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29.7.1943, la tragica fine del regio sommergibile Micca e del Sergente Francesco Grimaldi

di Claudio53 e Antonio Cimmino

Di Francesco Grimaldi, Sergente Motorista navale affondato nel 1943 sul sommergibile Pietro Micca, resta solo una sbiadita fotografia che lo ritrae mentre esce dal portellone di coperta. Suo nipote Michele unitamente ad un fratello di Francesco nato qualche mese prima della sua morte, hanno voluto che si ricordasse il sacrificio del loro congiunto, uno delle centinaia di marinai stabiesi deceduti in combattimento o dispersi in mare durante l’ultimo conflitto mondiale compreso il periodo della guerra di Liberazione.
Francesco Grimaldi nacque a Castellammare di Stabia il 9 aprile 1918 e precisamente in una casa posta all’inizio dell’attuale Via Grotta San Biagio, da Michele e da Girace Antonietta. La sua famiglia, numerosa, era composta anche dai fratelli Vincenzo e Catello e dalle sorelle Annunziata, Maria, Dora, Carmela, Anna e Graziella. Suo padre era un operaio dello stabilimento Coppola (ora AVIS) una fabbrica metalmeccanica impegnata, in quei tempi, alla costruzione del tipo Caproni Ro4. (1).
Dopo i 17 anni Francesco si arruolò nella Regia Marina e fu inviato alla Scuola per Motoristi Navali di Pola. In questa città avevano la loro sede le scuole C.R.E.M.M. (Corpo Reale Equipaggi Militari Marittimi), la scuola sommergibilisti, la scuola nautica della Guardia di Finanza ed un gruppo di idrovolanti. Con la categoria di Motorista navale, frequentò il relativo corso e, dopo, presumibilmente fu assegnato al sommergibile oceanico Pietro Micca.

Il Pietro Micca costruito nei cantieri Tosi di Taranto fu consegnato alla Regia Marina il 1° ottobre del 1935. Il suo motto era: “fino al sacrifico”. Nelle intenzioni del progettista d era un battello predisposto essenzialmente per operare negli oceani ma. All’occorrenza, idoneo anche alla posa di mine ed al trasporto materiali. Il progetto si rivelò rispondenti alle esigenze della Marina negli anni ’30 ma troppo costoso.
Le sue caratteristiche tecniche erano le seguenti: carena a doppio scafo parziale (cosiddetto tipo “Cavallini”): un dislocamento di 1967 in immersione e 1567 in superficie; lungo 90,31 metri, largo 7,70 e con un pescaggio di 5,3 metri; poteva immergersi ad una massima profondità di 100 metri; l’apparato motore era costituito da motori diesel di 3000 cavalli ( in superficie) e motori elettrici da 1500 cavalli in immersione; la sua velocità era di 15 nodi in superficie e 6,5 nodi in immersione; l’armamento subacqueo era costituito da 4 tubi lancia siluri da 533 a prora e 2 a poppa; l’armamento di superficie consisteva in 2 cannoni da 120/45 millimetri e 4 mitraglie a.a. binate da 12,2 mm; trasportava 40 mine da rilasciare in mare. L’equipaggio era formato da 72 uomini di cui 7 ufficiali. Contrariamente ai sommergibili delle altre classi, il Micca appartenente alla classe Mameli, era un battello noto per la sua robustezza, la buona manovrabilità, la velocità e le buone condizioni di vivibilità interna. (2)
Assegnato alla base di Taranto, IV Gruppo sommergibili, il Pietro Micca, fino alla sua tragica scomparsa, non ebbe l’occasione di essere impiegato nell’Atlantico come sommergibile oceanico ma svolse numerose missioni nel Mediterraneo per un totale di 23.140 migli percorse (4 azioni per agguati e esplorazioni; 13 per trasporto materiali, 2 per posa mine e 4 per addestramento e trasferimenti).
Nel 1937 partecipò alla Guerra di Spagna al comando del Capitano di Corvetta Ernesto Sforza.
Capitano di Fregata Vittorio Meneghini
Il 5 maggio 1938, nella famosa parata navale di Napoli in onore di Hitler, il Micca alzò l’insegna di unità ammiraglia dei sommergibili italiani. Il 10 giugno 1040 all’entrata in guerra, fu trasferito alla XVI Squadriglia del I Gruppo Sommergibili. Nel mese successivo, al comando del Capitano di Fregata Vittorio Meneghini (3) depositò uno sbarramento di mine davanti al porto di Alessandria d’Egitto. La stessa missione la compì il successivo mese di agosto, giorno 12, al comando del Capitano di Fregata Alberto Ginocchio.
Per questa missione fu conferita una Medaglia di bronzo al valor militare al Capo silurista di 3° Classe Ermete Pizzorno con la seguente motivazione: ”Imbarcato su un sommergibile posamine, coadiuvava con ardimento il suo comandante nell’espletamento di due difficili missioni svolte nelle vicinanze di una unitissima base nemica…
Rientrato a Taranto passò al comando del Capitano di Corvetta Guido D’Alterio e fu oggetto di sostanziali modifiche per il trasporto, al di fuori del Mediterraneo (base di Betasom di Bordeax) , di materiale bellico. Ma non uscì mai dalle colonne d’Ercole e nel 1941 iniziò a trasportare benzina, munizioni e viveri in Egeo ed in Africa Settentrionale nella tragica “battaglia dei convogli”.
Successivamente operò in Egeo al comando del Capitano di Corvetta Alberto Galeazzi e poi del Capitano di Corvetta Pietro Abate. Nel mese di ottobre del 1942 portandosi, navigando in superficie, verso Bengasi, il Pietro Micca si trovò in una violentissima tempesta che, oltre a procuragli seri danni, colse la vita del marinaio Giuseppe Canta, Sottocapo di vedetta sulla torretta.
Le licenze a casa dell’ormai Sergente Motorista Navale Francesco Grimaldi non erano tanto frequenti, ciononostante agli inizi del 1943 convolò a nozze con la Giordano Maria, una ragazza che abitava sempre a Via Grotta San Biagio; per la carenza di case e l’impossibilità di una stabile destinazione, i giovani sposi decisero di abitare con la madre di lei. Il loro matrimonio durò solo 15 (quindici giorni); fu richiamato urgentemente a Taranto per una nuova missione. Non avrebbe più rivisto sua moglie, né i suoi genitori, né la sua famiglia!
A Taranto, però, prima dell’imbarco ebbe il tempo di vedere suo fratello Vincenzo, marinaio mitragliere di leva e con lui trascorse le ultime ore della sua vita.
L’ultima missione del Micca iniziò il 24 luglio del 1943. Il sommergibile al comando del Tenente di Vascello Paolo Scrobogna, salpò da Taranto diretto a Napoli. La sua rotta prevedeva la circumnavigazione della Sicilia in quanto il più breve tragitto attraverso lo Stretto di Messina, era rischiosissimo perché sorvolato continuamente da aerei inglesi che bombardano e mitragliano il passaggio delle truppe e mezzi tedeschi che lasciano la Sicilia dopo lo sbarco degli Alleati.
Sicuramente Francesco, ormai esperto sommergibilista, aveva calcolato le miglia e le ore per giungere nel porto di Napoli e sperava di correre subito a Castellammare per vedere sua moglie e la sua famiglia. Non sapeva, però, che andava incontro al suo triste destino unitamente ai suoi compagni ed al suo battello diventato la sua seconda casa.
Quattro giorni dopo, il 28 luglio, ad est di Capo Spartivento Calabro, sopraggiunsero delle avarie al sistema di zavorramento rendendo impossibile l’immersione del sommergibile. Il comandante decise, quindi, di rientrare alla base invertendo la rotta navigando, ob torto collo, in superficie; nel frattempo aveva chiesto l’aiuto di una nave di scorta sommergibili. La nave di scorta Bormio subito lasciò la base navale di Taranto per andare incontro al sommergibile in difficoltà e riportarlo nel Mar Piccolo.
Era una mattina estiva e luminosissima del 29 luglio. La sagoma del battello si stagliava chiara sulla superficie liscia del mare. Ma a 3 miglia sud-Ovest da Capo Santa Maria di Leuca all’improvviso comparse il sommergibile nemico. I marina che stavano in coperta, alcuni per fumare una sigaretta come il marinaio Tommaso De Marchi, altri di vedetta sulla falsa torre, scrutando l’orizzonte ed il cielo con i binocoli, altri ancora pronti alle mitraglie antiaeree ivi sistemate. Le vedette subito lanciarono l’allarme; le cicale di bordo emisero il loro suono lancinante, il comandante diede il “posto di combattimento”.
Il sommergibile nemico era il britannico Trooper.
Il Trooper battente bandiera inglese, era stato costruito in Scozia nei cantieri Scotts Shipbuilding&Engineering Co. Nel 1942. Il battello era equipaggiato per trasportare tre siluri a lenta corsa, i corrispondenti dei nostri “maiali”, denominati “chariots” ed era al comando del Tenente di Vascello John Somerton Wraith. (4) Nel corso delle sue attività nel Mediterraneo nello stesso anno, aveva già affondato i mercantili italiani Rosario di 5.468 tonnellate (10 marzo) nei pressi di Capo Milazzo, Forlì di 1525 tonnellate (17 marzo) nei pressi di Capri (5).
Wraith diede l’ordine di lanciare la prima coppia di siluri che, però, andarono a vuoto. Subito il Comandante Scrobogna fece invertire la rotta per non offrire il battello longitudinalmente ai colpi nemici; ma l’inglese comprese la manovra e lanciò l’altra coppia di siluri. Uno di questi colpì il Micca in mezzeria scafo, il sommergibile di spaccò i due parti ed affondò rapidamente. Il marinaio De Marchi così ricorda l’avvenimento: ”Io ero salito in torretta per fumare una sigaretta, era una notte splendida e stellata, in un batter d’occhio mi ritrovai in mare, ferito e confuso”.
Il battello portò in fondo al mare 55 dei 72 uomini di equipaggio. Francesco Grimaldi scomparve tra gli abissi del mare insieme ai suoi compagni di sventura. Si salvarono solo 18 marinai tra cui il Comandate ed il suo Vice Ezio Cozziglia che si trovano in torretta. Il Trooper compiuta la sua missione di morte, si immerse per non essere intercettato dagli aerei e da cacciatorpediniere. Il Vicecomandante Cozziglia, classe 1921, così ricorda l’accaduto:
”Il battello procedeva in superficie alla minima andatura, verso i l porto di Taranto per riparare una avaria ad una pompa. Io insieme ad altri commilitoni eravamo sul ponte esterno a goderci la brezza delle sei del mattino quando improvvisamente avvistai due bolle seguite da delle scie venirci fulmineamente incontro. Immediatamente diedi l’ordine di virare, così da toglierci dal traverso e offrire la minore superficie possibile ai siluri in arrivo. Nonostante virare uno scafo di 90m non fosse una cosa facile stavo quasi per congratularmi con me stesso per l’impatto evitato quando a sorpresa una forte bordata mi catapultò in acqua: l’ultimo dei sei siluri lanciati dall’inglese Trooper, ci aveva colpito!
Le eliche dello scafo, che nel frattempo stava proseguendo la sua corsa, mi sono passate accanto creando un vortice tale da affondarmi sotto una decina di metri. Al mio riemergere rividi gli altri compagni che erano all’esterno con me e poco più in là la prua del battello impennato che stava affondando drammaticamente…“.
Tra i morti si trovavano il marinaio torpediniere Giuseppe Tavarelli nato il 5 agosto 1922 a Massa Carrara, il Sergente furiere Giovanni Salemme, classe 1916, nato a Gaeta.
Tra i superstiti si annoverano il marinaio Michele Ragno di Molfetta, il Capo di 2°Classe Natale Zennaro.
I naufraghi furono tratti in salvo dalle barche dei pescatori tra cui Michele Petracca che accorsero con i loro pescherecci. La generosità ed il coraggio dei pescatori del luogo, riuscirono a salvare una parte dell’equipaggio. I marinai feriti in modo grave, raccolti finalmente dalla nave Bormio, furono smistati nell’ospedale militare di Lecce, gli altri condotti presso il Centro di accoglienza militare di Grottaglie. La nave Bormio giunse in ritardo sul luogo della tragedia. Viene raccontato che dallo scafo immerso, si sentirono dei colpi d’arma da fuoco e si sospetta che qualche superstite rimasto incagliato in un locale stagno, piuttosto che morire lentamente per mancanza d’acqua, si sia dato la morte con la pistola, Nessuno saprà mai se Francesco Grimaldi sia morto immediatamente per lo scoppio del siluro ovvero sia rimasto intrappolato in uno scompartimento stagno. Chissà quale sarà stato ilo suo ultimo pensiero. Ora giace insieme ai suoi compagni nel relitto del Pietro Micca a circa 85 metri di profondità.

Elenco ufficiale dei dispersi in mare
– Ten. Vasc. Lido PESCETTI
– Guardiamarina Giovanni PELLEGRINI
– C°2^cl. Glauco MORI
– C°3^cl. Giacinto CARRANTE
– 2°C° Italo BORGINI
– 2°C° Vincenzo DI BENEDETTO
– 2°C° Pietro GALLIANO
– 2°C° Attilio PANI
– 2°C° Natale ZENNARO
– Sgt. Angelo ARINI
– Sgt. Alfredo DE PALMA
– Sgt. Francesco GRIMALDI
– Sgt. Renato MICHELI
– Sgt. Giovanni SALEMME
– Sgt. Emilio VECCHIES
– Sc. Giuseppe ALBANESE
– Sc. Leonida BRUSCHI
– Sc. Romolo CECCHI
– Sc. Antonio CINGOTTA
– Sc. Vittorio DELLA GODENZA
– Sc. Raffaele GALLO
– Sc. Pietro GRAUSO
– Sc. Giovanni ENRACHER
– Sc. Renato MANNOCCI
– Sc. Nicomede MORETTI
– Sc. Pietro PORQUEDDU
– Sc. Erasmo ROMEO
– Sc. Oreste SILVA
– Sc. Alfonso ZICHI
– Com. Giuseppe ARTESE
– Com. Riccardo ASSERETO
– Com. Vito CASSANO
– Com. Fiorindo CAVALLERO
– Com. Antonio CELESTRE
– Com. Antonio CIOFFI
– Com. Pilade COLOMBA
– Com. Biagio D’ACUNTO
– Com. Antonio D’AURIA
– Com. Melchiorre DRAGO
– Com. Domenico GIUDICE
– Com. Achille LINCETTO
– Com. Aldo MARTINELLI
– Com. Alfonso MEROLLO
– Com. Marino PADOAN
– Com. Michele PIERNO
– Com. Giuseppe PODDA
– Com. Giuseppe RINELLA
– Com. Antonio RIZZO
– Com. Rosario ROSOLIA
– Com. Tommaso ROSSI
– Com. Michelino RUBATTO
– Com. Antonio RUSSO
– Com. Giovanni TAGARELLI
– Com. Giuseppe TAVARELLI
– Com. Antonio TORNABENE

 

Il sommergibile inglese, ritardò di qualche mese la sua il compimento della sua sorte. avendo, però, il tempo di provocare altri danni al naviglio italo-tedesco.
Il 5 settembre nei pressi dell’isola greca di Skiathos, affondò con il cannone, un veliero dell’Asse e danneggiò altri due mercantili. La sua sorte fu segnata nei mesi successivi. Il 26 settembre, infatti, salpò dalla sua base di Beirut per il Mar Egeo ma il 14 ottobre fu attaccato ed affondato dalla torpediniere tedesca Q–GA 45. Nessun superstite. La versione inglese asserisce che il Trooper sia affondato a sud di Leros perché, navigando in superficie, incappò in un campo di mine. (6).
Il relitto si trova a 2,6 miglia da Punta Ristola a circa 85 metri di profondità. (7)
Onore ai marinai del Micca!

NOTE
(1) la Società anonima Avio industrie stabiensi Catello Coppola (AVIS) era una fabbrica metalmeccanica fondata ad inizio Novecento. Nel ventennio fascista ebbe un notevole sviluppo e si occupò principalmente di costruzione e riparazioni di aeroplani ed idrovolanti civili e militari. Oltre allo stabilimento di Castellammare disponeva di una aviorimessa presso l’aeroporto Ugo Niutta di Napoli. Nel 1939 arrivò ad impiegare 1.220 operai, contro i 1.400 dei Cantieri navali e i 1.890 dei CMI. Dopo la seconda guerra mondiale, come avviene per le altre due grandi fabbriche stabiesi del settore, anche l’AVIS, denominata ora AVIS-Industrie stabiensi Meccaniche e Navali spa, continuò l’attività, occupandosi di riparazioni ferroviarie, di lavorazioni meccaniche e di carpenteria.

(2) I sommergibili della Regia Marina furono per la maggior parte progettati da due ingegneri del Genio Navale: Cavallini e Bernardis dai quali presero il nome le classi di battelli che si ispiravano alle rispettive tecniche costruttive. Le classi tipo “Cavallini” avevano un doppi scafo che si estendeva per circa il 70% della lunghezza dello scafo resistente. Tale doppio scafo era conosciuto come Sattletank o casse a sella, usato negli U-boot tedeschi. La prima delle sette classi di sommergibili progettati dell’ing. Cavallini fu quella denominata Mameli (le atre: Settembrini ed Archimede).

(3) Il Comandante Capitano di Fregata Vittorio Meneghini, scampato alla morte in mare, morì eroicamente a Leo dopo l’8 settembre del 1943 opponendosi ai tedeschi. Alla sua memori fu concessa una Medaglia d’oro al valor militare con la seguente motivazione:”Ufficiale superiore, comandante in guerra di sommergibile, secondo di incrociatore, e finalmente comandante di cacciatorpediniere, affondata la propria unità assumeva volontariamente il comando di zona della difesa costiera di piazzaforte marittima d’oltremare violentemente attaccata da forze aeree, navali e terrestri, dopo aver dato ripetute prove di bravura e valore.
Nel lungo assedio subito, controbatteva molto efficacemente la soverchiante offesa aerea, prima da bordo e, successivamente, con le batterie della zona affidategli e rinforzata con i naufraghi del suo equipaggio e le armi recuperate dal cacciatorpediniere. Quando già l’intera piazzaforte era caduta, resisteva ancora nella sua zona e cessava il fuoco solo dopo aver avuto conferma dell’ordine generale che rendeva ogni ulteriore lotta inutile spargimento di sangue. Caduto in mano ad un nemico ingeneroso e feroce, suggellava con il sangue una vita tutta dedita all’adempimento del dovere e riconfermava in tal modo sublime i diritti della Patria su quelle terre lontane così strenuamente contese dal tedesco invasore. Esempio alle future generazioni marinare di alte virtù militari e di comando”.

(4) I chariots erano siluri a lenta corsa copiati dagli inglesi dopo la cattura dei “maiali” italiani. Erano equipaggiati sempre da due sommozzatori ed avevano le medesime caratteristiche dei mezzi subacquei italiani. Il Trooper era equipaggiato per il trasporto, in coperta, di tali siluri.

(5) Rosario, cisterna di 5468 tonnellate costruita nel 1918. In navigazione, in convoglio, da Napoli per la Tunisia, il 10 marzo 1943, alle ore 16,25, a circa 4 miglia per 40° da Punta Milazzo, fu silurato dal Trooper.
Forlì, piroscafo da carico costruito nel 1904, già francese col nome di Sebaa, fu ceduto dalla Francia nel 1942.il 17 marzo 1943, in navigazione da Palermo a Napoli, alle ore 12,20, a circa 23 miglia a ponente di Punta Licosa fu attaccato e silurato dal Trooper. Affondò in pochi minuti, nel punto 40°11’N,14°23’E ( 18 miglia a sud di Capri).
Fonti inglesi riportano l’affondamento del Belluno, piroscafo di 4.279 tonnellate. Ma la nave risulta arenata ( Ufficio Storico della Marina Militare – Navi mercantili perdute) per evitare il suo affondamento a seguito di numerosi attacchi aerei, all’esterno del porto-canale di La Goletta in Tunisia.

(6) Tuttavia i tedeschi sostengono che HMS Trooper è stato affondato dal Q-GA.45 (incrociatore ausiliario) il 15 ottobre 1943. But this claim to have sunk Trooper is erroneous. Ma questa pretesa di aver affondato Trooper risulta errata dagli inglesi. GA-45 carried out an attack on a submarine 2.5 miles south of Calolino on 15th October. Il GA-45 effettuò un attacco contro un sottomarino 2,5 miglia a sud di Calolino il 15 ottobre. The Germans were unaware of the identity of the submarine or whether it had been destroyed. I tedeschi non erano a conoscenza dell’identità del sottomarino, o se fosse stato distrutto. The attack was made initially with depth charges, then when the submarine surfaced with gunfire. L’attacco fu eseguito inizialmente con bombe di profondità, poi, quando il sottomarino emerse con i cannoni. The submarine in question was HMS Torbay (Lt. Clutterbuck) and she was not damaged during this encounter. Il sottomarino in questione risultò essere il Torbay (Comandante Tenente di Vascello Clutterbuck).

(7) Il video del ritrovamento del Micca lo si può visionare su www.tecnicasubmarina.it

Dello stesso argomento sul blog:
https://www.lavocedelmarinaio.com/2013/07/francesco-grimaldi-sergente-motorista/

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