Navi Caterina Costa e Costa Concordia: due navi, due storie tristi
di Gennaro Ciccaglione
…in ricordo dei siluristi Rinuccio Santuopoli e Bruno Barbieri.
Mentre la Costa Concordia sta per giungere a Genova e su “la voce del marinaio” se ne incomincia a chiedere “il salvataggio”, mi viene in mente un’altra grande nave della grande famiglia Costa. Qualcuno ricorda la Caterina Costa?
Mio padre (non era un marinaio come non lo sono io) mi aveva raccontato spesso di una nave saltata in aria a Napoli durante la guerra, ma non me ne aveva indicato il nome né allora mi interessava tanto… ero solo un bambino. Cercando poi dati e storia del piroscafo Campobasso sono approdato anch’io a Napoli, nel pomeriggio di domenica 28 marzo 1943, mentre si celebrava la festa dell’Arma Azzurra ed il piroscafo, che portava il nome della mia città, era ormeggiato in porto. Poco distante, con le sue 8060 tonnellate, proprio la Caterina Costa, costruita appena un anno prima e requisita per scopi bellici, era ormai in preda alle fiamme. E continuando a frugare nelle memorie dell’epoca ho ritrovato un articolo de “IL MATTINO” del giorno successivo, a firma di Roberto Ciuni, che così descrive quell’immane sciagura:
“… la benzina che si sparge, ardendo, sull’acqua del porto. Buona parte dell’equipaggio si mette in salvo sulla banchina, a cominciare dal comandante, ma i soldati, addormentati sotto coperta, trovano le vie di fuga sbarrate dal fuoco: dei cento italiani alloggiati a poppa non si salva nessuno. Non si tratta di attacco aereo, quindi niente sirene d’allarme. I napoletani sentono le deflagrazioni, vedono pennacchi di fumo, odono le ambulanze che vanno avanti e indietro. Alla direzione dei Vigili del Fuoco l’allarme arriva dieci minuti dopo le due del pomeriggio, in banchina, l’ingengere Tirone, il comandante, trova il capitano della nave che lo mette in guardia; sulla “Caterina Costa” c’è un carico di bombe che può scoppiare da un momento all’altro, si consiglia di affondarla. Di fronte al rischio, Tirone ritira la sua squadra impegnata a cercare di spegnere il fuoco. Alle 15 un colonnello sostiene che non c’è pericolo. Un’ora dopo un maggiore della Capitaneria di Porto informa che non è possibile affondare la nave dato che già tocca il fondo. Alle 17,39, al termine di una giornata dove si sono mescolate leggerezze inaudite da parte di tutti i dirigenti coinvolti, incapacità tecniche dei responsabili militari, ritardi nel chiedere soccorsi adeguati, la “Costa” salta in aria: le fiamme hanno raggiunto la stiva numero due, quella dell’esplosivo. La banchina sprofonda; un pezzo di nave piomba su due fabbricati al Ponte della Maddalena abbattendoli; la metà di un carro armato cade sul tetto di un palazzo di Via Atri; i Magazzini Generali del porto prendono fuoco; alla Stazione Centrale le schegge appiccano incendi ai vagoni in sosta. Il Lavinaio, il Borgo Loreto, l’Officina del Gas, i Granili, la Caserma Bianchini, la Navalmeccanica, l’Agip: dovunque arrivano lamiere mortali. E dovunque, vetri rotti, porte e finestre sfondate, cornicioni sbriciolati dall’esplosione. Per spegnere l’incendio sul relitto i vigili dovranno lavorare fino all’indomani. Le vittime saranno 549; i feriti oltre 3.000, tra questi il vice comandante della Capitaneria di porto ripescato in mare.
Il piroscafo Campobasso, ma questa è un’altra storia, lascerà incompiuta la sua ultima missione e colerà a picco durante la notte tra il 3 ed il 4 maggio successivo a nove miglia da Capo Bon, unitamente all’eroica regia torpediniera Perseo che lo scortava e che aveva ricevuto in chiaro rotta e destinazione: tra gli altri caduti i siluristi Rinuccio SANTUOPOLI e Bruno BARBIERI, diciotto e diciannove anni, rispettivamente di Riccia e di Ripabottoni, in provincia di Campobasso.
Ho voluto ricordare queste navi, unite da un nome storico, per ricordarne i Caduti, onorare la Loro memoria e rivolgere un appello a quanti leggeranno questo scritto: conosco i nomi di molti membri dell’equipaggio della regia torpediniere Perseo, molto meno del Campobasso ma sarei estremamente grato a quanti, dalle memorie di famiglia, potessero segnalarmi altri nominativi. Di Rinuccio e Bruno ho potuto pubblicare le lettere, le loro ultime lettere, testimonianza diretta della loro amicizia nata sul mare e finita con le loro vite nel mare. Sarebbe bello poter trovare altre testimonianze, sarebbe esaltante condividerle con gli altri familiari.
15 commenti
Silvana De Angelis
” Le emozioni sono come cavalli selvaggi…
alla fine non resta altro da fare
che liberarli.”……………….POETICAMENTE…..
(Paulo Coelho)
Ester Martone
Buon pomeriggio domenicale ciao
Enzo Arena
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Andy Holyred
E’ vero che siamo un Paese alla deriva, nave senza nocchiero,ma Girolamo non ha torto.