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Il traghettatore e il porto di Villa Lagarina

di Roberta Ammiraglia88
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roberta-ammiraglia88-per-www-lavocedelmarinaio-com-copiaIl fiume Adige veniva utilizzato per trasportare le merci da Bolzano a Verona e viceversa; spesso si arrivava fino all’arsenale di Venezia. Verso sud si usavano le zattere, mentre per le consegne destinate a nord c’erano i burchi. Le zattere facevano spola solo all’andata e, alla fine della navigazione, entravano in segheria perché il loro legname veniva riutilizzato. Alcune zattere più grandi, con tronchi lunghi, erano già destinate all’arsenale di Venezia per le navi della Serenissima. I burchi risalivano la corrente carichi e trainati da cavalli, o da buoi, e dovevano ridiscendere senza merce perché ospitavano a bordo i loro animali, per il successivo traino.
La navigazione non era facile; il fiume non era rettilineo, c’erano accumuli di detriti dei vari affluenti e bisognava stare attenti alle “roste” (ripari per i campi) che creavano correnti anomale. Le merci venivano custodite dentro botti di legno per evitare i danni causati dall’acqua.
I punti nevralgici erano: il porto di Bronzolo; Lavis; Sacco; Pescantina.
Secondario era il porto di Villa Lagarina. I materiali che provenivano da questo porto di Villa erano: legname da costruzione, zucchero e caffè, vino, sete colorate, sale, pelli lavorate, chiodi tedeschi e lamiere di rame, grano. Pomarolo invece spediva il tufo e, nei pressi del porto, c’era una fabbrica di coppi.
I tempi di percorrenza erano: con la zattera da Bronzolo a Trento mezza giornata e da Trento a Verona 2 giornate (si viaggiava di giorno); con il burcio, per lo stesso percorso, da 2 a 4 giorni. Per Venezia ci volevano 8 giorni.

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L’attraversamento dell’Adige a Villa Lagarina teneva in comunicazione le località della vallata. Il primo ponte fu costruito nel 1847, ma prima c’era un traghettatore.
Il traghettatore, detto “portener” (portinaio), trasportava persone, animali e cose da una sponda all’altra del fiume. Prendeva inoltre in carico e custodiva le merci che arrivavano, o partivano, al/dal porto. Le prime notizie del “port” – traghetto di Villa Lagarina sono del gennaio 1489. La possibilità di trasportare persone, animali e merci da una sponda all’altra era un privilegio dell’Imperatore. Questi cedeva il diritto ai suoi vassalli; per Villa era il Principe Vescovo di Trento. Anche lui poteva passare l’amministrazione ad un signore, o signorotto, che spesso a sua volta lo dava in concessione. I Conti Lodron e signori di Castel Nuovo e Castellano stipularono infatti un contratto con un sig. Vicentini per l’affidamento di un servizio di traghetto e la conduzione del “porto”. Il contratto aveva durata 19 anni, rinnovabile di altri 19. L’affitto andava pagato annualmente il giorno di San Michele (29/09). Era indispensabile che il traghetto fosse solido, fornito di barche, di corde e di ogni strumentazione necessaria al trasporto, e che fosse in sicurezza.
Si conoscono le tariffe applicate nel 1685. La moneta usata era il “carantano”. Con 13 carantani si faceva un trono. La paga giornaliera di un manovale era un trono e mezzo. Ecco alcune tariffe per:
– una persona, andare e ritornare carantani 1;
– un Cavallo o Mullo carantani 4;
– una Carrozza, Calesso o Birba o Carretta con due Cavalli carantani 10;
– un Carro andare e ritornare carico carantani 7;
– una Cesta ossia minalla senza manico non ordinaria con la persona carantani 4.
Le tariffe erano raddoppiate se il fiume era piena.

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In una relazione effettuata nel 1810, è scritto che: la rendita “sporca” del Porto era di circa 850 fiorini all’anno (1 fiorino = 5 troni); la spesa annua sostenuta per il mantenimento era di circa 450 fiorini – principali spese: reghem (la fune sospesa tra le sponde), soghe, riparature di barche, dei scanelli (piccole panche), del pavimento del porto, mantenimento di un uomo continuo di custodia e di servizio.
Sembra che l’invenzione di questo traghetto sia di Leonardo da Vinci. Il particolare mezzo di trasporto era attaccato con una fune ad un cavo che univa le due sponde. Ponendo la prua del traghetto, in un verso o nell’altro, si sfruttava la forza della corrente del fiume per spostarsi. Uno simile è ancora in attività e si trova a Imbersago.

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Al porto di Villa Lagarina c’erano anche un deposito per le merci, un ricovero per gli animali, un locale di ristoro (visti i tempi di percorrenza del fiume e la necessità, per i burchi, di far riposare gli animali) e una chiesetta dedicata a San Giovanni. Questa era annessa al porto fluviale, tanto che era nominata chiesa di “San Giovanni al Porto”. A conferma che la zona è “storicamente definita porto fluviale” ci sono vari documenti pubblici in cui tale chiesa viene citata proprio così.
Solo nel 1847 venne inaugurato il primo ponte per attraversare il fiume. Nel 1895 il secondo ponte di legno venne sostituito con uno in ferro ripristinando, durante i lavori, il traghetto!

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