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Tsunami

di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

Lo tsunami è una gigantesca onda che talvolta supera i 20 metri di altezza.
A differenza delle onde comuni, che a malapena raggiungono qualche centinaio di metri di lunghezza tra cresta e cresta, possono avere un’estensione di centinaia di chilometri, che si riduce con l’avvicinarsi della costa.
E pensare che in oceano aperto la loro altezza è di poche decine di centimetri.
L’energia dei maremoti, provocati dai terremoti, permette alle onde tsunamiche di attraversare immense distese oceaniche prima di scaricare la propria furia a migliaia di chilometri di distanza.
Gli tsunami non sono mai fenomeni isolati infatti si sviluppano in gruppi di dieci o più, distanziati a intervalli tra 5 e 90 minuti.
Aumentano la massa verticale a discapito di quella orizzontale man mano che si avvicinano al termine della corsa.
Quando sono guidati dalla “pancia” dell’onda si produce una riduzione del livello del mare; quando invece è  la cresta  a guidare, si crea un sollevamento della massa liquida.
Se le scogliere proteggono parzialmente dall’aggressione di queste onde, molti altri fattori concorrono ad aumentarla. Tra questi le oscillazioni causate dall’onda tsunamica che, quando si aggiungono ad un secondo tsunami, ne accrescono altezza e potenza. Ancor più pericoloso quando i terremoti a profondità abissali diffondono la loro energia attraverso giacimenti di rocce sedimentare, dotate di elasticità superiore rispetto a quelle che tappezzano i fondali oceanici. In tal caso i maremoti possono essere anche dieci volte più potenti della media.
Molti sono nella storia dell’umanità le devastazioni che lo tsunami ha arrecato alle popolazioni e c’è chi ipotizza che perfino la biblica separazione delle acque del Mar Rosso fosse stata in realtà originata da uno tsunami: gli ebrei riuscirono a guadagnare l’altra riva proprio durante la fase di ritirata del mare, che investì invece gli egizi annientandoli.
Neanche le più sofisticate tecnologie odierne mettono al sicuro le popolazioni dai rischi e dalle implicazioni dei maremoti. I pochi minuti per mettersi in salvo (il tempo che intercorre tra “la prima scossa sismica e l’arrivo della prima onda tsunamica”), non offrono infatti un margine di manovra sufficiente per la maggioranza degli interessati. Nonostante ciò, sono ben pochi gli Stati  che abbiano modificato i propri criteri urbanistici per limitare le terribili conseguenze delle devastazioni.
Le coste italiane non sono immuni dai rischi dei maremoti e molti ricorderanno quello che investì Stromboli e altre isole delle Eolie nel dicembre del 2002.

7 commenti

  • Egidio Alberti

    Interessante descrizione degli Tsunami, non si finisce mai di imparare. Ti auguro una buona giornata

  • EZIO VINCIGUERRA

    Buongiorno a Lei carissimo ammiraglio Egidio Alberti, grazie. Ricambio con un abbraccio grande come il mare del suo immenso cuore

  • EZIO VINCIGUERRA

    Grazie a te carissimo Luigi Agneto per il gradito complimento e per la quotidiana compagnia

  • Pasquale Biancospini

    …auguro, per il 2018 uno tsunami riparatore, senza danni alle persone, di tutti gli abusi edilizi fatti negli ultimi 80 anni sulle nostre coste (case, ormeggi, stabilimenti balneari, “depuratori” che scaricano a mare, raffinerie, opifici che inquinano, etc…

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