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Sommergibile Leonardo da Vinci – Pericolo a Bordo – Capitolo I “Arrivo a destinazione”

di Sergio Avallone (*)

Questo episodio di vita vissuta a bordo del sommergibile Leonardo Da Vinci, è dedicato ad Agostino Sommella (ex commilitone e poi amico) deceduto tre anni fa  e che mi ha lasciato un triste peso nel cuore e a Capo Sabatino.

– Capitolo I –
Arrivo a destinazione
sergio avallone per www.lavocdelmarinaio.comIl permesso di “Cinque più Due” che mi venne concesso, dopo  aver terminato il tirocinio alla caserma Farinati di Taranto, finì ed io dovevo recarmi ad Augusta per imbarcare sul sommergibile Da Vinci.  Con tristezza, dopo aver salutato i miei familiari, avevo preso la corriera che andava da Gaeta alla stazione di  Formia.
Dal marciapiedi del binario tre, intorno alle 22.00, salii pigramente sul convoglio locale che stava partendo alla volta di Napoli, dove avrei preso un altro treno per Augusta. Stavo per salire a bordo, quando dal televisore del bar, mi giunse la melodiosa  voce di Mario Del Monaco che cantava “Voce e Notte”.
Malinconicamente salii, richiusi lo sportello  e il treno  si mosse, mentre le parole della canzone scemavano. Restai incollato al finestrino del corridoio, a guardare le luci di Gaeta che si allontanavano sempre più, fino a quando sparirono dietro la vegetazione che costeggiava la strada ferrata.
Arrivai intorno alle 23.15 in stazione e, mentre attendevo l’ora della partenza, notai sulla panchina un marinaio, che avevo conosciuto al tirocinio per sommergibilisti da Motoristi Navali a La  Maddalena, era Sommella. Anche lui doveva imbarcare sul Sommergibile Leonardo Da Vinci.
Conversammo diversi minuti e quando ormai non pensavo più alla partenza, solo il fischio del capo treno, ci riportò alla realtà. Guardai l’ora sul grosso orologio della ferrovia, segnava l’una meno un quarto, e per la seconda volta udii il fischio, eravamo partiti.
Dopo una notte di viaggio, e mentre il sole stava per sorgere, il treno fu imbarcato sul traghetto che collega Villa San Giovanni a Messina e poi, quando fu rimesso sui binari, proseguì la sua corsa verso la mia destinazione.
Arrivammo dopo due ore circa nella stazione di Augusta, poi il treno ripartì e sul marciapiedi rimanemmo in due, io e Sommella.
Facendoci carico dei nostri pesanti zaini, gonfi di vestiario fino a scoppiare, ci dirigemmo verso l’uscita, quando un marinaio con il camisaccio da lavoro e il basco blu, si avvicinò e domandò:
– “Sommergibile Da Vinci?”
– Rispondemmo insieme: “Si”.
– “Venite con me.”
Era l’autista della corriera, che doveva accompagnarci all’arsenale.
Fuori dalla stazione, una piccola corriera, con il muso allungato, di quelle che ne esistevano pochi esemplari, o se forse era l’unica,  ci attendeva. Sul quel mezzo, durante il tragitto, io e Sommella discutevamo su come sarebbe stato il nostro primo imbarco.
Dopo aver percorso le strade del centro storico di Augusta la rombante corriera, con la marmitta sfondata, imboccò una discesa, per poi passare tra le colonne di un’enorme cancello. Al suo interno era posizionata una garitta di guardia, con dentro un marinaio armato. L’autista doveva essere conosciuto dalla guardia e non si fermò per il riconoscimento ma ci depositò nei pressi dell’ormeggio del  sommergibile.
Ancora prima di scendere dalla corriera, vidi la sagoma scura del battello, immobile sull’acqua limpida e calma, mentre un leggero brivido mi percorse la schiena.

Sommergibile Leonardo Da Vinci - www.lavocedelmarinaio.com
La corriera si fermò e noi scendemmo.
Poco distanti da noi, fermi in assemblea, erano inquadrati ufficiali sottufficiali e marinai, d’avanti a un uomo che sicuramente doveva essere il comandante. Accortosi di noi, ci fece cenno di avvicinarci e comandò al nostromo di farci prendere posto accanto agli altri marinai arrivati la sera prima, e che come noi due dovevano imbarcare. Si avvicinò a noi e si presentò, come il capitano di corvetta, Filippo Ruggiero. Ci domandò come ci chiamavano, ci diede il benvenuto e ci augurò una buona permanenza a bordo. La nostra avventura come sommergibilisti ebbe inizio…
L’assemblea si sciolse. Dopo che tutti furono saliti a bordo, venne il nostro turno. Il Nostromo, ci fece portare gli zaini, verso il battello e ci ordinò di lasciarli a terra accanto alla passerella. Ci invitò a salire sul natante. Ma prima che mettessimo un piede sulla passerella, ci bloccò dicendo:
– ” Quando sarete alla fine della passerella, dovete mettervi sull’attenti e fare il saluto alla bandiera.  Ogni qual volta, che salite o scendete”.
Posammo i  nostri piedi per la prima volta sulla coperta del Da Vinci. Il sottocapo che era di guardia  a poppa, si scostò dalla passerella e ci lasciò passare. Guardandoci restò in silenzio, ma abbozzò un sorriso. Chissà cosa pensava…
Incurante di quel primo approccio di bordo, seguimmo il nostromo che ci guidò fino ad un portello aperto. Quando fummo sull’orlo, un profumo di cioccolato, mi indusse a respirare a pieni polmoni.
Scesi per la prima volta, lungo la scaletta che accedeva in mensa e provai una sensazione di stupore: era la sensazione che si provava ad essere nella pancia di un sommergibile.
Finalmente avevo appagato il mio desiderio, contrario a quello di mio Padre.

510 sommergibile L. Da Vinci - www.lavocedelmarinaio.com
Il Nostromo, da provetto Cicerone, ci fece visitare l’interno. Notai sin da subito che le scritture, erano tutte in inglese. Domandai il motivo, e il Nostromo, mi rispose, che era un’ex battello statunitense, in dotazione all’Italia. Finito il giro esplorativo,  stavamo ritornando verso la mensa. Quel buon odore di cioccolato, stava mettendo a dura prova il nostro famelico appetito, aumentato da lunghe ore di viaggio…
Il nostromo ci portò in mensa, dicendoci che il comandante aveva dato ordine di preparare una buona colazione per i nuovi arrivati e, dopo averci dato il buon proseguimento di permanenza, si dileguò verso prua.
La colazione fu ottima e abbondante, poi fummo chiamati in sala Macchine.
Insieme a Sommella, superammo due porte stagne, dove sostavano circa dieci marinai tra cui quattro sottufficiali e un ufficiale, più quattro marinai, due sottocapi, e due scelti. Facemmo la conoscenza di tutti membri della sala Macchine, compreso il direttore di macchina, il tenente di vascello, Scotto. Fummo presentati al capo motorista Sabatino, il  vice capo sergente, Zecca, vice capo sergente Valentino, e infine il sottufficiale più giovane, il sergente Turco e gli altri marinai dell’equipaggio.
Dopo questi approcci ci lasciarono liberi di andare in caserma e sistemarci. A terra, sulla banchina, l’autista stava ancora aspettando e quando ci vide uscire dal portello, mise subito in moto la corriera. Poco dopo entrammo in caserma dove ci accolse la guardia in camerone, che ci fece scegliere i letti, gli armadietti e finalmente ci potemmo riposare.
Il giorno seguente uscimmo in mare, per la prima volta, ricevendo così il battesimo del mare. In sala macchina il rumore era assordante, l’aspirazione dei motori creavano un forte risucchio  d’aria e, ogni qualvolta che qualcuno  apriva la porta stagna per passare da un locale all’altro, quel risucchio si ripresentava puntualmente. Io e Sommella eravamo come due pesci fuor d’acqua, all’oscuro anche delle più basilari nozioni ma di tempo per imparare ne avremmo avuto a sufficienza…
Fui assegnato a fare  la guardia ai due MM.TT.PP. 3 e 4, in coppia con Capo Sabatino che era un uomo di poche parole, ferreo nel mestiere e anche molto preciso.  A dire il vero, mentre svolgevo i compiti che mi venivano assegnati da lui, sentivo il suo sguardo sulle mie spalle. Non potevo fare altro che stare al suo gioco. Lui si limitava ad osservarmi per poi trovare qualcosa da chiedermi. Durante le ore di guardia, essendo nuovo a questa esperienza, tutto mi incuriosiva e mi appassionava sempre di più, volevo conoscere tutti i meccanismi che funzionavano intorno ai motori. Benché avessi ricevuto un’ottima preparazione scolastica, non era pari a quello che avevo davanti e spesso ponevo  a Capo Sabatino diverse domande. La prima domanda che gli feci fu:
– ”Capo che motori sono?“
Lui mostrando una certa sicurezza, mi rispose:
“Sono GENERAL  MOTORS 12 cilindri a V.”
Insomma la mia curiosità voleva soddisfazione, e senza preoccuparmi troppo della sua disponibilità le mie domande, erano come una raffica di mitra. Quando però mi rendevo conto che potevo dargli fastidio, limitavo le domande e le mie curiosità. Lui, di buon grado, rispondeva con gentilezza, ed era sempre ligio nelle  risposte, con buone ed esaustive spiegazioni in merito.
Ero entrato nelle sue grazie e, tutto sommato, non mi dispiaceva affatto fare la guardia sotto il suo comando, perché avevo trovato in quell’uomo un secondo padre.

Sergio Avallone e Agostino Sommella (f.p.g.c. Sergio Avallone a www.lavocedelmarinaio.com

(*) Puoi contattare Sergio Avallone sul suo profilo facebook
https://www.facebook.com/profile.php?id=100009368055952

41 commenti

  • Giuseppe Ferraro

    ho avuto il piacere di visitare il da vinci nel 1983 una domenica di maggio il libera uscita dalle scuole cemm ….mi ricordo un cane con tre zampe sulla coperta e l’odore di nafta appena saliti a bordo

  • Ermanno Ramirez

    che piacere leggere questi episodi di vita militare, ricordo il mio primo giorno al car di Taranto

  • EZIO VINCIGUERRA

    Buongiorno anche a me il racconto del veterano Avallone ha ricordato il primo giorno di vita militare…a breve pubblicheremo gli altri capitoli della sua storia. Grazie per i messaggi, le visioni, le condivisioni e, naturalmente per l’affetto e la compagnia.

  • Silvana De Angelis

    Buona inizio mese…col mare arrabbiato!!!!! ….e tanto vento….ma passerà… Passa anche la notte…passano i sogni e domani….speriamo che sia migliore!!!!

  • Luigi Agneto

    SU TUTTE LE NAVI SI INNESCA UN MECCANISMO CHE AFFRATELLA UN PO’ TUTTI ED IN MOLTI CASI VA AL DISOPRA DEL GRADO MILITARE DI APPARTENENZA.

  • Rodolfo Costa

    è vero Luigi anche noi IN COC ci si organizzava spesso qualcosa e più di qualche volta con la partecipazione del nostro ufficiale caposervizio.
    lui diceva che quando si scherza siamo tutti uguali ma quando si lavorava non avrebbe guardato in faccia a nessuno.

  • EzIO VINCIGUERRA

    Ciao Luigi Agneto stimatissimo, il racconto è di Sergio Avallone che non trovando un editore degno di questo nome ha preferito dare voce al suo racconto proprio sulla “voce”…

  • Egidio Alberti

    Ho letto con molto interesse la storia dei fulmini di Zonderwater , bravo EZIO

  • Luigi Agneto

    SEMPRE QUASI OTTANT’ANNI DOPO. E C’E’ ANCHE IL MIO COMANDANTE DI NAVE CAIO DUILIO.L’AMMIRAGLIO FILIPPO RUGGIERO DA POCO SCOMPARSO.

  • Dario Manzato

    Grazie Enzo Ezio Pancrazio Vinciguerra predero’ visione
    Emozioni vissute,racconto ricco di romanticismo e nostalgia di un passato indimenticabile.

  • EZIO VINCIGUERRA

    buongiorno Dario Manzato ero certo del suo e vostro cuore immenso blu di delfini, ancora prima di marinai per sempre! Aria alla … 🙂

  • Giuseppe Esposito

    ….Capo Sabatino…. Valentino….. Zecca….Turco… nomi cari, cari vecchi ricordi. ….

  • EZIO VINCIGUERRA

    Buongiorno carissimi delfini tutti…
    Sono certo che le stesse emozioni provate da Sergio Avallone siano le stesse che avete provato anche voi.
    Anticipatamente ringrazio per i commenti.

  • Stefano lodi rizzini

    Un bel racconto, di storia vissuta. Una esperienza che ti rimane x tutta la vita, che se tornassi indietro rifaresti volentieri.

  • Stefano lodi rizzini

    Veramente bello, storia di una vita vissuta, che rimane x tutta la vita .Se si potesse tornare in dietro con gli anni sono esperienze che rifaresti volentieri!

  • Dario Manzato

    Non c’e’molto da raccontare se non il mio ricordo di un breve periodo ( la leva ) indimenticabile per le persone che ho consciuto e l’ avventura esaltante nei nostri Battelli.in particolare il LONGOBARDO

  • Franco Pellicano

    Ti ringrazio Ezio per quello che fai un abbraccio, per mare…per terram

  • EZIO VINCIGUERRA

    Buongiorno Franco Pellicano, prego.
    Un abbraccio grande come il mare (…per terram) ed il cuore di leone dei marinai per sempre!

  • Giovanni

    Bravo Sergio – Racconto di vita vissuta descritto in modo semplice e diretto. A quando i prossimi Capitoli?

  • Enzo Arena

    Grazie Sergio. Il tuo racconto ci fa rivivere momenti che lasciano il segno per tutta una vita. L’ambiente, l’accoglienza ed il calore, sono prerogativa di tutti noi marinai. Fratelli, tutti sulla stessa barca o “battello” (come in questo specifico caso).

  • SERGIO AVALLONE

    Nei prossimi episodi, vi porterò dove mi trovavo io in quei momenti e con me vivrete le mie stesse emozioni vissute in compagnia del mio caro amico Agostino, con me nella foto.ringrazio tutti per i commenti e buona lettura tutto questo
    per merito di un’uomo con un’animo da vero marinaio (EZIO VINCIGUERRA).

  • SERGIO AVALLONE

    Anche se il racconto non é finito, ringrazio tutti per avermi dato la possibilità di esprimere un ricordo al mio amico Agostino, èd é grazie a lui che mi é uscita dalla mente quella avventura vissuta e che in quei momenti critici e invisibili tentatori di morte, giocavano con le nostre vite. ma l’uomo ha sempre un carta da giocare e in quel caso Filippo Ruggero,aveva l’asso nella manica e ci ha riportati tutti a casa. Grazie anche a lui, se ho potuto scrivere questa meravigliosa storia di vita.

  • SERGIO AVALLONE ANMI GAETA

    erano passati diversi anni, ma non avevo nella mente di scrivere qualcosa. sol dopo la morte del mio amico Agostino,mi ricordai di quell’episodio. Grazie a EZIO, sono riuscito a onorare la sua memoria. In quei momenti di pericolo, già si sentiva aleggiare la vedova nera, che con i suoi artigli, voleva ghermire le nostra giovani vite.Ma ogni marinaio ha una carta da giocare e quella carta la possedeva FILIPPO RUGGERO; che riuscì a portarci fuori. E grazie anche a lui se ho potuto scrivere questi meravigliosi ricordi che resteranno per sempre nella mia mente, insieme a tutti i compagni che ora non potrò rivedere, ma che ricorderò per sempre.

  • Giorgio Vallone

    Dare seguito, al racconto di Sergio è ormai piacevolmente indispensabile.

  • Rocco Secli

    Bellissimo il racconto, è stato come rivivere la mia esperienza, anche se diversa, sul Leonardo daVinci. La descrizione dei fatti è molto dettagliata. Il racconto si legge tutto d’un fiato. Capo Sabatino era proprio come lo descrivi, leggendo mi sono venuti in mente tutti gli altri che hai menzionato sia sottufficiali che motoristi. I miei complimenti!

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