Curiosità

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    I servizi igienici per l’equipaggio

    di Antonio Cimmino e Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    OMAGGIO AI SERPANTI

    Vita a bordo dei velieri

    La zona delle latrine dell’equipaggio, situata a propria sotto il bompresso ed in corrispondenza del tagliamare, era chiamata “serpe” perché assomigliava al sedile del cocchiere delle carrozze.
    L’igiene era assicurata dall’acqua di mare attinta con una speciale pompa chiamata “tromba”.
    La zona era controllata da un marinaio-gabbiere e, in alcune navi, addirittura da un sottufficiale “capo della serpe”.
    Quando c’era mare, nei locali sottocoperta, venivano usati dei recipienti a forma di imbuto con un tubo che fuoriusciva a murata.
    Ancora oggi nella Marina Militare si chiama “serpante” l’addetto ai servizi igienici.

    Lancio bombe di profondità

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    28.8.1941, entra in servizio regia nave Giasone I

    di Carlo Di Nitto

    Unità posacavi e salvataggio, dislocamento 1588 tonnellate. Costruita nei Cantieri Breda di Porto Marghera fu varata nel 1929 ed entrò in servizio nel 1930.
    Il mattino del 24 ottobre 1940 era partita da Trapani diretta a Pantelleria dove doveva sbarcare materiale di artiglieria. Verso le ore 16, trovandosi a nord dell’isola, scarrocciò a causa di forte corrente, entrò in un campo minato ed affondò per urto contro una torpedine.
    Non tutti sanno che, la notte dell’11 giugno 1940, questa Unità compì la prima azione di guerra sul mare della Regia Marina recidendo quattro dei sette cavi sottomarini che collegavano Londra alle sue basi mediterranee.

    Il mattino del 24 ottobre 1940 era partita da Trapani diretta a Pantelleria per sbarcare materiale di artiglieria. Verso le ore 16, trovandosi a nord dell’isola, scarrocciò a causa di forte corrente, entrò in un campo minato ed affondò per urto contro una torpedine.
    Nell’affondamento andarono dispersi due suoi Marinai.
    E’ interessante sapere che nel 1940, fu subito impostata una seconda nave “Giasone”. Costruita sugli stessi piani della prima per rimpiazzarla, entrò in servizio il 28/8/1941. Era pressoché identica alla prima e si distingueva da questa per la posizione degli occhi di cubia, dove scorrono le catene delle ancore, e per il diverso numero degli oblò, posizionati diversamente a prua. All’armistizio fu catturata a Genova dai tedeschi; affondò, probabilmente nel mese di agosto 1944, nel porto di Marsiglia dove fu ritrovata alla fine della Guerra.
    ONORE AI CADUTI !

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    Curiosità nella guerra

    di Claudio Confessore
    foto internet

    La Guerra ha sempre avuto conseguenze che si sono protratte per anni ed ancora oggi ne subiamo le conseguenze sia positive che negative in vari campi come nella politica, nella demografia, nella società, nei rapporti fra Stati, sull’organizzazione del lavoro ed in campo tecnico. Basti pensare, solo per fare un esempio, che la Jihad islamica venne proclamata per la prima volta il 14 novembre 1914 dallo sceicco Ul Islam, all’epoca massima autorità religiosa dell’Impero Ottomano, e che la Germania solo il 3 ottobre 2010 ha finito di rimborsare i risarcimenti della Prima Guerra Mondiale con il pagamento dell’ultimo debito per un importo di 69,9 milioni di euro.
    Di seguito riporto alcune curiosità che ancora oggi ci accompagnano nella nostra vita spesso senza la consapevolezza che siano nate in tempo di guerra.

    Ian Fleming e l’Operazione Ruthless
    Il 12 settembre 1940 un uomo dell’intelligence britannico, Ian Fleming, propose di catturare un nave della kriegsmarine. Si doveva lanciare un finto SOS simulando un incidente di un aereo tedesco nel Canale della Manica e mettere in mare un battellino di salvataggio con dentro 5 soldati britannici vestiti da aviatori tedeschi e che simulavano con le bende e con le uniformi, sporche di sangue, di essere feriti. Una volta recuperati da una unità tedesca di salvataggio, presumibilmente una R-Boot (Dragamine impiegato in maniera polivalente), dovevano impadronirsi della nave, uccidere l’equipaggio, gettarlo in mare e portare l’unità in un porto del Regno Unito.

    007

    Accolta la proposta l’intelligence britannico pianificò l’Operazione Ruthless con l’obiettivo di poter catturare su una nave tedesca un esemplare della macchina Enigma. Il piano che doveva essere realizzato ad ottobre del 1940 non fu mai attuato.
    Ian Fleming alla fine della Guerra incomincerà a scrivere romanzi di spionaggio e diventerà famoso inventando il super agente dei servizi segreti 007.

    Alan Mathison Turing
    Alan Mathison Turing (23 giugno 1912 – 7 giugno 1954) è stato uno dei più grandi matematici del XX secolo. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu impiegato come crittografo presso il “Department of Communications” britannico per decifrare i codici usati nelle comunicazioni dai tedeschi che avevano sviluppato una macchina denominata “Enigma”. Turing con i suoi collaboratori creò “Colossus”, un calcolatore ante-litteram, che decifrava velocemente i codici tedeschi creati con “Enigma”. Questi suoi studi e le sue realizzazioni fanno di Turing uno dei padri dell’informatica.

    apple-logo

    Al termine della guerra Turing cadde in depressione e si ritirò a vita privata ed il 7 giugno 1974 fu ritrovato morto. Ufficialmente la causa fu attribuita a un suicidio mediante cianuro e sul luogo dell’evento fu trovata anche una mela con l’impronta di un morso (il cianuro era nella mela?). Altre fonti parlano di un omicidio attribuendo l’uccisione ai servizi segreti britannici poiché personaggio non controllabile ed omossessuale; questa teoria non è però supportata da prove documentali.
    La casa costruttrice di computer “Apple”, in memoria di Turing, scelse come suo logo una mela morsicata.

    Ferrari
    Nella Prima Guerra Mondiale l’eroe e mitico aviatore Francesco Baracca fece dipingere sulle fiancate della sua squadra aerea un cavallino rampante poiché il Battaglione aviatori era costituito da personale proveniente dalla cavalleria. Altre fonti attribuiscono l’iniziativa al fatto che la sua famiglia a Lugo di Romagna aveva una scuderia con numerosi cavalli oppure che copiò il disegno da un aereo tedesco abbattuto (era l’emblema della città di Stoccarda e nel logo della Porsche ancora oggi è presente il “cavallino rampante”)
    Il 17 giugno 1923 Enzo Ferrari, dopo una gara vinta sul circuito Savio di Ravenna, incontrò la contessa Paolina, madre di Baracca che gli propose di utilizzare sulle sue auto il logo del “cavallino rampante” perché gli avrebbe portato fortuna cosa che avvenne però solo undici anni dopo quando Ferrari vinse la 24 Ore di Spa (Belgio) nel 1932.
    Il cavallino rampante è stato anche il logo della Ducati poiché il padre di Taglioni, proprietario della famosa marca di moto, aveva combattuto insieme a Baracca. Con l’incremento della fama della Ferrari la Ducati abbandonò il Cavallino (non si può escludere che ci fu anche un accordo fra le due ditte).

    ferrari-logo

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    22.8.1787, gli albori della navigazione a vapore

    di Antonio Cimmino

    L’invenzione nel 1769 della macchina a vapore, ad opera dello scozzese James Watt, spinse l’americano John Fitch ad applicarla ad una imbarcazione.
    Era il 22 agosto 1787 e sul fiume Delaware, alcuni padri fondatori degli U.S.A. tra cui Giorgio Washington e Beniamino Franklin, quando il  battello Perseverance (prima nave a vapore), lungo 18 metri, risalì il fiume controcorrente, percorrendo più di un miglio inglese (1609 metri) alla velocità di 5,5, nodi e in meno di 15 minuti.
    Un motore a vapore composto da un cilindro sistemato orizzontalmente sul fondo dell’imbarcazione, mediante un sistema di alberi e manovelle, faceva muovere dei remi (6 a sinistra e 6 a dritta) sistemati alla fiancate che, similmente alla voga, davano la spinta alla Perseverance.
    Il motore era stato presentato nel 1785 da Fitch alla Società filosofica di Filadelfia e descritto l’1 dicembre 1786 sul giornale cittadino “Colombian Magagni”.
    Nel 1788 Fitch ottenne il brevetto di privativa, valevole 14 anni, negli stati della Virginia, Maryland, Pensilvania, Nuova Yersey e New York.Fu costituita un’apposita società di navigazione a vapore e apportate le necessarie modifiche alla macchina a vapore e aumentata la stazza dell’imbarcazione.
    Era nata la navigazione a vapore!

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    Cantiere navale di Castellammare di Stabia, la prima vasca navale

    di Antonio Cimmino

    Per lo studio della resistenza al moto (attrito) e dei coefficienti propulsivi di una carena, si usano delle prove sperimentali su modelli di ridotte dimensioni in apposite vasche all’uopo attrezzate. I risultati così ottenuti sono trasferiti alla reale carena applicando una apposta legge studiata dall’ingegnere inglese William Froude, considerato il padre della moderna architettura navale e dell’idrodinamica sperimentale.


    La Regia Marina utilizzò per tali esperimenti la vasca navale costruita a Spezia per volere del ministro Benedetto Brin e realizzata dagli ingegneri del genio navale Nabor Soliani e Giuseppe Rota nel 1889. Tutti e tre, in epoche diverse e con diverse mansioni, sono stati nel cantiere di Castellammare.

    La vasca nell’arsenale di Spezia, fatta costruita nel 1887 da Brin, Ministro della Marina, era quella del tipo di Gosport presso l’arsenale di Portsmouth, alla quale ricorrevano, per gli esperimenti per le loro navi, i governi di Germania, Austria-Ungheria e Portogallo. La vasca era lunga metri 146, larga 6 e con la massima profondità di 8 metri. Prima della realizzazione della vasca a Spezia, però, gli esperimenti di Froude furono compiuti proprio nel cantiere navale stabiese.

    Brin, infatti, durante la costruzione della corazzata Duilio, fece approntare in cantiere una specie di vasca navale, lunga circa 45 metri, collegando tra loro due vasche utilizzate per la conservazione del legname. I lavori eseguiti dall’ingegnere del genio Alfredo Lettieri, permisero di calcolare, secondo il metodo Froude, su un modello di carena del Duilio, gli elementi per le alette di rollio. L’esperimento fu fatto utilizzando modelli di legno foderati di stagnola. Giuseppe Rota nel volume “Esperienze di architettura navale nel R. arsenale di Spezia” edito dal Ministero della Marina nel 1898, così descrisse l’esperimento:
    Apparecchio per la trazione dei modelli, formato da un cilindro C formato di lamiere sottile, il quale può ruotare intorno al suo asse. Nell’interno del cilindro vi è un adeguato sostegno per una puleggia V, sulla cui gola si abbraccia un cavo di piccolo diametro che sorregge un piattello S, fornito di una matita z, la quale mantenendosi sempre a contatto col cilindro C. L’altro capo della piccola fune viene fissati al tamburo t, dopo che si è avvolta una lunghezza m-n della fune stessa.
    Il tamburo t è girevole intorno allo stesso asse della puleggia R, con la quale fa corpo, e su di essa si avvolge la piccola fune f, che al suo estremo tiene legato il modello. Sul cilindro C si segnano le circonferenze r,r’,r” a distanze eguali in altezza. Sovra ognuna di esse si traccia la scala del tempo. Infine la parte inferiore del cilindro C si ingrana con l’altra ruota T ad asse orizzontale, calettata al tamburo V, il quale, abbracciata da una cinghia, serve a trasmettere il movimento. Tale in succinto il meccanismo. Per farsi un’idea del funzionamento dell’apparato, supponiamo che nel piattello s vi sia un peso P, e supponiamo all’estremità della piccola fune flegato il modello, il quale sia tenuto nella posizione di partenza da un ritegno r. Si metta in moto la trasmissione: allora il cilindro girerà e la punta z segnerà una circonferenza. All’istante cui lo zero passa nuovamente per la posizione della matita si lasci libero il modello.
    Per effetto del peso P il piattello discenderà e svolgendosi la fune già avviluppata al tamburo t,si avvolgerà l’altra fune f sulla puleggia R, cosicché il modello inizierà il suo movimento. Nello stesso tempo, per effetto del moto combinato del piattello e del cilindro, la matita z segnerà su quello una curva la quale sarà un’elica allorché, stabilitosi l’equilibrio dinamico, il modello acquisterò moto uniforme.

    Con questo apparecchio si aveva la possibilità di ricavare con qualche approssimazione le resistenze dei modelli a diverse velocità di trascinamento.

    Si effettuarono così alcune esperienze col modello della corazzata Duilio, in quell’epoca in costruzione nel cantiere di Castellammare di Stabia, determinando gli elementi delle chiglie laterali di rollio”. 

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    Alfredo Lettieri

    a cura Antonio Cimmino

    Alfredo Lettieri fu un Maggiore generale del Corpo del genio navale, ufficiale dell’ordine della Corona d’Italia e dell’ordine dei santi Maurizio e Lazzaro. Progettista Navale.
    Nasce a Napoli il 13 marzo 1851, fu ammesso a soli nove anni alla Scuola di Marina della sua città, conseguendo la nomina a guardiamarina di 2^ classe nel 1867. Due anni dopo, nel 1869, fu trasferito nel corpo del genio navale, venendo nominato ingegnere di 2^ classe nel 1874. Nel biennio 1884 – 1886, ingegnere di 1^ classe, fu inviato a Glasgow per seguire la costruzione di apparati motori navali colà ordinati, fu poi, ingegnere capo di 2^, direttore dell’ufficio tecnico di Terni negli anni 1888 – 1890, interessandosi della lavorazione delle piastre di corazza fabbricate dalle locali acciaierie. Promosso nel 1897 direttore, grado corrispondente a colonnello, fu a capo dell’ufficio tecnico di Genova (1896 – 1903). Nominato capo divisione delle costruzioni navali al ministero della Marina nel 1904, fu successivamente capo dell’ufficio tecnico dello stesso ministero, e dal 1907, promosso maggiore generale, membro del Comitato progetti navali, di cui divenne vicepresidente nel maggio 1910. Cessò dal servizio attivo il 1° novembre 1910.

    Fu uno dei pionieri in Italia delle esperienze di rimorchio delle carene: nell’anno 1873, quando prestava servizio presso il cantiere di Castellammare di Stabia, con mezzi molto rudimentali eseguì esperienze di rimorchio della carena della regia corazzata Duilio, usando come vasca una di quelle adibite alla conservazione dei legnami, che erano lunghe appena 45 metri.


    Non siamo a conoscenza della data e del luogo del decesso.