scafo di 28 metri, che venne prodotto dal 1942 al 1943 in 48 esemplari, di cui 14 realizzati a Varazze da Baglietto e gli altri da differenti cantieri.
    La Regia Marina giunse infine a sviluppare una terza serie, derivata dal tipo “Baglietto” con allungamento dello scafo a 34 metri (anziché 28), struttura in acciaio, con un dislocamento di 90 tonnellate, la cui realizzazione fu affidata all’Ansaldo di Genova e furono costruite nel cantiere Cerusa di  Voltri. Le prime quattro furono equipaggiate con motori diesel Fiat 1212 di tipo ferroviario, che equipaggiavano le littorine, adatti all’impiego marino. Alla data dell’armistizio, solo le prime sei unità erano state consegnate alla Regia Marina, e furono tutte requisite dai tedeschi e incorporate nella Kriegsmarine. Durante la guerra, Baglietto, oltre ai MAS e ai VAS costruì altri scafi per le necessità della Regia Marina.

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