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22 marzo 1965, in ricordo della collisione fra nave Castore e nave Etna


di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

Banca della memoria - www.lavocedelmarinaio.com
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…dedicato a tutti gli equipaggi dei Marinai di una volta di Nave Castore e ai loro familiari in memoria di Aristide, Vittorio, Domenico e Franco.

Per non dimenticare, mai!
Era il 22 marzo 1965, ore 21.15, nave Etna entrava in collisione con nave Castore, un minuto di raccoglimento, per ricordare con questo scritto:



- Sottocapo F.O. Duse-Aristide 1943/3° di Chioggia (VE);

– Marinaio F.C. Celli Vittorio-1943/4° di Castel del Monte (AQ);

- Marinaio F.O. Franzese Domenico 1943/6° di Napoli;

- Marinaio R.D. Pardini Franco 1944/5° di Savona.

Tutti deceduti nella collisione 10 miglia a levante di Punta Stilo. 
Di seguito si trascrive la cronaca della collisione, come riportata dal Bollettino di Informazione della Marina Militare n.3-4 Aprile 1965.

Le vittime della collisione fra le navi Castore ed Etna avvenuta il 22.3.1965 - www.lavocedelmarinaio.com
COLLISIONE AVVENUTA AL LARGO DI PUNTA STILO FRA LE NAVI “ETNA” E “CASTORE” LA SERA DEL 22 MARZO
La sera del 22 marzo c.a. 10 miglia a levante di Punta Stilo, durante una esercitazione di protezione di convoglio nella quale nave Etna rappresentava il convoglio e Castore e Rizzo ne costituivano la scorta, le prime due unità entravano in collisione fra loro. Non appena avvenuta la collisione i comandi di nave Etna e della fregata Castore prendevano tutti i possibili provvedimenti ad assicurare la galleggiabilità e la sicurezza delle due unità, e su nave Castore si dava immediatamente inizio all’opera di soccorso degli uomini che si trovavano all’atto del sinistro nella zona danneggiata. Mentre su nave Etna i danni erano limitati nella zona di estrema prora, su nave Castore la prora dell’Etna era profondamente entrata nello scafo a circa 15 metri dalla poppa estrema, zona occupata dal locale equipaggio n. 6 e dal deposito BAS. La parte del Castore a poppavia dello squarcio, risultava praticamente troncata dal resto dello scafo e trattenuta ad esso unicamente dall’asse sinistro dell’elica, da cavi elettrici e da una lamiera del fasciame del lato sinistro.

Nave Castore a rimorchio dopo la collisione - www,lavocedelmarinaio.com
Accertata la situazione veniva effettuato il puntellamento di una paratia stagna principale a proravia della zona danneggiata e venivano messi in atto tutti i possibili provvedimenti atti a prevenire ulteriori danni quali incendi ecc ed iniziava contemporaneamente l’opera dei soccorso del personale che si trovava nella zona devastata dall’urto.
Successivamente si provvedeva anche ad assicurare con mezzi di fortuna il troncone poppiero della nave alla parte anteriore della stessa, onde evitare che improvvisi movimenti del troncone potessero produrre ulteriori danni alla parte restante della nave, alta quale esso era collegato come già detto dall’asse sinistro dell’elica.
Nell’ardua opera svolta dal personale di bordo per assicurare la galleggiabilità dell’unità danneggiata e per dare soccorso agli infortunati, è risultato palesemente prezioso l’ottimo grado di efficienza raggiunto dal personale grazie ai periodici tirocini di addestramento al Servizio di sicurezza che tutti gli equipaggi seguono presso il Centro addestramento servizi di sicurezza di Taranto. Mentre nave Etna scortata dal CT Indomito raggiungeva con i propri mezzi Taranto la sera del 23, il Castore, veniva preso a rimorchio dal Rizzo e scortato dal Garibaldi nella notte fra il 23/24 raggiungeva Messina e veniva immesso immediatamente in bacino.
Purtroppo l’incidente oltre ai danni materiali ha causato la dolorosa perdita di quattro componenti dell’equipaggio del Castore ed il ferimento di altri 11 componenti dell’equipaggio.
Le vittime sono:

– sottocapo FO Duse Aristide 1943/3°;

– FO Celli Vittorio 1943/4°;

– Franzese Domenico 1943/6°;

– Pardini Franco 1944/5°.

Accertata la mancanza dei quattro uomini subito dopo l’incidente, navi ed elicotteri ne iniziavano le ricerche protrattesi sino all’alba del giorno successivo, purtroppo, senza alcun risultato.
Le salme di due delle quattro vittime e precisamente …
Il 25 marzo nella seduta pomeridiana della Camera dei Deputati l’On. Mario Marino Guadalupi, Sottosegretario alla Difesa ha detto:
Anche a nome del Ministro e degli altri Sottosegretari alla difesa, mi sia consentito esprimere la nostra fraterna partecipazione e cordoglio a questo momento di lutto e di dolore della Marina Militare”.
Dopo aver succintamente descritto le circostanze nelle quali era avvenuta la collisione lo Onorevole Guadalupi ha così proseguito:
L’incidente è avvenuto mentre parte del personale si trovava nel locale investito per il turno di riposo. Pur nella sua gravita va considerato fra i rischi conseguenti l’addestramento delle marine da guerra e non è certo nuovo nella storia delle varie marine. Possiamo dire che nella nostra Marina militare essi sono fortunatamente molto rari: La collisione nel suo aspetto tecnico navale, nelle sue causali, come per ogni eventuale responsabilità, dovrà essere esaminata nelle dovute forme regolamentari.

Le circostanze successive cui l’incidente ha dato luogo pur nella sua tragicità, hanno messo in luce l’alto grado di addestramento degli equipaggi, il cui comportamento è risultato superiore ad ogni elogio, sia come disciplina che come addestramento marinaro. I marinai del Castore infatti, lavorando in condizioni estremamente difficili, si sono prodigati all’estremo per soccorrere i feriti e salvare l’unità basti pensare che per salvare uno dei feriti rimasto imprigionato fra le lamiere, sono state necessarie oltre tre ore di lavoro nella zona più esposta e con rischi non lievi per coloro che lo eseguivano. Si deve a questo magnifico comportamento che l’incidente non abbia assunto ben più tragiche conseguenze e proporzioni. Altro elemento decisamente positivo e l’ottima qualità delle nuove costruzioni navali. Malgrado l’entità dello squarcio e dei danni riportati, l’unità ha conservato la sua galleggiabilità sia immediatamente dopo l’urto che durante tutte le operazioni di soccorso e rimorchio, consentendo così il rimorchio ed il ricovero nel porto di Messina, l’unità potrà cosi essere presto ripristinata nella su a piena efficienza.

Una magnifica e chiara testimonianza sul comportamento degli equipaggi di fronte alla sciagura è quella offertaci dai giornalisti imbarcati sulle varie unità per assistere all’esercitazione, molti dei quali hanno avuto la possibilità di assistere da vicino a tutte le operazioni di soccorso.

Una inchiesta per accertare le eventuali responsabilità, è stata immediatamente disposta dal Comando in Capo della Squadra Navale secondo le normali procedure in vigore. 

Nel pomeriggio del 25 Marzo si sono svolti a Messina i solenni funerali del Sc Fo Aristide Duse e del Fo Vittorio Celli le cui salme erano state recuperate nella parte danneggiata della nave, e nella notte trasferite ai loro paesi di origine. Mentre le salme del Fo Domenico Francese e del RD Franco Pardini risultano disperse in mare”.

I giornali dell'epoca che testimoniano la collisione tra nave Castore e nave Etna - www.lavocedelmarinaio.com - copia



Generalità

Dopo l’entrata in vigore del trattato di pace, che impose la consegna a nazioni ex nemiche o la demolizione di un elevato numero di unità navali la Marina Militare Italiana sì trovò di fronte all’urgente problema del rinnovamento ed ampliamento delle esigue ed in massima parte usurate forze navali. Nel 1950 un primo modesto programma di ammodernamento e di nuove costruzioni venne presentato in Parlamento per l’approvazione della prima parte, di cui facevano parte gli “Avviso scorta”, studiati interamente dal Comitato progetti navi della Marina Militare, che rappresentavano un tipo di nave completamente nuovo per le nostre forze navali e che si possono considerare come le prime unità costruite nel dopoguerra guerra con criteri veramente moderni.
Il via alle costruzioni venne dato nel 1951, ma l’inizio vero e proprio si ebbe soltanto il 15 Maggio 1952 con la posa sullo scalo dei Cantieri Navali di Taranto dei primo troncone prefabbricato di nave “Canopo” il “Centauro” prototipo della serie venne invece impostato a Livorno nei Cantieri Arnaldo, il 17 Maggio dello stesso anno la costruzione delle due navi paragonabili nelle caratteristiche e nell’armamento ai più recenti tipi contemporanei di “DE” americani ed alle fregate Francesi della classe “Le Corse”, procedette con grande lentezza.
Lo scafo nudo e vuoto del Centauro venne varato il 4 Aprile del 1954, dopo circa due anni di permanenza sullo scalo, mentre quello del “Canopo” scendeva in mare dopo tre anni, il 2 Febbraio del 1955. Anche l’allestimento non fu più spedito; la verità era che la mancanza di fondi, dovuta alle difficoltà economiche del dopo guerra nel quale ancora si dibatteva l’Italia, pesò su tutte le costruzioni navali di quel periodo. Un aiuto venne dagli Stati Uniti, che alla fine del 1953 ordinarono altre due unità gemelle classificandole DE 10290 e DE 1021; queste, a costruzione finita vennero assegnate all’Italia, che le denominò rispettivamente “Cigno” e “Castore” nonostante fossero state impostate una con due e l’altra con tre anni di ritardo rispetto alle gemelle del programma Nazionale, Cigno e Castore, costruite off-shore, furono consegnate alla Marina Militare contemporaneamente al Centauro ed al Canopo; anzi il Cigno addirittura prima.

Nave Castore in due parti dopo la collissione del 23.3.1965 - www.lavocedelmarinaio.com
L’iscrizione di queste quattro unità nei quadri del navigli militare avvenne in tempi successivi: Centauro e Canopo classificati con definizione prettamente Italiana come avviso scorta, vennero iscritti il 15 Novembre 1951, prima della costruzione, con decreto P.R. riportato dalla G.U. annata 1952 dispensa n°15, Cigno e Castore vennero invece iscritti al momento della lo ro consegna alla Marina. Il Cigno fu anch’esso classificato come avviso scorta e iscritto il 7 Marzo 1957.
A partire dai 10 Aprile 1957 le prime tre unità entrate in servizio cambiarono la classificazione da avviso scorta a fregate A/S, con decreto del P.R. datato 13 maggio 1957 e riportato sul G.U. annata 1957 dispensa n°17. Pertanto il Castore, consegnato per ultimo, entrò in servizio subito con la classifica di “Fregata Antisom” e iscritto nei quadri del naviglio militare in data 14 luglio 1957. Prime unità di costruzione post bellica, di disegno completamente nuovo, di linea gradevole ma piuttosto tozza, con scafo “flush deck” e prora a cutter, le fregate della classe Centauro non hanno una velocità molto elevata, ma buone doti di manovrabilità ed ottime qualità marine. Partendo dall’altra prora a cutter delle corvette della classe Albatros ma con forme piene, il ponte di coperta corre continuo, con ampio cavallino, fini alla poppa, che è piuttosto stretta ed affilata con specchio inclinato e leggermente tondeggiante. Notevole, dal punto di vista della sicurezza, è la compartimentazione dello scafo. Tra un compartimento e l’altro, come del resto in tutte le nuove costruzioni, sono state abolite le porte, in modo da evitare punti di indebolimento delle paratie stagne che dividono fra loro i vari locali. Questo fatto ha anche portato ad una maggiore robustezza strutturale; infatti ogni paratia diventa in questo modo, non solo stagna ma continua nel senso della resistenza.
Lo scafo a bordi arrotondati, e completamente privo di oblò, i quali potrebbero costituire un’eventuale via d’acqua quando l’unita, per una qualsiasi ragione, dovesse trovarsi in condizioni critiche di galleggi abilità e di stabilità. Non solo: l’abolizione degli oblò ha reso più resistenti le murate evitando altresì l’ingresso all’interno dello scafo di eventuali nebbie radioattive dovute ad esplosioni nucleari. Le sovrastrutture, armonicamente disposte, hanno su queste navi un notevole sviluppo, constano di un voluminoso cassero centrale spostato verso proravia che prosegue verso poppa in una lunga e larga tuga e sormontato da una costruzione a due piani. Per la prima volta, dopo molti anni, ricompaiono su unità di modesto tonnellaggio, due fumaioli, dì non grandi dimensioni, che, disposti simmetricamente rispetto alla prora ed alla poppa contribuiscono a dare una certa eleganza e sveltezza alla linea non troppo slanciata di queste fregate. Le sistemazioni interne sono molto curate, anche se un a certa deficienza di spazio si fa sentire a causa del voluminoso apparato motore a vapore, delle forme stellate della prora e della poppa e del numero di apparecchiature ed automatismi installati. Questi ultimi non certo sviluppati come sulle unità di più recente costruzione, hanno consentito di ridurre il numero degli uomini imbarcati, richiedendo però per ognuno di essi una specializzazione più spinta.
L’equipaggio è alloggiato in tre locali, uno a poppa e due a prora sottocoperta e sotto copertino, gli uomini dormono in cuccette ribaltabili. La mensa equipaggio, organizzata tipo tavola calda, è ubicata sulla sinistra del cassero centrale ed e raggiungibile sia dai locali prora sia da quelli di poppa senza uscire in coperta. I sottufficiali hanno i loro camerini da uno o più posti, alcuni all’interno del cassero, altri sottocoperta i in mediatamente a proravia dei locale caldaie di prora, ed il loro quadrato si trova nella tuga in coperta a centro nave immediatamente a proravia del secondo fumaiolo. I camerini degli ufficiali sono invece ubicati, parte sulla dritta del cassero centrale e parte, compreso l’alloggio del comandante ed il quadrato, nel piano inferiore della tuga sovrapposta al cassero stesso.
I principali locali di comando, per il governo della nave sia in navigazione che in combattimento, si trovano distribuiti nella sovrastruttura principale. Anteriormente a questa tuga si ha il ponte di comando, molto ampio ed aperto, per la protezione del personale di guardia dal vento e dai colpi di mare, lo stesso è dotato di schermi aerodinamici vetri abbassabili e, nella centrale, di un tettino in plexiglas che lascia ampia visibilità superiore.
La timoneria chiusa si trova al centro della grande plancia dietro la timoneria, nel piano superiore della tuga, abbiamo la Centrale Operativa di Combattimento C.O.C le Stazione operativa radar. Al piano inferiore, sotto il ponte di comando la centrale Antisom e più a poppavia la stazione R.T. principale, Centrale AS-SIOC Antisom servizio informazioni operazioni combattimento.
La centrale di tiro di tiro principale è posta sotto coperta a centro nave, mentre una stazione di tiro secondaria trova posto nella piccola tuga posta a poppavia del secondo fumaiolo.
Caratteristica di queste fregate è il grande albero a tripode che sorge anteriormente al primo fumaiolo e che, oltre a sostenere le antenne dei radar ed una piattaforma con proiettore e dotato di un pennone per la manovra delle bandiere da segnalazione largo quanto l’intera nave. Un altro albero più picciolo s’innalza dalla sovrastruttura a poppavia del fumaiolo del secondo fumaiolo. Data la non eccessiva velocità operativa di queste navi, un solo timone semi compensato di ampia superficie e sufficiente a conferire loro buone qualità manovriere. 
Le ancore di posta sono due, a marre articolate tipo Hall, e come su tutte le unità di piccolo tonnellaggio manovrabili da un solo argano elettrico posto sull’estrema prora.
L’apparato motore è costituito da due gruppi di turbine a vapore Ansaldo, indipendenti fra loro e posti in due compartimenti stagni separati ed agenti ognuno su un’elica mediante ingranaggi di riduzione. Ogni gruppo si compone di un a turbina ad alta pressione che ha incorporata la palettatura di crociera e di una turbina di bassa pressione che ha incorporata la palettatura per la marcia indietro. II vapore necessario al funzionamento delle turbine è prodotto da due moderne caldaie POSTER WHEELER, la cui temperatura di esercizio è di 410°c e la pressione di 43atm. La potenza complessiva sviluppata dall’apparato motore è di 22.000HP, capace di imprimere all’unità una velocità massima di circa 26 nodi. Detta velocità non è molto elevata ma è sempre tale di consentire a queste unità di avere la necessaria prevalenza sul convoglio scortato, per maggiore sicurezza e per poter continuare la navigazione anche con una sola elica, in caso di colpo a bordo l’apparato motore e diviso in due gruppi distinti ed autosufficienti. Il gruppo più a proravia, che a gisce sull’elica di dritta, consta di una caldaia la cui canna fumaria finisce nel fumaiolo prodiero e di un gruppo turbo riduttore posti in due locali separati e contigui. Il gruppo di sinistra è analogo al precedente e la canna fumaria sfoga nel fumaiolo poppiero.
A centro nave, infine, fra i locali e dei due gruppi si trova la centrale elettrica principale che alimenta rutti i circuiti di bordo per mezzo di tre diesel alternatori Mayback per una potenza complessiva erogata di 200Kw. I locali abitati delle sovrastrutture possono essere ventila te mediante normale circolazione d’aria: ognuna delle quattro fregate è dotata anche di un impianto di condizionamento completo a ciclo chiuso o aperto per tutti i locali abitati ed operativi, che unitamente ad un impianto di lavaggio esterno ed ad un sistema automatico di allarme e rivelazione, permette alle navi di permanere ed operare in zona di ricaduta radio attiva. Pur trattandosi, in fondo, di navi di transizione, esse sono provvedute di apparecchiature radar ed ecogoniometriche di notevole sensibilità i cui dati vengono elaborati dalla Centrale Operativa di Combattimento, dalla centrale di tiro e della centrale antisom, che permettono una costante valutatone del la situazione, sia nell’aspetto generale operativo che in quello specifico della minaccia nelle varie forme.
All’entrata in servizio le apparecchiature elettroniche di scoperta presentavano delle diversità rispetto alle attuai i identiche per tutte le unità della serie Centauro e Canopo avevano un radar americano ASP/NS 6 per scoperta aeronavale con copertura fino a 250 Km. Cigno e Castore costruite off-shore montavano invece un radar Microlambda di costruzione nazionale.
Nel 1960 l’apparecchiatura è stata uniformata e da allora tutte e quattro le unità della classe montavano il radar ASP/ NS 6. Oltre al radar principale si aveva in una coffa più sopraelevata quasi in testa all’albero, un radar Selenia di costruzione nazionale di scoperta in superficie su bassi siti fino a circa 9 Km.
Nel 1964 questo tipo di radar è stato sostituito con uno Jason di tipo più moderno. L’apparecchiatura ecogoniometrica per la ricerca dei sommergibili immersi costa di un sonar panoramico ad alta frequenza di costruzione americana, tipo AN/SQS-11A, il cui proiettore sporge sotto la chiglia verso prora entro un bulbo carenato. Per quanto riguarda l’armamento, possiamo dire che nonostante il lungo periodo di allestimento di queste navi, l’adozione di armi moderne antiaeree e antisom fece si che alla loro entrata in servizio le fregate della classe “Centauro” erano navi senz’altro all’altezza dei tempi e perfettamente idonee alla scorta dei convogli. L’armamento antiaereo e navale comprendeva: 4 cannoni da 76/62 mm AA Oto Melara, i cannoni da 76, in una sistemazione binata a canne sovrapposte che, geniale nella concezione, non ha però dato i risultati di praticità sperati e che non sarà quindi ripetuta su nessuna altra unità, erano armi modernissime progettate per un’eventuale complesso a quattro canne mediante accoppiamento di unità binate. Il caricamento era completamente automatico e continuo, con elevata frequenza di tiro: 60 colpi al minuto. Rispetto al tipo SMP 3 imbarcato sulle corvette della classe Albatros e da cui questi derivano, presentando soltanto l’innovazione del caricamento continuo per mezzo di apposite norie a qualsiasi elevazione, ciò che consentiva la più elevata cadenza di tiro. Le due torrette abbinate erano asservite ad una centrale D.T. tipo NSG con radar di tiro MLT 4 ed ad una colonnina di direzione tiro. 4 mitragliere antiaeree Breda-Bofors da 40/70 mm. in impianti binati posti su apposite piazzole a destra e sinistra della tuga centrale a poppavia del secondo fumaiolo, i due impianti di mitragliere antiaeree erano asserviti elettronicamente a due colonnine di punteria Galileo OG 1 poste in apposite piazzole nella tughetta poppiera, immediatamente a poppavia del secondo fumaiolo. Queste armi però, benché ottime e di funzionamento preciso e sicuro, furono le ultime ad essere imbarcate su unità di notevole tonnellaggio. Esse infatti ritenute ormai superate per la relativa efficacia dimostrata dal tiro antiaereo ravvicinato contro i moderni reattori, non compariranno mai più su navi nuove, avendo la Marina Militare Italiana adottato come calibro antiaereo il 76 mm 2 Lanciarazzi trinati da 105 mm telecomandali per il tiro notturno, a completamento dell’armamento antiaereo e navale, i due impianti si trovano sul cassero centrale, uno per lato, immediatamente a proravia del ponte di comando. L’armamento antisom all’entrata in servizio, era composto di: 1 lanciabas lungo trinato tipo Menon, posto a prora sul cassero immediatamente a poppavia delta torre da 76 mm. 4 Lanciabas Menon corti, disposti in coperta due per lato quasi a centro nave, ma leggermente spostati verso poppavia. 2 Guide fisse per il lancio di siluri antisom da 553 mm. posta sulla tuga fra i due fumaioli, una a dritta ed una sinistra denominata tuga siluri. 1 tramoggia da 10 bombe torpedini da getto, posta ad estrema poppa al centro dello specchio. Il lanciabas trinato da 305 mm., progettato e costruito interamente in Italia, deriva dal Limbo Inglese e può lanciare una salva di tre grosse bombe antisom ad una distanza massime di 1500m, sparate le tre cariche l’arma va ad una massima elevazione di 90° e viene automaticamente ricaricata, mentre le spolette vengono ricaricate direttamente dalla Centrale Antisom, in base ai dati forniti dall’ecogoniometro, la gittata viene regolata mediante variazioni della potenza della carica di lancio, l’arma piuttosto ingombrante, e racchiusa in una torretta brandeggiante da cui sporgono le ire lunghe canne. I lanciabas pirici Menon posti sui due lati della nave, sono stati sostituiti insieme alle due guide lanciasiluri poste sulla tuga centrale. su tutte e quattro le unità, negli anni 1963/64con due lanciasiluri trinati antisom tipo Mark 32 posti sui due lati della nave nella posizione di centro nave dove antecedentemente erano piazzati i lanciabas corti Menon nel 1966 venne dato corso ad un programma di ammodernamento e trasformazione delle quattro unità che rimasero in servizio fino alla metà degli anni ’80.

nave castore - www.lavocedelmarinaio.com - Copia
Caratteristiche Tecniche

Nave Castore F553
Tipologia: Fregata
Motto “Ardisco ad ogni impresa”
Impostata il 13/3/1955 – varata 8/7/1956
In servizio dal 14/7/1957 fino alla fine degli anni ’80
Dislocamento: standard1680-tonn.; normale-2137-tonn.
Dimensioni: Lunghezza F.t.m.103,14;
Larghezza m.12
Immersione: p.c.m.3,83
Apparato-motore: 2caldaie Poster Wheeler; 2 gruppi turbo riduttori F.Tosi, BP e condens. Ansaldo
Potenza: 22.000HP
Velocità:26 nodi
Combustibile: 400 tonn. nafta
Autonomia: 3.020 miglia a 12 nodi; 2.860 miglia a 18 nodi; 1250 miglia a 26 nodi
Armamento iniziale:
– 4 cannoni da 76/72 mm in due torri binate
– 4m mitragliere da 40/70 mm. in due imp. binati
– 2 lanciarazzi trinati da 105mm. illuminanti
– 2 lanciasiluri AS da 503 mm(fino al 1963)
– 4 lanciabas Menoncorti (fino al 1963)
– 2 impianti trinati lanciasiluri A.S. Mark 32 (dal 1963)
Dopo la trasformazione:
– 3 cannoni da 76/72 mm Oto-Melara in tre torrette singole
– 2 lancia-lanciarazzi trinati da 105 mm. illuminanti
– 1 lanciabas lungo trinato Menon
– 2 impianti lanciasiluri trinati A.S. Mark32
Equipaggio: 13 Ufficiali; 222 Sottufficiali e Comuni
Affondata il 30 marzo 2001 al largo di Civitavecchia mentre veniva rimorchiata in Turchia per essere demolita.

http://www.youtube.com/watch?v=dOnGj42dSXA




Dicono dell’accaduto i marinai imbarcati su nave Castore che oggi si sono riuniti nel gruppo facebook ai seguente link:
https://www.facebook.com/groups/nave.castore/?fref=ts
https://www.facebook.com/pages/EQUIPAGGIO-NAVE-CASTORE/102105953160370

…per i caduti nell’adempimento del dovere, che furono i nostri migliori amici ed ebbimo la fortuna di conoscerli, rimasero e rimarranno sempre nei nostri cuori, e di tutti coloro che nel tempo furono imbarcati su ch’ella meravigliosa NAVE CASTORE. 
Aristide Duse, Vittorio Celli ,Domenico Francese, Franco Pardini adesso riposate in pace ci ricorderemo di voi nei prossimi raduni”.

1°mini raduno equipaggi nave castore Rimini 23.3.2014
Dello stresso argomento sul sito:
https://www.lavocedelmarinaio.com/2011/02/spq5/
https://www.lavocedelmarinaio.com/2012/09/2-raduno-nazionale-nave-castore/

Caduti castore - www.lavocedelmarinaio.com

76 commenti

  • Gino Zito

    Ero s.c segnalatore sul c.t. indomito.ricordo che eravamo in navigazione oscurata.il Castore doveva proteggere l’etna da eventuali attacchi da parte di sommergibili.purtroppo he accaduto impensabile.dopo la collisione abbiamo scortato l’Etna a Taranto.cose che non si dimentica facilmente.

  • EZIO VINCIGUERRA

    … Gino Zito penso di comprendere e capire il suo e vostro stato d’animo. Un abbraccio a Lei e a tutti i marinai di una volta e per sempre!

  • Salvatore Provenza

    Io c ero quella notte ero sul S.Giorgio che nottata non si potrà mai dimendicarla

  • Massimo Pastore

    Come in passato torno a chiedere ulteriori e maggiori dettagli di questa tragedia. Chi erano i Comandanti e gli Ufficiali chiamati a rispondere del loro male operato? C’è stato un processo? Qualcuno ha pagato o tutto è finito a tarallucci e vino?

  • Marinaio Di Lago

    Buonasera signore dei mari … pratica archiviata nel dimenticatoio di stato

  • Casimiro Frangella

    Imbarcato nel ’68 su Nave Etna – Comdinav Tre, non ho trovato mai il coraggio di leggermi la pratica relativa all’incidente. Ma quello che ricordo, le navi manovravano con il silenzio radar! Onore ai nostri ragazzi, “di leva” che hanno perso la loro giovane vita! Onori a tutti i ragazzi che hanno servito la Patria per due lunghissimi anni! Grazie ai ragazzi di leva….

  • Roberto Pierotti

    Sempre lo Stato…Se era la Marina Americana ci sarebbe stata una Corte Marziale.

  • Vittorio Presutti

    Il 9 Agosto 2015 in Castel del Monte, Aq. paese natio di Vittorio Celli è stata celebrata una commovente e sentita commemorazione del 50^ dell’evento con la partecipazione di tutte le autorità, commilitoni e Castorini da tutta Italia.

  • Francesco Ortega

    io mancavo ma solo con il corpo (causa mali fisici ) ma in spirito c’ero anch’io

  • Francesco Ciampaglia

    oggi il gruppo nave Castore ricorda la collisione avvenuta il 22 03 1965 51 anniversario e tutti i castorini che nel tempo sono partiti per l’ultima missione

  • Luigi Morra

    hrazie ezio del ricordo tre anni fa abbiamo feposto in mare una corona in loro memoria a civitavecchia tutti noi castorini ciao

  • FRancesco Ciampaglia

    onore ai caduti ,e tutti i castorini che sono partiti per l’ultima missione.

  • Salvatore Chiaramida

    Ero in mare con il Sibilla (nave BRC )quando è successo il fattaccio , che essi possano riposare in pace

  • Girolamo Trombetta

    Ricordo benissimo tutto io ero sul Bergamini ma ho prestato servizio anche dell’Etna RT un ricordo e una preghiera per Duse

  • Pasquale Pellicoro

    Ricordo quella notte, ero di guardia all’Ufficio Operativo di Maridipart Taranto, una triste e tragica notte per le notizie che arrivavano. Qualche tempo dopo ho battuto a macchina la relazione dell’Inchiesta Formale sull’incidente, le varie dichiarazioni etc. Conoscevo il Comandante del Castore…..Onoriamo i nostri caduti che sono morti così giovani pert servire il nostro paese…..

  • Sandro Saccheri

    Quella notte non la scorderò mai ero imbarcato su Nave ETNA e sono stato uno dei primi ad intervenire a prora dove era il mio posto di approntamento e quando mi sono affacciato quello che ho visto è stato terribile la nostra prora era dentro il Castore all’altezza Del paraeliche e la parte poppiera era completamente separata dal resto dello scafo poi passammo la notte a tamponare la paratia anticollisione dopo il pozzo catene che era tutto allagato siamo rientrati a lento moto a Taranto dentro il bacino Giuriati brutti ricordi!!!

  • Vittori Giuliano

    Ciao Bruno buona festività a te e ai tuoi cari.
    P.s. leggi fino in fondo Emoticon smile

  • Leonardo Tafuto

    Ciao Ezio è un piacere gradito ricevere i tuoi articoli, ti seguo sempre con piacere

  • Francesco Urracci

    Al tempo ero imbarcato su Nave Impavido e ricordo che la notizia ci giunse come qualcosa che era impossibile potesse accadere. R.I.P.

  • Silvano Alloni

    Anchio ricordo tutto benissimo ero sul Bergamini. Un ricordoe una preghiera per loro.

  • Roberto Pierotti

    Era il mio primo anno di servizio in Arsenale, poi incontrai dei cannonieri superstiti, che mi raccontarono la loro esperienza. Traumatico…ricordo. RIP.

  • Silvano Alioni

    La collisione è avvenuta al termine del rifornimento laterale tra Etna e Castore. Pochi istanti dopo l’allarme e da li iniziarono le ricerche di eventuali uomini a mare con i fari delle navi accesi puntati sul mare. Richerche che sono durate per noi fino al giorno dopo all’arrivo dei Dragamine. Ero sul Bergamini tristi ricordi di quella not

  • Nello Mariani

    Salve per quel tragico incidente ,ricordo perfettamente tutto ,perchè ,ho collaborato attivamente ,con la fiamma ossidrica per potere liberare un nostro amico ,il quale era rimasto imprigionato fra due brandine, quindi per poterlo liberare dovevo tagliare i tubi che forma la branda stessa, ma lo spazio era molto limitato, così dovevo tagliare a tratti il tubo con la fiamma che si trovava vicino al viso del giovane , alle mia spalle cera il Cap Gn Rossi , il quale con la manichetta antingendio cercava di raffreddare il viso del marinaio mentre io poi riprendevo a tagliare, unacosa scioccande anche perchè non sapevamo se potevamo finire tutti in mare daun momento all’altro, ero sfinito , poi aro a buon punto per liberarlo ,mi dette il cambio non so chi? , io dovetti lasciare il lavoro ero infreddolito . per fortuna dopo poco lo liberarono,non aggiungo altro ma mi rivedo la scena quando qualcuno parla di quel periodo.

  • ezio

    Buongiorno signor Nello Mariani,
    grazie per questa sua toccante testimonianza. Il vostro pronto e incessante lavoro di recupero,
    durante e dopo la collisione, ha salvato vite umane e vi rende onore.
    In questa giornata dove festeggiamo La liberazione e l’unità d’Italia, la sua testimonianza assume
    un valore di coesione, misericordia e preghiera per coloro che sono state vittime del dovere, che non
    sono rientrati alla base e che sono salpati per l’ultima fermamente conviti in una Italia migliore.
    Le cicatrici rimangono è vero ed indiscutibile, ma la fede, la speranza e la carità ci esortano a
    proseguire sul cammino daLui tracciato in questa navigazione terrena che ci farà approdare al porto
    della SuaGerusalemme Divina.
    Con affetto, stima e considerazione,
    Ezio Vinciguerra e la redazione tutta.

  • de bastiani luciano

    dal 59 al 65 ho maledetto il mondo perchè in marina ho passato i peggiori anni della mia vita, due dei quali sul castore, dal quale ero sbarcato per andare sul Proteo, poco prima dell’incidente. quanto fanatismo ed ignoranza in quell’ambiente fatto apposta per dei sadici (Piccinni Leopardi in testa)capaci solo di trattare i marinai come tanti zerbini.

  • Gino Discornia Rd.3°/43

    Su quella tragica notte si raccontano tante storie e io, ero radarista su nave Etna, mi ero appena sdraiato in branda perché il mio turno di guardia iniziava alle ore 00 quando uno scossone mi fece sobbalzare e in un’attimo mi ritrovai in C.O.C. (sala radar)e resomi subito conto dell’accaduto corsi a prora e ricordo benissimo, insieme ad un segnalatore di nome Gallo del napoletano. Resici conto della situazione (la prua dell’Etna entrava ed usciva in continuazione dalla poppa del Castore dato il movimento del mare che fortunatamente era calmissimo) corremmo in controplancia e accendemmo i due riflettori da 24” e gli altri due più piccoli. Affidammo ladirezionalità dei fari ad altri commilitoni e tornammo a prora. Si udivano lamenti e richieste d’aiuto provenire da sotto bordo tanto che io e il Gallo gettammo due salvagente (quelli con la colonnina illuminata) che però li vedemmo allontanare pin piano. Voglio ricordare che non vi fù alcuna manovra di rifornimento né con nave Rizzo né col Castore. Io tornai in C.O.C. perché nel frattempo la nostra prora venne invasa da personale appropriato al caso. Furono immediatamente calati in acqua i mezzi da sbarco che erano sulla nostra unità. Le acque erano disseminate di scatoloni che erano fuoriusciti dalla cambusa colpita del Castore. Mi venne affidato il compito di riportare su carta speciale i tracciati delle varie unità (in particolare delle navi Rizzo,Etna e Castore)dal momento della partenza fino alle ore 21,12 momento della collisione.Questo è tutto. Il 9 di agosto del 2015 per mandato della famiglia Celli ho contribuito ad organizzare la cerimonia in Castel del Monte e ho avuto il grande piacere di conoscere chi quella notte era sul Castore.

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