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La mia Divisa (confessione di un ammiraglio)

di 
Enzo Arena

Enzo Arena per www.lavocedelmarinaio.comCari colleghi/amici non più in servizio attivo, credo di interpretare la nostalgia e le sensazioni che ognuno di noi prova quando, a volte per caso a volte volutamente, si imbatte nell’armadio che conserva la nostra divisa o in un cassetto nel quale è conservato un distintivo, un berretto, due stellette, oppure la scarpe bianche che ci fanno venire in mente i modi più svariati e bizzarri per pulirle. Ricordate?




Ammiraglio Enzo Area per www.lavocedelmarinaio.com
La mia divisa (Enzo Arena)


La mia divisa

si sente trascurata,

dentro un armadio

adesso a riposare.

Io me la guardo

e lei comincia a dire.

Io me l’ascolto

e lei mi tocca il cuore.



Ricordi?…berretto,

stellette ed eri fiero.

Ero con te

in ogni posto andavi.

Ero blu, ero bianca,

ero “di bordo”.

Ero il tuo orgoglio

quando mi indossavi.



Cara divisa,

non cambio la mia pelle.

Non sei mai stata

un semplice vestito.

Cucita addosso

ed anche dentro il cuore.

Tu lo sai bene

che non ti ho mai tradito!

il Marinaio Enzo Area per gentile concessione a www.lavocedelmarinaio.com

40 commenti

  • ESPOSITO Giuseppe

    ….nulla di più vero….è stata la mia seconda pelle, ma non per questo meno importante della prima. E’ stata quella che mi ha insegnato a camminar dritto, anche quando mi faceva male un piede o una gamba. E’ stata quella che mi ha insegnato ad assumere un atteggiamento consono all’abito che indossavo, è stata quella che mi diceva che rappresentavo una Nazione. Ricordo che sin da quando, marinaio, viaggiavo sui treni o su qualsiasi mezzo di trasporto, ho sempre cercato di vincere il sonno perchè non mi vedessero in atteggiamenti poco marziali….. e si, nulla di più vero, la mia divisa, la mia seconda pelle.

  • bruno vincenzo

    Orgoglio …un grande orgoglio per la divisa e per quello che rappresentava. Grazie vdj farci rivivere questi sentimenti .

  • Gino Lanzara

    Mi permetto di associare le parole di Giovannino Guareschi…
    LE STELLETTE CHE NOI PORTIAMO
    image
    La mia divisa continua nella sua implacabile decadenza: le fodere cadono a brandelli, i gradi sulle maniche e il fregio della bustina, perduto l’oro, mostrano l’anima di rame; sui gomiti il panno si spela; i calzioni per il sovrapporsi delle toppe e dei topponi – più inchiodati che cuciti – diventano sempre più miserabili, la suola degli stivaloni non esiste più e le tomaie si screpolano come gomma secca, i bottoni cuciti col fil di ferro sfilacciano le asole.
    Ma d’una sola cosa mi preoccupo: che le stellette siano sempre saldamente fissate alla mostrina del bavero. Per questo ogni mattina provo col pollice la vite del peduncolo: che sia girata fino all’ultimo millimetro.

    Le stellette che noi portiamo…

    Nemico acerrimo del militarismo, queste piccole stelle io me le sento avvitate alla carne, e perderle sarebbe come dover rinunciare a un po’ di me stesso.
    L’Italia, la bella donna che si assideva maestosa nel fregio dei diplomi di benemerenza e delle pergamene, impugnasse essa il martello o la spada, o facesse mostra di ingranaggi o di stemmi, aveva sempre una stella che le brillava sopra la corona turrita, o sulla fronte nuda, se la sua posizione di proletaria le consigliava di andare senza cappello.
    Odiatore di stelle, l’inventore d’un nuovo ordine cancellò quella stella che definì “stupido stellone”, e l’Italia, senza stella, non fu più la mia Italia.
    Ora ha tolto la stella anche ai soldati italiani, e per questo io non li sento più fratelli, ma stranieri e nemici.

    Le stellette che noi portiamo…

    Vittime della guerra, l’orrendo male che l’umanità si sforza di rendere inguaribile e inevitabile, uomini italiani insanguinarono tutto questo secolo. E quando un soldato italiano muore, il suo corpo rimane aggrappato alla terra, ma le stelle della sua giubba si staccano e salgono in cielo ad aumentare di due piccole gemme il firmamento. Per questo, forse, il nostro cielo è il più stellato del mondo.
    “Le stellette che noi portiamo” non rappresentano soltanto “la disciplina di noi soldà”, ma rappresentano le sofferenze e i dolori miei, di mio padre, dei miei figli e dei miei fratelli.
    Per questo le amo come parte di me stesso, e con esse voglio ritornare alla mia terra e al mio cielo.

    (Commemorazione dello Statuto – Lager di Sandbostel 1944. Da G. Guareschi, Diario Clandestino)

  • Marinaio Leccese

    Grazie Gino Lanzara grande Commi …un abbraccio grande come il mare e anche come il tuo cuore di marinaio per sempre

  • EZIO VINCIGUERRA

    Grazie Enzo Arena signore dei mari e d’altri tempi.
    In questo ultimo giorno della merla, leggendo anche alcuni commenti e messaggi che mi giungono, questa è la cosa più calorosa che mi sento di pubblicare e dedicare agli appartenenti al gruppo di questo petulante emigrante marinaio di poppa e per sempre.
    Lo stesso calore che tu hai trasmesso al mio cuore con questa poesia/confessione, mi auguro giunga a riscaldare il cuore di coloro che soffrono e ne hanno bisogno.
    Oggi per me è un giorno spirituale importantissimo, forse una consacrazione, un giorno di perdono e di pentimento che è il segno del cambiamento, è l’Agnello di Dio, e la Croce è la caparra del perdono. Dio ci fa comprendere di vivere senza complessi e senza traumi, insieme agli altri fratelli e sorelle, che se anche ci mancano le persone a noi più care, mettendo una croce sulla superbia, sul rancore, sull’astio personale …insomma sul peccato!
    Lui ci ha donato la Grazia che è l’amicizia nel prossimo e l’amicizia nel prossimo è la Sua Grazia, in una parola sola: l’amore. Amen.

  • Alessandro Cerrone

    Bhe anche io ho scritto dei versi sulla mia divisa, credo fa parte di una collana di poesie che tra poco uscirà …

  • EZIO VINCIGUERRA

    Ciao Aessandro Alessandro Cerrone carissimo e stimatissimo, siamo qui, col tuo consenso, a recensirle e condividerle

  • Roberta

    Bellissima! Complimenti!
    Io non ho indossato una divisa e quindi “parlo” solo grazie a quello che ho visto, che ho sentito dire, che ho appreso da altri che l’hanno indossata.
    Possiedo qualche cappello (“pizza”) usato di qualche marinaio e di un ufficiale (acquistati anonimamente o su bancarelle) … qualcuno porta il nome di nave (Vespucci e Castore); ogni volta che li osservo, o quando li spolvero, penso alla storia che possono avere ed immagino i marinai che li portavano con onore e con fierezza. Per me non sono “semplici” cappelli!

  • Rocco Ettore

    sono 35 anni che conservo la mia divisa da marinaio nell’armadio, non lo mai tradita e ogni volta che la guardo la sfioro con la mano gli dico buongiono, grazie per avermi insegnato ad essere un’ uomo, ad essere quello che sono, mi hai insegnato ad essere disciplinato, onesto e leale con tutti. sono orgoglioso di essere marinaio perchè marinai si è per sempre! imbarcato sulla fregata carlo margottini F595 dal 7/78 al 11/81

  • Guglielmo Evangelista

    Io “dopo” l’ho sempre ibdossata con ogni pretesto. Piuttosto…il marinaio Arena non ha i capelli un po’ troppo lunghi anche per l’epoca?

  • Enzo Arena

    Hai ragione. Ricordo che li nascondevamo sotto il berretto quando c’erano i 2franchi in riga” per andare in franchigia.

  • EZIO VINCIGUERRA

    Nel reiterare il ringraziamento a Enzo Arena mi corre l’obbligo di informare lui e voi che il suo post viaggia vero le 100 condivisioni …niente male per una poesia scritta col cuore di marinaio e signore dei mari.
    P.s. la differenza nel radunarsi, condividere, associarsi, ecc. ecc. sta proprio nelle parole di Enzo ecco perché preferisco perorare questo di adunanza cameratesca anziché quelle sponsorizzate.

  • Enzo Arena

    Il mare. Sempre il mare nella mia mente!
    Tanto lontano eppur tanto vicino. Fa brillare gli occhi e schiudere leggermente le labbra, per abbozzare appena un sorriso nei momenti di malinconia, e da luce e conforto nei momenti bui.
    Laggiù dove l’occhio si perde.
    Laggiù! Dove l’occhio si perde,
    dove troppo lontano c’è il mare,
    un pensiero fa sosta e riparte,
    e negli occhi una luce riappare.
    Ora faro, o lanterna o lampara,
    ora sobria, ora fioca, ora chiara.
    Una luce che rimane un barlume
    ma che sempre dal buio ripara.
    Ed il mare borbotta, e si adira
    Poi si sgonfia, si calma e riposa.
    Laggiù! Dove l’occhio si perde,
    dove vive di mare ogni cosa.
    Qui non tira quel vento impetuoso,
    manca odore di sale e… la voglia.
    Qui il vento si acquieta e nell’aria
    non si muove nemmeno una foglia.

  • Cosimo Urgesi

    Sono passati più di tredici anni dal congedo, ma non c’è notte che non faccia un sogno in Divisa. E’ vero ti rimane tatuata piacevolmente sulla pelle ed è un peccato che non ci sia modo di indossarla ancora.

  • Lucio Campana

    Io conservo ancora a distanza di 55 anni il nastrino e il distintivo del Dragamine Pino.

  • Giuseppe Lo Presti

    Leggendo le parole di questi magnifici versetti si inumidiscono gli occhi poichè ritengo sia la pura verità. E’ una cosa spontanea nel vederla appesa dentro l’armadio, direte “buttala via”, non si può nel bene o nel male per 40 anni è stata la mia seconda pelle……

  • Michele DAMMICCO

    STAMATTINA 1° Febbraio 2016 il Capitano di Fregata (CS) Antonio PALMA ci ha lasciato.

    Stamattina il Capitano di Fregata (CS) Antonio PALMA ci ha lasciato. Anche se in congedo da circa 3 anni questa mattina indossava la sua bella uniforme sul Lungomare di BARI PER LA CERIMONIA DELL’ALZABANDIERA IN rappresentanza dell’UNUCI. Ciao Antonio ho dato a tuo figlio Francesco la nostra bandiera affinché ti accompagni nel tuo ultimo viaggio!

  • giuseppe orlando

    Ciao Antonio, ti conoscevo da quando sei arrivato il primo giorno in Marina , ci incontravamo spesso nella vita attiva nel lavoro e il tuo rispetto per me era così grande che non riuscivi a darmi del tu in quanto io più grande di te- persona stimabile e bella come te non dovrebbero mai salpare e navigare per quel cielo stellato, cmq sei presente sempre di chi ha avuto fortuna conoscerti. Ciao Antonio

  • Marinaio Leccese

    Signori si nasce … grazie Enzo Arena in questo ultimo giorno della merla è la cosa più calorosa che mi riscalda il cuore di marinaio emigrante di poppa e per sempre!

  • Massimo Talini

    La mia divisa è sempre lì, nell’armadio, dentro la busta di plastica ed il berretto nella cappelliera. Quante volte mia moglie ha cercato di toglierla per riporla in qualche baule in soffitta. Mi sono sempre opposto perchè la speranza di poterla indossare di nuovo non si è mai sopita. E’ lì, vicino a me ma in realtà è rimasta dipinta sulla pelle e non se ne vuole andare.

  • Franco Todisco

    Caro Enzo siamo stati insieme a Monfalcone sicuramente o imparato molto dalla Tua persona rispetto e altruismo con i propri colleghi buona serata Amico salutami tanto Tua Moglie.

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