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Sommergibile Leonardo da Vinci – Pericolo a Bordo Capitolo III – Cambio comando e cambio capo destinazione

di Sergio Avallone
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Questo episodio di vita vissuta a bordo del sommergibile Leonardo Da Vinci è dedicato Capo Sabatino.

Capitolo III
– Cambio comando e cambio capo destinazione

sergio avallone per www.lavocdelmarinaio.comLe settimane si susseguivano lentamente, tra un’uscita in mare e l’altra…
Capo Sabatino riferì al comandante della necessità di revisionare i motori 3 e 4. Ne fu chiesta l’autorizzazione all’Alto Comando  e attendevamo la riposta che arrivò, qualche  giorno dopo, con il fonogramma prioritario.
Lasciammo Augusta, per fare ritorno nell’arsenale di Taranto, dove sarebbero iniziati i lavori di manutenzione. Oltre alla revisione dei motori, il sommergibile necessitava di lavori in altri reparti, compresa la verniciatura, di cui ve ne era sempre bisogno…
Quei giorni, all’interno dello scafo, era un via vai di personale e manutentori che si alternavano senza tregua, senza risparmiarsi.
Dietro l’occhio vigile di capo Sabatino iniziammo a montare le testate, con le valvole già smerigliate da me e da Agostino. Speravamo che tutto andasse per il verso giusto perché eravamo a conoscenza che se qualche valvola soffiava erano guai e Capo Sabatino ci avrebbe mangiati vivi.
La mattina seguente procedemmo a mettere in funzione i motori e Capo Sabatino diede, a noi due novellini, il compito  di avviare ognuno il proprio motore.
Le gambe mi tremavano mentre i  motori prendevano velocità, poi il rombo finale fece battere le mani ai presenti . Avevamo superato la prova.
Una decina di  giorni dopo, il Da Vinci, era pronto a riprendere il mare e gli abissi.
Quella mattina, quando il cielo era ancora trapunto di stelle e noi ancora assonnati, ci dirigemmo a bordo pronti a muovere.
Il posto di manovra terminò appena oltrepassammo il ponte girevole, navigavamo in Mar Grande,  fuori dal golfo di Taranto, in rotta per  Augusta.
Arrivammo  ad Augusta il giorno seguente, era  l’anno 1964, non ricordo il mese.
Il Comandante  Filippo Ruggiero sbarcò lasciando il comando del battello al capitano di Corvetta Dario Pozzi. Il comandante in seconda, era sempre il Tenente di Vascello Nicola Ricciardi.
Riprendemmo la nostra routine quotidiana, i soliti incarichi, le solite raccomandazioni in assemblea ma Capo Sabatino quel giorno si presentò in divisa ordinaria, tutto acchittato. Mi meravigliai, era un fatto insolito, capii il motivo quando il Comandante diede la notizia che Capo Sabatino doveva sbarcare per recarsi all’isola della Maddalena a frequentare il corso di perfezionamento  che gli avrebbe fatto conseguire  i gradi da  Maresciallo di terza classe e qualche lira in più.
Al termine dell’assemblea Capo Sabatino salutò tutti e quando mi si posizionò davanti esclamò:
– “Avallone! Non dimenticare quello che hai imparato, e ricordati sempre i miei consigli. Ti auguro una buona permanenza a bordo, e buona fortuna nella vita”.
Quelle, furono le sue ultime parole, e poi si allontanò, senza girarsi indietro.
Fu l’ultima volta che vidi quell’uomo che sembrava tanto severo e che invece era tanto umano e altruista.
Venne sostituito da Capo Zecca, un uomo molto calmo, paziente, tranquillo, ma non aveva il temperamento, di Capo Sabatino però anche lui era un ottimo Motorista.
Trascorse qualche settimana prima che mi adattassi al  nuovo comando ma non dimenticai mai l’insegnamento ricevuto e, se di tanto in tanto mi ricordavo di lui,  dovetti rassegnarmi che Capo Sabatino non era più al nostro fianco.
Una sera, al rientro dalla franchigia, appesa alla colonna principale della camerata c’era il foglio delle consegne con il PRONTI A MUOVERE ORE 06.00 per il giorno successivo, e anche specificati i relativi turni di guardia in navigazione.
All’alba, dalla Caserma Farinati, ci recammo a bordo, sotto una debole pioggia e una leggera brezza.  Sostammo in banchina e, dopo aver dato una mano a caricare i viveri, salimmo a bordo.
Iniziò il posto di manovra. I marinai addetti in coperta, indossarono le incerate, con i cappucci, mentre tutti gli altri presero parte al posto di manovra nell’interno dello scafo. Io dovevo fare il primo turno di guardia al Motore  3 e Agostino al 4 addietro, cioè di poppa, insieme a capo Zecca e altri due marinai. I restanti motoristi occuparono la sala macchine di prua, ai motori 1 e 2.

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Il capo macchina ci ordinò di avviare i motori e cosi facemmo. Quando il rombo si stabilizzò, dall’interfono si sentì la voce che veniva dalla camera manovra, che diceva:
– “… AZZERARE GLI ALTIMETRI – AZZERARE GLI ALTIMETRI!”.
Intanto la manovra dei motori veniva passata alla sala quadri (reparto elettricisti) che rispondevano ai comandi impartiti dalla camera manovra. Il nostro compito a questo punto era quello del controllo e dell’andamento dei motori.
Il battello, con un leggero sussulto, si mosse allontanatosi dalla banchina. Il posto di manovra terminò. I marinai addetti in coperta rientrarono e chi era libero dal turno di guardia potè andare a riposare in branda o recarsi in mensa per trascorrere il tempo a disposizione prima di effettuare il proprio di turno:
Nel frattempo il sommergibile Da Vinci, a lento moto, guadagnò l’uscita del porto.
Quel giorno il mare era calmo, nonostante quel leggero vento. Navigammo per un paio di ore, fino a quando arrivammo al posto assegnato dalla Scuola Comando.
Dalla camera manovra, arrivò l’ordine:
– ”QUOTA  SNORKEL, QUOTA SNORKEL”.
Aprimmo le valvole e il battello, si inclinò con la prua in basso, e pochi minuti dopo, riprese il suo assetto normale.
Poco più tardi, l’interfono gracchiò di nuovo,  e la voce, impartì:
– “CESSA SNORKEL, CESSA SNORKEL”.
Una corsa a chiudere i Flapp di ventilazione che mettevano in comunicazione un locale con un altro e la consueta operazione che terminava con la frenetica girandola per chiudere i grossi  valvoloni dei gas di scarico dei motori.
Il battello dolcemente si inclinò di nuovo e scese nelle incognite profondità, riprendendo l’assetto normale. Intanto, il silenzio dominava la sala Macchine. La calma si era ristabilita. L’interfono però gracchiò di nuovo:
– ”SI PUO FUMARE, SI PUO FUMARE”.
Io e Capo Zecca, dopo esserci accesi una sigaretta, iniziammo a socializzare, a conoscerci scambiando quattro chiacchiere sulla nostra vita da borghesi. Fu quello il primo contatto diretto tra di noi.

Sergio Avallone e Agostino Sommella (f.p.g.c. Sergio Avallone a www.lavocedelmarinaio.com

11 commenti

  • Bruno Bigiolli

    La cosa che noi del Vortice invidiavamo agli “americani ” che in immersione potevano fumare…noi porelli, solo dopo pranzato e mancando poco all ‘ emersione ci davano l ‘ ordine E’ permesso fumare UNA sigaretta……e a volte E’ permesso fumare MEZZA sigaretta.

  • Vittorio Quattrocchi

    Questa foto risale al 4 giugno 1968 in occasione della parata navale di Napoli. In plancia io e il T,V, Fulvio Lupo. In coperta parte dell’equipaggio per il saluto alla voce con il nostromo Gallo che fischia a prora, Un bel ricordo.

  • Italo Poso

    Com.te, Quattriocchi, ricordi di gioventù che ti accompagnano per tutta la vita. Sono imbarcato come elettricista di leva e ne sono sbarcato come 2° Capo destinato al Gazzana, appena arrivato dall’America. Grande il Da Vinci. Ed il suo capo elettricista, Capo Mario Antonucci, un’icona dei sommergibilisti di quegli anni.

  • Davide Galli

    Grazie Ezio, un pensiero gradito, e ora posso dire di aver tenuto duro e ‘perseverato’ sulla mia rotta che mi ha portato in acque calme che accarezzano la chiglia con dolci onde..

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