Fotografi di mare

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    I servizi igienici per l’equipaggio

    di Antonio Cimmino e Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    OMAGGIO AI SERPANTI

    Vita a bordo dei velieri
    La zona delle latrine dell’equipaggio, situata a propria sotto il bompresso ed in corrispondenza del tagliamare, era chiamata “serpe” perché assomigliava al sedile del cocchiere delle carrozze.
    L’igiene era assicurata dall’acqua di mare attinta con una speciale pompa chiamata “tromba”.
    La zona era controllata da un marinaio-gabbiere e, in alcune navi, addirittura da un sottufficiale “capo della serpe”.
    Quando c’era mare, nei locali sottocoperta, venivano usati dei recipienti a forma di imbuto con un tubo che fuoriusciva a murata.
    Ancora oggi nella Marina Militare si chiama “serpante” l’addetto ai servizi igienici.


    Lancio bombe di profondità

    Servizi igienici galleggianti

    Saranno grandi i Papi, saran potenti i Re, ma quando qui si siedono son tutti come me.

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    Gianfranco Gazzana Priaroggia (Milano, 30.8.1912 – Oceano Atlantico, 23.5.1943)

    di Marino Miccoli

    (Milano, 30.8.1912 – Oceano Atlantico, 23.5.1943)

    Stimato maresciallo Ezio Vinciguerra,
    la città di Napoli avrà per sempre l’onore di ospitare i Marinai e i Marittimi per celebrare la cosiddetta “Battaglia dei Convogli”.

    Affluiranno alle pendici del Vesuvio, i Marinai e Marittimi  per ritrovarsi e celebrare questo evento che onora non soltanto il bellissimo capoluogo campano ma anche l’Italia intera perché la gente di mare, da sempre, costituisce quella specialità di professionisti che nei suoi ranghi raccoglie gli uomini e le donne più coraggiosi e valorosi. Coloro che si sono immolati per la Patria hanno dimostrato di possedere straordinarie virtù militari, grande ardimento e spirito di sacrificio spinto fino all’eroismo.
    Ebbene, nel considerare la data, ho notato una singolare coincidenza: proprio il 23 maggio del 1943,  era conferita al Comandante del regio sommergibile Leonardo Da Vinci, il Capitano di Corvetta Gianfranco Gazzana Priaroggia, la Medaglia d’Oro al Valor Militare.
    Questa coincidenza onorerà e celebrerà un onoratissimo e stimatissimo Comandante italiano di sommergibile.
    Per quanto precede, spero vivamente che qualcuno, nei vari discorsi ufficiali che saranno pronunciati, si ricordi del sacrificio del valoroso Comandante e di tutto l’eroico Equipaggio del Regio sommergibile Da Vinci.

    Onore al valore militare di tutti quei sommergibilisti che, senza distinzione di Bandiera, operando sopra e sotto il mare in ogni tempo si sacrificarono per la loro Patria.
    Cordiali e marinareschi saluti a tutti.

    P.S. la bella fotografia del 1932 è stata scattata a Taranto. Essa raffigura due Regi sommergibili che navigano in emersione con parte dell’equipaggio schierato in coperta. E’ tratta dall’album di ricordi di mio padre Antonio Miccoli. Con piacere dedico questa inedita immagine a tutti i Marinai e Marittimi partecipanti.

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    La Madonna di Porto Salvo

    di Carlo Di Nitto
    Le fotografie sono di Carlo Di Nitto per gentile concessione a www.lavocedelmarinaio.com

    Maria di Porto Salvo - www.lavocedelmarinaio.comjpgOgni anno, nel mese di agosto, a Gaeta si festeggia la Madonna di Porto Salvo considerata da secoli la Protettrice dei Marinai, dei Pescatori, della Gente di Mare e dei marittimi che in Lei confidano per ottenere, nei loro lunghi viaggi, buone navigazioni ed un felice ritorno al porto di partenza.
    La chiamiamo familiarmente la “Madonna Noste” (la Madonna nostra) ed è particolarmente venerata nel vecchio Borgo della città, nella omonima chiesa.
    Il culto della Madonna Noste si fa risalire al tardo medioevo e si è localizzato nell’antico Borgo la cui popolazione era dedita quasi esclusivamente alla pesca, alla navigazione e alla cantieristica navale. Una piccola cappella a Lei dedicata, con annessa abitazione per un custode addetto al mantenimento della struttura, venne edificata sulle pendici del Colle Atratino. Ma le prime notizie certe risalgono all’anno 1624 quando, in quel sito, sorse un convento dei Padri Agostiniani Scalzi che incorporò la primitiva chiesetta.

    Madonna di Porto Salvo a Gaeta (1978)

    La tradizione vuole che nel 1655 la Madonna apparve all’equipaggio di una tartana in procinto di naufragare durante una violenta tempesta e ne consentì il salvataggio con il rientro in porto presso i cari. La cappellina, annessa alla chiesa principale, ampliata ed abbellita in stile barocco, trasformata in oratorio, divenne sede nel 1777 di una congregazione di marinai e luogo delle loro sepolture Il culto della Stella del Mare si consolidò e ancora oggi costituisce un sentito momento di preghiera e di aggregazione.
    Nei secoli successivi il convento degli “Scalzi” subì danni varie vicissitudini, a causa di assedi e variazioni di dominazioni sul territorio, ma la venerazione per la Signora del Mare rimase immutata.
    Originariamente Maria SS.ma di Porto Salvo era raffigurata in un quadro di buona fattura mentre soccorre una tartana in difficoltà.
    Nel 1831 venne realizzata la statua attuale della Madonna, ricoperta da una ricca veste di gala in broccato con ricami in oro; ha un dolce volto pieno di maestà e di grazia come l’effigie del Santo Bambino che porta in braccio. E’ avvolta in un ricco manto di seta celeste costellato di stelle d’oro recanti ognuna il nome di un navigante.

    L'imbarco della Madonna di Porto Salvo a Gaeta (2015)
    In occasione dei festeggiamenti che, come si è detto, si svolgono nel mese di agosto, la sacra icona veniva portata in processione che aveva luogo non tutti gli anni e in circostanze particolari. “di prima sera, dalla Chiesa a Montesecco, e collocata sull’imbarcazione preparata, veniva solo illuminata, quando la barca era nel bel mezzo della rada, e improvvisamente appariva fra le luci a petrolio prima, a gas acetilene poi, la bella Madonna, che restava lì sola, per essere riportata a terra e in Chiesa, al termine della serata di festa.”.
    Dal 1926 la processione a mare è diventata annua; la statua della Vergine, dopo essere stata portata solennemente in processione a terra, viene imbarcata e portata al largo di Punta Stendardo con al seguito tantissime imbarcazioni tutte decorate ed imbandierate. Qui, viene benedetto il mare invocando la protezione su quanti vi operano. Poi una corona d’alloro benedetta viene deposta sulle acque in onore di quanti, in pace ed in guerra, hanno perso la vita in mare.
    Al rientro della processione, la festa prosegue per tutta la sera nel borgo marinaro, con musiche, spettacoli e bancarelle.
    Sull’altare dell’antica confraternita di Porto Salvo è riportata una frase tratta da una preghiera di San Bernardo: “Respice stellam, voca Mariam” (guarda la stella, invoca Maria!).
    Il manto di Maria SS.ma di Porto Salvo è stato paragonato al cielo stellato, dove Lei è la stella più fulgida, la stella del mattino che aiuta i naviganti e tutta l’umanità nelle difficoltà, guidandoli nel sicuro porto della vita Eterna. Sotto una di quelle stelle del Santo manto c’è anche il nome di mio padre che mi indicò la rotta da seguire nella vita con l’aiuto della Grande ed Eterna Signora del Cielo. Continua ad essere con me e a guidarmi, altra stella, insieme alla Stella più fulgida del creato”.

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    6.8.1943, la motozattera Mz 756

    segnalato da Giuseppe Magazzù

 (*)

    Il quarto episodio avvenne il 6 agosto del 1943 in cui ci furono diversi feriti, quattro dei quali ricoverati presso l’Ospedale civile di Taurianova, protagonista la Motozattera 756 proveniente da Messina e diretta a Gioia Tauro(1) per imbarcare munizioni ed altro materiale bellico. Quel mattino l’unità, dopo aver navigato sotto costa per sfuggire all’avvistamento aereo nemico, dette fondo all’ancora nello specchio di mare antistante la spiaggia di Gioia Tauro. Di lì a poco fu attaccata da una squadriglia di caccia-bombardieri alleati, intensamente impegnati quell’anno in bombardamenti a tappeto su tutta l’Italia meridionale. Fatta oggetto ripetutamente di mitragliamento e lancio di bombe, due di queste esplosero sotto la carena provocando uno squarcio sul lato destro. Dalla Santa Barbara (il deposito munizioni – nda) cominciò ad uscire del fumo e il Comandante per evitare il rischio che un’esplosione avrebbe potuto compromettere la vita dei marinai, diede l’ordine di abbandonare la motozattera. Egli infine, con l’intento di salvarla e poterla poi recuperare, la diresse verso l’arenile. Nel frattempo si era allagata anche la stiva e così rimase semi-affondata nei pressi della foce del fiume Budello, che scorre a Nord dell’abitato. Dopo vari e vani tentativi di rimetterla in efficienza fu lì abbandonata(2).
    L’equipaggio della Mz 756 s’impegnò per difendere l’unità con le armi di bordo e riuscì ad abbattere un aereo. Nel suo rapporto il Comandante dell’unità mise ben in evidenza che:
    Durante l’attacco aereo nemico alla Mz 756, tutto indistintamente l’equipaggio ha dimostrato di possedere molto coraggio, contribuendo alla difesa, all’offesa ed al tentativo di salvataggio della Mz”.

    Note
    (1) Tullio Marcon, I MULI DEL MARE, Albertelli Edizioni Speciali srl, Parma 1998 – 3a edizione, Collana “STORIA Militare”.
    Le Motozattere erano adibite al trasporto di truppe e materiali. In quel periodo svolsero un’intensa attività di collegamento tra la Sicilia (in parte già occupata dagli anglo-americani) e la Calabria per il trasporto di materiale e truppe.
    (2) Dal racconto fattomi da PIETRO DELFINO, classe 1920, residente a Catona, Consigliere del Gruppo A.N.M.I. di Reggio Calabria, imbarcato sulla Mz 756 da Sottocapo Motorista:
    … invano si è tentato di ripristinare la funzionalità di galleggiamento, ma fallirono però tutti i tentativi messi in atto e abbandonai la Motozattera con gli altri marinai dell’equipaggio. Raggiunta la riva, costeggiammo la sponda sinistra del fiume Budello fino all’altezza della strada statale 18, ci recammo al comando di fanteria italiana lì acquartierata. Qualche giorno dopo, non potendo più fare ritorno a Messina nel frattempo assediata dagli anglo-americani sbarcati da qualche mese in Sicilia, fummo trasportati da mezzi dell’Esercito, a Vico Equense sede del Comando della Flottiglia Motozattere”.
    La Mz 756 venne recuperata durante i lavori d’escavazione del porto canale di Gioia Tauro. A bordo c’era ancora del munizionamento inesploso. Rimosso, fu fatto brillare dagli artificieri appositamente intervenuti.
    (*) L’autore è deceduto nel 2018, per conoscere gli altri suoi articoli digita, sul motore di ricerca del blog, il suo nome e cognome.

    I muli del mare di Tullio Marcon
    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    I muli del  mare di Tullio Marcon è un libro che non può mancare nella collezione personale di quei marinai di una volta che hanno la passione per la storia della nostra marineria militare. Ogni commento od orpello a questa recensione sarebbe inutile. Un unico consiglio: da leggere  e rileggere.


    Titolo: I muli del mare
    ·  Autore: Tullio Marcon
    ·  Editore: Albertelli
    ·  Edizione: 3^
    ·  Data di Pubblicazione: 1998
    ·  ISBN: 8887372020
    ·  ISBN-13: 9788887372021
    ·  Pagine: 156
    ·  Formato: illustrato

    dello stesso argomento sul sito:
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2012/04/i-muli-del-mare/
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2012/08/motozzatera-756-eventi-rilevanti-nel-golfo-di-gioja/

    I muli del mare
    di Filippo Mallamaci

    www.scubapoint.it

    …ovvero la storia della Motozattera 755 inabissatasi sotto la rocca di Capo dell’Armi.

    Scheda tecnica
    Costruita presso i Cantieri del Tirreno, Riva Trigoso
    Varo e consegna: 4 luglio 1942
    Lunghezza: 47 metri
    Larghezza: 6,5 metri
    Altezza di costruzione: 2,30 mt al ponte, 4,15 mt alla tuga
    Immersione a pieno carico: 0,95 mt a prora e 1,40 mt a poppa
    Dislocamento: 239 tonnellate
    Volume della stiva: circa 115,3 metri cubi (Dim. 19,50 x 2,90 x 2,75 mt)
    Motori: 3 diesel della OM di Milano (versione su licenza dei Saurer BXD), 450 hp complessivi
    Velocità: 11 nodi max., autonomia 1450 miglia a 8 nodi
    Armamento: un cannone da 76/40 antiaereo, una mitragliera da 20 mm. Scotti – I.F. o Oerlikon su affusti a libero puntamento.
    Equipaggio: formato da un comandante, normalmente un aspirante guardiamarina e da 12 tra sottufficiali e marinai.

    Particolare Costruttivo
    La Motozattera 755 appartiene a una prima serie di 65 unità, classificate di “uso locale” e contraddistinte dalla sigla “M.Z.” (motozattere) e da un numero progressivo da 701 a 765. La Regia Marina ne ordinò la realizzazione ai diversi cantieri italiani, con delle modifiche che hanno interessato l’apparato motore, e in alcuni casi la struttura di prua, classificandole di “uso locale”.

    La storia
    Lo sgombero dalle spiagge messinesi a quelle antistanti della Calabria, si presentava come un’operazione ad alto rischio visto che gli Alleati, ancorché restii ad avventurarsi nelle acque dello stretto coi loro mezzi navali, godevano d’una quasi incontrastata superiorità aerea in quello, come negli altri settori. Anche questo era un motivo per impiegarvi le motozattere, costituenti per i velivoli attaccanti un bersaglio ridotto. In luglio, la forza di MARIZAT sfiorava le cinquanta unità, ma tolte quelle ai lavori, ne rimanevano disponibili solo una ventina; tutte si portarono a Messina per partecipare a questa novella Dunkerque che, invero, fu per l’Asse un mezzo successo, visto che si riuscì a traghettare in Calabria 102.000 uomini, 9.800 autoveicoli, 140 cannoni, una cinquantina di carri armati e 18.000 tonnellate di materiali. Quando le forze dell’asse evacuarono la Sicilia furono le superstiti motozattere, circa 50 unità, che trasferirono in Calabria circa 62.000 uomini del contingente italiano. A testimonianza di quest’attività, svolta sotto continui attacchi nemici, rimasero sulle rive dello stretto di Messina gli scafi di 13 unità sventrati dalle bombe nemiche o vittime di un incaglio irreparabile. La MZ 755, in quell’occasione fu gravemente danneggiata da bomba di aereo a Capo dell’Armi la notte del 14 agosto 1943 durante lo sgombero di Messina (era una di due MZ di rimpiazzo provenienti da Taranto per sostituire altrettante unità appena perdute nello sgombero), fu portata ad incagliare e semiaffondata, quindi abbandonata.
    In precedenza aveva partecipato all’evacuazione di Tobruk e della Cirenaica (novembre 1942), poi a quella di Tripoli (gennaio 1943 andando a Trapani). A inizio giugno 1943 era ai lavori alla Navalmeccanica di Castellammare di Stabia.

    N.d. R.
    Si ringraziano:
    Filippo Mallamaci (autore)
    Carmelo Romeo (grafico)
    Arcudi Alberto, Costa Gerlando, Gaglioti Giuseppe, Mallamaci Filippo, Romeo Carmelo, Oueslati Riad (sommozzatori)
    Le foto sono state scattate:
    Punto GPS: 37°57’03’’N  15°41’18’’E
    Profondità: 10/12 metri
    Fabrizio Pirrello (per la gentile segnalazione)
    http://www.gravityzero.it
    http://www.cochran.it
    http://www.cedifop.it
    http://www.mutastagna.com
    http://fabrizio-pirrello.blogspot.com/

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    3.8.2022 – 30.10.2022, a Livorno mostra fotografica “La più bella del mondo”

    Fotografie di Maki Galimberti e Massimo Sestini
    Dal 3 agosto al 30 ottobre 2022
    Museo di Città – Piazza del Luogo Pio

    Mar – Ven ore 10.00 – 20.00 / Sab – Dom ore 10.00 – 22.00

    Livorno celebra l’Amerigo Vespucci, la nave scuola della Marina Militare Italiana, con una mostra al Museo della città- Bottini dell’Olio, dal 3 agosto al 30 ottobre 2022.
    Intitolata LA PIÙ BELLA DEL MONDO, la rassegna fotografica declinata in una cinquantina di foto, di Maki Galimberti e Massimo Sestini, vuole mostrare un volto inedito del celebre veliero, varato nei cantieri di Castellammare di Stabia nel 1931.
    Immagini di estrema attualità della Nave Scuola, scatti d’autore di uomini e donne che compongono il prestigioso equipaggio, ripresi nelle loro attività quotidiane, esaltano la bellezza dell’unità navale che il mondo ci invidia.
    Il titolo della mostra prende spunto dalla frase del comandante della portaerei USS Indipendence, che incrociò il Vespucci, nel 1962 nelle acque del Mediterraneo. Con lampi di luce venne chiesto alla nostra nave di identificarsi. La risposta fu “Nave scuola Amerigo Vespucci. Marina Militare Italiana”. Il comandante americano replicò con una frase che è rimasta celebre: “La nave più bella del mondo”. In effetti, questo veliero di 101 metri, è davvero la nave più bella del mondo, con le sue 29 vele in tela di olona, cucite ancora a mano.
    Eccellenza italiana nel mondo, amica dei livornesi, che da generazioni la osservano varie volte all’anno in porto, vuole diventare attraverso la mostra del Museo della Città, simbolo dell’amicizia che lega la città alla prestigiosa Accademia Navale.
    Con l’inaugurazione prevista il 3 agosto, in contemporanea con la 37a edizione di Effetto Venezia, si apre un percorso di respiro nazionale e internazionale, perché il Vespucci è il veliero più famoso del mondo, capace di attirare visitatori non solo livornesi.
    Sul Vespucci, al maschile, perché deriva dal prefisso R.L., Regio Legno, non si discrimina tra uomini e donne, perché gli allievi ufficiali vengono considerati un corpo solo. Pari diritti e soprattutto pari doveri. Le prove fisiche sono uguali per tutti, per necessità, perché in mare non ci si salva da soli. E questa mostra lo vuole dimostrare, attraverso gli scatti di un equipaggio alla manovra, con le stesse mansioni.
    Insomma, il Vespucci ha un nome maschile, ma la determinazione delle donne, che lo fanno funzionare dal 2000, è femmina.

    Curatrice Carla Bardelli, livornese di origine e di cuore, ha passato 35 anni a Parigi, come corrispondente free lance di Panorama e di Vanity Fair. Tornata nella città che l’ha vista nascere ha voluto rendere omaggio al Vespucci, la cui immagine l’ha sempre accompagnata nel suo percorso di migrante, rendendola orgogliosa dell’appartenenza al popolo livornese.

    Fotografi Massimo Sestini, World Press Photo 2015, nella sezione General News, ha lavorato con le più prestigiose riviste del mondo, da Time, a Le Monde. Collaboratore per le istituzioni militari italiane, ha fotografato il Vespucci da postazioni privilegiate, come gli elicotteri o gli aerei della Marina Militare italiana.
    Maki Galimberti, uno dei fotografi più quotati dell’editoria italiana. Nel suo portfolio star del cinema, da Tony Servillo a Fiorello, ma anche celebrities a tutto campo, dallo sport alla letteratura. I suoi scatti dell’equipaggio del Vespucci, ne esaltano il ruolo e allo stesso tempo lo rendono forte e vulnerabile: molto umano insomma e soprattutto affascinante.

    Art Director Alberto Pejrano, ex direttore artistico di Vanity Fair, Tu, ha lavorato per Panorama, Panorama Travel e Epoca, ha curato i contenuti artistici e tecnici della mostra, esaltando la bellezza delle foto, che ha saputo inserire nella splendida location del Museo della Città, diventato, attraverso il suo talento, uno scrigno naturale per incastonare il gioiello più prezioso: l’Amerigo Vespucci.