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La Decima flottiglia MAS e l’ex ministro della Difesa Ignazio La Russa

di Giuseppe Vollono

Gaffe? No! Ignoranza di chi accusa.  La Decima Flottiglia MAS è e resta un patrimonio d’Italia.

La notizia è del dicembre 2010 ma, anche se è passato tempo, ritengo sia doveroso stabilire la verità storica sull’episodio. Il Ministro della Difesa, On. Ignazio La Russa, in occasione di una visita alla caserma “Vannucci” di Livorno, nella sede del COMSUBIN (reparto incursori della Marina Militare per operazioni speciali) ha elogiato i Corpi militari speciali ricordando “la gloriosa Decima Flottiglia Mas, madre di tutte le specialità, orgoglio della nostra Marina e dell’intera Nazione”. L’occasione è stata colta al volo da alcuni politici appartenenti all’opposizione parlamentare che hanno rivolto al Ministro accuse di rigurgito di nostalgia.
Nell’azione denigratoria si sono distinti, manco a dirlo, Antonio Di Pietro, che non ha voluto perdere l’occasione per intervenire a sproposito e che, riferendosi al Ministro, ha affermato che “il suo cuore resta nero”. Gli hanno fatto da corona noti esponenti dell’ opposizione parlamentare quali Filippo Penati, recente sconfitto alla carica di Presidente della Regione Lombardia (“Davvero un elogio di cui non si sentiva il bisogno soprattutto da parte di un ministro della Difesa”) e l’on. Roberta Pinotti, ex presidente della Commissione Difesa della Camera che, forte del suo, per fortuna passato, prestigioso incarico, ha consigliato al Ministro “di lasciare da parte le emozioni per un passato che l´Italia repubblicana ha combattuto e di concentrarsi sui messaggi da dare alle nostre Forze armate che rispondono alla Costituzione nata dalla lotta di Liberazione”. Né poteva mancare il comunista Diliberto che si preoccupa di andare a Mosca per rievocare il “passato glorioso” della sua Unione Sovietica dimenticando che fu l’accordo Molotov-Ribbentrop, nell’agosto 1939, ad innescare la seconda guerra mondiale e rendersi poi responsabile dello spaventoso eccidio dei prigionieri di guerra polacchi a Katyn. Infine l’intervento, a sproposito, di un altro esponente del P.D., Ettore Rosato, che ha dichiarato: “È l’unico ministro della Difesa che negli ultimi trent’anni abbia ricordato la Decima Mas ed è una cosa che non fa onore neppure agli uomini del Comsubin… Non era necessaria questa lode in quel contesto, in nessun contesto”.
Dalle infelici dichiarazioni riportate è quindi evidente che costoro, che non sanno che pensare in negativo, si sono riferiti a quel Reparto che, conservando la denominazione di “Decima Flottiglia Mas”, dopo l’armistizio del settembre 1943, adducendo un preteso senso dell’onore, operò, alle dipendenze del Terzo Reich, una guerra di supporto per il trionfo di quel male assoluto che è stato il Nazismo. Quel Reparto aveva però snaturato la sua impostazione marinara divenendo, di fatto, un’Unità di c.d. Fanteria leggera, che i Tedeschi utilizzarono, salvo l’intervento di un battaglione ad Anzio e nella battaglia di Rimini, pressoché esclusivamente in funzione antiguerriglia. E, soprattutto, durante la sua breve, infelice esistenza, non fece nulla di eroico per cui non avrebbe potuto essere un riferimento del Ministro. Infatti, oltre ai rastrellamenti nelle aree di maggiore impatto partigiano, solo agli inizi del 1945 fu impiegata, con alcuni reparti, sulla frontiera orientale, finalmente per la tutela di interessi italiani. Purtroppo si rese anche responsabile di azioni di rappresaglia, emulando i tristemente noti comportamenti sterminatori delle “SS naziste” con le quali, con entusiasmo, collaborava. In proposito è il caso di ricordare ciò che il prof. Giuliano Vassalli (sarà padre costituente, Ministro della Giustizia e Presidente della Corte Costituzionale) pronunciò nelle udienze del gennaio 1949 nella requisitoria di parte civile presso la Corte di Assise di Roma a carico delle gerarchie militari di quella Decima Mas: “Coloro che sono caduti per mano degli attuali imputati, hanno combattuto e sono caduti per dare a costoro la possibilità di difendersi, per creare anche a vantaggio di costoro, quell’ambiente e costume democratico, nel quale trovano fondamento tutte le norme di equità, di giustizia e di clemenza, in virtù delle quali, per tacere d’altro, la pena di morte è stata abolita e ad ognuno di essi è concessa la speranza, per non dire l’assoluta certezza, di rivedere, e non tanto tardi, le mura della propria casa“.
Quindi, c’è da chiedersi, quegli esponenti politici sopra citati, che dimostrano una crassa ignoranza sulla recente storia del nostro Paese, conoscono la vita e le gesta della legittima ed autentica Decima Flottiglia Mas, reparto speciale della Regia Marina che si coprì di gloria, orgoglio della Marina militare italiana e dell’intero Paese?
Non mi pare conveniente ricordare in questo contesto le gesta eroiche di quegli uomini ardimentosi (la storia di quel Reparto merita un capitolo a parte) perché i denigratori di oggi non sono degni di avere un posto, se pur in negativo, nell’illustrane le loro magnifiche gesta. Sarebbe come inquinare il mare lindo della gloria, dell’amor patrio e della dedizione al dovere. Ritengo però opportuno che, se pur per sommi capi, vada chiarito il senso di quella che, inopportunamente, è stata definita una gaffe.
Il “Comando dei mezzi d’assalto” inquadrato nella 1^ Flottiglia MAS, si costituisce nel 1938 e, dopo un’accurata selezione, inizia, in un canneto del fiume Serchio, l’ addestramento sull’arma creata dalle intuizioni di due giovani Ufficiali del Genio Navale, Teseo Tesei ed Elios Toschi. Nel marzo 1941 sarà il Capitano di fregata. Vittorio Moccagatta (per la cronaca, Medaglia d’oro alla memoria) che riorganizza il Reparto creando la X Flottiglia MAS. Nel suo ambito viene anche costituita la Scuola Sommozzatori, con sede presso il porticciolo di San Leopoldo dell’Accademia Navale di Livorno.
Tra le azioni più eclatanti i forzamenti delle basi navali di Suda (Creta), Alessandria (affondamento di due corazzate britanniche) e Gibilterra. Nel 1942 sarà poi costituito il “Gruppo Gamma”, i cui appartenenti, con temerarie azioni individuali, applicano valigette esplosive sotto la chiglia di navi nemiche, operando anche in porti neutrali.
Ecco perché è offensivo, al limite del vilipendio, che un quotidiano nazionale di grande tiratura abbia corredato la notizia con un manifesto raffigurante un militare della c.d. “Marina da guerra repubblicana” e la scritta “X flottiglia Mas”. Quel manifesto non ha nulla a che vedere con la Decima Flottiglia Mas che opera negli anni dal 1940 al 1943.
Pertanto, quei politici (in particolare quell’Ettore Rosato) che si sono preoccupati di criticare il Ministro La Russa per aver ricordato, nella sede adeguata, l’eroismo della Decima Flottiglia Mas, è bene sappiano che il Raggruppamento Subacquei ed incursori,  punta di diamante dell’attuale Marina Militare, è il diretto erede delle tradizioni della X Flottiglia MAS, e porta, doverosamente, il nome di quel Teseo Tesi, ispiratore delle operazioni subacquee, che, per non far fallire la complessa azione portata contro la base navale di Malta, non esitò, la notte sul 27 luglio 1941, a lanciarsi, col suo mezzo imbottito di esplosivo, contro il ponte di Sant’Elmo a La Valletta per aprire un varco agli altri incursori. Il suo corpo non fu mai ritrovato. Per la sfortunata operazione (15 Caduti, 18 prigionieri e solo 11 superstiti) al personale furono conferite complessivamente 8 medaglie d’oro (una sola a vivente), 13 d’argento, 8 di bronzo ed una Croce di guerra.
In definitiva, nel ricordare l’eroismo della X Flottiglia MAS il Ministro non ha commesso alcuna gaffe. Piuttosto va rimarcato che solo dopo troppo tempo un Ministro della Difesa si sia ricordato di elogiarne le gesta compendiate, fra il 10 giugno 1940 e l’8 settembre 1943, in ben 22 azioni di guerra affondando o danneggiando naviglio da guerra per 72.190 tonnellate e naviglio mercantile per 130.572 tonnellate. Al personale vengono assegnate complessivamente 29 medaglie d’oro, 104 d’argento e 33 di bronzo al Valor Militare oltre a due medaglie d’oro al V.M. allo Stendardo del Reparto ed al sommergibile “avvicinatore” Scirè.
Credo quindi che bastino questi cenni per caratterizzare le squalificate dichiarazioni di quei politici che hanno mosso critiche al Ministro della Difesa per aver giustamente definito quel Reparto un corpo di eroi.
Oppure, cosa pensano di fare quei personaggi? Togliere il nome di dedica al COMSUBIN e revocare la Medaglia d’oro alla memoria a Teseo Tesei sol perché, secondo l’on. Pinotti, “l’Italia repubblicana deve… abiurare ciò che è stato il passato?” Vogliono 3cancellare gli eroismi dei vari Tesei, Moccagatta, Durand de La Penne, Birindelli, Todaro, Visintini e tanti altri sol perché dopo l’armistizio il comandante di quella Unità (lo era da solo 4 mesi) non accettò l’armistizio e, novello soldato di ventura, decise di costituire un suo esercito preferendo continuare la guerra a fianco dei Tedeschi? Cioè  di coloro che avevano fucilato i suoi commilitoni a Cefalonia e rinchiuso nei lager oltre 600.000 militari italiani per il rifiuto opposto alla collaborazione col Nazismo? Io ritengo che, piuttosto che cancellare la memoria della Decima Flottiglia Mas della Regia Marina, sarebbe più salutare ed igienico cancellare, idealmente, i protagonisti delle critiche inopportune e denigratorie. L’on. Pinotti dovrà farsi una ragione del mantenimento delle tradizioni della Decima Flottiglia MAS della Regia Marina anche se si tratta di gloria pre-repubblicana non ancora nobilitata dalla Costituzione nata dalla Resistenza.
La vera gaffe, quindi, è stata sovrapporre alla gloria del Reparto originale quella del reparto filonazista stabilendo un pericoloso principio: il male oscura il bene.
Concludo riportando, per gli ignoranti e i denigratori, la motivazione della Medaglia d’oro al Valor militare concessa alla X Flottiglia Mas della Regia Marina:
Erede diretta delle glorie dei violatori di porti che stupirono il mondo con le loro gesta nella prima guerra mondiale e dettero alla Marina Italiana un primato finora ineguagliato, la X Flottiglia M.A.S. ha dimostrato che il seme gettato dagli eroi nel passato ha fruttato buona messe. In numerose audacissime imprese, sprezzante di ogni pericolo, fra difficoltà di ogni genere create, così, dalle difficili condizioni naturali, come nei perfetti apprestamenti difensivi dei porti, gli arditi dei reparti di assalto della Regia Marina, plasmati e guidati dalla X Flottiglia M.A.S., hanno saputo raggiungere il nemico nei più sicuri recessi dei muniti porti, affondando due navi da battaglia, due incrociatori, un cacciatorpediniere e numerosi piroscafi per oltre 100.000 tonnellate. Fascio eletto di spiriti eroici, la X Flottiglia M.A.S. è rimasta fedele al suo motto: “Per il Re e la Bandiera”. Mediterraneo orientale 1940/1943”.
La X Flottiglia MAS resta, quindi, un patrimonio della Marina Militare italiana e dell’ intera Nazione.

Magg. G.N. Teseo Tesei caduto in operazione di guerra la notte sul 27 luglio 1941 nel tentativo di forzamento della base navale di Malta

 

Teseo Tesei

Il gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare superstiti presenti alla cerimonia del 9 giugno 1991 a La Spezia. In ordine di azione: Birindelli (Gibilterra), Barberi e Beccali (Suda), De La Penne, Marceglia e Bianchi (Alessandria), Manisco (Gibilterra), Arillo (Algeri), Ferraro (Alessandretta) e Marcolini (Genova).

 

Gruppo medaglie d'oro (1991) - www.lavocedelmarinaio.com

I componenti della 1ª Flottiglia MAS nel 1939 che nel 1941 diventerà “X Flottiglia Mas”. Da sinistra a destra STV Luigi Durand de la Penne (Medaglia d’Oro), Cap. (GN) Teseo Tesei (Medaglia d’Oro), Cap. med. Bruno Falcomatà (Medaglia d’Oro), C.F. Paolo Aloisi (Medaglia d’Argento), TV (GN) Gian Gastone Bertozzi (Medaglia d’Argento), TV (GN) Gino Birindelli (Medaglia d’Oro), capitano (AN) Gustavo Maria Stefanini, GM Giulio Centurione.

I componenti della prima flottiglia Mas - www.lavocedelmarinaio.com

44 commenti

  • capelli bruno

    il nostro caro DIpietro non sa neanche di esistere
    è lì ma non lo sa il perché così tutti gli altri che
    predicano ma non sanno quello che dicono.

  • Carlo Di Nitto

    Purtroppo il dogma dell’infallibilità del parlamentare ancora non è stato proclamato. Motivo per cui si riconferma il principio che, pur di denigrare, si parla troppo spesso a vanvera.
    Segno palese di pregiudizi e, soprattutto di ignoranza!

  • Maurizio Gandolfo

    L’Italia ha perso la guerra, e molti italiani hanno perso l’amor patria e quel senso di patriottismo che dovrebbe essere un patrimonio genetico da trasmettere alle future generazioni. Cosa che avviane in tutti i Paesi del mondo. Avete mai visto un francese, un inglese, un tedesco o un americano fregarsene dell’inno nazionale e continuare a mangiare un panino ad ascoltare la radio? Io no. Ho visto invece tantissimi italiani ignorare l’inno di Mameli.

  • Antonio Franzese

    Il secondo commento e’ che la gente che parla e’ molto ignorante sugli argomenti che trattano la Decima Flottiglia Mas, perche’ 1) Non sanno perche’ si chiama Decima Flottiglia Mas, 2) non sanno quando e dove e nata e perche’ la hanno chiamata cosi’, e la differenza fra prima o dopo l’ 8 Settembre quindi Decima Flottiglia Mas Assaltatori dei mezzi o di superficie come i Barchini esplosivi, o gli Slc prima del 8 Settembre….da dove appunto vengono GLI UNICI EREDI gli ARDITI INCURSORI! Dite al tizio del PD che studi e non dica cazzate che fa piu bella figura..E che si lavino i panni sporchi in casa se parlano di Storia con i loro partigiani

  • Carlo Gaetani

    dunque la Vannucci è una caserma della Brig.Paracad.Folgore nulla a che vedere con il Comsubin la cui sede è a S.Maria del Varignano La Spezia, pur vero che il personale del GOI è brevettato paracadutista e ciò avviene alla ex SMIPAR a Pisa come x tutti i corpi militari. quanto alla Xa a mio avviso è stata la leggenda l’onore della Regia Marina e dell’Italia, le gesta dei suoi uomini sono note a tutti, purtroppo dopo l’8 Sett ’43 è stata scritta una pagina nera x la ns.storia e delle ns.Forze Armate , scelte fatte al momento prese da esseri umani … ovvio rientrare in Italia e combattere sul litorale di Anzio è stato onorevole , non i compiti loro assegnati e sopra descritti : Operazioni Antiguerrglia che purtroppo comprendevano anche le rappresaglie verso civili inermi purtroppo i fatti lo dicono e la storia è scritta rimane…. un Saluto Ezio 😉

  • Antonio Franzese

    Vero..una bruttissima storia per le forze armate lasciate allo sbando, una storia, confusa, infatti mi lascia storicamente parlando ancora l’amaro in bocca vedere un Durand de la Penne dopo l’8 Settembre passare con gli stessi alleati che qualche mese prima combatteva incredibile ma vero

  • EZIO VINCIGUERRA

    ciao carissimi Antonio Franzese , Carlo Gaetani, Maurizio Gandolfo …non posso che concordare con voi. Ci sono fatti, storie e personaggi che hanno dell’incredibile in una guerra senza fine. Infatti ne parliamo ancora!

  • Italo Tomassoli

    A mio parere, ancorché modesto, l’equivoco sta nel fatto che episodi come i rastrellamenti, le Fosse Ardeatine e altri analoghi vengono dichiarati “rappresaglia” senza specificare che, nei contesti che li riguardano, sono misure militari di guerra, previsti e regolamentati anche dalla Convenzione di Ginevra, come pure i bombardamenti con bombe incendiarie su obbiettivi civili (Germania – Dresda, Italia – Foggia), le atomiche sul Giappone, per di più dando al termine “rappresaglia” una significazione negativa, spregiativa. Non sono misure militari di guerra lo scaraventare persone nei dirupi carsici ma questo una parte di storici fa finta di ignorare, ligi al motto che “chi vince ha sempre ragione” e cioè chi perde ha sempre torto.

  • Italo Tomassoli

    Aggiungo all’intervento precedente una postilla: l’ho espresso, volutamente, prima di leggere il blog con il quale sono d’accordo soltanto relativamente alla prima parte e non sono d’accordo laddove, a posteriori, come a perpetuare il trito e ritrito meschino lavacro delle coscienze si parla addirittura di X MAS uno e X MAS due. Dove e chi l’ha scritto? Finora ero convinto ce ne fosse stata una sola che ha operato in due contesti differenti, il resto, a mio parere, è fuffa da cerchiobottisti, non perderemo mai il vizio, è questione di DNA.

  • Segio Jacuzzi

    Comunque questo Vollono (?) ha iniziato a scrivere Caserma Vannucci a Livorno…, ma che casso dice ? Qui tutti scrivono e tutti parlano … Che cialtroni !

  • Pierre Nicoletti

    Signori, il concetto è molto semplice il nostro è l’unico Paese dove si vuole sempre e comunque denigrare chi AMA LA PATRIA e chi si sacrifica per essa ( vedasi anche la vicenda del grande Fabrizio Quatrocchi) . Perchè succede questo: perchè a Scuola non viene insegnata la STORIA, secondo VERITA’, ma rimangono in piedi vere e proprie costruzioni mendaci e faziose, tipo appunto quello che viene detto sulla X MAS, lo sapete che il Com.te Borghese lo hanno degradato a Marinaio semplice, e non per classismo, ciò non è giusto perchè lui fu un Capitano di Fregata decorato con M.O.V.M , mica un micio micio bao bao qualunque come quell’idropenesaturo di a.dipietroooooo…. che lo hanno fatto pure deputato/senatore!

  • Carlo Alberto Tosi

    A parte tutte le inesattezze e le omissioni dell’articolo basta sentire l’inno della Decima quando dice: ” Vittoriosa già sul mare ora pure sulla terra Vincerai ”
    La Decima è una sola!

  • Casimiro Frangella

    Ezio, è sempre un piacere leggere ed ascoltare quanto di bello, storico ed eroico ci continui a ricordare ed in special modo ai più giovani

  • Giovanni Altieri

    Caro mio, non ci sono più i Birindelli di una volta, … adesso gli ammiragli tirano a diventare ministri della difesa … …

  • Alfredo D'Ecclesia

    La responsabile della Farnesina, invece, continua a rimanere nell’ombra quasi disturbata di doversi occupare di due militari, figure sociali a Lei da sempre poco simpatiche.

  • Joseph

    La Decima, invece di deporre le armi per un armistizio che ha umiliato l’Italia è gli italiani, grazie al Comandante Borghese, già medaglia d’oro al V.M., alla sua capacità organizzativa, arruolava migliaia di volontari da tutta Italia, affascinati dalle gesta della X Flottiglia MAS; questi giovani non volevano lasciare la nazione nelle mani degli stupratori Franco-marocchini, ne agli alleati che bombardavano indiscriminatamente il territorio italiano, ignorando gli accordi presi con l’armistizio.
    La Decima era una formazione autonoma, indipendente dalle forze armate della rsi e dai tedeschi. Borghese era invidiato e odiato dai vertici della rsi, tanto è vero che con un sotterfugio fu arrestato dagli sgherri di Mussolini e carcerato nella fortezza di Brescia.
    La Decima non prendeva ordini dai tedeschi; il trattato che aveva stipulato con la Marina tedesca, sanciva la sua indipendenza. Difese allo stremo i confini della Venezia Giulia, dalla volontà dei partigiani titini appoggiati dai partigiani comunisti italiani, di annettere quei territori alla jugoslavia. I partigiani comunisti italiani sterminarono la brigata partigiana Osoppo a Porzus, tale brigata era di orientamento liberale, repubblicano e cattolico, formata da ex militari italiani, che evitava agguati e imboscate ai tedeschi, sapendo delle furiose rappresaglie operate sulla popolazione inerme, preferendo invece scontri a viso aperto contro le truppe naziste.
    La Decima difese i territori dalle pretese tedesche di ricostituire le mai sopite ambizioni austriache nelle zone di confine con ll’Alto Adige.
    La Decima ha difeso il porto di Genova, evitando che i tedeschi in ritirata facessero saltare le mine piazzate tra gli ormeggi e la rada del Porto.
    La Decima ha difeso le infrastrutture industriali, FIAT, Marzotto e altre, dagli interessi tedeschi che avrebbero trasportato in Germania, i macchinari produttivi.
    Il Comandante Borghese era minacciato dai tedeschi che per le ragioni di cui sopra e altre, volevano arrestarlo e fucilarlo.
    Il Comandante aborriva la guerra civile, la mattanza tra italiani, e ha sempre ostacolato eventuali rappresaglie della Decima versus le formazioni partigiane che avevano ucciso con imboscate diversi marò. Qualche azione di rappresaglia ci fu, ma per mano di singoli marò, esasperati dalle vili imboscate di formazioni senza legge e senza regole, che pensando di far del bene, volevano uccidere benanche un cappellano militare della Decima.
    Il Comandante Borghese tentò, quando possibile, di avere rapporti con comandanti partigiani ragionevoli e non ideologizzati dall’ubriacatura comunista, solo in funzione patriottica, per difendere i territori italiani dalle mire espansionistiche jugoslave. Tentò altresì di stringere accordi segreti con le forze armate italiane del sud, per i comuni interessi italiani; quelle forze tuttavia non avevano l’autonomia e l’indipendenza della Decima, dovendo sottostare agli stringenti vincoli imposti dai comandi alleati, le cui umilianti e ostracizzanti imposizioni poste in essere dall’armistizio, le avevano di fatto esautorate da qualsiasi dignità operativa, peraltro sul proprio territorio nazionale.
    I comandi tedeschi detestavano la Decima, ma la temevano.
    La Decima era invisa alla rsi, che avviò una campagna propagandistica di diffamazione: se non la puoi orientare politicamente e militarmente, se non la puoi controllare, la infami; questo è ciò che misero in atto i vertici politici e militari della repubblica sociale italiana.
    Ma queste poche parole, tratte da testimonianze documentate, fanno parte della storia proibita, che in Italia non si può pronunciare.
    Il fascismo è stato una sciagura e un orrore per l’Italia, ma la Decima, anche se sembra paradossale, non ha nulla a che fare con il fascismo e con quelle politiche razziste e anti umane.
    Non va mai confusa la Decima con formazioni di chiara ed evidente impostazione politica fascista, come la guardia nazionale repubblicana, le brigate nere, le ss italiane.
    Sarebbe come confondere la brigata Osoppo con le altre formazioni partigiane comuniste.
    Metaforicamente parlando.
    Il Comandante nel dopoguerra ha sbagliato a confondere la sua figura di Comandante militare, con la politica.
    È stato incastrato dagli americani, nel presunto golpe, mai avvenuto; un fake orchestrato dai servizi usa, che hanno le mani grondanti sangue nella cosiddetta strategia della tensione o come la hanno definita loro nel gergo dell’intelligence: “false flag operations”. In pratica: strage italicus; strage piazza Fontana; strage piazza della loggia a Brescia; etc. etc…

  • Joseph

    Dimenticavo:
    negli anni settanta, esponenti della X Flottiglia MAS e Decima, come ad esempio Buttazzoni e Capriotti, strutturarono per incarico ricevuto dall’IDF – forze armate israeliane – il nascente reparto navale di forze speciali della Marina israeliana, Sayeret 13 – Flottiglia 13 – sul modello della X Flottiglia MAS.
    Se nel complesso, la Decima, si fosse macchiata di stragi su civili o azioni contro gli ebrei – come sostengono in Italia i detrattori politicizzati – non sarebbero stati incaricati ufficiali o sottufficiali della Decima per un lavoro così delicato e di grande responsabilità; i vertici militari israeliani si sarebbero altresì rivolti ai Navy Seal o agli Special Boat Service britannici (… oltretutto ambedue i reparti ispirati dalle gesta delle Flottiglie della regia Marina e dalla Decima, soprattutto).
    All’estero, nel mondo anglosassone, hanno ammirazione e rispetto per la Decima, anche se all’epoca dei fatti erano su fronti contrapposti – il Fair Play non lo applicano solo negli eventi sportivi.
    In Italia invece la propaganda politica ha inquinato i pozzi, obnubilando i fatti storici, per pura ideologia, peraltro anch’essa sconfitta dalla Storia.

    Il filosofo Kirkegard sostiene che se una verità non la citi, non ne parli, non la scrivi, quella verità è come se non esistesse.

    Per merito di quei pochi militari rimasti, invece, i libri scritti da veterani, come ad esempio Guido Bonvicini, per quanto sottaciuti e ignorati, raccontano la storia da loro vissuta e patita; non sono testi apologetici, ne ideologici, ma racconti veri che scorrono nel loro sangue, cuciti ad imperitura memoria sulla loro pelle.

    That’s it, that’s all.

  • Joseph

    Qualche dettaglio in più, per puntualizzare.

    Shayetet 13 – in ebraico שייטת 13, Flottiglia 13. L’unità è una delle più segrete della Marina militare israeliana e più in generale di IDF. I dettagli di molte missioni e le identità degli agenti attivi sono mantenuti altamente riservati.
    Già dal nome traslitterato si capisce la radice e l’origine unica a cui si è ispirata la Marina militare dello Stato ebraico, all’atto della sua ideazione e formazione.

    Un cenno politico storico su cui si innesta la vicenda.

    Nel dopoguerra italiano, nei partiti riconducibili all’area di destra si creò una distinzione: mentre i monarchici potevano presentare posizioni antisemite e filoarabe, il Movimento Sociale Italiano adottò per lungo tempo una posizione favorevole nei confronti dello Stato Ebraico, in funzione anticomunista e filoccidentale. La sinistra italiana era allineata sulle posizioni del patto di Varsavia, e trovava nei paesi arabi, appoggiati militarmente e politicamente dalla Unione Sovietica e dai paesi comunisti dell’est Europa, la loro naturale afferenza politico ideologica. Uno degli esponenti del mondo arabo appoggiato dal partito comunista italiano e dalle sue propaggini estreme, in funzione anti sionista, era Gamal Abdel Nasser leader egiziano dal 1952 fino alla sua morte, 1970.
    La posizione del Movimento Sociale Italiano, soprattutto dopo la Guerra dei Sei Giorni del 1967, lo distingueva dalle posizioni filoarabe maggioritarie sia tra i democristiani che tra i comunisti. Oggi nulla è cambiato: gli anti sionisti e anti semiti si trovano nella stessa parte politica di quegli anni, mentre la destra si trova a ribadire le sue posizioni storiche, sioniste e filo occidentali.

    Facendo un passo indietro, all’epoca dei fatti, l’appoggio alla causa sionista era tale che Fiorenzo Capriotti, reduce della Decima MAS e dirigente missino, nel 1948 si recò insieme al Cap. G.N. Nino Buttazzoni, Comandante dei Nuotatori Paracadutisti della Decima MAS, a strutturare e addestrare un nascente reparto d’élite del neonato Stato d’Israele, in particolare l’unità speciale Shayetet 13 della Marina militare israeliana. Tale reparto si distinse con successo in molteplici operazioni segrete, per tutti i decenni successivi. Quelli della Decima avevano ancora una volta svolto con onore e competenza il loro compito.
    Il 22 ottobre 1992, a Capriotti venne conferito il titolo di “comandante ad honorem della Shayetet 13”.

    Naturalmente su Wikipedia, non vi è menzione alcuna in merito, di questa reale storia che sta alla base di questo reparto israeliano, si fa invece esclusivo raffronto con gli US Navy SEALs e i britannici Special Boat Service. Il COMSUBIN (Comando Raggruppamento Subacquei e Incursori) non è neanche citato, ma d’altronde la sciagurata scelta di non ripristinare nel dopoguerra la denominazione originaria, con immotivate e irrazionali ragioni politiche di retroguardia, è il normale contrappasso: comsubin è un acronimo anonimo che nulla evoca nell’immaginario collettivo, nulla richiama minimamente del glorioso retaggio della X Flottiglia MAS e della Decima MAS (… anche se in silenzio e di nascosto a quelle si ispira… ma è ben poca cosa).
    C’è da dire che ogni 2 di Giugno sfilando davanti al palco delle autorità politiche, “all’attenti a…”, il comsubin urla: “Decima!”, con le solite polemiche politiche che seguono nei giorni seguenti.

    Neanche “Memento Audere Semper” fu ripristinato, caduto nell’oblio proprio come la “Beffa di Buccari”. Purtroppo

  • Joseph

    Quando il Comandante Borghese, con un sotterfugio, fu arrestato e tradotto nel carcere di Brescia.

    A dimostrazione delle invidie, gelosie, che nella rsi dominavano il campo: una classe dirigente inetta, solo formale, fatta di favoritismi, corruttele, pregne di ideologia fascista fine a se stessa, il
    cui compito esclusivo era rimanere al potere anche se tutto stava crollando intorno a loro.
    Borghese comandava una Divisione da lui costituita, apolitica, autonoma, indipendente dai dettami della rsi e dai detestati tedeschi, alleati ufficialmente, ma sostanzialmente nemici da tenere a bada.

    Il regolamento della Decima, inaugurato dal Comandante Borghese, era una innovazione assoluta rispetto alle vetuste, risorgimentali e classiste regole delle FFAA del re:
    innanzitutto prevedeva la totale uguaglianza tra ufficiali e truppa – panni della giubba uguale per tutti e mensa in comune come pure il rancio; promozioni meritate solo sul campo; pena di morte per i maró colpevoli di furto, saccheggio, diserzione o palese vigliaccheria di fronte al nemico.
    L’innovazione regolamentare, applicata alla divisione Decima, riguardava gli arruolati, che erano tutti volontari, niente più coscrizione o leva obbligatoria come si suol dire.

    Borghese rifiuta la promozione ad ammiraglio offertagli da Mussolini, il solo scopo era difendere la Patria umiliata dall’armistizio: bombardata dagli alleati, nonostante gli accordi dell’ “armistizio II” di Malta, promettevano nessun attacco aereo sul suolo italiano; difendere le infrastrutture industriali pronte ad essere trasferite in Germania; difendere il territorio saccheggiato dai tedeschi; difendere il territorio della Venezia Giulia ambito dagli jugoslavi di Tito, appoggiati dai partigiani comunisti italiani; difendere l’Alto Adige dalle mai sopite ambizioni austriache sostenute dai tedeschi.
    Un compito colossale, che nessun altro avrebbe potuto e aveva intenzione di sostenere.

    Negli ultimi mesi del conflitto, per difendere l’italianità dell’Istria, Borghese avvia contatti con la Regia Marina italiana del sud, al fine di favorire uno sbarco italo-alleato e bloccare Tito, con l’appoggio delle formazioni armate ancora rimaste e soprattutto della Decima.
    Gli inglesi fanno fallire il piano: dopo l’accordo di Yalta è rischioso inimicarsi Stalin, e quindi le forze del maresciallo iugoslavo sono vittoriose, e avanzano con il sostegno attivo della marina britannica.
    Per lo sforzo costato numerose vite umane, il 18 Gennaio di ogni anno a Gorizia, si celebra e commemora la Decima, in ricordo e gratitudine per aver salvato tante famiglie italiane dalla furia comunista di Tito e dal dominio jugoslavo che voleva sottrarre anche quegli ultimi lembi di terra italiana.
    Si possono immaginare le proteste dell’anpi che rappresenta chi allora era al fianco dei partigiani titini e delle spietate truppe jugoslave. Una indignata rappresentanza dei partigiani comunisti italiani, che oltre a
    negare o minimizzare la tragedia degli italiani gettati vivi nelle cavità carsiche, conosciute come foibe, rappresentano coloro che volevano regalare quelle terre italiane e le relative popolazioni, ai loro amici jugoslavi.

    Tratto dai documenti ufficiali dattiloscritti.

    L’agguato fu posto in essere dal Sottosegretario di Stato, Capitano di Vascello Ferruccio Ferrini, ai danni della Decima.

    Il Comandante Junio Valerio Borghese riceve un telegramma inviato il giorno 12 gennaio 1944 dalla Segreteria del Duce e dove gli è ingiunto di presentarsi al Quartiere Generale di Gargnano per il giorno seguente. Giuntovi, Borghese è arrestato e tradotto nel carcere di Brescia sotto la “custodia” del generale Renato Ricci, ex fondatore e presidente dell’Opera Nazionale Balilla dal 1937, divenuto in seno alla R.S.I. il comandante della GNR (Guardia Nazionale Repubblicana).

    Trascrizione dei documenti della Fondazione ISEC.

    
23933 [A matita in alto a destra]
[Testo del quinto foglio, dattiloscritto](1)

    
«Non mi dilungo ulteriormente.- Ho lavorato e continuo a lavorare secondo il comandamento del Duce.- L’opera svolta dal Sottosegretario – dopo la costituzione del suo ministero – è stata di carattere demolitore rispetto alle conquiste fatte.- A questo fatto – inoppugnabilmente documentato – il Cte Borghese si può adattare – ma non si adattano coloro che da 4 mesi lo hanno visto lottare e combattere ogni battaglia per raggiungere la meta segnata – l’unica cosa che oggi possa contare per il nostro Paese.-
    Ritengo a questo dovuto l’episodio che si è svolto il 9 dicembre al Reggimento S. Marco. In assenza ed a completa insaputa del Cte Borghese – assente per servizio – gli ufficiali in perfetto accordo fra di loro – e con perfetta forma militare – hanno fermato il Cte del Reggimento Cap. di Vasc. Bedeschi ed il Cte in 2° Tortosa – e li hanno consegnati alla Legione di Firenze in attesa di disposizioni.- Subito dopo il più anziano degli Ufficiali presenti – passate le consegne del Reggimento al secondo anziano – si metteva a disposizione del Capo della Provincia – a cui riferiva l’accaduto.- Informato telefonicamente (mi trovavo a Levico presso l’Uff. di Collegamento con la Marina germanica) – raggiungevo immediatamente Belluno per riferire all’Ecc. Ferrini.- Nel riferirgli l’accaduto – gli facevo presente quelle che ritengo siano le cause del grave fatto – e cioè alcune disposizioni da lui emanate (senza consultarmi) nei riguardi del S. Marco – e di cui il Cte Bedeschi era l’esecutore materiale.- Più grave di tutti l’ultima disposizione del foglio d’ordini che passa il S. Marco alle dirette dipendenze del Sotto Segretario – (soldati volontari di guerra alle dipendenze di un organo politico). Non riporto l’intera conversazione – ma posso affermare e ritengo mio dovere farlo che ho riportato l’impressione che il CteFerrini di proposito abbia provocato quelle disposizioni che potevano portare a mettere in difficoltà il CteBorghese.- Al punto in cui stanno le cose – dichiaro quanto segue:

    
1) In obbedienza alle leggi di onore del soldato non ho abbandonato il mio posto l’8 settembre.-

    
2) Ho sollevato dalla distruzione e dal trasporto in Germania tutto – dico tutto il materiale che lo Stato mi aveva affidato – per un valore di varie decine di milioni.-

    
3) Ho ricostituito la Flottiglia dei reparti d’Assalto della Marina (mille uomini) – e mentre – agli arresti in Brescia – scrivo queste linee – è in atto una importante missione di guerra contro il nemico in mare.- // ./.»

    23934 [A matita in alto a destra]
[Testo del sesto foglio, dattiloscritto]
«4)

    Ho fondato il corpo della Fanteria di Marina – che ha raggiunto oggi 4000 uomini in parte vestiti ed armati esclusivamente con mezzi nostri.

    
5) Ho istituito la scuola piloti mezzi d’assalto nell’aeroporto di Sesto Calende.

    
6) Ho provveduto alla requisizione delle caserme di S. Donà di Piave – di Pallanza e di Bogliaco per alloggiare il S. Marco.-

    
7) Ho personalmente ottenuto dai germanici la restituzione alla Marina Italiana e la consegna alla X^ Flottiglia MAS di 3 sommergibili –
    3 Mas – 2 Moto-siluranti – 2 navi-trasporto – le uniche unità della Marina Italiana.

    
8) Sono stato – con il Cte Grossi – il primo Ufficiale di Marina che si è messo agli ordini del Duce dopo il suo rientro in Italia.-

    
9) Ho preso impegno col Duce di avere un successo in mare al più presto ed il S. Marco al fronte in Primavera – e sono nelle condizioni di mantenere l’impegno – se non mi viene impedito dal S. Segretario – al quale nego questa possibilità – perché gli uomini di oggi – ripeto – coscientemente volontari di guerra e squadristi – dopo l’8 settembre non hanno più fiducia nei galloni ma negli uomini.-

    
10) Ritengo fermamente che – perché una espressione politica Italia possa sussistere e la parola Italia non restare nel campo puramente storico – è necessario mettere il Duce nelle condizioni di portare la sua voce al tavolo delle trattative di pace e questo diritto al Duce non lo si può dare che in un modo: combattendo e versando il nostro sangue per la nostra causa sotto bandiera italiana.- Nella preparazione e nell’esecuzione di questo compito – fondamentale in questo momento per il nostro Paese – ritengo poter portare un reale positivo contributo col lavoro fin qui fatto e con quello che intendo continuare.-

    
11) Segnalo infine che il questo momento la Marina è in crisi grave per la sfiducia degli Ufficiali nel loro rappresentante presso il Duce – S.S. CteFerrini.
Cito quali testimoni a quanto fin qui asserito e che potranno dire ancora molte cose e lumeggiare perfettamente la figura del Cte Borghese:
L’Ecc. il Ministro Buffarini Guido [Guidi]
[L’Ecc. il Ministro] Biggini
[L’Ecc. il Ministro] Pellegrini
l’Ammiraglio Sparzani – Capo di St. Maggiore della Marina.
l’Ammiraglio Varoli Piazza del Consiglio Consuntivo della Marina
Tutti indistintamente gli Ufficiali-sottufficiali e marinai della X^ Flottiglia MAS e del Reggimento S. Marco.
Il Capo della Provincia di Spezia
Il Capitano di Vascello Bussola di Maricoser – La Spezia
Il Cap. di Fregata Agostini
[Il Cap. di Fregata] Vagliasindi
[Il Cap. di Fregata] Sestini
Il Cte. Grossi // ./.»

    23935 [A matita in alto a destra]
[Testo del settimo foglio, dattiloscritto]

    
«Il Capo del SID Dr. Foschini-
Il Console Vicelli Comandante la Legione di La Spezia
Il Reparto Speciale della 92^ Legione G.N.R. col quale la X^ ha collaborato e collabora per la segnalazione, ricerca e cattura di elementi antifascisti.
L’Ammiraglio Carraris – della Marina Germanica
Il Maggiore Germanico Conte Thun – del Kommando 212
Il Maggiore Germanico Schmidt Comandante della Piazza di La Spezia.
 Ho tralasciato di riferire perché scordatomene che ho anche eseguito due visite al Maresciallo Graziani. La prima a Roma subito dopo la visita al Duce alla Rocca delle Caminate – il giorno prima che il Maresciallo partisse per il Q. G. del Führer – In tale occasione ho consegnato al Maresciallo un brevissimo pro-memoria riguardante i rapporti fra l’Italia e la Germania – come li vedevo dopo la mia visita a Berlino; il Maresciallo ha mostrato di gradire molto il contenuto del promemoria che ha voluto io gli leggessi ed illustrassi; la seconda forse 20 giorni dopo, per sapere dal Maresciallo l’esito del viaggio e dei colloqui – esito che il Maresciallo mi definì buono.
    Informo che ho a disposizione copia di tale promemoria – come pure copia di altro promemoria rimesso all’Amm. Doenitz a sua richiesta durante la visita a Berlino.-

    ___________________

    
Altra notizia che mi viene in mente ora e che potrà pure lumeggiare la natura eminentemente ribelle della X^ Flottiglia MAS e del suo Comandante:

    Nel periodo dal 26 luglio all’8 settembre malgrado il tassativo ordine e l’atmosfera generale, alla X^ fu mantenuto regolarmente il saluto romano – d’ordine del Comandante e con piena soddisfazione dei dipendenti.-

    Nei riguardi dei fatti del S. Marco dettaglio quanto segue:

    Il 12 gennaio rientrai in sede e mi recai dal Capo della Provincia che mi mise al corrente della situazione creatasi. Mi disse che, nel grave incidente, il contegno delle truppe era stato perfetto in ordine e disciplina.- Nel pomeriggio tenni rapporto agli ufficiali.- Mi riferiscono sullo svolgimento dei fatti e sulle cause che li avevano spinti a mettere in sicurezza il Cte Bedeschi. e Tortosa?-
    Dissi loro che – ritenendomi – sia pure indirettamente – implicato nella questione mi astenevo dal dare qualsiasi ordine in attesa delle disposizioni dei superiori a cui avrei rimesso la questione per la necessaria inchiesta.- // ./.»

    23936 [A matita in alto a destra]
[Testo dell’ottavo foglio, dattiloscritto]


    «Li elogiai per l’ordine e la disciplina perfetta mantenuti e per la tattica seguita – col mettersi a disposizione del Capo della Provincia la più alta autorità governativa presente. Li elogiai pure per il movente della loro azione, “con uno spirito sveglio e fascista come il vostro – non c’è da temere un secondo 8 settembre”. 
Infine dissi loro di essere stato chiamato dal Duce. “Può essere che io non torni – sento aria di tradimento.- In tale caso la consegna che vi lascio è di non lasciar cadere l’idea – la Patria deve sopravvivere e solo il Duce può questo miracolo: il mio ordine è: in primavera in linea”.-

    ———————-
    
La mia previsione doveva avverarsi.- Mi riservo – con rapporto a parte e a chi di competenza – segnalare come è stato fermato un soldato fedele – Comandante di reparto operativo – medaglia d’oro – servendosi per il meschino tranello del nome del Duce.-
Sono soldato e mi tengo a disposizione di chiunque: tutti sanno dove sono – e sono sempre reperibile nelle mie destinazioni di servizio.- Domando che mentre è in corso l’inchiesta di cui ignoro i motivi, né il Generale Semadini me l’ha saputi indicare – io sia lasciato libero di raggiungere il mio reparto che, in mia assenza sta partecipando ad operazioni di guerra ed a cui la presenza del Comandante è necessaria – mentre il nemico inglese è alle porte.-

    
15 – 1 – 1944
    Comandante Valerio Borghese».

    (Un ringraziamento a Gianluca Padovan che ha messo a disposizione l’estratto dei documenti dattiloscritti)

  • Joseph

    Il documento di cui sopra è composto di otto fogli dattiloscritti e firmati da Borghese.

    1) I documenti n. 23933, 23934, 23935 e 23936 provengono dall’I.S.E.C., Istituto per la Storia dell’Età Contemporanea – Archivio Fondazione Istituto per la Storia dell’Età Contemporanea (Isec), Sesto San Giovanni, Fondo Odoardo Fontanella, b. 48, fasc. 201

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