Lucio Dalla e Padre Pio (www.pierolaporta.it)

  • Attualità,  Lucio Dalla e Padre Pio (www.pierolaporta.it),  Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Per Grazia Ricevuta,  Recensioni,  Storia,  Un mare di amici

    1.3.2012, ma quanto è profondo il mare?

    di Vincenzo Campese (*)

    (Lucio Dalla, 4 marzo 1943 – 1 marzo 2012)



    I miei ricordi del cantautore Lucio Dalla partono dal lontano 1978, quando giovane appena diplomato all’Istituto Tecnico Nautico Statale “Ugo Tiberio”, partii per la fatidica chiamata alle armi in quel di Taranto, dove arrivai nella caserma Maridepocar, al lato dell’Arsenale.Svolsi li il periodo di addestramento insieme ad altri amici Termolesi, nel periodo più caldo dell’estate, il mese di Agosto, e poi dopo il giuramento ebbi la destinazione a bordo del mitico Incrociatore Lanciamissili Caio Duilio.
    Imbarcai i primi di Settembre, la nave era ai lavori di trasformazione a nave scuola per gli allievi ufficiali, e per alcuni mesi si fece avanti e dietro da bordo di Nave Duilio alla Nave Bafile, dove si trascorrevano le ore libere, si mangiava e si dormiva.
    Si dormiva per modo di dire, visto che il caldo asfissiante nei locali equipaggi, ti portava a trascorrere le prime ore della notte sul ponte all’aperto, almeno fin quando la temperatura all’esterno lo permetteva.
    Nel trascorrere quelle ore all’aperto si ascoltava una piccola radio, che ancora oggi conservo a ricordo di quei tempi, e le canzoni più gettonate all’epoca, venivano a volte cantate in coro a squarciagola dai marinai presenti sotto le stelle del Mar Piccolo dove eravamo ormeggiati.

    Tra le canzoni che più ci davano conforto a quei tempi, tra cui “Generale” di Francesco De Gregori, “Classe 58” dei Pooh, 4 Marzo 1943 di Dalla ed infine “Ma come fanno i marinai” di Dalla-De Gregori.
    Immaginate un gruppetto di marinai, di leva e non, sul ponte di nave Bafile, a lume di luna, cantare le canzoni che riguardavano la nostra vita di militari, lontani da casa, lontani dagli affetti, lontani dai primi amori, che effetto potevano avere su di noi, effetto emozionale e nostalgico.
    Si cantava con trasporto ed emozione, anche perché, all’epoca il telefono più vicino era la cabina “SIP” fuori dall’Arsenale, e si a quel tempo cellulari e smarthphone non esistevano.

    Ma torniamo a Lucio Dalla che nel frattempo era diventato un mito, si continuava a seguire ed a sentire, negli anni a seguire prima su stereotto, le famose cassettone, poi su musicassette ed LP, poi su CD ed ora su internet (YouTube).
    I miei ricordi più recenti, prima della sua scomparsa, risalgono al 5 Agosto 2004, quando a chiusura delle festività patronali di Termoli, Lucio Dalla chiuse con il suo concerto al porto. Circa quindicimila persone affollavano il piazzale del porto ed all’unisono cantavano le canzoni più belle che il cantautore proponeva mano mano, inutile elencarle, le conosciamo tutti.

    Ma immaginate alla canzone “Ma come fanno i marinai”, in un paese che è l’unico porto molisano, in cui risiedono quasi tutti i pescatori della marineria termolese, accompagnati anche da una piccola schiera di militari della Marina Militare di stanza alla Capitaneria di Termoli, la potevi ascoltare a chilometri di distanza dal porto.
    Tra l’altro Lucio Dalla era un assiduo frequentatore della costa termolese e, soprattutto delle sue amate Isole Tremiti dove Dalla aveva una villa immersa nel verde a San Domino, una delle tre isole dell’arcipelago.
    Era molto legato anche a Termoli, dove si vedeva spesso in giro a fare spese, a passeggio per il  Corso Nazionale ed il paese vecchio e dove aveva una casa per trascorrere gran parte dell’anno con i suoi amici termolesi e come base di partenza per la villa a Tremiti.
    Altro evento in cui Lucio Dalla si espose in prima persona fu nel 2011, e precisamente il 7 Maggio, nella battaglia contro le trivelle nel mare Adriatico, dove arringò la popolazione a ribellarsi a coloro che volevano rendere l’Adriatico una postazione per trivelle alla ricerca di risorse di idrocarburi, con il rischio di inquinare quello che lui definiva un lago chiuso e quindi con scarse possibilità di sopravvivenza in caso di fuoriuscite incontrollate di petrolio.
    Dalla in quell’occasione rivolse al popolo Termolese una frase che resto memorabile:

    “Non vengo come un cantante; ma come un cittadino del mare”.

    Sappiamo tutti che egli  dedicava al mare, le sue più belle canzoni, inneggiando alla sua eterea bellezza, ricordo per esempio “Come è profondo il mare” un pezzo del suo repertorio.
    Un grande artista; piccolo solo di statura, che con i suoi grandi occhiali tondi, lo zucchetto di lana a nascondere la sua calvizie, la barba spesso incolta e la sua mimica facciale durante i concerti, ha insegnato a tutti noi cosa significhi essere umani.
    Il mio ricordo più triste è quando il primo marzo del 2012, otto anni or sono, ascoltando le notizie, sento, prima alla radio e poi al telegiornale, che Lucio Dalla se n“è andato, stroncato da un infarto mentre era a Montreaux, in Svizzera. Pensando ad uno scherzo di cattivo gusto, di quelli che allungano la vita, mi dissi tra me e me: vedrai ora smentiscono, ora dicono che si è trattato di uno scherzo…. immaginando lui che con il suo solito piglio bolognese, con il suo faccino birichino, in televisione smentisce di persona le cattive novelle sul suo conto e lascia tutti con un sorriso in volto per l’allegria della sua smentita….
    Purtroppo non è così, i telegiornali rilanciano la notizia e le smentite non arrivano, anzi i big della canzone a lui vicino confermano le brutte notizie in arrivo dalla costa francese.

    Cala un gelo sul mio viso, ripensando a tutti i momenti belli e divertenti, in compagnia delle sue canzoni, cantate in qualsiasi occasione, quando ci  ritrovavamo con gli amici ed una chitarra, in spiaggia, al porto, o quando si andava a Tremiti, a passare una giornata diversa dalle altre con la speranza di vederlo, di poterlo avvicinare e magari cantare insieme a lui qualche suo pezzo. A vederlo era facile, ad avvicinarlo un po’ meno, perché era solito salire sul suo motoscafo senza fermarsi sulla spiaggia, anzi attraversandola velocemente, per non essere disturbato dai fans che lo avevano riconosciuto.
    Ok bando ai ricordi, è da poco passato l’anniversario della sua dipartita e tra poco sarà l’anniversario della sua nascita, 4 Marzo 1943, un’altro dei suoi pezzi memorabili, lo immagino lassù su qualche nuvola, incantato a guardare il blu, non dei mari, ma del cielo che lo circonda, pensando che tra poco lancerà il suo ultimo CD, con un pezzo dedicato all’infinito blu del cielo.
    Termoli, la mia città natale, non dimenticherà mai un suo concittadino, anche se condiviso con le Isole Tremiti, poiché la naturale essenza di questa cittadina era, è e sarà sempre il mare, i marinai e la gente di mare, di cui Dalla ne cantava  l’infinita bellezza.

    Ciao Lucio, questo è il mio modo per non dimenticarti.

    Arrivederci in “Piazza Grande” Marinaio
    …dove è profondo il mare tra la gente del porto, i ladri e le puttane.
    (Lucio Dalla, 4 marzo 1943 – 1 marzo 2012)



    Se io fossi un angelo, non starei nelle processioni nelle scatole dei presepi, starei seduto fumando una Marlboro al dolce fresco delle siepi, sarei un buon angelo, parlerei con Dio, gli ubbidirei, e amandolo a modo mio gli parlerei, a modo mio, e gli direi:

    – ” Cosa vuoi tu da me?”…
    …“Lo so che Santi che pagano il mio pranzo non ce n’è sulle panchine in Piazza Grande, ma quando ho fame di “mercanti” come me …qui non ce n’è.

    A modo mio avrei bisogno di carezze anch’io. Avrei bisogno di pregare Dio, ma la mia vita non la cambierò mai, mai, mai. A modo mio quel che sono l’ho voluto io e, se non ci sarà più gente come me voglio morire in Piazza Grande, tra i gatti che non han padrone come me, attorno a me, tra la gente del porto, ladri e puttane che mi chiamano “Gesù Bambino”.

    Com’è profondo il mare
    Lucio Dalla
    Ci nascondiamo di notte per paura degli automobilisti degli ipnotisti.
    Siamo i gatti neri, siamo i pessimisti, siamo i cattivi pensieri e non abbiamo da mangiare… com’è profondo il mare, com’è profondo il mare
    Babbo, che eri un gran cacciatore di quaglie e di fagiani caccia via queste mosche che non mi fanno dormire, che mi fanno arrabbiare…com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    E’ inutile, non c’è più lavoro, non c’è più decoro, Dio o chi per lui sta cercando di dividerci, di farci del male, di farci annegare … com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Con la forza di un ricatto l’uomo diventò qualcuno, resuscitò anche i morti, spalancò prigioni, bloccò sei treni con relativi vagoni, innalzò per un attimo il povero ad un ruolo difficile da mantenere, poi lo lasciò cadere a piangere e a urlare solo in mezzo al mare …com’è profondo il mare
    Poi da solo l’urlo diventò un tamburo e il povero come un lampo nel cielo sicuro cominciò una guerra  per conquistare quello scherzo di terra che il suo grande cuore doveva coltivare …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Ma la terra gli fu portata via, compresa quella rimasta addosso, fu scaraventato in un palazzo,in un fosso, non ricordo bene. Poi una storia di catene, bastonate e chirurgia sperimentale …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Intanto un mistico, forse un aviatore, inventò la commozione e rimise d’accordo tutti, i belli con i brutti, con qualche danno per i brutti  che si videro consegnare nn pezzo di specchio così da potersi guardare …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Frattanto i pesci, dai quali discendiamo tutti, assistettero curiosi al dramma collettivo di questo mondo che a loro indubbiamente doveva sembrar cattivo e cominciarono a pensare nel loro grande mare…com’è profondo il mare, nel loro grande mare, com’è profondo il mare.
    E’ chiaro che il pensiero dà fastidio anche se chi pensa é muto come un pesce anzi, un pesce è come pesce, è difficile da bloccare perché lo protegge il mare …com’è profondo il mare.
    Certo, chi comanda non è disposto a fare distinzioni poetiche: “il pensiero come l’oceano, non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare”… così stanno bruciando il mare, così stanno uccidendo il mare, così stanno umiliando il mare, così stanno piegando il mare.

    Si consiglia la lettura “Lucio Dalla e Padre Pio” digitando fra i titoli del blog oppure su www.pierolaporta.it

    (*) digita il sul nome e cognome sul motore di ricerca del blog per conoscere gli altri suoi articoli.

  • Attualità,  Lucio Dalla e Padre Pio (www.pierolaporta.it),  Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Per Grazia Ricevuta,  Racconti,  Recensioni,  Storia,  Un mare di amici

    Lucio Dalla (Lucio Dalla, 4 marzo 1943 – 1 marzo 2012)



    di Vincenzo Campese (*)

    (Lucio Dalla, 4 marzo 1943 – 1 marzo 2012)



    …i miei ricordi, la tua Termoli e le tue Isole Tremiti.

    I miei ricordi del cantautore Lucio Dalla partono dal lontano 1978, quando giovane appena diplomato all’Istituto Tecnico Nautico Statale “Ugo Tiberio”, partii per la fatidica chiamata alle armi in quel di Taranto, dove arrivai nella caserma Maridepocar, al lato dell’Arsenale.Svolsi li il periodo di addestramento insieme ad altri amici Termolesi, nel periodo più caldo dell’estate, il mese di Agosto, e poi dopo il giuramento ebbi la destinazione a bordo del mitico Incrociatore Lanciamissili Caio Duilio.
    Imbarcai i primi di Settembre, la nave era ai lavori di trasformazione a nave scuola per gli allievi ufficiali, e per alcuni mesi si fece avanti e dietro da bordo di Nave Duilio alla Nave Bafile, dove si trascorrevano le ore libere, si mangiava e si dormiva.
    Si dormiva per modo di dire, visto che il caldo asfissiante nei locali equipaggi, ti portava a trascorrere le prime ore della notte sul ponte all’aperto, almeno fin quando la temperatura all’esterno lo permetteva.
    Nel trascorrere quelle ore all’aperto si ascoltava una piccola radio, che ancora oggi conservo a ricordo di quei tempi, e le canzoni più gettonate all’epoca, venivano a volte cantate in coro a squarciagola dai marinai presenti sotto le stelle del Mar Piccolo dove eravamo ormeggiati.

    Tra le canzoni che più ci davano conforto a quei tempi, tra cui “Generale” di Francesco De Gregori, “Classe 58” dei Pooh, 4 Marzo 1943 di Dalla ed infine “Ma come fanno i marinai” di Dalla-De Gregori.
    Immaginate un gruppetto di marinai, di leva e non, sul ponte di nave Bafile, a lume di luna, cantare le canzoni che riguardavano la nostra vita di militari, lontani da casa, lontani dagli affetti, lontani dai primi amori, che effetto potevano avere su di noi, effetto emozionale e nostalgico.
    Si cantava con trasporto ed emozione, anche perché, all’epoca il telefono più vicino era la cabina “SIP” fuori dall’Arsenale, e si a quel tempo cellulari e smarthphone non esistevano.

    Ma torniamo a Lucio Dalla che nel frattempo era diventato un mito, si continuava a seguire ed a sentire, negli anni a seguire prima su stereotto, le famose cassettone, poi su musicassette ed LP, poi su CD ed ora su internet (YouTube).
    I miei ricordi più recenti, prima della sua scomparsa, risalgono al 5 Agosto 2004, quando a chiusura delle festività patronali di Termoli, Lucio Dalla chiuse con il suo concerto al porto. Circa quindicimila persone affollavano il piazzale del porto ed all’unisono cantavano le canzoni più belle che il cantautore proponeva mano mano, inutile elencarle, le conosciamo tutti.

    Ma immaginate alla canzone “Ma come fanno i marinai”, in un paese che è l’unico porto molisano, in cui risiedono quasi tutti i pescatori della marineria termolese, accompagnati anche da una piccola schiera di militari della Marina Militare di stanza alla Capitaneria di Termoli, la potevi ascoltare a chilometri di distanza dal porto.
    Tra l’altro Lucio Dalla era un assiduo frequentatore della costa termolese e, soprattutto delle sue amate Isole Tremiti dove Dalla aveva una villa immersa nel verde a San Domino, una delle tre isole dell’arcipelago.
    Era molto legato anche a Termoli, dove si vedeva spesso in giro a fare spese, a passeggio per il  Corso Nazionale ed il paese vecchio e dove aveva una casa per trascorrere gran parte dell’anno con i suoi amici termolesi e come base di partenza per la villa a Tremiti.
    Altro evento in cui Lucio Dalla si espose in prima persona fu nel 2011, e precisamente il 7 Maggio, nella battaglia contro le trivelle nel mare Adriatico, dove arringò la popolazione a ribellarsi a coloro che volevano rendere l’Adriatico una postazione per trivelle alla ricerca di risorse di idrocarburi, con il rischio di inquinare quello che lui definiva un lago chiuso e quindi con scarse possibilità di sopravvivenza in caso di fuoriuscite incontrollate di petrolio.
    Dalla in quell’occasione rivolse al popolo Termolese una frase che resto memorabile:

    “Non vengo come un cantante; ma come un cittadino del mare”.

    Sappiamo tutti che egli  dedicava al mare, le sue più belle canzoni, inneggiando alla sua eterea bellezza, ricordo per esempio “Come è profondo il mare” un pezzo del suo repertorio.
    Un grande artista; piccolo solo di statura, che con i suoi grandi occhiali tondi, lo zucchetto di lana a nascondere la sua calvizie, la barba spesso incolta e la sua mimica facciale durante i concerti, ha insegnato a tutti noi cosa significhi essere umani.
    Il mio ricordo più triste è quando il primo marzo del 2012, otto anni or sono, ascoltando le notizie, sento, prima alla radio e poi al telegiornale, che Lucio Dalla se n“è andato, stroncato da un infarto mentre era a Montreaux, in Svizzera. Pensando ad uno scherzo di cattivo gusto, di quelli che allungano la vita, mi dissi tra me e me: vedrai ora smentiscono, ora dicono che si è trattato di uno scherzo…. immaginando lui che con il suo solito piglio bolognese, con il suo faccino birichino, in televisione smentisce di persona le cattive novelle sul suo conto e lascia tutti con un sorriso in volto per l’allegria della sua smentita….
    Purtroppo non è così, i telegiornali rilanciano la notizia e le smentite non arrivano, anzi i big della canzone a lui vicino confermano le brutte notizie in arrivo dalla costa francese.

    Cala un gelo sul mio viso, ripensando a tutti i momenti belli e divertenti, in compagnia delle sue canzoni, cantate in qualsiasi occasione, quando ci  ritrovavamo con gli amici ed una chitarra, in spiaggia, al porto, o quando si andava a Tremiti, a passare una giornata diversa dalle altre con la speranza di vederlo, di poterlo avvicinare e magari cantare insieme a lui qualche suo pezzo. A vederlo era facile, ad avvicinarlo un po’ meno, perché era solito salire sul suo motoscafo senza fermarsi sulla spiaggia, anzi attraversandola velocemente, per non essere disturbato dai fans che lo avevano riconosciuto.
    Ok bando ai ricordi, è da poco passato l’anniversario della sua dipartita e tra poco sarà l’anniversario della sua nascita, 4 Marzo 1943, un’altro dei suoi pezzi memorabili, lo immagino lassù su qualche nuvola, incantato a guardare il blu, non dei mari, ma del cielo che lo circonda, pensando che tra poco lancerà il suo ultimo CD, con un pezzo dedicato all’infinito blu del cielo.
    Termoli, la mia città natale, non dimenticherà mai un suo concittadino, anche se condiviso con le Isole Tremiti, poiché la naturale essenza di questa cittadina era, è e sarà sempre il mare, i marinai e la gente di mare, di cui Dalla ne cantava  l’infinita bellezza.

    Ciao Lucio, questo è il mio modo per non dimenticarti.

    Arrivederci in “Piazza Grande” Marinaio
    …dove è profondo il mare tra la gente del porto, i ladri e le puttane.
    (Lucio Dalla, 4 marzo 1943 – 1 marzo 2012)



    Se io fossi un angelo, non starei nelle processioni nelle scatole dei presepi, starei seduto fumando una Marlboro al dolce fresco delle siepi, sarei un buon angelo, parlerei con Dio, gli ubbidirei, e amandolo a modo mio gli parlerei, a modo mio, e gli direi:

    – ” Cosa vuoi tu da me?”…
    …“Lo so che Santi che pagano il mio pranzo non ce n’è sulle panchine in Piazza Grande, ma quando ho fame di “mercanti” come me …qui non ce n’è.

    A modo mio avrei bisogno di carezze anch’io. Avrei bisogno di pregare Dio, ma la mia vita non la cambierò mai, mai, mai. A modo mio quel che sono l’ho voluto io e, se non ci sarà più gente come me voglio morire in Piazza Grande, tra i gatti che non han padrone come me, attorno a me, tra la gente del porto, ladri e puttane che mi chiamano “Gesù Bambino”.

    Com’è profondo il mare
    Lucio Dalla
    Ci nascondiamo di notte per paura degli automobilisti degli ipnotisti.
    Siamo i gatti neri, siamo i pessimisti, siamo i cattivi pensieri e non abbiamo da mangiare… com’è profondo il mare, com’è profondo il mare
    Babbo, che eri un gran cacciatore di quaglie e di fagiani caccia via queste mosche che non mi fanno dormire, che mi fanno arrabbiare…com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    E’ inutile, non c’è più lavoro, non c’è più decoro, Dio o chi per lui sta cercando di dividerci, di farci del male, di farci annegare … com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Con la forza di un ricatto l’uomo diventò qualcuno, resuscitò anche i morti, spalancò prigioni, bloccò sei treni con relativi vagoni, innalzò per un attimo il povero ad un ruolo difficile da mantenere, poi lo lasciò cadere a piangere e a urlare solo in mezzo al mare …com’è profondo il mare
    Poi da solo l’urlo diventò un tamburo e il povero come un lampo nel cielo sicuro cominciò una guerra  per conquistare quello scherzo di terra che il suo grande cuore doveva coltivare …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Ma la terra gli fu portata via, compresa quella rimasta addosso, fu scaraventato in un palazzo,in un fosso, non ricordo bene. Poi una storia di catene, bastonate e chirurgia sperimentale …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Intanto un mistico, forse un aviatore, inventò la commozione e rimise d’accordo tutti, i belli con i brutti, con qualche danno per i brutti  che si videro consegnare nn pezzo di specchio così da potersi guardare …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Frattanto i pesci, dai quali discendiamo tutti, assistettero curiosi al dramma collettivo di questo mondo che a loro indubbiamente doveva sembrar cattivo e cominciarono a pensare nel loro grande mare…com’è profondo il mare, nel loro grande mare, com’è profondo il mare.
    E’ chiaro che il pensiero dà fastidio anche se chi pensa é muto come un pesce anzi, un pesce è come pesce, è difficile da bloccare perché lo protegge il mare …com’è profondo il mare.
    Certo, chi comanda non è disposto a fare distinzioni poetiche: “il pensiero come l’oceano, non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare”… così stanno bruciando il mare, così stanno uccidendo il mare, così stanno umiliando il mare, così stanno piegando il mare.

    Si consiglia la lettura “Lucio Dalla e Padre Pio” digitando fra i titoli del blog oppure su www.pierolaporta.it

    (*) digita il sul nome e cognome sul motore di ricerca del blog per conoscere gli altri suoi articoli.

  • Attualità,  Il mare nelle canzoni,  Lucio Dalla e Padre Pio (www.pierolaporta.it),  Marinai,  Marinai di una volta,  Per Grazia Ricevuta,  Racconti,  Recensioni,  Storia,  Un mare di amici

    1.3.2012, ma quanto è profondo il mare?

    di Vincenzo Campese (*)

    (Lucio Dalla, 4 marzo 1943 – 1 marzo 2012)



    I miei ricordi del cantautore Lucio Dalla partono dal lontano 1978, quando giovane appena diplomato all’Istituto Tecnico Nautico Statale “Ugo Tiberio”, partii per la fatidica chiamata alle armi in quel di Taranto, dove arrivai nella caserma Maridepocar, al lato dell’Arsenale.Svolsi li il periodo di addestramento insieme ad altri amici Termolesi, nel periodo più caldo dell’estate, il mese di Agosto, e poi dopo il giuramento ebbi la destinazione a bordo del mitico Incrociatore Lanciamissili Caio Duilio.
    Imbarcai i primi di Settembre, la nave era ai lavori di trasformazione a nave scuola per gli allievi ufficiali, e per alcuni mesi si fece avanti e dietro da bordo di Nave Duilio alla Nave Bafile, dove si trascorrevano le ore libere, si mangiava e si dormiva.
    Si dormiva per modo di dire, visto che il caldo asfissiante nei locali equipaggi, ti portava a trascorrere le prime ore della notte sul ponte all’aperto, almeno fin quando la temperatura all’esterno lo permetteva.
    Nel trascorrere quelle ore all’aperto si ascoltava una piccola radio, che ancora oggi conservo a ricordo di quei tempi, e le canzoni più gettonate all’epoca, venivano a volte cantate in coro a squarciagola dai marinai presenti sotto le stelle del Mar Piccolo dove eravamo ormeggiati.

    Tra le canzoni che più ci davano conforto a quei tempi, tra cui “Generale” di Francesco De Gregori, “Classe 58” dei Pooh, 4 Marzo 1943 di Dalla ed infine “Ma come fanno i marinai” di Dalla-De Gregori.
    Immaginate un gruppetto di marinai, di leva e non, sul ponte di nave Bafile, a lume di luna, cantare le canzoni che riguardavano la nostra vita di militari, lontani da casa, lontani dagli affetti, lontani dai primi amori, che effetto potevano avere su di noi, effetto emozionale e nostalgico.
    Si cantava con trasporto ed emozione, anche perché, all’epoca il telefono più vicino era la cabina “SIP” fuori dall’Arsenale, e si a quel tempo cellulari e smarthphone non esistevano.

    Ma torniamo a Lucio Dalla che nel frattempo era diventato un mito, si continuava a seguire ed a sentire, negli anni a seguire prima su stereotto, le famose cassettone, poi su musicassette ed LP, poi su CD ed ora su internet (YouTube).
    I miei ricordi più recenti, prima della sua scomparsa, risalgono al 5 Agosto 2004, quando a chiusura delle festività patronali di Termoli, Lucio Dalla chiuse con il suo concerto al porto. Circa quindicimila persone affollavano il piazzale del porto ed all’unisono cantavano le canzoni più belle che il cantautore proponeva mano mano, inutile elencarle, le conosciamo tutti.

    Ma immaginate alla canzone “Ma come fanno i marinai”, in un paese che è l’unico porto molisano, in cui risiedono quasi tutti i pescatori della marineria termolese, accompagnati anche da una piccola schiera di militari della Marina Militare di stanza alla Capitaneria di Termoli, la potevi ascoltare a chilometri di distanza dal porto.
    Tra l’altro Lucio Dalla era un assiduo frequentatore della costa termolese e, soprattutto delle sue amate Isole Tremiti dove Dalla aveva una villa immersa nel verde a San Domino, una delle tre isole dell’arcipelago.
    Era molto legato anche a Termoli, dove si vedeva spesso in giro a fare spese, a passeggio per il  Corso Nazionale ed il paese vecchio e dove aveva una casa per trascorrere gran parte dell’anno con i suoi amici termolesi e come base di partenza per la villa a Tremiti.
    Altro evento in cui Lucio Dalla si espose in prima persona fu nel 2011, e precisamente il 7 Maggio, nella battaglia contro le trivelle nel mare Adriatico, dove arringò la popolazione a ribellarsi a coloro che volevano rendere l’Adriatico una postazione per trivelle alla ricerca di risorse di idrocarburi, con il rischio di inquinare quello che lui definiva un lago chiuso e quindi con scarse possibilità di sopravvivenza in caso di fuoriuscite incontrollate di petrolio.
    Dalla in quell’occasione rivolse al popolo Termolese una frase che resto memorabile:

    “Non vengo come un cantante; ma come un cittadino del mare”.

    Sappiamo tutti che egli  dedicava al mare, le sue più belle canzoni, inneggiando alla sua eterea bellezza, ricordo per esempio “Come è profondo il mare” un pezzo del suo repertorio.
    Un grande artista; piccolo solo di statura, che con i suoi grandi occhiali tondi, lo zucchetto di lana a nascondere la sua calvizie, la barba spesso incolta e la sua mimica facciale durante i concerti, ha insegnato a tutti noi cosa significhi essere umani.
    Il mio ricordo più triste è quando il primo marzo del 2012, otto anni or sono, ascoltando le notizie, sento, prima alla radio e poi al telegiornale, che Lucio Dalla se n“è andato, stroncato da un infarto mentre era a Montreaux, in Svizzera. Pensando ad uno scherzo di cattivo gusto, di quelli che allungano la vita, mi dissi tra me e me: vedrai ora smentiscono, ora dicono che si è trattato di uno scherzo…. immaginando lui che con il suo solito piglio bolognese, con il suo faccino birichino, in televisione smentisce di persona le cattive novelle sul suo conto e lascia tutti con un sorriso in volto per l’allegria della sua smentita….
    Purtroppo non è così, i telegiornali rilanciano la notizia e le smentite non arrivano, anzi i big della canzone a lui vicino confermano le brutte notizie in arrivo dalla costa francese.

    Cala un gelo sul mio viso, ripensando a tutti i momenti belli e divertenti, in compagnia delle sue canzoni, cantate in qualsiasi occasione, quando ci  ritrovavamo con gli amici ed una chitarra, in spiaggia, al porto, o quando si andava a Tremiti, a passare una giornata diversa dalle altre con la speranza di vederlo, di poterlo avvicinare e magari cantare insieme a lui qualche suo pezzo. A vederlo era facile, ad avvicinarlo un po’ meno, perché era solito salire sul suo motoscafo senza fermarsi sulla spiaggia, anzi attraversandola velocemente, per non essere disturbato dai fans che lo avevano riconosciuto.
    Ok bando ai ricordi, è da poco passato l’anniversario della sua dipartita e tra poco sarà l’anniversario della sua nascita, 4 Marzo 1943, un’altro dei suoi pezzi memorabili, lo immagino lassù su qualche nuvola, incantato a guardare il blu, non dei mari, ma del cielo che lo circonda, pensando che tra poco lancerà il suo ultimo CD, con un pezzo dedicato all’infinito blu del cielo.
    Termoli, la mia città natale, non dimenticherà mai un suo concittadino, anche se condiviso con le Isole Tremiti, poiché la naturale essenza di questa cittadina era, è e sarà sempre il mare, i marinai e la gente di mare, di cui Dalla ne cantava  l’infinita bellezza.

    Ciao Lucio, questo è il mio modo per non dimenticarti.

    Arrivederci in “Piazza Grande” Marinaio
    …dove è profondo il mare tra la gente del porto, i ladri e le puttane.
    (Lucio Dalla, 4 marzo 1943 – 1 marzo 2012)



    Se io fossi un angelo, non starei nelle processioni nelle scatole dei presepi, starei seduto fumando una Marlboro al dolce fresco delle siepi, sarei un buon angelo, parlerei con Dio, gli ubbidirei, e amandolo a modo mio gli parlerei, a modo mio, e gli direi:

    – ” Cosa vuoi tu da me?”…
    …“Lo so che Santi che pagano il mio pranzo non ce n’è sulle panchine in Piazza Grande, ma quando ho fame di “mercanti” come me …qui non ce n’è.

    A modo mio avrei bisogno di carezze anch’io. Avrei bisogno di pregare Dio, ma la mia vita non la cambierò mai, mai, mai. A modo mio quel che sono l’ho voluto io e, se non ci sarà più gente come me voglio morire in Piazza Grande, tra i gatti che non han padrone come me, attorno a me, tra la gente del porto, ladri e puttane che mi chiamano “Gesù Bambino”.

    Com’è profondo il mare
    Lucio Dalla
    Ci nascondiamo di notte per paura degli automobilisti degli ipnotisti.
    Siamo i gatti neri, siamo i pessimisti, siamo i cattivi pensieri e non abbiamo da mangiare… com’è profondo il mare, com’è profondo il mare
    Babbo, che eri un gran cacciatore di quaglie e di fagiani caccia via queste mosche che non mi fanno dormire, che mi fanno arrabbiare…com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    E’ inutile, non c’è più lavoro, non c’è più decoro, Dio o chi per lui sta cercando di dividerci, di farci del male, di farci annegare … com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Con la forza di un ricatto l’uomo diventò qualcuno, resuscitò anche i morti, spalancò prigioni, bloccò sei treni con relativi vagoni, innalzò per un attimo il povero ad un ruolo difficile da mantenere, poi lo lasciò cadere a piangere e a urlare solo in mezzo al mare …com’è profondo il mare
    Poi da solo l’urlo diventò un tamburo e il povero come un lampo nel cielo sicuro cominciò una guerra  per conquistare quello scherzo di terra che il suo grande cuore doveva coltivare …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Ma la terra gli fu portata via, compresa quella rimasta addosso, fu scaraventato in un palazzo,in un fosso, non ricordo bene. Poi una storia di catene, bastonate e chirurgia sperimentale …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Intanto un mistico, forse un aviatore, inventò la commozione e rimise d’accordo tutti, i belli con i brutti, con qualche danno per i brutti  che si videro consegnare nn pezzo di specchio così da potersi guardare …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Frattanto i pesci, dai quali discendiamo tutti, assistettero curiosi al dramma collettivo di questo mondo che a loro indubbiamente doveva sembrar cattivo e cominciarono a pensare nel loro grande mare…com’è profondo il mare, nel loro grande mare, com’è profondo il mare.
    E’ chiaro che il pensiero dà fastidio anche se chi pensa é muto come un pesce anzi, un pesce è come pesce, è difficile da bloccare perché lo protegge il mare …com’è profondo il mare.
    Certo, chi comanda non è disposto a fare distinzioni poetiche: “il pensiero come l’oceano, non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare”… così stanno bruciando il mare, così stanno uccidendo il mare, così stanno umiliando il mare, così stanno piegando il mare.

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    4.3.1943, Piazza Grande

    a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra
    Testi di Lucio Dalla
    disegno di Milo Manara

    Arrivederci in “Piazza Grande” Marinaio
    …dove è profondo il mare tra la gente del porto, i ladri e le puttane.
    (Lucio Dalla, 4 marzo 1943 – 1 marzo 2012)



    Se io fossi un angelo, non starei nelle processioni nelle scatole dei presepi, starei seduto fumando una Marlboro al dolce fresco delle siepi, sarei un buon angelo, parlerei con Dio, gli ubbidirei, e amandolo a modo mio gli parlerei, a modo mio, e gli direi:

    – ” Cosa vuoi tu da me?”…
    …“Lo so che Santi che pagano il mio pranzo non ce n’è sulle panchine in Piazza Grande, ma quando ho fame di “mercanti” come me …qui non ce n’è.

    A modo mio avrei bisogno di carezze anch’io. Avrei bisogno di pregare Dio, ma la mia vita non la cambierò mai, mai, mai. A modo mio quel che sono l’ho voluto io e, se non ci sarà più gente come me voglio morire in Piazza Grande, tra i gatti che non han padrone come me, attorno a me, tra la gente del porto, ladri e puttane che mi chiamano “Gesù Bambino”.

    Lucio-Dalla-visto-da-Milo-Manara

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    4.3.1943, il mare a Piazza Grande

    
di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    Arrivederci in “Piazza Grande” Marinaio
    …dove è profondo il mare tra la gente del porto, i ladri e le puttane.
    (Lucio Dalla, 4 marzo 1943 – 1 marzo 2012)



    Se io fossi un angelo, non starei nelle processioni nelle scatole dei presepi, starei seduto fumando una Marlboro al dolce fresco delle siepi, sarei un buon angelo, parlerei con Dio, gli ubbidirei, e amandolo a modo mio gli parlerei, a modo mio, e gli direi:

    – ” Cosa vuoi tu da me?”…
    …“Lo so che Santi che pagano il mio pranzo non ce n’è sulle panchine in Piazza Grande, ma quando ho fame di “mercanti” come me …qui non ce n’è.

    A modo mio avrei bisogno di carezze anch’io. Avrei bisogno di pregare Dio, ma la mia vita non la cambierò mai, mai, mai. A modo mio quel che sono l’ho voluto io e, se non ci sarà più gente come me voglio morire in Piazza Grande, tra i gatti che non han padrone come me, attorno a me, tra la gente del porto, ladri e puttane che mi chiamano “Gesù Bambino”.

    Lucio-Dalla-visto-da-Milo-Manara

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    Arrivederci in Piazza Grande marinaio, dove è profondo il mare

    (4 marzo 1943 – 1 marzo 2012)

    …dove è profondo il mare tra le gente del porto, ladri e puttane.
    Se io fossi un angelo, non starei nelle processioni nelle scatole dei presepi, starei seduto fumando una Marlboro al dolce fresco delle siepi, sarei un buon angelo, parlerei con Dio, gli ubbidirei, e amandolo a modo mio gli parlerei a modo mio e gli direi:
    –  ” Cosa vuoi tu da me?”…
    …“Lo so che Santi che pagano il mio pranzo non ce n’è sulle panchine in Piazza Grande, ma quando ho fame di “mercanti” come me qui non ce n’è.
    A modo mio avrei bisogno di carezze anch’io. Avrei bisogno di pregare Dio, ma la mia vita non la cambierò mai, mai, mai. A modo mio quel che sono l’ho voluto io e, se non ci sarà più gente come me voglio morire in Piazza Grande, tra i gatti che non han padrone come me, attorno a me, tra la gente del porto, ladri e puttane che mi chiamano “Gesù Bambino”.

    Com’è profondo il mare
    Lucio Dalla
    Ci nascondiamo di notte per paura degli automobilisti degli ipnotisti.
    Siamo i gatti neri, siamo i pessimisti, siamo i cattivi pensieri e non abbiamo da mangiare… com’è profondo il mare, com’è profondo il mare
    Babbo, che eri un gran cacciatore di quaglie e di fagiani caccia via queste mosche che non mi fanno dormire, che mi fanno arrabbiare…com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    E’ inutile, non c’è più lavoro, non c’è più decoro, Dio o chi per lui sta cercando di dividerci, di farci del male, di farci annegare … com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Con la forza di un ricatto l’uomo diventò qualcuno, resuscitò anche i morti, spalancò prigioni, bloccò sei treni con relativi vagoni, innalzò per un attimo il povero ad un ruolo difficile da mantenere, poi lo lasciò cadere a piangere e a urlare solo in mezzo al mare …com’è profondo il mare
    Poi da solo l’urlo diventò un tamburo e il povero come un lampo nel cielo sicuro cominciò una guerra  per conquistare quello scherzo di terra che il suo grande cuore doveva coltivare …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Ma la terra gli fu portata via, compresa quella rimasta addosso, fu scaraventato in un palazzo,in un fosso, non ricordo bene. Poi una storia di catene, bastonate e chirurgia sperimentale …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Intanto un mistico, forse un aviatore, inventò la commozione e rimise d’accordo tutti, i belli con i brutti, con qualche danno per i brutti  che si videro consegnare nn pezzo di specchio così da potersi guardare …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Frattanto i pesci, dai quali discendiamo tutti, assistettero curiosi al dramma collettivo di questo mondo che a loro indubbiamente doveva sembrar cattivo e cominciarono a pensare nel loro grande mare…com’è profondo il mare, nel loro grande mare, com’è profondo il mare.
    E’ chiaro che il pensiero dà fastidio anche se chi pensa é muto come un pesce anzi, un pesce è come pesce, è difficile da bloccare perché lo protegge il mare …com’è profondo il mare.
    Certo, chi comanda non è disposto a fare distinzioni poetiche: “il pensiero come l’oceano, non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare”… così stanno bruciando il mare, così stanno uccidendo il mare, così stanno umiliando il mare, così stanno piegando il mare.

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    Lucio Dalla e Padre Pio (ultima parte)

    di Piero La Porta (*)
    www.pierolaporta.it

    Estratto per gentile concessione dell’autore a www.lavocedelmarinaio.com.
    Per la stesura completa digitare:
    http://www.pierolaporta.it/lucio-dalla-e-padre-pio/#more-10010

    Lucio Dalla e PadrePio f.p.g.c. Piero Laporta a www.lavocedelmarinaio.com
    Lucio e padre Pio
    La radice della fede vissuta da Lucio fu chiara a Michele fin da quando il cantante gli raccontò d’aver servito numerose volte la Santa Messa a padre Pio, iniziando in tenera età e proseguendo sino a quando aveva potuto.
    Il buon frate era certamente santo, ma la pazienza gli sfuggiva e non mancò di rampognare e persino far volare qualche scappellotto, più leggero di quanto avrebbe voluto a causa delle stimmate, quando quel chierichetto birbante dava le prime avvisaglie del suo estro musicale, proprio nel sacro istante dell’Elevazione, suonando il campanello in maniera inappropriata.
    La voce del frate, mentre Lucio cresceva, si fece più severa e da un certo momento in avanti, sebbene il giovane non mancasse di presentarsi al confessionale, padre Pio tuttavia smise di concedergli l’assoluzione. I peccati s’erano fatti pesanti.
    Di solito, quando padre Pio reputava un penitente indegno di assoluzione, aggiungeva per buona misura parole brusche, cacciando il reprobo in malo modo, talvolta non consentendogli neppure d’accostarsi all’inginocchiatoio tarlato, usando a piene mani una severità che a taluni spiacque e a tantissimi giovò.
    Non fu così per Lucio. Egli andava a confessarsi da padre Pio, il quale lo ascoltava, gli dava consigli e ammonimenti con la consueta severità, infine lo congedava negandogli l’assoluzione, tuttavia quietamente, senz’asprezze. Quel comportamento di padre Pio era inconsueto; Lucio lo sapeva e ne era disorientato, ricavandone un’inquietudine che lo interrogò a lungo, sino a pochi mesi prima della scomparsa di padre Pio.
    Era l’inizio dell’estate del 1968. La madre telefonò a Lucio chiedendogli di raggiungerla per andare insieme da padre Pio che, a detta della donna, stava molto male.
    Lucio suppose che accampasse il pretesto della salute pericolante del frate, per convincerlo a interrompere la lunga assenza dalle sua braccia, causata anche dagli impegni del giovane cantautore, non ancora pienamente affermato .
    In piena notte partì da Bologna alla volta di Manfredonia, dove dimorava mamma Jole; da lì salirono a San Giovanni Rotondo, quando essa confermò i timori per la salute del frate che egli non vedeva da molto tempo.
    Il suo legame col frate, dalla prima volta che lo aveva incontrato nel giardino del convento, quando aveva sette anni, s’era fatto mano a mano più forte, mentre Lucio intuiva che egli era una scintilla di Dio, la cui forza tuttavia gli rimase paradossalmente ignota finché fu assiduo presso di lui. Non di meno lo ascoltava. Quando il frate lo redarguì per le sue ambizioni di attore, ingiungendogli: «Tu devi cantare. Hai capito? Tu devi cantare!» Lucio non ubbidì subito ma infine accantonò i sogni hollywoodiani, germogliati sullo schermo del cinema arena Impero.
    Aveva partecipato ad alcuni film a Cinecittà; dopo qualche tempo dall’intimazione di padre Pio finì per concentrarsi solo sulla musica. Ora stavano arrivando i primi contratti importanti. Non poteva ancora dire d’avere sfondato. Era pieno di dubbi; riguardavano la sua carriera di cantante e, ancora più profondamente, le sue intime convinzioni, la sua fede, la sua combattuta fede e il suo stesso io, com’è naturale in un giovane di 26 anni.
    Quel mattino andò ancora una volta a confessarsi da padre Pio, paventando che anche questa volta il tribunale della Penitenza avrebbe negato la sentenza assolutoria e non di meno per lui era un grande sollievo accostarsi al frate per confidarglisi.
    Non immaginava che sarebbe stata l’ultima volta, sebbene il frate fosse visibilmente provato e sofferente; gli occhi chiusi, la voce molto debole mentre risparmiava ogni briciola delle residue energie.
    Lucio s’inginocchiò e il confessore non fece mostra di riconoscere il suo discolo chierichetto. Era passato tanto tempo dall’ultima volta e il frate non dette neppure i medesimi segni di paterna contrarietà, gli ammonimenti e i dolci rimproveri come nelle confessioni precedenti. Lo si sarebbe detto indifferente all’identità del penitente.
    «Non m’ha riconosciuto» pensò Lucio e decise d’approfittarne per pulire a fondo la coscienza.
    «Me’ fatte na’ scarécota» scaricai tutto, confidò anni dopo a Michele. Visto che padre Pio pareva quieto e seguitava a ignorare l’identità del penitente, Lucio ne volle profittare per confessare tutti i peccati, questa volta senza troppe angosce, proprio tutti, insomma «na’ scarécota».
    Si compiacque per la sua trovata quando, senza alcun rimprovero di sorta per le sue innumerevoli colpe, inaspettata giunse l’assoluzione, come non accadeva da moltissimi anni, almeno dall’adolescenza.
    Nonostante il sollievo della remissione dei peccati, Lucio avvertì tuttavia una certa delusione, come avesse perduto qualcosa, come se padre Pio non fosse più quello che egli aveva conosciuto, come accadrebbe davanti a un vecchio genitore che non ci riconosce più a causa della memoria svanita. Non osava pensare che il frate fosse divenuto l’ombra di quello conosciuto da bambino. Si levò dall’inginocchiatoio col pensiero echeggiante: «Non m’ha riconosciuto, non m’ha riconosciuto» allontanandosi angosciato.
    Non aveva completato tre passi e il frate lo inchiodò:«T’aggije canusciute… t’aggije canusciute…» la voce tornò per un momento quella antica, la montagna che parla scuotendoti.
    Lucio non ebbe forza di girarsi; avvertì una scossa; guadagnò in fretta il sagrato mentre i dubbi d’un momento prima si scioglievano. Fu catturato e commosso dallo spettacolo del golfo, di qua la montagna e sopra il cielo azzurro, lo stesso cielo che un attimo prima aveva parlato con la voce che perforò il suo cuore. La sua fede non vacillò più.

    Lucio-Dalla-visto-da-Milo-Manara

    Piero Laporta per www.lavocedelmarinaio.com(*) Piero Laporta, dal 1994, è progressivamente immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo. Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, non solo italiani (Il Tempo, Libero, Il Giornale, Limes, World Security Network); corsivista del quotidiano Libero dalla sua fondazione nel 2000 sino al 2006; di ItaliaOggi dal 2006 al 2012. ha collaborato col il settimanale Il Mondo del Corriere della Sera, sino alla sua chiusura. Cura le rubriche “Tripwire” per il Corriere delle Comunicazioni (dal 2004) e “Il Deserto dei Barbari” per il mensile Monsieur (dal 2003) . Ha scritto oltre 4mila articoli. Oggi il suo più spiccato interesse è la comunicazione su internet.