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Sommergibile Medusa – Grande Guerra

di Claudio53

Il nome Medusa in Marina è legato a due sommergibili uno ha partecipato alla Prima Guerra Mondiale e l’altro alla Seconda Guerra Mondiale; entrambi affondati con siluri lanciati da sommergibili nemici in Alto Adriatico. In questo breve saggio parleremo del Medusa perduto nella Grande Guerra.
Costruito nei cantieri FIAT San Giorgio di La Spezia il primo Medusa fu varato il 30 luglio 1911 ed era classificato come unità di piccola crociera. Fu anche il primo sommergibile ad essere dotato di motore diesel per la navigazione in superficie. Dopo il varo, al Comando del Tenente di Vascello Alessandro Vitturi, fu destinato alla Prima Squadriglia Sommergibili di La Maddalena. Problemi ai motori costrinse la Regia Marina a farlo rientrare a La Spezia per sottoporre il battello a lavori che iniziarono il 14 settembre 1912 e finirono il 17 maggio 1914. Destinato dopo i lavori nuovamente alla Prima Squadriglia di La Maddalena, con il ruolo di caposquadriglia, il 1° Luglio 1914 tornò a La Spezia dove venne adibito alla difesa della base alle dipendenze della Seconda Squadriglia e successivamente, nel marzo 1915, trasferito a Venezia.
Il lungo trasferimento per Venezia prevedeva le seguenti due fasi:
• da La Spezia a Taranto a rimorchio della Nave Appoggio Napoli
• da Taranto a Venezia a rimorchio dalla Nave Appoggio Liguria.

Medusa
La prima parte si svolse regolarmente mentre durante il tragitto nel Mar Adriatico il sommergibile a causa della nebbia si incagliò a duecento metri a sud-est dello scoglio di San Clemente al largo di Ancona. Per disincagliarlo oltre al Liguria intervennero anche i Rimorchiatori San Marco e Hellespont.
Allo scoppio della Guerra il Medusa era ancora a Venezia ed il Comandante era sempre il T.V. Alessandro Vitturi. L’unità operò in ruolo offensivo nell’Alto Adriatico sia davanti ai porti nemici che lungo le rotte seguite dai mercantili avversari.
L’8 giugno 1915 fu assegnata al battello una nuova missione di pattugliamento offensivo che sarebbe durata sino al mattino del 10. Il sommergibile si posizionò in agguato tra Umago e Punta Salvore. A parte i soliti problemi ai motori la missione si svolse senza inconvenienti ed avvistamenti. Alle 20.30 del 9 l’unità si posò sul fondale al largo di Cortellazzo per il pernottamento ed il mattino del 10, senza che ci fossero state particolari attività nemiche, iniziò il rientro alla base.
Per i soliti problemi ai motori buona parte della navigazione di rientro fu effettuata in emersione sui diesel alla velocità di otto nodi. Alle 06.15, al largo delle Bocche del Lido, un siluro lanciato dal Sommergibile austriaco U11 (ex tedesco UB15) lo colpì a poppa ed affondò rapidamente.
E’ da notare che il sommergibile U 11 all’epoca dell’azione apparteneva ancora alla Marina Germanica ed era intento ad addestrare il personale della Marina Imperiale Austrica. Per tal motivo l’azione avvenne quando non esisteva ancora uno stato di guerra tra Italia e Germania.
Dall’affondamento si salvarono, e furono fatti prigionieri, solo il Comandante in 2a Tenente di Vascello Carniglia, un sottocapo elettricista gravemente ferito, che il Comandante dell’U11 prese a bordo dopo energiche insistenze del Carniglia, e tre marinai.
Nell’ambito degli scambi di prigionieri fra italiani ed austriaci alla fine del 1916 rientrò in Italia dal campo di prigionia da Mauthausen il Sottocapo Elettricista Paolo Modugno. Era il ferito grave del Medusa salvato dal Tenente di Vascello Carniglia. Il Modugno, di Bari, nel 1919 ha scritto il libro “Dal sommergibile Medusa a Mauthausen” in cui descrive l’episodio dell’affondamento del sommergibile.
… Ma il terribile momento venne: l’acciarino del siluro urtò contro il sommergibile, ed il siluro scoppiò, la luce si spense ed il macchinario cessò di funzionare. Il Medusa si abbassò con la prua, s’appruò, come dicono i marinai; fui gettato violentemente contro l’asse del periscopio al quale rimasi stretto finché lo scafo riprese la posizione normale per affondare poi, di poppa.
Il locale interno fu con violenza invaso dall’acqua, che mi travolse e mi sollevò fino ad urtare col capo contro la volta. Un operaio borghese, imbarcato con noi, con voce inumana chiedeva aiuto: le sue grida mi dettero la coscienza del pericolo. Raggiunsi con sforzi inauditi la torretta; il portellone che comunicava coll’esterno era chiuso. Tentai di aprirlo; non vi riuscii. Intanto l’acqua saliva senza tregua, implacabile. Non avevo più spazio, non avevo più aria: inghiottivo acqua, inghiottivo nafta, finché, forse, sotto la pressione dell’acqua stessa, il portello si aprì violentemente ed io fui lanciato fuori.
Il Medusa non c’era più; era scomparso, portando seco il suo carico di cadaveri. Addio Medusa, bel sommergibile nostro! Noi avevamo sperato di portarti vittorioso attraverso i nostri mari, attraverso le insidie del nemico, entro le sue basi, ove tiene inoperosa ed inutile la sua flotta: invece tu scompari, ucciso dalla insidia del nemico stesso!
Ero salvo ma a qual prezzo!
Per liberarmi dal risucchio e render più liberi i movimenti, tentai di togliermi le scarpe e mi accorsi che il piede destro seguiva, nel movimento, la calzatura. Avevo le ossa della gamba fratturate e poiché altri naufraghi non erano molto lontani e il dolore si fece, d’un tratto, vivissimo, chiamai disperatamente al soccorso.
L’ufficiale in 2a del Medusa, il Tenente di Vascello Carniglia, accorse, mi confortò, mi incoraggiò e mi aiutò a spogliarmi…

Gavitello
… Ad un tratto un periscopio emerse a poco più di duecento metri dal gavitello; esso si avvicinava a noi, quasi ad investirci. Oltrepassato il galleggiante, il sommergibile venne a galla. Era nemico! Il Comandante ci chiamò a bordo. Allora il Tenente di Vascello Carniglia mi sciolse e mi aiutò a raggiungere il sottomarino…

Giornale
… era intenzione del comandante tedesco di abbandonarmi alla mia sorte, tanto gli parve grave la mia condizione e prossima alla fine. Uno di quei marinai aveva già portato in coperta un salvagente per gettarmi con quello in mare. Il mio Comandante mi salvò, opponendosi a una soluzione così inumana…
Il Modugno e gli altri superstiti del Medusa furono portati il giorno dopo dello sbarco a Pola e successivamente le loro strade si divisero. Il Modugno fu operato due volte a Pola e dopo qualche settimana di degenza fu trasferito con il treno via Divacco/Lubiana a Gratz (in Austria) dove arrivò dopo 17 ore di viaggio. A Gratz fu ricoverato in un ospedale dove erano già presenti altri prigionieri russi. Fu di nuovo operato, l’operazione non ebbe ottimi risultati e l’11 ottobre fu trasferito a Mautausen dove fu internato prima con gli abili e solo successivamente con i mutilati e feriti gravi. Nel campo incontrò 3 dei sopravvissuti del Madusa: i Marinai Deiana e Fontanive, quest’ultimo era colui che si privò del corpetto per imbragarlo al gavitello dopo l’affondamento, ed il Tenente di Vascello Carniglia colui che lo salvò. Il Modugno fu liberato in uno scambio con prigionieri austriaci.

Tubercolosi
… libero in Italia, in procinto di vedere la mia famiglia, sapevo che il Tenente Carniglia era salvo; che cosa potevo desiderare di più? E dopo Como, Monza, e poi Bari, la mia famiglia, mia madre, la santa madre mia che mi aveva pianto morto e che invece stringeva al petto, il suo figliuolo, con la gamba spezzata, ma con la fede intatta!
Così finì la mia prigionia, così finì la mia vita militare. Ma sui campi di dolore di Mauthausen imparai una cosa che giammai si cancellerà dall’animo mio: Imparai ad amare profondamente l’Italia”.

Persero la vita un operaio del cantiere di costruzione ed i sottonotati 14 componenti dell’equipaggio:
• Tenente di Vascello (Stato Maggiore) Vitturi Alessandro di Giuseppe Comandante del Medusa nato a Vicenza il 22 novembre 1979, Capitaneria di Porto di Venezia (Medaglia di Bronzo al Valor Militare);
• Secondo Capo Torpediniere Elettricista C.R.E.M. Costanzo Luigi di Edoardo nato a Casale Monferrato l’11 aprile 1898, Capitaneria di Porto di Genova (Medaglia di Bronzo al Valor Militare);
• Secondo Capo Torpediniere C.R.E.M. Stefanini Giuseppe di Antonio nato a Venezia il 3 settembre 1889, Capitaneria di Porto di Venezia;
• Primo Macchinista C.R.E.M. Scelso Francesco di Nicola nato a Castellamare di Stabia il 27marzo 1889, Capitaneria di Porto di Spezia;
• Torpediniere C.R.E.M Baviera Leonardo di Giovanni nato a Serrata il 23 giugno 1893, capitaneria di porto di Reggio Calabria;
• Torpediniere C.R.E.M. Fregoso Enrico di Luigi nato a Spezia il 2 aprile 1895, Capitaneria di Porto di Spezia;
• Torpediniere C.R.E.M. Gaggero Eugenio di Tommaso nato a Spezia il 22 giugno 1892, Capitaneria di Porto di Spezia;
• Torpediniere C.R.E.M. Sommella Luigi di Filippo nato a Caserta il 23 giugno 1895, Capitaneria di Porto di Napoli;
• Torpediniere C.R.E.M. Stocchi Aldo di Guido nato a Parma l’1 luglio 1895, Capitaneria di Porto di Spezia;
• Fuochista Scelto C.R.E.M. Cerfeda Mario di Giacomo nato a Diso il 26 settembre 1892, Capitaneria di Porto di Brindisi,
• Fuochista Scelto C.R.E.M. Landini Emilio di Oreste nato ad Ancona il 22 novembre 1892, Capitaneria di Porto di Ancona;
• Marinaio Scelto C.R.E.M. Annese Girolamo di Antonio nato a Molfetta il 5 giugno 1892, Capitaneria di Porto di Bari;
• Marinaio C.R.E.M. Grillo Luigi di Giovanni nato a Sarzana l’1 novembre 1879, Capitaneria di Porto di Spezia;
• Marinaio C.R.E.M. Pucci Pasquale di Giuseppe nato a Viareggio il 7 dicembre 1894, Capitaneria di Porto di Viareggio.

Al Comandante Vitturi venne conferita la Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla Memoria con la seguente motivazione:
Comandante del Sommergibile Medusa, dopo aver condotto a compimento la sua missione presso una base nemica, in seguito ad attacco di una unità avversaria, incontrava morte gloriosa. Alto Adriatico, 10 giugno 1915″.
Il Tenente di Vascello Vitturi è sepolto nel Tempio Ossario del Sacrario del Lido di Venezia mentre al Sacrario di Redipuglia vi sono i resti degli altri caduti del battello.
Il relitto fu localizzato alcuni giorno dopo l’affondamento in posizione 45°24’14” Nord – 012°41’ Est ma fu deciso di non recuperarlo per evitare di esporre altri mezzi agli attacchi del nemico. Solo nel 1956 la Cooperativa Triestina GORIUP richiese ed ottenne dalla Marina Militare l’autorizzazione per recuperare il relitto del sommergibile. Le operazioni di recupero effettuate con il pontone Velj Joze finirono il 18 agosto 1956. La carcassa fu trainata a Punta Sabbioni e furono recuperati i resti del personale. L’estrema prua del Medusa ed altre parti, tra cui il timone, sono conservate nel Museo Navale di Venezia.
Prima di chiudere la presente ricostruzione relativa al primo Medusa diamo alcune notizie sul Tenente di Vascello Carniglia, pilota di dirigibili con brevetto n° 9, figlio di marinaio, vero lupo di mare, è vissuto a Chiavari dove la madre aveva un negozio di manifatture. Preso prigioniero fu inizialmente rinchiuso nel campo di Praha (Praga) da cui tentò di scappare. Venne ripreso ed internato nel campo di prigionia di Mauthausen dove ritentò nuovamente la fuga ma anche questa volta venne ripreso. Nel 1917 fu rimpatriato dopo uno scambio con un ufficiale tedesco prigioniero degli inglesi, che acconsentirono allo scambio perché il padre del Carniglia era stato decorato dalla Regina Vittoria per aver salvato sudditi inglesi in mare. Ritornando in Italia il Carniglia raccontò di aver notato che sulle carte nautiche del sommergibile U 11 erano segnate le nostre zone di sbarramento mine, le rotte di sicurezza ed anche il gavitello di segnalazione.
Morì nel 1935 in Africa di malattia tropicale. Il suo tentativo di fuga dal campo di Mauthausen è stato descritto nel libro “Prigionieri” di Enrico Annoni pubblicato dall’editore Angeli nel 1933.

…”Se le pagine dedicate al disastro del «Medusa» attraggono l’attenzione del lettore e ne fanno trepidante l’animo come egli medesimo fosse appeso alla chiglia lacerata dall’esplosione o al gavitello perduto nell’immensità dell’Adriatico, i capitoli della prigionia a Pola, a Gratz, a Mauthausen fanno rivivere con tristezza accorata il lungo calvario dei nostri fratelli in cattività che, pur fra gli strazi della carne dolorante, del cibo animalesco, del giaciglio infetto, della solitudine desolata, seppero trovare nel loro spirito di soldati italiani la fierezza, la forza, la fede per resistere in silenzio alle prove più crudeli.” (Maffio Mafii)

L’immagine del Comandante Vitturi e tratta dall’Albo d’Oro dei caduti degli editori Alfieri&Lacroix e le restanti immagini e le frasi in corsivo sono tratte dal libro “Dal sommergibile Medusa a Mauthausen” scritto da Paolo Modugno per la Ditta Claudio Stracca di Frosinone nel 1919.
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Vitturi

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