Che cos'è la Marina Militare?

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    Omaggio all’ammiraglio Egidio Alberti nel giorno del suo onomastico

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra
    (Pubblicato il 1 settembre 2015)

    Omaggio nel giorno del suo onomastico (SantEgidio).
    Speriamo che l’ammiraglio Egidio Alberti non si arrabbi altrimenti sono giri di “campaccio”…

    Era l’8 dicembre 1991, il giorno dell’Immacolata Concezione, l’ammiraglio Egidio Alberti cedeva il comando di Marisardegna all’ammiraglio De Girolamo nei locali della nuova officina lavorazioni dell’arsenale militare Moneta, anche questo un segno per l’ammiraglio in tutta da lavoro che citava Sant’Agostino(*).
    Ma cosa centra la con la Madonna obietterà qualcuno dei lettori?

    Forse nulla o forse il fatto che l’ammiraglio Alberti lasciava il servizio attivo in Marina per dirigere a Taranto una casa modello per anziani, direttamente invitato per tale incarico di responsabilità dall’allora arcivescovo della città dei due mari. Insomma l’eco del filantropico ammiraglio era giunta anche alle massime autorità ecclesiali per il bene che aveva operato per la comunità di tossicodipendenti in Sardegna (in analogia con la comunità più misericordiosa e cioè quella di Sant’Egidio) che porta proprio il suo nome.

    Quel giorno l’ammiraglio Egidio Alberti, nel suo discorso di addio, non mancò di sottolineare la politica di mettere in atto “le pareti di vetro”, dove tutto è trasparenza, dove tutto viene discusso con tutti e condiviso con tutti, nel segno della responsabilità che ha sempre contraddistinto questo signore dei mari e gentiluomo d’altri tempi.

    I maddalenini, e più in generale il popolo sardo, lo ricordano ancora per le innumerevoli iniziative a favore del territorio, come il ripristino della viabilità per la costruzione del ponte fra Caprera e La Maddalena oppure per aver preso parte in maniera attiva per il gemellaggio con la città di Ajaccio, momenti quotidiani di vita che vanno a braccetto con una personalità squisita di vero leader.

    Anche gli alleati americani parlarono di lui, e lo elogiarono, ma sono stati solo momenti quotidiani di ordinaria vita militare che forse oggigiorno interessano poco.
    A quelli come noi, i Marinai di una volta, questi momenti di quotidiana ordinarietà interessano, eccome, perché sono fatti e non parole.
    Messaggio per gli Illuminati di niente: “Agere, non loqui! Intelligenti pauca (Fatti, non parole! A buon intenditor…)”.

    (*) https://www.lavocedelmarinaio.com/2015/02/egidio-alberti-lammiraglio-in-tuta-da-lavoro-che-citava-santagostino/

    Dello stesso argomento sul blog o articoli correlati:
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2015/07/trasporto-della-salma-del-milite-ignoto-dalle-tofane-ad-aquileia/
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2015/07/quando-gli-ammiragli-costruivano-ponti/
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2015/07/il-giuramento-solenne-del-17-corso-normale-marescialli-e-dei-v-f-p-1-del-2-incorporamento-2015/
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2015/05/il-decalogo-del-marinaio-il-giuramento-a-mariscuola-taranto/

    https://www.lavocedelmarinaio.com/2015/05/la-vita-degli-uomini-di-mare/
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    https://www.lavocedelmarinaio.com/2015/03/ammiragli-rottamatori-ed-ammiragli-edificatori/
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2015/03/quel-monumento-al-battaglione-san-marco-che-qualcuno-non-volle-a-brindisi/

    https://www.lavocedelmarinaio.com/2015/03/lettera-ai-miei-collaboratori/
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2015/02/23-2-1880-garibaldi-lettera-da-caprera-ed-altre-curiosita-sulla-regia-corazzata-caio-duilio/

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    1.9.1940, BETASOM IL GRUPPO SOMMERGIBILI ATLANTICI

    di Marino Miccoli

    Non so quale sia il nome del Sommergibilista che è stato fotografato sulla coperta del battello agli ormeggi, probabilmente in una base della Regia Marina, negli anni ’30. L’autore della foto che correda questo breve scritto è stato mio padre Antonio Miccoli il quale, contrariamente a come faceva di solito, questa volta non vi ha scritto nulla, né sulla cornice dell’immagine, né a tergo.
    Questa vecchia quanto bella fotografia, che ho voluto dedicare al mio stimato amico Alessandro Garro di Roma, mi ha colpito perché , come potete notare, è stata scattata in un momento di relax; lo sconosciuto sommergibilista inquadrato potrebbe essere un ufficiale di quel battello. Egli, mentre guarda verso la sommità della passerella che congiunge la sua unità alla banchina, pare stia fumandosi una sigaretta, godendosi il più possibile quel momento di quiete.
    Mi piace assistere a questa calma, a questa distensione e immagino che in quel momento gran parte degli uomini che costituivano l’equipaggio fossero a terra, per godere finalmente della tanto sospirata uscita in franchigia.
    I sommergibilisti meritano la nostra considerazione e stima; erano e sono marinai in gamba, dotati di straordinario coraggio e profondamente motivati al servizio. Durante l’ultimo conflitto mondiale hanno dimostrato, con i fatti, quale e quanto grande fosse il loro valore.

    Il 1° settembre 1940 fu costituito, presso il porto di Bordeaux (sulla costa atlantica della Francia), il GRUPPO SOMMERGIBILI ATLANTICI. La base ebbe la denominazione di BETASOM, dove BETA stava per Bordeaux e SOM per sommergibili.
    Occorre premettere che il 23 agosto 1940 l’ammiraglio Domenico Cavagnari, Capo di Stato Maggiore della Marina, emise l’Ordine di costituzione di BETASOM, di cui riporto la prima parte:

    Ordine n. 5394/SRP/Sup. – 23 agosto 1940

    Con la data del 1 settembre e’ costituito il Gruppo Sommergibili Atlantici, con sede a Bordeaux (Francia occupata). Il Gruppo Sommergibili Atlantici fa parte organicamente di Maricosom, dal quale dipende per tutte le questioni di carattere disciplinare e amministrativo. Il Gruppo Sommergibili Atlantici e’ alla dipendenza diretta di Supermarina per quanto si riferisce alla parte operativa, fermo restando che per l’impiego coordinato dei sommergibili in operazioni di guerra in Atlantico, il Gruppo riceverà disposizioni dall’ammiraglio Donitz, comandante dei sommergibili tedeschi. […].

    Comandante del Gruppo Sommergibili Atlantici fu nominato un uomo capace, un brillante quanto energico Ufficiale che si distingueva per le sue doti professionali: il Contrammiraglio Angelo Parona. Egli, che ebbe l’apprezzamento dal Comandante in capo dei sommergibili (Befehlshaber der Unterseeboote) l’ammiraglio Karl Donitz, “per la sua fermezza di carattere e la sua intellgenza”, fu coadiuvato da uno Stato Maggiore composto da ottimi Ufficiali, certamente tra i migliori di cui disponeva la Marina a quell’epoca.
    La sicurezza e la vigilanza della base fu affidata ai Marò del Reggimento “San Marco” della Regia Marina.
    A Betasom furono destinati 27 battelli e per il loro Comando furono scelti i migliori Comandanti sommergibilisti.

    Il primo sommergibile che ormeggiò alle banchine di BETASOM fu il Malaspina del valoroso Capitano di fregata Mario Leoni. Di questo esemplare comandante voglio ricordare la grande umanità: il 12 agosto 1940 in Atlantico avvistò e silurò la petroliera inglese British Fame, di circa 8.000 t.s.. La nave si immobilizzò e all’equipaggio fu dato il tempo di mettersi in salvo su tre lance di salvataggio. Il Malaspina emerse e a cannonate affondò il mercantile nemico. Il Comandante Leoni non abbandonò i naufraghi al loro destino ma, dopo aver lanciato una cima alle lance dei superstiti, le rimorchiò per circa un’ora in direzione delle isole Azzorre. Poi, causa il peggiorare delle condizioni meteomarine dovette sospendere il rimorchio. I naufraghi della British Fame riuscirono a raggiungere le isole portoghesi dove era stato raccolto il segnale di soccorso lanciato dal mercantile britannico quando era stato silurato.
    Ebbene, il comandante della nave inglese, dopo 19 anni da quel fatto, venne in Italia a ringraziare e a rendere onore personalmente a Mario Leoni per quel suo gesto di grande e apprezzata umanità.

    Questi erano gli uomini che componevano gli Equipaggi di BETASOM.
    Questi erano i Sommergibilisti Italiani che oggi ho l’opportunità e l’onore di ricordare a tutti voi, erano i Marinai che hanno reso grande la Regia Marina. Onore a loro.

    N.d.r.
    Colgo l’occasione per indirizzare un saluto cordiale e marinaresco agli stimati componenti dell’Associazione Culturale Betasom, nel direttivo della quale attualmente si trovano delle persone competenti, esperte e appassionate di storia navale e non solo.

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    31.8.1976, nasceva mio fratello Domenico Tuccillo un marinaio nocchiere titanico che adesso naviga sui flutti dell’Altissimo

    
di Francesca Tuccillo



    Caro Ezio,
    in un social network che ho sempre ritenuto sterile, resto ogni giorno sempre più sorpresa per la sua utilità. Iscritta soltanto per ritrovare amici e foto di mio fratello scomparso, ritrovo più che altro persone fantastiche come te, Ray (1) ed insegnamenti di vita che da un po’ mancavano nella mia oramai fatta soltanto di rimpianti…
    Mi riempie di valori l’unione di voi marinai, avete un legame che credevo possibile solo nei film americani. Oggi mi ritrovo a chattare con gente di qualsiasi età che si è messa “a squadra” per aiutarmi a far rivivere Mimmo (2).
    Le parole che mi dicono le persone che lo hanno conosciuto mi appassionano…mi emozionano. Aveva un’infinità di amici che il giorno del suo funerale riempirono una Chiesa gigantesca e fuori ancora ce ne erano perché non ci entravano tutti.
    Mimmo era stimato da tutti in ambito lavorativo, sempre disponibile, mai un’assenza, mai un ritardo e rendeva sempre di più del dovuto. Umile in tutto, pensa che nell’ultimo periodo (data la crisi) lavorava in una salumeria per 10 euro al giorno.
    Quando partì per imbarcarsi su questa famosa nave TITANO, erano tutti orgogliosi (io ero piccola) ed in divisa faceva morire un sacco di ragazzine.
Mimmo era due persone, una con noi familiari e una con il resto del mondo. A noi non faceva mai credere di essere buono, disponibile, gentile mentre con chiunque era una perla. Mai nessuno che ne avesse parlato male! Dicono che l’educazione era la sua caratteristica principale mentre a casa faceva di tutto per punzecchiarci o istigarci. A mamma rispondeva sempre male e con papà ha sempre fatto credere di non volergli bene (poi nella sua borsa trovammo una sola foto che portava sempre con se, quella di papà…).
Sparì dietro a quella porta di ferro bello come il sole.
    A mezzanotte circa ebbe l’incidente sull’autostrada (Pontecorvo) io e la mia famiglia dormivamo serenamente. Lui stava morendo e noi dormivamo. Lui combatteva con la morte e noi placidamente sotto le lenzuola dormivamo. Lui veniva trasportato con l’elicottero dal primo ospedale in cui era stato soccorso e noi dormivamo. Lui veniva operato per nove ore al cranio e noi continuavamo a dormire. La mattina seguente lui era in sala rianimazione e noi facevamo colazione…
Alle 12.00 circa bussarono due poliziotti al citofono. Io risposi e mi chiesero di Mimmo:
    – “Domenico Tuccillo residente a Brescia abita qui?”
Pensai: “che avrà’ combinato questa volta? Si e’ fatto arrestare?”
    Magari ce l’avessi in galera Ezio, magari!
    Salirono sopra e chiesero a me e mia madre di sederci. Ci diedero un numero di telefono da fare per chiedere informazioni. Mamma era già a terra. La dottoressa mi disse:
    – “Signora, andate piano. Se arrivate fra un’ora o fra quattro ore non cambia nulla, ha solo l’attività respiratoria e tra l’altro sta andando via pure quella…”.
    Mi ritrovai sola con quel telefono in mano e quelle parole.
    Non le volli capire, la mia interpretazione fu questa: se non cambia niente fra quattro ore significa che è stabile. Vivo e stabile. Lui era già cerebralmente morto solo che io l’ho saputo dopo, l’ho capito dopo.
Entrai in silenzio in quella orribile stanza piena di gente che non sa di essere morta, lo vidi. Aveva la faccia larga quanto le spalle, il suo bellissimo viso era tutto sfigurato, il corpo tumefatto ma pensai che era tutto risolvibile. Era intubato e nudo e quando lo toccai mi venne da piangere, in quel momento lui mosse un piede. Mi illusi di averlo svegliato con la mia voce… solo dopo la dottoressa disse a mamma che quello era un movimento involontario. Chiesi a quest’ultima se si sarebbe salvato e lei mi rispose che stavano facendo e avrebbero continuato a fare tutto il possibile. Me ne tornai a Napoli piena di speranza, mi dicevo che lui avrebbe lottato, combattuto e vinto perché non poteva essere, non a lui!
    Il giorno dopo le mie sorelle mi addolcivano la pillola a poco a poco: un primo elettroencefalogramma piatto, poi un secondo … poi la donazione degli organi.
    Io ero stordita, non volevo più neanche mia figlia che gli somiglia cosi tanto perché senza Mimmo, senza quel ragazzo che prendevano sempre per il mio fidanzato,o non potevo andare avanti ne per lei ne per me, per nessuno!
    Entravo e uscivo dal balcone:
    – “Mimmo no, Mimmo no, Mimmo no”.
    Gridai al vento che era un bastardo, che mi aveva lasciata sola, che fa sempre cosi, fa stare male tutti! Non lui non lui che avrei voluto come figura paterna per mia figlia; non lui che dormiva nella mia stanza e si svegliava con me ogni tre ore per l’allattamento e mi rideva in faccia dicendomi:
    – “ah ah ….e vulut a bicicletta…e pedal!!”
    No no no no…
E poi la donazione, perché? Perché’ doveva salvare nove vite se a lui nessuno lo ha salvato? Come poteva aver preso questa decisione mamma? Come aveva potuto permettere di straziare quel corpo ancora e ancora?
    L’avrei voluta uccidere, scegliere di lacerare e maltrattare quel corpicino nostro, quel corpicino che lei aveva messo al mondo, io non lo so…
    Certo a mente fredda mi dico che ha fatto bene, che Mimmo era generoso e lo è stato così fino alla fine ma non so se io lo avrei mai fatto con mia figlia.
I giorni in ospedale poi, per la mia famiglia, sono stati fatali: spento la domenica, hanno permesso il trasporto della salma a Napoli il venerdì successivo!
    Il supplizio della burocrazia italiana…
    Unico sollievo, è la vita di 9 persone che Mimmo ha salvato, 9 persone vivono grazie a lui. Qualcuno vede con i suoi occhi, qualcuno respira con i suoi polmoni, qualcuno VIVE GRAZIE AL SUO CUORE che avrei voluto io, lo avrei custodito come in Biancaneve in un cofanetto dei sogni, come quelli che faccio da quando non c’é più.
    Nei miei sogni Mimmo è vivo, è bello, è felice, è luce ma nonostante questo, mi manca. Mi manca da morire e la conoscenza dei suoi vecchi amici mi conforta. le loro parole mi aiutano a somatizzare un dolore che non ho mai espresso prima di oggi.
    Grazie per l’attenzione, anche se adesso mi trovo in un “mare di lacrime”, mi e’ servito molto scrivere.
    Francesca

    Note
    (1) Raimondo Barrera
    
raimondo.barrera@gmail.com

    https://www.facebook.com/raimondo.barrera

    Gruppo facebook “Quelli di Nave Titano”
    https://www.facebook.com/groups/raimondobarrera/

    (2) Domenico Tuccillo matricola 74NA4130 nato a Pompei il 31 agosto 1976, deceduto il 9 novembre 2009.

    AIUTACI A FAR CRESCERE LA SOLIDARIETA’ SULLA PAGINA DI DOMENICO TUCCILLO SU FACEBOOK
    https://www.facebook.com/groups/404459586302266/?fref=ts

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    Giuseppe Lo Coco

    a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra


    PER GRAZIA RICEVUTA

    Breve storia del tragico evento
    Il regio sommergibile Archimede, di stanza a Bordeaux nell’Oceano Atlantico, fu attaccato da un idrovolante PBY Catalina; nonostante il fuoco di delle mitraglie di bordo che danneggiarono l’aereo, il sommergibile fu colpito da quattro bombe, spezzandosi in due parti.
    Morirono all’istante 42 uomini dell’equipaggio mentre 25 furono scaraventati in acqua, tra cui il comandante Saccardo.
    Durante i primi 15 giorni di deriva, 6 uomini morirono di fame e sete; un altro canotto con 7 uomini scomparve in mare mentre il comandante Saccardo tentava di raggiungere una nave avvistata alla lontana. Dopo 2 giorni, scomparve in mare il terzo canotto.


    Si salvò solo il Sottocapo Giuseppe Lo Coco, trovato l’8 maggio da un peschereccio brasiliano. L’unico superstite dell’Archimede, fu portato prigioniero negli U.S.A. Morì il 30 agosto 2004 a 80 anni.

    SIAMO ALLA RICERCA DI SUE NOTIZIE E FOTO

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    29.8.1913, viene istituito l’ufficio storico della Marina Militare




    Il 29 agosto 1913 fu istituito un ufficio storico al quale furono affidati compiti di studio e di ricerche a carattere storico e culturale per la conservazione e l’arricchimento del patrimonio culturale e delle tradizioni della Marina Militare.

    Oggi l’ufficio, inquadrato nell’ambito dell’Ufficio per la Comunicazione (U.Com.), oltre alla conservazione di documenti storici, cura la pubblicazione di volumi attinenti la storia e sovraintende/coordina i Musei storici e la Biblioteca centrale della Marina Militare.
    L‘Ufficio Storico è ubicato a Roma in Via Taormina 4 e, per la consultazione di tutta la documentazione, è aperto al pubblico dal lunedì al venerdì, previo appuntamento telefonico, ai numeri 06/36807233 oppure 06/36807226 (per l’Archivio Storico) – 06/36807234 (per l’Archivio Fotografico). 
L’ufficio storico della Marina non effettua ricerche relative al passato militare di una persona. Tali notizie possono essere richieste a:
Direzione Generale del Personale Militare – Viale dell’Esercito, 186 – (00143) ROMA 
5° Reparto – 12ª Divisione – 2ªSezione (Ufficiali), tel. 06/517050192 
5° Reparto – 12ª Divisione – 4ªSezione (Sottufficiali e Truppa), tel. 06/517050188.

    Per ulteriori informazioni:
    http://www.marina.difesa.it/storiacultura/ufficiostorico/Pagine/default.aspx

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    28.8.2006 inizia l’operazione Leonte (Libano 2006 – 2016)

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    A seguito della cessazione delle ostilità tra lo Stato di Israele e il movimento sciita Hezbollah nel sud del Libano, il governo italiano, con il Decreto Legge del 28 agosto 2006, dispose l’invio di un contingente nazionale interforze, a guida Marina Militare, quale contributo nazionale alla missione di peacekeeping nel sud di predetto Stato, a rinforzo dell’United Nations Interim Force in Lebanon (acronimo UNIFIL) presente sul terreno già dal 23 marzo 1978, per l’attuazione della risoluzione 1701 del 11 agosto 06 dell’ONU.

    Prima della crisi dell’estate 2006 la missione delle forze UNIFIL era quella di verificare il ritiro delle truppe israeliane dal Libano ed assistere il Governo libanese nel ristabilire la propria autorità nel sud del Paese.
    Con la Risoluzione 1701 dell’11 agosto 2006 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha previsto in sintesi di:
    – potenziare le capacità militari di UNIFIL;
    – sostenere l’Esercito Libanese al suo rischieramento nel Sud del Paese, di fatto controllato sino a quel momento dalle milizie sciite;
    – contribuire alla creazione di condizioni di pace e di sicurezza in concorso con l’Esercito Libanese.
    L’operazione, in ambito nazionale, fu denominata Leonte, vecchio nome del fiume Litani che scorre nel sud del Libano.

    Per l’intervento fu scelto d’attivare per la prima volta il contingente interforze della capacità nazionale di proiezione dal mare, denominata Joint Landing Force (JLF-L), che includeva i seguenti assetti:
    – comando e staff della Forza da Sbarco (attuale Brigata Marina San Marco);
    – un distaccamento di polizia militare dei Carabinieri Tuscania;
    – il Reggimento San Marco con personale di staff che comprendeva la compagnia Operazioni Speciali, il Battaglione Grado rinforzato con una compagnia dei Lagunari Serenissima ed il Battaglione logistico Golametto;
    – una compagnia del 7 Reggimento NBC Cremona;
    – una compagnia del 3 Reggimento Genio.

    L’area di operazioni assegnata al contingente italiano nazionale consisteva nella cosiddetta “sacca di tiro”, una porzione di territorio che, dal fiume litani, si estende verso sud per circa 20 km mentre dalla costa si estende verso est per circa 15 km.
    I reparti della JLF-L e i mezzi/materiali sono stati trasportati da una formazione navale costituita da nave Garibaldi (sede comando) tre LLPPDD (San Giorgio – San Giusto – San Marco), una unità di scorta (nave Fenice) e da una unità mercantile, partita da Porto Marghera ed impiegata per il trasporto dei mezzi del Genio e parte dei mezzi del reparto NBC.

    Il personale ed i mezzi imbarcati sul Garibaldi e sulle LLPPDD sono stati sbarcati il 2 e 3 settembre nel porto di Naqoura e sulla spiaggia a sud di Tiro. I mezzi del Genio/NBC sono sbarcati il 3 settembre nel porto di Beirut ed il personale, a meno di una piccola aliquota imbarcata sull’unità mercantile, è giunto con aereo dell’Aeronautica Militare Italiana C 130 nell’aeroporto della stessa capitale.
    Nave San Marco, subito dopo aver sbarcato uomini e mezzi, è rientrata in Italia per effettuare il successivo 6 settembre, nel porto di Naqoura, un secondo sbarco di personale, mezzi e materiali.
    Il totale del personale schierato sul terreno è stato di 1000 unità (tra cui 8 donne) e sono stati sbarcati 320 mezzi (di cui 60 nel porto di Beirut).
    Dopo un primo schieramento nell’area di Jabal Maroun (ad est di Tiro) da giorno 4 sino all’11 settembre è stata condotta una fase di training con le procedure operative standard di UNIFIL ed una fase di familiarizzazione con il territorio e con le altre unità UNIFIL già operanti sul terreno.
    Dal 12 settembre è iniziata la fase operativa che comprendeva:
    – ricognizioni nell’area assegnata;
    – monitoraggio e sorveglianza in accordo con la risoluzione ONU 1701;
    – posti di blocco e pattugliamento diurno e notturno;
    – monitoraggio e sorveglianza delle linee di comunicazione su fiume Litani;
    – force protection delle basi assegnate;
    – distribuzione aiuti umanitari a municipalità locali;
    – assistenza sanitaria alla popolazione;
    – assistenza alle forze armate libanesi;
    – mappatura NBCR ed attività EOD dell’area;
    – lavori del genio per costituzione basi della JLF-L e l’inizio dei lavori per le successive basi per le Brigate dell’Esercito;
    – supporto, se richiesto, alle organizzazioni non governative italiane operanti in Libano.

    Dal novembre 2006 il Comandante della Joint Landing Force Lebanon (Contrammiraglio Claudio Confessore) assumeva il comando del Settore Ovest dell’area di responsabilità di UNIFIL e, contestualmente, della Brigata Ovest della forza ONU, composta da due battaglioni italiani, un battaglione francese ed un battaglione ghanese.
    Di seguito una sintesi di parte dell’attività svolta:
    Sorveglianza/sicurezza
    1833 pattuglie diurne, 700 pattuglie notturne, 442 posti di blocco diurni e 244 posti di blocco notturni
    Attività del genio
    260.000 mq sottoposti a controllo EOD, 450 km di viabilità ricogniti per aspetti EOD, 18.000 mc di terreno movimentato
    Ordigni rinvenuti e distrutti
    261 cluster bombs, 6 bombe di aereo (2.000-1.000-500 libre), 191 munizioni di piccolo calibro, 4 granate da 155 mm, 7 razzi (107-122 mm.), 4 bombe da mortaio e 2 bombe a mano
    Aspetti NBC
    800 km di viabilità ricogniti per aspetti NBC, 40 rivelazioni CBRN, 24 attività di campionamento, trattamento ed analisi biologica e chimica, 116 rivelazioni strumentali (mappatura ambientale) e 13 bonifiche sanitarie
    Attività medica
    150 prestazioni mediche a civili libanesi presso l’infermeria della JLF-L
    Attività dei mezzi e consumi
    270.000 km percorsi, 158.419 litri di carburante impiegato e 184.800 litri di carburante rifornito per esigenze logistiche
    Attività amministrativa
    202 procedure d’acquisto in economia.

    L’attività svolta dal contingente nazionale, per mare e per terra, è stata notevole rispetto al tempo di permanenza in area di operazioni se si pensa che è stata notevole rispetto al tempo di permanenza in area di operazioni se si pensa che è stato portato al termine dal personale in soli 68 giorni nonostante:
    – 2 giorni impiegati per lo sbarco
    – 10 giorni di training presso UNIFIL;
    – 29 giorni di RAMADAN;
    – 8 giorni di pioggia torrenziale;
    – 10 giorni di festività;
    – 5 visite di personalità politiche e militari.

    Per mare per Terram.