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22.6.1944, affondamento regia nave Bolzano

di Francesco Venuto


IN MEMORIA DI VINCENZO COSTANTINO

Il mattino del 13 agosto del 1942 gli ottocento abitanti di Panarea vennero svegliati da due boati provenienti dal mare. L’incrociatore pesante “Bolzano” e l’“Attendolo” erano stati colpiti da due siluri lanciati da un sommergibile inglese nello specchio d’acqua davanti all’isola. Dalla spiaggia era possibile scorgere le sagome delle navi e il fumo denso e nero proveniente dal Bolzano, incendiatosi per lo scoppio di una caldaia.
Attorno i cacciatorpediniere di scorta giravano nervosamente tentando di localizzare il sommergibile.
Dall’isola partivano alcune barche per cercare di prestare soccorso ai superstiti.
“Erano per lo più anziani, donne e pure qualche bambino. Io ero in acqua per aiutare un marinaio in difficoltà e vedevo le prue delle barche diventare sempre più grandi, avvicinandosi”.
Vincenzo Costantino, 73 anni, poco più che ventenne all’epoca dei fatti, è un superstite del “Bolzano”; sul suo foglio matricolare c’e scritto che ha partecipato pure alla battaglia di Punta Stilo e di Capo Matapan. Oggi e un tranquillo pensionato di Villafranca Tirrena.
Se a Panarea in questi giorni attraverso una mostra fotografica è stato ricostruito l’accaduto secondo quanto hanno visto gli abitanti da terra, Vincenzo Costantino lo racconta per come lo ha vissuto a bordo del Bolzano: “Tutto inizia la mattina del 12 agosto. ”Supermarina”, il comando a terra delle operazioni navali, ordina alle tre divisioni di stanza a La Spezia, Napoli e Messina di riunirsi al largo della Sardegna e, quindi, fare rotta verso Est. Io stavo in plancia, e il mio compito era quello di manovrare i telegrafi di bordo, mentre la mia qualifica era di sottocapo trombettiere. Dopo esserci riuniti con le altre navi abbiamo ricevuto la visita di un ricognitore inglese che ci aveva localizzati.
A mezzanotte gli aerei nemici hanno lanciato persino dei bengala per poterci vedere. Poi ”Supermarina” con un fonogramma ci ordina di rendere esecutivo il grafico numero 9: che significava navigazione a zig-zag per evitare i siluri.
L’equipaggio, comunque, sapeva benissimo che da un momento all’altro si poteva scatenare 1’inferno. Anche se solo dopo alcune ore si e appreso che il nostro obiettivo era un convoglio di navi inglesi in transito nello Stretto di Gibilterra. Obiettivo sfumato poiché in nottata eravamo già sulla rotta del ritorno con il ”Trieste” che navigava allineato al ”Bolzano”, davanti agli incrociatori ”leggeri”, e attorniati dai cacciatorpediniere. Finito il mio turno di guardia in plancia, come al solito, correvo al locale numero 6 per prendere la mia razione di caffè e di immancabili gallette.
Non ebbi il tempo di sorseggiarlo perché dalla sinistra della nave si avvertì il primo scoppio seguito dal sussulto del ”Bolzano”. Istintivamente cercai di raggiungere la prora passando dal locale numero uno, ma invano perché il fumo delle caldaie in fiamme aveva gia raggiunto quella parte di nave. Tornai al 6, cercai una via di scampo svitando le ”farfallette” di un boccaporto; sollevato il portello, appena messa fuori la testa vidi l’Attendolo saltare in aria colpito dal secondo siluro. In tutto il sommergibile prima di fuggire ne sparò quattro, due dei quali andati a vuoto. Intanto ero rimasto incastrato con mezzo corpo fuori dalla nave e le gambe penzoloni, non riuscivo a sollevare completamente il portello di uscita, forse un tubo dell’areazione me lo impediva.
Gridai aiuto, invocai il nome di Beato, il nostro capo trombettiere mentre sulla coperta della nave era l’inferno: vedevo i feriti che venivano trasportati a poppa, gli ustionati ricoperti dalla crema nera che avevamo in dotazione, i primi morti. Poi Beato arrivò e anch’io mi diressi verso poppa. Gli ufficiali e il comandante, tra l’altro, dovettero abbandonare la plancia ormai invasa dal fumo. Merzagora, il comandante, al primo imbarco sul ”Bolzano”, appariva fresco, risoluto, chiamò un marinaio per fare allagare la ”Santa Barbara”, il deposito delle munizioni, per evitarne lo scoppio, tentò fino all’ultimo di far restare l’equipaggio a bordo e di portare in secca la nave. Per tre volte un cacciatorpediniere ci lancio il sacchetto con cui recuperavamo il cavo d’acciaio che ci passava per rimorchiarci. Tutti i tentativi finirono con la rottura del grosso cavo d’acciaio. Fu a questo punto che il comandante venne a poppa e ci grido: ”Marinai del Bolzano, a chi il Bolzano?”. ”A noi”, rispondemmo in coro. ”Saluto al Re”, ”Viva il Re”, ”Saluto al Duce”. ”A noi”. ”Abbandonate la nave”.

La testimonianza raccolta nel 1990
«Durante le operazioni di abbandono del Bolzano abbiamo vissuto dei momenti drammatici: dovevamo allontanarci al più presto dalla nave perché la superficie del mare tutto intorno era coperta di nafta e poteva incendiarsi da un momento all’altro». Vincenzo Costantino racconta gli attimi di panico e di paura come se fosse accaduto ieri: «Nella confusione non riuscivamo a contarci, non sapevamo quanti di noi erano morti, chi era rimasto tra le fiamme, chi tra le onde cercava aiuto racconta Costantino –. E mentre ero sulla zattera di salvataggio improvvisamente vidi Vincenzo annaspare nell’acqua e guardare smarrito in cerca di un appiglio. Mi tuffai senza neanche pensarci e andando in immersione lo sollevai verso 1’alto per farlo avvicinare e aggrappare alla barca».
Cosi Costantino salvo la vita a Vincenzo Barbera, compagno di marina e di sventura. I due amici si incontrarono di nuovo a Pola, dopo un paio di mesi. «Passeggiavo sul lungomare della cittadina istriana – ricorda Vincenzo Costantino quando improvvisamente mi sento abbracciare alle spalle e una mano mi copre gli occhi. Mi giro di scatto e mi trovo di fronte il volto dell’amico che avevo salvato nelle acque di Panarea. Ci gettammo entrambi le braccia al collo e Vincenzo non mi presentò subito agli amici che erano vicini col mio nome e cognome: per lui ero rimasto ”il salvatore”. Poi mi invitò a cena: e quella, per noi militari con pochi soldi in tasca e i tempi duri, era un’offerta di vera amicizia. Per questo gli risposi: ”Vicé, se hai qualche lira, conservatela, che ce ne sarà bisogno”. Poi non l’ho visto più, di lui si sono perse completamente le tracce». Quarant’anni di buio durante i quali Vincenzo Costantino ha più volte cercato l’amico chiedendone notizie a tutti i reduci che ha incontrato. Ha anche pensato di rivolgersi alla televisione, ma le liste d’attesa sono lunghe. «A quanto ricordo, Vincenzo Barbera dovrebbe essere della provincia di Siracusa – afferma Costantino –.
Se oggi fosse vivo avrebbe la mia stessa età, settantatré anni. Lo devo ritrovare perché abbiamo tante cose da raccontarci e poi abbiamo lasciato in sospeso il discorso della cena: questa volta, pero, gliela offrirei io di vero cuore».

L’incrociatore pesante Bolzano rappresentò una realizzazione per certi versi a sé stante, anche se in pratica si trattava di un Trento con alcune migliorie, soprattutto per quanto riguarda le sistemazioni per l’equipaggio, tanto che spesso viene indicato come facente parte di tale classe di unità. Come il Trento aveva una corazzatura sottile, sacrificata in funzione della velocità. In effetti fu l’incrociatore pesante più veloce tra quelli in linea nei ranghi della Regia Marina, alle prove infatti superò addirittura i 38 nodi.
Resta ancora da capire quali furono le motivazioni che spinsero i vertici della Regia Marina da ordinare una tipologia di nave già all’epoca considerata decisamente migliorabile, cosa che avvenne con i successivi ottimi Zara. Tuttavia si trattava di un bastimento dalle linee decisamente piacevoli, tanto che venne definito “un errore magnificamente eseguito”. Impostato presso il cantiere OTO di Livorno l’11 giugno 1930, venne varato il 31 agosto 1932 ed entrò finalmente in servizio il 19 agosto 1933.
Il 9 luglio 1940 prende parte alla Battaglia di Punta Stilo, inquadrato con il Trento nella III divisione. Il Bolzano venne centrato in tale occasione da tre proietti da 152 sparati dal Neptune, che danneggiarono il timone, distrussero un impianto lanciasiluri e aprirono una piccola falla a poppa. La nave tuttavia continuò il combattimento senza problemi.
Il 27-28 novembre 1940 prese parte alla Battaglia di Capo Teulada, sempre inquadrato nella III divisione, dove al termine del contatto balistico riuscì a far valere la sua elevata velocità per rompere il contatto impari con le corazzate nemiche.
Prese parte allo scontro di Gaudo in data 28 marzo 1941.
Venne affondato il 22 giugno 1944 da un attacco di sommozzatori italiani facenti parte del Regno del Sud.

Caratteristiche tecniche
Incrociatore pesante classe “Trento” impostato l’11 giugno 1930 presso i Cantieri Ansaldo di Genova. Varato il 31 agosto 1932 e consegnato alla Regia Marina il 19 agosto 1933.
– Dislocamento: standard 13.243 t – pieno carico: 13.885 t;
– Lunghezza: 196,6 m;
– Larghezza: 29,6,m;
– Apparato motore: 10 caldaie – turbine Parson – 4 eliche;
– Potenza: 150.000 CV;
– Velocità: 35 nodi;
– Armamento: 8 cannoni da 203/53 mm Ansaldo modello 1929 (in 4 installazioni binate); 16 cannoni da 100/47 mm OTO modello 1928 (in 8 installazioni binate); 4 mitragliere da 40/39 mm Vickers-Terni (in installazioni singole); 8 mitragliere 13,2 mm Breda modello 1931 (4 installazioni binate); 4 mitragliere da 12,7 mm; 8 tubi lanciasiluri da 533 mm (in 4 installazioni binate fisse); 3 idrovolanti Piaggio P6, 1 catapulta
– Equipaggio: 725 uomini.

12 commenti

  • Giorgio Gianoncelli

    Una bella storia di nave Bolzano riguarda il Sottocapo Fuochista Giovanni Ronconi, Marinaio delle Alpi Centrali. Nave Bolzano dopi i lavori a Napoli è trasferito all’Arsenale di La Spezia e accantonato in attesa di completamento lavori. L’equipaggio è sbarcato per andare a sostituire i compagni Caduti o feriti; a bordo rimane solamente il fuochista. Le sera dell’8 settembre, per non farsi catturare, fruga nel quadrato ufficiali, trova un bel abito borghese, abbandona la tuta, si veste in giacca e cravatta ed esce dall’Arsenale con tutta tranquillità.

  • Salvatore Cappilli

    In data 29/10/2020 è morto, mio padre Cappilli Francesco, classe 1923, già imbarcato sulla regia nave Bolzano. Il più giovane capo pezzo imbarcato. Era imbarcato quando la nave subì il siluramento. Continuò la carriera terminata come nostromo della Capitaneria di Taranto nel 1984.

  • Ezio Vinciguerra

    Buongiorno carissimo Salvatore Capilli,
    sentite condoglianze a Lei e a tutta la sua famiglia.
    Come saprà la nostra missione principale è quella
    di ricordarli nella nostra banca della memoria (per data/luogo di nascita
    e per data/luogo di dipartita). Saremo Orgogliosi e fieri se anche Lei
    volesse renderci testimonianza di suo Padre, magari inviandoci foto, documenti
    e una sua testimonianza di amore che non esiteremo a pubblicare su questo
    blog.
    Pancrazio “Ezio” Vinciguerra
    P.s. utilizzi questa stessa mail o meglio:
    eziovinciguerra@gmail.com

  • Sergio Deiana

    Buongiorno,
    anche mio padre, si chiamava Cesare Deiana, deceduto il 12/11/2002, era imbarcato sulla Bolzano. Purtroppo non amava raccontare le vicende belliche a cui dovette partecipare. Ci raccontò solo del siluramento e del naufragio. Mi pare che raccontasse anche del mitragliamento operato da aerei inglesi ma forse sono io che ho sovrapposto racconti diversi.
    Inoltre riferiva che il siluramento avvenne nei pressi vedi Stromboli e non di Panarea come ho avuto modo di appurare. Sono interessato ad avere informazionisull’incrociatore Bolzano.
    Distinti saluti

  • Giacomo Migliardi

    Anche mio padre Giuseppe Migliardi era imbarcato sul Bolzano assieme al mio compare di battesimo Pasquale di Roberto…
    Non amava raccontare fatti di guerra… fu anche in Grecia da come dimostrano le tante foto che raccontano pezzi di storia che oggi vorrei tanto aver avuto la fortuna di aver ascoltato dalla viva voce di mio padre….

  • Anna Nicolini

    Anche mio papà, Mario Nicolini (classe 1921) era imbarcato sul Bolzano. Il Bolzano e la Marina Militare sono stati sempre nel suo cuore fino alla fine dei suoi giorni. Basti pensare che volle partecipare a tutti i costi al raduno dei reduci che si svolse a Bolzano nel giugno 1995 e papà si spense due mesi dopo. Fu una pazzia ma non esitai ad accontentarlo ed accompagnarlo perchè ben sapevo quanto era importante per lui. E lo è stato anche per me che ho sempre ascoltato i suoi racconti e partecipato attivamente a tutte le sue attività, quale membro e poi presidente dell’A.N.M.I. di Sestri Levante e quale membro attivo dei Raduni dei reduci dell’incrociatore Bolzano.
    E la foto del Bolzano è ben visibile a chi entra in casa mia!

  • Simone Schiaffino

    Buonasera,
    Mio nonno Ugo Schiaffino rimase imbarcato sul Bolzano dal aprile 38 al maggio 1942, sicuramente molti dei vostri cari erano suoi commilitoni.

  • Flavio Testi

    Il Bolzano fu costruito dai Cantieri Ansaldo di Genova, nello scalo a fianco del REX. In particolare i 4 motori propulsivi (caldaie, turbine ed ingranaggi) erano identici con la sola differenza che la pressione del vapore era diversa (40Kg/cm2 per Bolzano, 27Kg/cm2 per REX). Anche il timone del tipo “Oertz” ad azione idrodinamica era simile, costruito da Ansaldo su licenza inglese. Infatti le velocità del Bolzano in prova furono oltre il 38 nodi, mentre il REX (stazza quasi 4 volte del Bolzano) fu l’unica nave italiana a vincere il Nastro Azzurro per la più veloce traversata dell’Atlantico il 16 Agosto 1933, a circa 29 nodi di media con punte oltre i 30 nodi. Anche il Montecuccoli, costruito subito dopo aveva i motori simili, ma utilizzava 2 eliche invece che 4.

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