Lo scandaglio
di Mario Veronesi (*)
Tra il XIII e il XIV secolo furono compiuti progressi decisivi da punto di vista della possibilità di seguire una rotta predeterminata e di stimare la posizione della nave. Trovare un porto, stabilire con precisione una rotta e seguirla con sicurezza e relativa velocità, era divenuto molto più agevole che nei secoli precedenti. Due nuovi strumenti appaiono alla fine del XV secolo, indispensabili per le grandi navigazioni: lo scandaglio ed il misuratore di velocità “solcometro” che abbiamo già descritto.
Lo scandaglio divenne sempre più indispensabile nella navigazione in mari sconosciuti e con fondali pericolosi. Era formato da un piombo di 3-4 chili di forma conica, fissato ad un cavo graduato dello spessore di 15-20 millimetri, e dalla lunghezza variabile dai 15-20, ai 30-40 metri. Sul cavo le misure erano segnate con nastri di vari colori; non appena il piombo raggiungeva il fondale era abbastanza facile leggere la profondità. Il piombo nella sua parte inferiore aveva un leggero incavo con del sego, per portare a galla qualche frammento del fondale. Il marinaio che doveva misurare stava all’estrema prua e lanciava il piombo più avanti possibile, mentre la nave cercava di ridurre la velocità sui 3-4 nodi. Leon Battista Alberti (1404-1472), nei suoi “Ludi Matematici” propose un tipo di scandaglio per grandi profondità, ma solo molti secoli più tardi l’interesse scientifico avrebbe portato alla misurazione delle grandi profondità oceaniche.
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10 commenti
Francesco Carriglio
Interessante, notizia storica su uno degli strumenti per la navigazione. Oggi degnamente sostituito dell’ecoscandaglio.
Giacomo De Martino
Sei quante volte l’ho fatto e non solo per esempio scandaglio a mano oppure direzione e velocità del vento sono cose che solo i piloti conoscono e io sono uno di quelli Pilota lagunare corso 65vo286M che significa alla Maddalena Buon vento in poppa
Paolo Dessì
Copio 🙂
EZIO VINCIGUERRA
Un saluto e un abbraccio allo scrittore e marinaio Mario Veronesi per queste chicche storiche
Stefano Saliola
Grande Ezio, hai anche qualche articolo sul perchè la velocità è abbinata ai nodi?? 🙂
EZIO VINCIGUERRA
Ciao Stefano Saliola …dello stesso autore:
l’origine della velocità in “Nodi”
Quando il comandante di un veliero voleva conoscere la propria velocità, faceva filare a poppa una sagola, sulla quale erano presenti dei nodi distanziati fra loro. In tal modo mentre il veliero avanzava, la sagola si svolgeva fuoribordo facendo sfilare un nodo dopo l’altro, quindi dopo 30 secondi di clessidra venivano contati quanti nodi erano passati, che così rappresentavano con molta approssimazione la velocità della nave. All’estremità della sagola affondata, era fissata una tavoletta (solcometro a barchetta che gettato in mare da poppa fa svolgere una sagola, graduata con dei nodi a distanza fissa. La parola solcometro trae origine dalla metafora “solcare il mare”, termine che rimanda all’idea della nave che con il suo moto, quasi fosse un aratro, traccia un “solco” sulla superficie del mare), che fungeva da ancora galleggiante.
Mario Veronesi
Ciao Ezio, continuerò ad inviarti piccole curiosità di un vasto mondo, il nostro mondo di marinai. Un caro saluto Mario
Angelo Tiburzi
condivido
Francesco Monopoli
buono a sapersi.
Pasquale Perrone
condivido