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L’ira di Poseidone (1^ e 2^ Parte)

…questo mio racconto marinaro/mitologico; mi piace definirlo anche come uno “stornello di Magna Grecia”, chissà se ve ne sarà una terza… ai commenti degli amici lettori l’ardua sentenza! Oltre che agli stimati visitatori di questo straordinario sito, dedico questo mio  modesto scritto al suo creatore, lo stimatissimo maresciallo Ezio Vinciguerra, all’impareggiabile maestro Giuseppe Messina e all’amico Walter Muttarini.

L’ira di Poseidone (1^ e 2^ Parte)
di Marino Miccoli

I PARTE
Marino Miccoli per www.lavocedelmarinaio.comLe mani e i piedi legati da una cima avea la fanciulla a un pesante macigno… sul viso chino contornato da una fluente chioma corvina per le lacrime  rilucevano i suoi begli occhi tristi.
Quando dalla nave in acqua fu sospinta dalle mani di uomini malvagi, senza aprir la bocca sua vermiglia, senza profferir una sola parola la giovinetta sprofondò tra i flutti…
Due guizzanti delfini che fino a quel momento giocosamente aveano seguito quell’imbarcazione, saltando i baffi di prora fatti di biancheggiante spuma, subito si accostarono a lei per recar soccorso  ma essendo vano il loro anelito svelti s’allontanarono per dar la triste novella al signore degli abissi.
Poseidone, dal trono crisocorallino su cui era placidamente assiso, sdegnato si levò e rivolto alla sua corte così proruppe: “Uomini stolti… con questo assurdo gesto da loro definito sacrificio hanno varcato l’aberrante limite dell’umana crudelà per questo meritano un giusto castigo!
Il possente dio squamato, dopo aver così sentenziato diede piglio alla sua ira,levando un terrificante urlo che parea essere d’un terremoto il gran boato, percosse con l’estremità del suo tridente il fondo dell’oceano, ed ecco, sorse immantinente un’onda anomala gigantesca impetuosa inarrestabile
che si sollevò sul mare diretta verso la nave e la sua crudele ciurma!
A questa spaventosa vista quei miseri mortali restaron ammutoliti, le membra tremavan senza posa e gli occhi allucinati pel terrore dalle orbite fuoriuscirono!
Il legno dalla furia del flutto immane fu presto investito e travolto e capovolto e sconquassato cosicché dei suoi meschini occupanti neppure uno ne scampò.
l'ira di poseidone - www.lavocedelmarinaio.comL’orrendo Leviathano a quel fragore dal sonno millenario si ridestò, sortì dalla sua tana abissale e bramoso di sangue umano sugl’ignari lidi di Esperia si diresse per placare la sua fame…
Ancor prima che il corpo della fanciulla si adagiasse esanime sul fondale, Poseidone la raccolse tra le sue braccia e la tramutò in meravigliosa sirena. Poi con un diadema di conchiglie impreziosì la sua chioma, con un triplice giro di candide perle le adornò il collo e con due bracciali di fine madrepora le cinse i polsi. Indi le disse: “Sirena, và per le immensità del mio regno, solca gioiosa i sette mari e con il tuo suadente canto narra a tutti i naviganti come e in qual misura la malvagità umana è stata punita da Poseidone!

II PARTE

La sirena, d’incomparabile beltà radiosa, chinò il capo dalle ondeggianti chiome corvine e con un largo sorriso rifulse il suo bel viso allorquando queste accorate parole,sgorgate dal cuore,volle rivolgere al suo squamato Re: “Pietoso signore degli abissi, potente Poseidone la vostra compassione è sconfinata come gli Oceani; voi mi avete salvata, Maestà, e reso giustizia e donato nuova vita! Nell’acqueo immenso sconfinato regno mi avete reso libera. Per questo io sarò per sempre vostra devota figlia”.
Idrofilla d’ora in avanti sarà il tuo nome, oh mia diletta sirena, perché dalle acque stavi per ricevere la morte e invece da queste hai ricevuto nuova vita!” .
Poseidone dopo aver così sentenziato la congedò compiaciuto.
La sirena s’inchinò riverente davanti al suo signore e con un guizzo della sua argentea coda si allontanò gioiosa dalla reggia del signore degli Oceani. La bellissima Idrofilla dopo aver vagato a lungo per le acquee immensità, approdò su di un lido di Trinacria e lieta si distese sulla dorata rena,  baciata dai dolci raggi dell’astro supremo volgente al tramonto; con la suadente dolce sua voce cominciò  a cantare…
3. l'ira di poseidone - www.lavocedelmarinaio.comMa la’, sulla battigia, appena pochi versi per l’aere s’erano sparsi, quando udì il lamento di una donna. I suoi gemiti, i suoi sospiri provenivano da dietro una poco lontana duna.
La sirena tacque e con voce alta a quella si rivolse con queste parole: “Avvicinati donna e dimmi, qual e’ la cagione del tuo patrimento? Perché versando tante lacrime ti disperi?”.
Quella si levò in piedi e avvicinandosi tra i singhiozzi le disse: ”Xantos, il mio amato marito e i miei due amatissimi figli con tutti gli uomini validi del villaggio sono partiti stamane… e non so se potrò  mai più rivederli!
Dove sono andati i tuoi cari?
Incontro a sicura morte, oh sirena… sono andati a combattere, ad affrontare un tremendo mostro marino chiamato Leviathano. Quella orrenda creatura è giunta a seminare morte e distruzione sui lidi di Esperia… e non passa giorno senza che dei migliori figli della Terra di Trinacria faccia orribile pasto… oh mia sirena, soltanto a pronunciare il nome di quella bestia crudele un fremito di terrore scuote le mi ossa e pervade le mie membra! Pietà di noi, oh dei… pietà di noi!”.
La sirena colpita dalle parole di quella donna in lacrime s’impietosì e dopo averle carezzato il capo coperto dal velo le disse: “Non ti disperare, donna, dimmi: qual e’ il tuo nome?
Mi chiamo Melide e Terebinto è  il mio villaggio…
Melide io ti prometto che farò quello che posso per salvare i tuoi cari e la gente del tuo villaggio.” Poi raccolse con l’indice della sua destra una lacrima che scorreva sul viso della donna, la rinchiuse nel palmo delle mani; le disserrò e da queste ne trasse una candida perla che le diede in dono. “Vedrai, gli dei pietosi non tollereranno oltre il protrarsi di questo triste scempio”.
La donna rese grazie chinando il capo e Idrofilla con un guizzo lasciò la battigia. La sirena s’immerse tra le onde di biancheggiante spuma e la donna s’incamminò speranzosa  al suo villaggio.

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17 commenti

  • EZIO VINCIGUERRA

    Ciao Marino, insuperabile ed insostituibile fratello.
    In questa navigazione virtuale mi augura che l’ira di poseidone non si abbatta su di noi.
    Non è un bel momento, lo sappiamo…
    ma quelli come noi almeno cercano di medicare le ferite inferte dagli dei immondi e illuminati di niente che vogliono sostituirsi alla grandezza di Dio.
    Un abbraccio

  • Manuel Jobs Muttarini

    Ciao Ezio Pancrazio Vinciguerra come stai spero bene!!!! Mi correggeresti il nome…MAnuel e non Walter….MArino è sempre molto gentile

  • EZIO VINCIGUERRA

    Ciao Manuel, scusami per questo refuso peraltro segnalatomi anche da Marino. Provveddo immediatamente.
    P.s. le cose vanno così, così …ma mi sforzo di essere ottimista.
    Un abbraccio

  • manuel muttarini

    ah caro Ezio, devi trovare la forza interiore che da sempre alimenta questo blog. Io chiedo scusa ufficialmente a tutti gli amici del mare per questa mia assenza. Stò creando dei piccoli filmati, che se vorrai ti mando e lo condividiamo con gli amici del mare! Non abbatterti mai, caro Ezio. Dai sempre speranza in un mondo dove regna il pessimismo. Sii sempre felice e quando non lo sei, scorri le pagine del blog e leggi quanto hai dato e quanto darai! Io sono sempre qui

  • Antonio Cimmino

    Degno di menzione e di encomio per questo racconto che merita senz’altro un seguito

  • EZIO VINCIGUERRA

    Ciao Ammiraglio Enzo Arena, hai un fiuto eccezionale…non è un caso!
    Marino è un navigatore

  • Marino Miccoli

    Ringrazio Marinaio Leccese, Gigi Fois, Saverio Marchetti, Antonio Cimmino, Enzo Arena e tutti gli stimati visitatori di questo sito per l’apprezzamento che hanno espresso al mio racconto mitologico/marinaresco. L’ammiraglio Arena ha visto bene: mi chiamo così perchè sono un “Figlio d’arte”!!!! Il mio nome è dovuto ad un’intera vita dedicata alla (Regia) Marina: quella del mio amatissimo e compianto padre.

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