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Quando ci chiamavamo fratelli, fratelli d’Italia

di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

Ezio Pancrazio  Vinciguerra (www.lavocedelmarinaio.com)Le ideologie e i vagheggiamenti ideologici sono morte e gli italiani hanno aperto gli occhi perché incominciamo ad avere i crampi allo stomaco. Non basta più schierarsi e neanche  che ognuno di noi si adoperi per rendere vivibile il nostro orticello perché non c’è più seme da piantare, nessun orizzonte, nessun futuro.
L’arroganza e il menefreghismo  hanno avuto il sopravvento sulle persone oneste, quelle persone che non riescono più a trovare un lavoro e quindi un pezzo di pane almeno per sopravvivere. Fatichiamo a dire di essere italiani e a riconoscerci sul primo degli articoli della Costituzione perché manca la materia prima, perché manca il lavoro.
Non percepiamo più il comune senso di appartenenza a questo amato paese, semplicemente perché alcuni individui, che ci hanno mal governato e derubato (…e continuano impunemente a farlo), hanno portato il paese sull’orlo del baratro e l’Europa alla deriva.
Per ricostruire, per riedificare bisogna, assolutamente spezzare la corruttela tra poteri forti che ci cercano solo per legittimare i loro scopi ed interessi fondati sull’unico credo di questo mondo globalizzato: il potere economico gestito da pochi banchieri eletti.
Ci chiamavamo fratelli, fratelli d’Italia, dimostriamolo di esserlo non legittimando questi cialtroni.

Mare mosso - www.lavocedelmarinaio.com

4 commenti

  • Gennaro Ciccaglione

    Caro Ezio, per troppo tempo vagheggiamenti ed ideologie hanno contribuito a cancellare dalle menti alcune parole, Patria anzitutto, ma anche onestà, rettitudine, dignità… Ora che forse abbiamo imparato di nuovo a canticchiare, magari anche senza conoscerne esattamente il testo, Fratelli d’Italia abbiamo anche finito di… grattare il fondo del barile, ora dobbiamo rimboccarci le maniche e ricominciare DAVVERO a sudare, a faticare, a ricostruire. Prima di tutto ricostruire le coscienze!

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