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13.12. 1941, Alvaro Battista Aimone non tornò a casa

di Giorgio Battista Aimone (classe 1927)

Mio cugino, Alvaro Battista Aimone, figlio di Pietro (fratello di mio padre) e di Paola Matilde (detta Tilde), era nato a Cuorgnè (To) il 10 luglio 1920. Per parlare di lui, devo tornare indietro, negli anni 1939-1942, facendomi aiutare da mia figlia Ornella Aimone.
Io allora avevo dai 12 ai 15 anni…

Banca della memoria - www.lavocedelmarinaio.com
il-marinaio-Avaro-Battista-Aimone-foto-collezione-privata-fam.-Aimone-per-gentile-concessione-a-www.lavocedelmarinaio.com_Alvaro era un bellissimo ragazzo. Figlio unico come me, un po’ viziato, ma bravissimo. Ricordo quando andavo con i miei a trovare lui e gli zii, che abitavano nella storica via Arduino e quando andavamo a giocare assieme, nonostante la differenza d’età che ci separava (7 anni).
Diventato adulto e terminata la scuola dell’obbligo, tramite mio padre trovò lavoro presso un’officina meccanica locale; si distinse subito come un gran lavoratore, mentre i suoi genitori erano artigiani materassai.
La sua passione, dopo il lavoro, era la bicicletta, che i suoi gli comprarono ed iniziò a correre nella categoria dilettanti, ottenendo anche molte vittorie. Era quel che si dice un bravissimo giovane.
Durante il periodo fascista, con a capo Benito Mussolini, il “duce”, Alvaro, che era avanguardista, tutti i sabato pomeriggio, con gli altri coetanei, faceva il cosiddetto “esercizio pre-militare obbligatorio” nella piazza d’armi del paese.
Il 10 giugno 1940 l’Italia era appena entrata nella seconda guerra mondiale, alleata con la Germania. Alvaro, essendo abile al servizio militare, venne destinato alla marina, nella Compamare Savona con matricola militare 22291 e mansioni di marinaio allievo fuochista.
Via-Arduino-a-Cuorgnè-foto-Ornella-Aimone-per-www.lavocedelmarinaio.com_Un giorno, infatti, ricevette la cartolina “precetto di arruolamento”. Ricordo che egli ripeteva spesso ai suoi genitori:
– “Per fortuna che ho imparato il nuoto, quando andavo a bagnarmi nel torrente Gallenca…!”.
Successivamente fu stabilita la data della sua partenza. Era una domenica sera, quando andai con i miei genitori a casa sua per salutarlo, poiché egli sarebbe partito il mattino seguente. Alvaro, quando ci congedammo da loro, ci accompagnò sotto casa, in Via Arduino e guardando l’orologio della storica e famosa “torre quadrata”, che segnava le ore 24, proferì:
– “Domani, a quest’ora, sarò già sulla nave nel mare Mediterraneo”.
Infatti Alvaro. il giorno seguente, si imbarcò a bordo dell’incrociatore leggero “Alberico Da Barbiano” della classe “Alberto Di Giussano” della Regia Marina, che salpò da Palermo verso la fine del 1941. Il suo ruolo era di marinaio allievo fuochista.
L’incrociatore “Da Barbiano” nel Mediterraneo agiva come copertura a distanza per convogli truppe e rifornimenti diretti in nord Africa.
Dopo aver imbarcato in coperta sulla poppa duecentocinquanta fusti di benzina ed alcuni fusti di olio, destinati all’esercito italiano in Africa, il 12 dicembre 1941 il “Da Barbiano” lasciò il porto di Palermo insieme alla nave gemella “Alberto Di Giussano”, con la torpediniera “Cigno” di scorta, per rifornire di carburante gli aerei a Tunisi, nonché munizioni e viveri per le truppe combattenti in Libia. Purtroppo, nella notte del 13 dicembre 1941, il “Da Barbiano” venne intercettato a due miglia e mezzo al largo di Capo Bon dai caccia torpedinieri Legion, Maori e Sikn (inglesi) e Isaac Sweers (olandese) e colpito a prora da un primo siluro alla dinamo. Un secondo siluro tagliò di netto un terzo della nave verso poppa. La benzina sulla poppa prese fuoco immediatamente. Lingue di fiamme rosse divampavano fino ad un’altezza di una decina di metri.

Una-tragica-foto-dellincrociatore-Alberico-da-Barbiano-prima-dellaffondamento

Il “Da Barbiano” affondò alle 4,22  in meno di cinque minuti. Un terzo siluro colpì l’incrociatore “Di Giussano” che navigava alle sue spalle, raggiungendo il deposito viveri, dove dei sacchi di zucchero attutirono l’esplosione della testata, ma non impedirono il suo affondamento, che avvenne in un paio d’ore. I superstiti di questi incrociatori furono calcolati in 218, però Alvaro non figurava fra loro. Fu dichiarato “disperso” in mare ed i genitori non ebbero, purtroppo, mai più notizie del loro amato figlio dopo quel 13 dicembre 1941. Disperati, si rivolsero alle autorità competenti all’epoca della tragedia, sperando di trovarlo ancora in vita, magari senza memoria a causa del trauma. Addirittura, come ultima spiaggia, si rivolsero a una presunta sensitiva la quale, dopo aver palpato un indumento del ragazzo portato dai fiduciosi genitori, disse loro che Alvaro era vivo, ma in realtà non poteva sapere nulla più di loro…
Il padre, anche a causa del dispiacere di aver perduto quell’unico figlio, negli anni successivi si ammalò e cessò di vivere nel 1953, all’età di 59 anni. La madre, rimasta vedova chiamò da Valperga la sorella minore Ida, nubile, a vivere con lei. Tilde svolse ancora fino ad una certa epoca il mestiere di materassaia e morì nel 1982 in un ricovero per anziani, all’età di 89 anni.

Giorgio e Ornella Aimone f.p.g.c. a www.lavocedelmarinaio.com

Di mio cugino Alvaro, che non ebbe il tempo di assaporare le cose che un giovane di 21 anni sogna nella vita, gli unici ricordi tangibili che mi rimangono sono costituiti da alcune fotografie, una pagina di un giornale del partito nazionale fascista che lo dichiarava marinaio disperso, una lapide dei caduti nella seconda guerra mondiale al cimitero di Cuorgnè nel cui elenco figura il suo nome, un’epigrafe sulla tomba del padre Pietro con le date 1920-1941 e, forse la cosa più importante, lo strumento di cui Alvaro era appassionato autodidatta: un violino, che conservo gelosamente.

Aimone Alvaro Battista - www.lavocedelmarinaio.com

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