La prima vasca navale a Castellammare di Stabia
di Antonio Cimmino
Per lo studio della resistenza al moto (attrito) e dei coefficienti propulsivi di una carena, si usano delle prove sperimentali su modelli di ridotte dimensioni in apposite vasche all’uopo attrezzate. I risultati così ottenuti sono trasferiti alla reale carena applicando una apposta legge studiata dall’ingegnere inglese William Froude, considerato il padre della moderna architettura navale e dell’idrodinamica sperimentale.
La Regia Marina utilizzò per tali esperimenti la vasca navale costruita a Spezia per volere del ministro Benedetto Brin e realizzata dagli ingegneri del genio navale Nabor Soliani e Giuseppe Rota nel 1889. Tutti e tre, in epoche diverse e con diverse mansioni, sono stati nel cantiere di Castellammare.
La vasca nell’arsenale di Spezia, fatta costruita nel 1887 da Brin, Ministro della Marina, era quella del tipo di Gosport presso l’arsenale di Portsmouth, alla quale ricorrevano, per gli esperimenti per le loro navi, i governi di Germania, Austria-Ungheria e Portogallo. La vasca era lunga metri 146, larga 6 e con la massima profondità di 8 metri. Prima della realizzazione della vasca a Spezia, però, gli esperimenti di Froude furono compiuti proprio nel cantiere navale stabiese.
Brin, infatti, durante la costruzione della corazzata Duilio, fece approntare in cantiere una specie di vasca navale, lunga circa 45 metri, collegando tra loro due vasche utilizzate per la conservazione del legname. I lavori eseguiti dall’ingegnere del genio Alfredo Lettieri, permisero di calcolare, secondo il metodo Froude, su un modello di carena del Duilio, gli elementi per le alette di rollio. L’esperimento fu fatto utilizzando modelli di legno foderati di stagnola. Giuseppe Rota nel volume “Esperienze di architettura navale nel R. arsenale di Spezia” edito dal Ministero della Marina nel 1898, così descrisse l’esperimento:
“Apparecchio per la trazione dei modelli, formato da un cilindro C formato di lamiere sottile, il quale può ruotare intorno al suo asse. Nell’interno del cilindro vi è un adeguato sostegno per una puleggia V, sulla cui gola si abbraccia un cavo di piccolo diametro che sorregge un piattello S, fornito di una matita z, la quale mantenendosi sempre a contatto col cilindro C. L’altro capo della piccola fune viene fissati al tamburo t, dopo che si è avvolta una lunghezza m-n della fune stessa.
Il tamburo t è girevole intorno allo stesso asse della puleggia R, con la quale fa corpo, e su di essa si avvolge la piccola fune f, che al suo estremo tiene legato il modello. Sul cilindro C si segnano le circonferenze r,r’,r” a distanze eguali in altezza. Sovra ognuna di esse si traccia la scala del tempo. Infine la parte inferiore del cilindro C si ingrana con l’altra ruota T ad asse orizzontale, calettata al tamburo V, il quale, abbracciata da una cinghia, serve a trasmettere il movimento. Tale in succinto il meccanismo. Per farsi un’idea del funzionamento dell’apparato, supponiamo che nel piattello s vi sia un peso P, e supponiamo all’estremità della piccola fune f legato il modello, il quale sia tenuto nella posizione di partenza da un ritegno r. Si metta in moto la trasmissione: allora il cilindro girerà e la punta z segnerà una circonferenza. All’istante cui lo zero passa nuovamente per la posizione della matita si lasci libero il modello.
Per effetto del peso P il piattello discenderà e svolgendosi la fune già avviluppata al tamburo t, si avvolgerà l’altra fune f sulla puleggia R, cosicché il modello inizierà il suo movimento. Nello stesso tempo, per effetto del moto combinato del piattello e del cilindro, la matita z segnerà su quello una curva la quale sarà un’elica allorché, stabilitosi l’equilibrio dinamico, il modello acquisterò moto uniforme.
Con questo apparecchio si aveva la possibilità di ricavare con qualche approssimazione le resistenze dei modelli a diverse velocità di trascinamento.
Si effettuarono così alcune esperienze col modello della corazzata Duilio, in quell’epoca in costruzione nel cantiere di Castellammare di Stabia, determinando gli elementi delle chiglie laterali di rollio”.
7 commenti
EZIO VINCIGUERRA
Ciao Antonio Cimmino sei piccolo di statura ma un grande e un concentrato inesauribile di conoscenza territoriale e non solo. Un abbraccio grande come il nostro mare.
Francesco Carriglio
Articolo storicamente interessante, un anticipo sugli studi sperimentali dell’architettura navale ed i suoi effetti idrodinamici, praticamente un anticipo sulle moderne vasche virtuali gestite da software 3D di sofisticati computer ingegneristici o delle famose gallerie del vento. Grazie per questo articolo.
Mimmo Russo
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Enzo Amato
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Luigi Maresca
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Luciano Magliulo
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Domenico Capobianco
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