Marinai

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    21.3.1886, varo della regia nave Vesuvio

    di Carlo Di Nitto

    Il regio ariete torpediniere (incrociatore) Vesuvio, classe “Etna”, dislocava 3797 tonnellate a pieno carico. Fu varato il 21/03/1886 presso i Cantieri Navali Orlando di Livorno. Classificato in un primo momento come “nave da battaglia di 4a classe”, era dotato inizialmente di velatura aurica su due alberi. Nel tempo venne sottoposto a rimodernamenti e modifiche che ne variarono aspetto ed armamento.
    Entrò in servizio il 16/03/1888 e svolse inizialmente attività di squadra e compiti di rappresentanza, alternando frequentemente il servizio attivo con periodi passati in disponibilità e riserva.
    Nel 1897 fu destinato a Creta per tutelare gli interessi nazionali nelle acque del levante. In quel contesto, vennero utilizzati suoi reparti di marinai in operazioni di sbarco.
    Nel 1900 fu destinato alla Forza Navale Oceanica in Estremo Oriente e partecipò a numerose operazioni e missioni in Cina durante la famosa rivolta dei “Boxers”. Vi rimase per circa due anni contribuendo al mantenimento dell’ordine ed alla protezione delle concessioni europee.
    Tornato in Italia, nel periodo 1903 – 1905 fu sottoposto a grandi lavori allo scafo e all’apparato motore.
    Nel 1906 fu nuovamente destinato in Estremo Oriente. Stazionario a Shangai vi rimase fino al 1908.
    Il 10 gennaio 1909 lasciò Hong Kong per rimpatriare. Nel viaggio di ritorno effettuò una lunga crociera nell’Oceano Indiano e nel Mar Rosso toccando i principali porti.
    L’8 giugno 1909 giunse a Venezia e tre giorni dopo fu messo in disponibilità.
    Il 18 ottobre successivo fu posto in disarmo.
    Venne radiato l’11/05/1911 a La Spezia. Lo scafo fu rimorchiato prima a Brindisi (1912) e poi a Taranto (nel 1915), dove fu trasformato in deposito munizioni galleggiante. Qualche tempo dopo fu avviato alla definitiva demolizione.

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    Antonio Buzzelli (Ortona (CH), 21.3.1920 – Ortona (CH), 31.3.1998)

    di Paolo Polidoro

    (Ortona (CH), 21.3.1920 – Ortona (CH), 31.3.1998)

    S.O.S. RICHIESTA NOTIZIE E FOTO

    Arruolato per la ferma di mesi 28 nel giugno del 1939. Giunto alle armi nel deposito CEMM di Venezia e classificato allievo SDT, matricola 2248.
    Dal marzo 1940 al dicembre 1942 è stato imbarcato su una delle navi più prestigiose della Regia Marina, la corazzata Littorio assistendo come testimone imparziale agli eventi bellici che hanno visto protagonista quella Unità. E tra queste la triste notte (11/12 novembre 1940) di Taranto, il secondo scontro della Sirte del 22 marzo del 1942 e la battaglia di mezzo giugno 1942.
    A conclusione di quest’ultimo evento bellico l’unità riportò ancora danni e fu costretta a riparare a La Spezia per interventi. A seguito della inoperatività dell’unità i marinai qualificati SDT a ben poco servivano a bordo e quindi Antonio venne inviato nella Francia meridionale, allora sotto occupazione italiana, ed impiegato da gennaio a settembre 43 presso la batteria B3 nella fortificazione del vallo alpino occidentale e forse nella zona di Bardonecchia. (dati che vorremmo confermare).
    La caduta del fascismo e la firma dell’armistizio travolsero anche la vita di guarnigione di Antonio che il 9 settembre del 43, insieme ad altri giovani sfortunati, vennero fatti prigionieri dai tedeschi ed avviati verso la prigionia in Germania. Probabilmente furono trasportati da Tolone verso Metz e da qui presumibilmente a Treviri (Trier) verso i lager della zona per lavori forzati in miniera (dati che vorremmo confermare).
    Dopo 2 lunghi anni di inferno nell’agosto del 1945 venne rimpatriato e ad ottobre dello stesso anno congedato.
    Antonio dal carattere unico, un abruzzese di altri tempi forte e gentile come si diceva, era assai poco loquace.
    Mai sentii una lamentela, mai una imprecazione contro la sorte che gli aveva portato via i 5 anni migliori di gioventù o inveire contro i suoi carcerieri. Ricordo sempre quella sua fierezza di aver fatto il proprio dovere e di aver trascorso mesi bellissimi a bordo di nave Littorio e le giornate intere e le notti a dormire in SDA accanto alla sua mitragliera pronto a reagire ad attacchi aerei. Era molto ironico; un sorriso malinconico lo avvolgeva quando mi descriveva l’enorme quantità di fuoco vomitato dai grossi calibri da 381 nel corso delle azioni a cui aveva partecipato e si lasciava andare al commento:
    – “mi ricordo che abbiamo vuotato i Depositi munizioni ma i colpi non andavano a S”.
    E allora sorridendo sornione mi chiedeva:
    – ”ma ora le centrali di tiro delle vostre moderne navi sono finalmente precise?” .
    Gli occhi di quel marinaio fiero si inumidivano quando ripensava alla notte tragica di Taranto. Ricordava le luci che scrutavano il cielo alla ricerca, lassù, di aerei mentre la minaccia era sulla superficie del mare e lui sembrava sentisse ancora il dolore di quei 3 siluri che si conficcarono nello scafo di nave Littorio come nelle sue carni: e al mattino seguente lo spettacolo impietoso della sua nave ferita e di tutta la tragedia intorno in Mar Grande. Descriveva lo stupore del Comandante di nave Littorio e degli altri componenti lo staff che si aggiravano attoniti in coperta a rilevare i danni.
    Nel 1988 ricevette il distintivo di 2^ grado (argento) per lunga navigazione in guerra e lo autorizzarono a fregiarsi del brevetto d’onore di “Volontario della Libertà” ma che lui non ritirò mai in quanto considerava quel periodo sfortunato oramai sepolto e i suoi conti erano oramai chiusi con la storia.
    Antonio era il padre di mia moglie e purtroppo una brutta malattia ce lo ha portato via all’improvviso nel 1998 togliendoci la possibilità di fargli ancora qualche domanda per comprendere. Riposa in pace.
    Antonio è stato un uomo di rispetto e pieno di dignità e ha cresciuto la sua famiglia trasmettendo questi grandi valori della vita. Uno dei tanti italiani che hanno fatto rivivere la nostra Nazione delle sue vicissitudini di quella guerra; delle sue disgrazie non ci ha lasciato molto… e a noi, ora, curiosi, ci piacerebbe poter sapere dove ha trascorso la prigionia, in quali campi e se esistono testimonianze magari di altri commilitoni. Grazie.

    … riceviamo e pubblichiamo
    Buonasera Ezio. Da quanto riportato in un documento del Vaticano, un Buzzelli Antonio (non sono riportati altri dati anagrafici) si trovava nello Stalag XII F di Forbach (dal novembre 1944 localizzato a Freinsheim) con il numero di matricola 33279. Presumibilmente è poi stato spostato al comando di lavoro n° 2012.
    Roberto Zamboni (9.2.2021)

     

    Regia nave Littorio
    di Carlo Di Nitto

    La regia corazzata Littorio (classe omonima) dislocava 45963 tonnellate. Costruita nei cantieri Navali Ansaldo di Genova, era stata impostata il 28/10/1934, varata il 22/8/1937 ed era entrata in servizio il 06/05/1940.
    Nel corso della guerra effettuò un numero di azioni limitato rispetto alle sue potenzialità belliche, ma ciò fu rispondente alla situazione della guerra navale nel Mediterraneo, dove non si venne mai a creare alcun presupposto strategico tale da giustificare un confronto diretto fra flotte contrapposte.
    Il 26 luglio 1943, con la caduta del fascismo venne rinominata “Italia”.
    Al termine delle ostilità, per l’applicazione del Trattato di Pace, venne compresa fra le navi da cedere alle Potenze vincitrici. In particolare l’ “Italia” (ex “Littorio”) era stata destinata agli Stati Uniti che comunque rinunciarono al diritto di acquisizione, imponendone però la demolizione. Venne pertanto radiata il 1° giugno 1948 e avviata allo smantellamento

    Con le sue possenti gemelle “Vittorio Veneto”, la sfortunata “Roma” e la “”Impero” (mai entrata in servizio), la “Littorio” ha rappresentato la migliore realizzazione italiana nello sviluppo delle navi di linea, quando ormai queste navi cominciavano già ad essere superate e sostituite, nelle strategie belliche navali, dalle portaerei.

    Nonostante il suo limitato numero di azioni belliche, la “Littorio” dalla triste notte di Taranto del 12 novembre 1940 al 9 settembre 1943 ebbe a lamentare la perdita di oltre 50 Marinai.
    Onore ai Caduti.

    Varo della Regia Nave da Battaglia (Corazzata) LITTORIO – 22 agosto 1937

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    21.3.1918, viene affondato il piroscafo Termini

    di Antonio Cimmino


    IN MEMORIA DI ANTONIO MIGLIACCIO E ADOLFO SCHETTINI

    Antonio Migliaccio, 1° ufficiale di coperta, marinaio di Meta, scomparve in mare a seguito del siluramento del piroscafo Termini avvenuto il 21 marzo 1918 al largo dell’isola di Milo.

    Antonio era il nonno del comandante Antonino Migliaccio insignito della Medaglia d’Oro Lunga Navigazione della Marina Mercantile.

    di Carlo Di Nitto
    Nell’affondamento del Piroscafo “Termini” venne dichiarato disperso Schettini Adolfo di Alessandro, nato a Gaeta il 06/06/0878, Capitano di Lungo Corso. Fu decorato con Medaglia di Bronzo al Valor Militare (alla Memoria) con la seguente motivazione:
    “Imbarcato sul piroscafo “Termini”, di fronte al nemico ed al pericolo dava bella prova di disciplina e coraggio, rimanendo fermo al suo posto mentre la nave affondava e scompariva con essa, vittima cosciente del proprio dovere
    (Presso l’isola di Milo, 21 marzo 1918 – det. 21 giugno 1918).

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    21.3.1879, entra in servizio la regia nave Luigi Verde

    La regia nave cisterna per acqua “Luigi Verde”, classe “Pagano”, dislocamento 1454 tonnellate, fu costruita nei cantieri “Orlando” di Livorno. Varata il 12/07/1877, entrò in servizio il 21/3/1879.
    Le fu assegnato il nome di Luigi Verde, ufficiale medico capo – squadra che, imbarcato sulla corazzata “Re d’Italia”, scomparve il 20 luglio 1866 durante la Battaglia di Lissa per l’affondamento dell’unità, speronata dalla corazzata austriaca “Ferdinand Max”.
    Luigi Verde fu un uomo di scienza che tanto si era prodigato per la cura e lo studio delle malattie tipiche della gente di mare (avitaminosi, scorbuto, tifo e paratifo).
    Questa nave fu adibita sempre a servizi ausiliari di rifornimento acqua alle navi di squadra e, per qualche tempo, venne destinata agli stessi compiti ma nelle turbolente acque coloniali del Mar Rosso, come dimostra la pitturazione bianca che la distingue in questa foto.
    Nel 1921 venne rinominata “Malamocco”.
    Fu radiata il 21/08/1924.


    Biografia
    Luigi Verde nacque il 16 luglio 1816 da Pietro e Isabella Zanetti ambedue appartenenti ad agiate famiglie di Bosco Marengo (Alessandria). Diplomato in Chirurgia nel luglio del 1831 (si trattava del Baccellierato, primo titolo per il conseguimento della laurea) e laureato in Medicina nel maggio del 1839. Luigi Verde scelse di servire il proprio Paese arruolandosi nella Real Marina in qualità di Chirurgo Supplente provvisorio il 16 febbraio del 1842.

    I primi imbarchi: la campagna nel Pacifico della R.N. Eridano
    Nella Real Marina sarda Luigi Verde si trovò subito in un ambiente adatto a consolidare i suoi entusiasmi: strutture organizzative efficienti, buona qualità navi e degli equipaggi, un lavoro a lui congeniale da cui via via otterrà ampi riconoscimenti. Il 4 aprile del 1842 s’imbarcava sulla fregata Euridice che dislocava 1.440 tonnellate, aveva un equipaggio di 339 uomini e 60 cannoni.
    L ‘unità era diretta nell’ America meridionale per la protezione delle colonie commerciali liguri e toccò i porti di Rio de Janeiro e Montevideo, stazionandovi a lungo. Lasciò l’unità il 7 gennaio del 1844 per imbarcare sul brigantino Eridano di 450 tonnellate, da poco giunto a Buenos Aires, comandato dal conte Carlo Pellion di Persano, che stava per iniziare un’impegnativa crociera nell’Oceano Pacifico. Certo questa fu per lui un’ esperienza di notevole peso formativo: la vita in mare educa alla convivenza in spazi limitati, apre la mente alla curiosità per genti e paesi sconosciuti, suggerendo confronti; per i medici poi è un impegno personale diretto ad affrontare i problemi sanitari e psicologici che si possono presentare a bordo, nei modi e nelle forme più svariate. Il bastimento a vela Eridano richiedeva un maggiore impegno sia per le manovre sia per i lunghi tempi di permanenza in mare e doveva altresì affrontare delle realtà ben diverse da quelle delle navi a vapore, soprattutto nel viaggio in Pacifico, lontano da qualsivoglia struttura ospedaliera terrestre.
    Il problema sanitario a bordo e la campagna navale in Adriatico del 1848-1849
    Occorre precisare che le dotazioni sanitarie di bordo dei vascelli del Regno sardo erano considerevoli, la gamma dei farmaci molto ampia. Molto dettagliate erano le norme sull’igiene dei locali, la conservazione dell’acqua potabile e il confezionamento dei cibi. In quel tempo, durante le traversate, due in particolare erano le malattie legate all’ambiente di bordo assai temute: lo scorbuto e le cosiddette “febbri putride”. Lo scorbuto insorgeva in conseguenza della protratta mancanza di viveri freschi nelle lunghe navigazioni senza possibilità di scalo intermedio per il conseguente deficit alimentare della vitamina C, le cui proprietà erano allora poco conosciute.
    La malattia si manifestava con infiltrazioni emorragiche dei tessuti, caduta dei denti, dimagrimento, grande stanchezza, inappetenza e facilità di infezioni che portavano poi non infrequentemente alla morte. Le “febbri putride” erano in realtà febbri di tipo tifoide (le attuali salmonellosi) o il vero e proprio tifo (definito allora febbre maligna pestilenziale).
    Questa patologia era favorita dalle scadenti condizioni igieniche, dalla impropria conservazione dell’ acqua e degli alimenti, dalle stesse carenze vitaminiche, dalla promiscuità abitativa favorente il contagio e da altri fattori concomitanti quali l’ ambiente climatico. Dalle relazioni del comandante della nave non emergono episodi sanitari di rilievo, circostanza fortunata ma attribuibile anche all’attente vigilanza sull’igiene di bordo e sulla salute dell’equipaggio che era specifico compito del sanitario responsabile. Tra il marzo del 1846 ed i primi di maggio dell’anno successivo Luigi Verde, promosso chirurgo di 2a classe ed ormai effettivo in Marina fu destinato sui piroscafi Archimede, Gulnara (adibito in quel periodo al Servizio Postale di Stato tra Genova e la Sardegna) e Tripoli.
    L’imbarco sulla fregata San Michele dal 14 maggio 1847 al 26 0ttobre del 1849 costituì il primo dei tre periodi decisivi della sua vita. La nave, al comando del capitano di vascello Giorgio Mameli, dopo aver compiuto una crociera verso i mari del nord toccando i porti di Malaga, Brest, Copenhagen, Kronstdat, Stoccolma e sulla via del ritorno Falmouth, venne destinata ad operare in Adriatico insieme ad altre unità per la difesa di Venezia insorta.
    L’armistizio di Salasco nell’agosto del 1848 costrinse le unità a ritirarsi in Ancona dove rimasero inattive fino all’aprile de1 1849. Dopo la prima guerra d’indipendenza, Verde, nominato chirurgo di 1a classe, si imbarcò prima sul piroscafo Authion, un avviso a ruote che espletava Servizio Postale di Stato, e poi nel giugno del 1851 sulla R. fregata Des Geneys, che effettuò una crociera nel Mediterraneo centrale toccando i porti di Malta, Tunisi, Golfo Palmas, Cagliari e Genova. La promozione a medico di fregata di 2a classe (15 luglio 1853) lo vide prima impegnato quale capo servizio sanitario sulla R.Nave Eridano che compì in quel periodo una crociera di istruzione, successivamente sulla R. pirofregata Costituzione.
    La guerra di Crimea – Luigi Verde diventa Capo del Corpo Sanitario
    Luigi Verde sbarcato dalla Costituzione, il 20 febbraio del 1855 venne assegnato sulla R. pirofregata Governolo. L’unità al comando del capitano di fregata Giovanni Battista Albini era pronta a fare rotta per la Crimea assieme ad altri 16 vascelli che componevano la Divisione navale, che avrebbe partecipato alla guerra della Russia contro la Turchia a fianco degli alleati di quest’ultima insieme ai francesi ed agli inglesi. I nemici più pericolosi per gli alleati nella Campagna di Crimea non furono i russi ma le malattie: colera, dissenteria, scorbuto, tifo, vaiolo, congelamento, fortissima mortalità post-operatoria (72%). Basti pensare che su 309.000 effettivi vi furono 95.000 decessi. Anche in campo italiano alta fu la mortalità per queste malattie e Luigi Verde anche in quella circostanza fu chiamato a dare prova della sua professionalità ad abnegazione nella assistenza e nella cura degli ammalati e dei feriti.
    Sempre intento ad unificare le varie parti del servizio marittimo, per informarle ad un solo concetto, e desideroso di fondere prontamente i personali provenienti dalle nuove Provincie con quelli che già esistevano nell’antica Marina dello Stato, il riferente provvide perché fosse data opera anche al riordino del Servizio e del Personale sanitario marittimo conforme alle nuove condizioni in cui trovasi la Marina dello Stato, posciachè le varie parti d’Italia, ed in specie quelle del mezzodì convennero al consorzio delle Provincie sorelle, e una nuova era spuntò per la Marina italiana“.
    Così inizia la relazione di Cavour a S.M. il re Vittorio Emanuele II sul nuovo Ordinamento del Corpo e del Servizio Sanitario per la Real Marina, approvato poi con Regio Decreto il 1° aprile 1861. Il nuovo Ordinamento istituiva la figura apicale di Ispettore (che faceva parte del Consiglio Superiore Militare di Sanità) e Luigi Verde ne assunse l’incarico il 1° gennaio 1862. Il 21 aprile dello stesso anno il Servizio Sanitario della Marina veniva reso completamente indipendente da quello dell’Esercito.
    Imbarcato sulla corazzata “Re d’Italia”, scomparve il 20 luglio 1866 durante la Battaglia di Lissa per l’affondamento dell’unità, speronata dalla corazzata austriaca “Ferdinand Max”.