Il mare nelle canzoni

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    Lucio Battisti (Poggio Bustone, 5.3.1943 – Milano, 9.9.1998)

    I giardini di marzo
    (Mogol – Battisti)

    Lucio Battisti (Poggio Bustone, 5.3.1943 – Milano, 9.9.1998)

    Il carretto passava e quell’uomo gridava gelati
    al 21 del mese i nostri soldi erano già finiti
    io pensavo a mia madre e rivedevo i suoi vestiti
    il più bello era nero coi fiori non ancora appassiti.
    All’uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri
    io restavo a guardarli cercando il coraggio per imitarli
    poi sconfitto tornavo a giocar con la mente i suoi tarli
    e alla sera al telefono tu mi chiedevi perché non parli.
    Che anno è che giorno è
    questo è il tempo di vivere con te
    le mie mani come vedi non tremano più
    e ho nell’anima
    in fondo all’anima cieli immensi
    e immenso amore
    e poi ancora ancora amore amor per te
    fiumi azzurri e colline e praterie
    dove corrono dolcissime le mie malinconie
    l’universo trova spazio dentro me
    ma il “coraggio di vivere quello ancora non c’è”…
    I giardini di marzo si vestono di nuovi colori
    e le giovani donne in quei mesi vivono nuovi amori,
    camminavi al mio fianco e ad un tratto dicesti “tu muori
    se mi aiuti son certa che io ne verrò fuori”
    ma non una parola chiarì i miei pensieri
    continuai a camminare lasciandoti attrice di ieri.
    Che anno è che giorno è
    questo è il tempo di vivere con te
    le mie mani come vedi non tremano più
    e ho nell’anima
    in fondo all’anima cieli immensi
    e immenso amore
    e poi ancora ancora amore amor per te
    fiumi azzurri e colline e praterie
    dove corrono dolcissime le mie malinconie
    l’universo trova spazio dentro me
    ma “il coraggio di vivere quello ancora non c’è”…

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    1.3.2012, ma quanto è profondo il mare?

    di Vincenzo Campese (*)

    (Lucio Dalla, 4 marzo 1943 – 1 marzo 2012)



    I miei ricordi del cantautore Lucio Dalla partono dal lontano 1978, quando giovane appena diplomato all’Istituto Tecnico Nautico Statale “Ugo Tiberio”, partii per la fatidica chiamata alle armi in quel di Taranto, dove arrivai nella caserma Maridepocar, al lato dell’Arsenale. Svolsi li il periodo di addestramento insieme ad altri amici Termolesi, nel periodo più caldo dell’estate, il mese di Agosto, e poi dopo il giuramento ebbi la destinazione a bordo del mitico Incrociatore Lanciamissili Caio Duilio.
    Imbarcai i primi di Settembre, la nave era ai lavori di trasformazione a nave scuola per gli allievi ufficiali, e per alcuni mesi si fece avanti e dietro da bordo di Nave Duilio alla Nave Bafile, dove si trascorrevano le ore libere, si mangiava e si dormiva.
    Si dormiva per modo di dire, visto che il caldo asfissiante nei locali equipaggi, ti portava a trascorrere le prime ore della notte sul ponte all’aperto, almeno fin quando la temperatura all’esterno lo permetteva.
    Nel trascorrere quelle ore all’aperto si ascoltava una piccola radio, che ancora oggi conservo a ricordo di quei tempi, e le canzoni più gettonate all’epoca, venivano a volte cantate in coro a squarciagola dai marinai presenti sotto le stelle del Mar Piccolo dove eravamo ormeggiati.

    Tra le canzoni che più ci davano conforto a quei tempi, tra cui “Generale” di Francesco De Gregori, “Classe 58” dei Pooh, 4 Marzo 1943 di Dalla ed infine “Ma come fanno i marinai” di Dalla-De Gregori.
    Immaginate un gruppetto di marinai, di leva e non, sul ponte di nave Bafile, a lume di luna, cantare le canzoni che riguardavano la nostra vita di militari, lontani da casa, lontani dagli affetti, lontani dai primi amori, che effetto potevano avere su di noi, effetto emozionale e nostalgico.
    Si cantava con trasporto ed emozione, anche perché, all’epoca il telefono più vicino era la cabina “SIP” fuori dall’Arsenale, e si a quel tempo cellulari e smarthphone non esistevano.

    Ma torniamo a Lucio Dalla che nel frattempo era diventato un mito, si continuava a seguire ed a sentire, negli anni a seguire prima su stereotto, le famose cassettone, poi su musicassette ed LP, poi su CD ed ora su internet (YouTube).
    I miei ricordi più recenti, prima della sua scomparsa, risalgono al 5 Agosto 2004, quando a chiusura delle festività patronali di Termoli, Lucio Dalla chiuse con il suo concerto al porto. Circa quindicimila persone affollavano il piazzale del porto ed all’unisono cantavano le canzoni più belle che il cantautore proponeva mano mano, inutile elencarle, le conosciamo tutti.

    Ma immaginate alla canzone “Ma come fanno i marinai”, in un paese che è l’unico porto molisano, in cui risiedono quasi tutti i pescatori della marineria termolese, accompagnati anche da una piccola schiera di militari della Marina Militare di stanza alla Capitaneria di Termoli, la potevi ascoltare a chilometri di distanza dal porto.
    Tra l’altro Lucio Dalla era un assiduo frequentatore della costa termolese e, soprattutto delle sue amate Isole Tremiti dove Dalla aveva una villa immersa nel verde a San Domino, una delle tre isole dell’arcipelago.
    Era molto legato anche a Termoli, dove si vedeva spesso in giro a fare spese, a passeggio per il  Corso Nazionale ed il paese vecchio e dove aveva una casa per trascorrere gran parte dell’anno con i suoi amici termolesi e come base di partenza per la villa a Tremiti.
    Altro evento in cui Lucio Dalla si espose in prima persona fu nel 2011, e precisamente il 7 Maggio, nella battaglia contro le trivelle nel mare Adriatico, dove arringò la popolazione a ribellarsi a coloro che volevano rendere l’Adriatico una postazione per trivelle alla ricerca di risorse di idrocarburi, con il rischio di inquinare quello che lui definiva un lago chiuso e quindi con scarse possibilità di sopravvivenza in caso di fuoriuscite incontrollate di petrolio.
    Dalla in quell’occasione rivolse al popolo Termolese una frase che resto memorabile:

    “Non vengo come un cantante; ma come un cittadino del mare”.

    Sappiamo tutti che egli  dedicava al mare, le sue più belle canzoni, inneggiando alla sua eterea bellezza, ricordo per esempio “Come è profondo il mare” un pezzo del suo repertorio.
    Un grande artista; piccolo solo di statura, che con i suoi grandi occhiali tondi, lo zucchetto di lana a nascondere la sua calvizie, la barba spesso incolta e la sua mimica facciale durante i concerti, ha insegnato a tutti noi cosa significhi essere umani.
    Il mio ricordo più triste è quando il primo marzo del 2012, otto anni or sono, ascoltando le notizie, sento, prima alla radio e poi al telegiornale, che Lucio Dalla se n“è andato, stroncato da un infarto mentre era a Montreaux, in Svizzera. Pensando ad uno scherzo di cattivo gusto, di quelli che allungano la vita, mi dissi tra me e me: vedrai ora smentiscono, ora dicono che si è trattato di uno scherzo…. immaginando lui che con il suo solito piglio bolognese, con il suo faccino birichino, in televisione smentisce di persona le cattive novelle sul suo conto e lascia tutti con un sorriso in volto per l’allegria della sua smentita….
    Purtroppo non è così, i telegiornali rilanciano la notizia e le smentite non arrivano, anzi i big della canzone a lui vicino confermano le brutte notizie in arrivo dalla costa francese.

    Cala un gelo sul mio viso, ripensando a tutti i momenti belli e divertenti, in compagnia delle sue canzoni, cantate in qualsiasi occasione, quando ci  ritrovavamo con gli amici ed una chitarra, in spiaggia, al porto, o quando si andava a Tremiti, a passare una giornata diversa dalle altre con la speranza di vederlo, di poterlo avvicinare e magari cantare insieme a lui qualche suo pezzo. A vederlo era facile, ad avvicinarlo un po’ meno, perché era solito salire sul suo motoscafo senza fermarsi sulla spiaggia, anzi attraversandola velocemente, per non essere disturbato dai fans che lo avevano riconosciuto.
    Ok bando ai ricordi, è da poco passato l’anniversario della sua dipartita e tra poco sarà l’anniversario della sua nascita, 4 Marzo 1943, un’altro dei suoi pezzi memorabili, lo immagino lassù su qualche nuvola, incantato a guardare il blu, non dei mari, ma del cielo che lo circonda, pensando che tra poco lancerà il suo ultimo CD, con un pezzo dedicato all’infinito blu del cielo.
    Termoli, la mia città natale, non dimenticherà mai un suo concittadino, anche se condiviso con le Isole Tremiti, poiché la naturale essenza di questa cittadina era, è e sarà sempre il mare, i marinai e la gente di mare, di cui Dalla ne cantava  l’infinita bellezza.

    Ciao Lucio, questo è il mio modo per non dimenticarti.

    Arrivederci in “Piazza Grande” Marinaio
    …dove è profondo il mare tra la gente del porto, i ladri e le puttane.
    (Lucio Dalla, 4 marzo 1943 – 1 marzo 2012)



    Se io fossi un angelo, non starei nelle processioni nelle scatole dei presepi, starei seduto fumando una Marlboro al dolce fresco delle siepi, sarei un buon angelo, parlerei con Dio, gli ubbidirei, e amandolo a modo mio gli parlerei, a modo mio, e gli direi:

    – ” Cosa vuoi tu da me?”…
    …“Lo so che Santi che pagano il mio pranzo non ce n’è sulle panchine in Piazza Grande, ma quando ho fame di “mercanti” come me …qui non ce n’è.

    A modo mio avrei bisogno di carezze anch’io. Avrei bisogno di pregare Dio, ma la mia vita non la cambierò mai, mai, mai. A modo mio quel che sono l’ho voluto io e, se non ci sarà più gente come me voglio morire in Piazza Grande, tra i gatti che non han padrone come me, attorno a me, tra la gente del porto, ladri e puttane che mi chiamano “Gesù Bambino”.

    Com’è profondo il mare
    Lucio Dalla
    Ci nascondiamo di notte per paura degli automobilisti degli ipnotisti.
    Siamo i gatti neri, siamo i pessimisti, siamo i cattivi pensieri e non abbiamo da mangiare… com’è profondo il mare, com’è profondo il mare
    Babbo, che eri un gran cacciatore di quaglie e di fagiani caccia via queste mosche che non mi fanno dormire, che mi fanno arrabbiare…com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    E’ inutile, non c’è più lavoro, non c’è più decoro, Dio o chi per lui sta cercando di dividerci, di farci del male, di farci annegare … com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Con la forza di un ricatto l’uomo diventò qualcuno, resuscitò anche i morti, spalancò prigioni, bloccò sei treni con relativi vagoni, innalzò per un attimo il povero ad un ruolo difficile da mantenere, poi lo lasciò cadere a piangere e a urlare solo in mezzo al mare …com’è profondo il mare
    Poi da solo l’urlo diventò un tamburo e il povero come un lampo nel cielo sicuro cominciò una guerra  per conquistare quello scherzo di terra che il suo grande cuore doveva coltivare …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Ma la terra gli fu portata via, compresa quella rimasta addosso, fu scaraventato in un palazzo,in un fosso, non ricordo bene. Poi una storia di catene, bastonate e chirurgia sperimentale …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Intanto un mistico, forse un aviatore, inventò la commozione e rimise d’accordo tutti, i belli con i brutti, con qualche danno per i brutti  che si videro consegnare nn pezzo di specchio così da potersi guardare …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Frattanto i pesci, dai quali discendiamo tutti, assistettero curiosi al dramma collettivo di questo mondo che a loro indubbiamente doveva sembrar cattivo e cominciarono a pensare nel loro grande mare…com’è profondo il mare, nel loro grande mare, com’è profondo il mare.
    E’ chiaro che il pensiero dà fastidio anche se chi pensa é muto come un pesce anzi, un pesce è come pesce, è difficile da bloccare perché lo protegge il mare …com’è profondo il mare.
    Certo, chi comanda non è disposto a fare distinzioni poetiche: “il pensiero come l’oceano, non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare”… così stanno bruciando il mare, così stanno uccidendo il mare, così stanno umiliando il mare, così stanno piegando il mare.

    Si consiglia la lettura “Lucio Dalla e Padre Pio” digitando fra i titoli del blog oppure su www.pierolaporta.it

    (*) digita il sul nome e cognome sul motore di ricerca del blog per conoscere gli altri suoi articoli.

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    Giacomo Rondinella (Messina, 30.8.1923 – Roma, 26.2.2015)

    a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    (Messina, 30.8.1923 – Roma, 26.2.2015)

    Giacomo Francesco Carmine Rondinella nasce a Messina il 30 agosto 1923, figlio di Ciccillo e di Maria Sportelli, cantante melodico e attore specializzato nel repertorio di musica napoletana.
    I genitori gli fanno intraprendere la scuola nautica, di sicuro sbocco nella città marinara dello Stretto, e lo iscrivono soprattutto per conseguire il diploma di capitano di lungo corso. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il giovane Giacomo viene arruolato nella Regia Marina e presta sevizio nel Reggimento San Marco.
    Lascia fa forza armata per dedicarsi, con scarsi risultati, al pugilato.
    Decide di intraprendere la carriera musicale risultando vincitore ad un concorso di Voci Nuove indetto dall’allora Radio Napoli all’inizio del 1944. Inizia da quel momento una carriera che lo porterà a prestigiosi traguardi discografici e di concerti, diventando, in breve tempo, una vera celebrità per gli amanti del genere melodico della canzone napoletana.
    E’ deceduto a Roma il 26.2.2015.

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    Rodolfo Maltese (Orvieto, 26.2.1947 – Roma, 3.10.2015)

    (Orvieto, 26.2.1947 – Roma, 3.10.2015)

    …adesso con Ciccio formerete un nuovo Banco del Mutuo Soccorso nel Regno dei Cieli.
    Grazie per tutti i preziosi consigli che mi avete dato.
    Pancrazio “Ezio”

    Dopo la tempesta ho vagato a lungo tra i coralli. Sulla mia pelle sentivo il peso del mare ed ho temuto di non saltare più al sole ma il desiderio d’immenso scuoteva le mie reni io dall’abisso sono risalito.
    Non fuggire l’onda anche se ha l’odore dell’arpione se colpirà, non fermerà il tuo salto ti scaverà e scoprirai d’aver forza e il desiderio d’immenso di nuovo ti scuoterà lascia che il sale ti lavi il cuore.