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Se la pesca è finita, allora andiamo in pace

di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

Il pesce dei mari cosiddetti italiani è finito, abbiamo sfruttato tutto ciò che c’era da sfruttare.
Adesso la rabbia dei pescatori, che dicono essere stati rovinati dalle vigenti leggi e dal caro carburante, non basta più. Sono ancora circa 13.300 le imbarcazioni italiane impegnate nella pesca e, delle 900.000 tonnellate commercializzate ogni anno, di cui 220.000 tonnellate pescate nel mare italiano per un giro d’affari del settore itticopari a circa 1,2 miliardi di euro, si soffrono i costi d’impresa che, per peschereccio sono aumentati del 240% ed hanno visto la categoria degli addetti ai  lavori diminuire del 38% in 10 anni.
Importiamo quindi anche il pesce che non è più del “mare nostrum” ma checi viene fornito dai gelidi mari del nord, commercializzato dai grandi pescherecci oceanici, e rischiamo di comprare pesce ghiaccio cinese spacciato per bianchetto o pangazio allevato nell’inquinato bacino del Mekong. Questi sono i dati inquietanti forniti da Ocean 2012.
Il 2012 si è confermato quindi l’anno più nero della nostra storia marinara (leggasi anche affondamento della Costa Concordia e dei due marò del Reggimento San Marco).
Conserviamo però l’italico gusto sopraffino di sparare su tutto e su tutti. Abbiamo l’arsenico, il mercurio e l’eccessivo fluoro che esce dai nostri rubinetti, la grande industria siderurgica e chimica che inquinano l’ambiente, e tutto viene scaricato a mare. I pesci piccoli si nutrono di alghe inquinate, che a sua volta sono mangiati da quelli dai pesci più grossi, che vengono mangiati da noi, che paghiamo a caro prezzo (in rapporto circa 30 volte tanto) i costi della sanità, così come paghiamo per la perdita di vite (umane, animale e vegetale).


Ci nascondiamo sempre in inutili chiacchiere o, ancora peggio, nelle bugie dichi sostiene che non esiste uno sviluppo eco-sostenibile o quantomeno più equilibrato. Ma tanto che ci frega dirà qualcuno, siamo di passaggio in questa vita, noi facciamo parte dei paesi industrializzati dove tutto l’equilibrio è misurato con il denaro e il resto?
Il resto o è mancia o lo buttiamo nel cesso!

5 commenti

  • FRANCESCO PAOLO DISEGNI

    Un bel articolo Ezio, … l’uomo è abituato a piangere dopo e mai chiedersi prima se esistono limiti che non devono essere superati … per cui l’eco sostenibilità non riesce a decollare …. Ne esiste una politica conservatrice che possa mirare a comprimere e non ad espandere …. che consuma tutto … prima o poi anche l’universo a causa della sua espansione finirà … 🙁

  • EZIO VINCIGUERRA

    Ci nascondiamo sempre in inutili chiacchiere o, ancora peggio, nelle bugie di chi sostiene che non esiste uno sviluppo eco-sostenibile o quantomeno più equilibrato. Ma tanto che ci frega dirà qualcuno, siamo di passaggio in questa vita, noi facciamo parte dei paesi industrializzati dove tutto l’equilibrio è misurato con il denaro e il resto?
    Il resto o è mancia o lo buttiamo nel cesso!

  • Tobia Casciano

    Hanno fatto la fine di molliconi, a furia di daje e daje sono rimasti senza coglioni. Pesca con le bombe, pesca a strascico, pesci sottotaglia ecc… Ora pagano le conseguenze.

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