Incendio a bordo ma Roberto è qui
…e mi racconta, ancora una volta, questa drammatica esperienza.
Torno indietro nel tempo anno 1974, 22 febbraio …nave Giovanna Lolli Ghetti, ore/oil, siamo nell’Oceano Pacifico (tra la California e le Hawaii). Durante il turno di guardia notturno dopo le 24, esplode una cisterna a prua; il secondo ufficiale Roberto Barberi da l’allarme al comandante e corre in coperta insieme al nostromo Giuseppe per arginare l’incendio cercando di salvare nave ed equipaggio ed a quel punto l’inferno: iniziano ad esplodere tutte le cisterne ed i due uomini restano bloccati dal fuoco, decidono di buttarsi a terra sapendo che la fine è lì, vicinissima, in quel fuoco che li avvolge e che poi si ritira.
La nave inizia ad affondare : il primo ufficiale cerca di convincere Roberto a gettarsi in mare ma lui risponde che non ce la fa, comincia a star male (il 1° ufficiale non lo ritroveranno più insieme alle altre otto persone che prese dal panico si sono lanciate in quell’abisso di buio ed acqua). Ormai è il panico, si buttano in mare le scialuppe, Roberto nuota verso uno zatterino e da lì i suoi ricordi si dissolvono. Fortunatamente una nave norvegese Tamerlane vede i bagliori delle fiamme e dirige in soccorso della Giovanna Lolli Ghetti, raccoglie i superstiti compresi Roberto e Giuseppe che sono gravemente ustionati e contemporaneamente allerta l’emergenza soccorso di Honolulu che richiede la presenza di navi con medico a bordo.
Rispondono il Novikov Priboy, peschereccio russo, e il Mellon, nave della guardia costiera americana, i due medici decidono di trasferire Roberto sul Mellon (lì verrà visitato anche da Chuk Williams – mio amico di fb) che dirige verso le Hawaii.
Dal Mellon, Roberto, che è il più grave dei due, verrà trasportato in elicottero all’ospedale di Honolulu dove verrà curato per 6 mesi dall’80% di ustioni di 1°, 2° e 3° riportate su tutto il corpo.
Dei primi due mesi di ricovero non ricorda nulla … ed ora è qui che mi racconta ancora una volta questa drammatica esperienza …
23 commenti
Sergio Pogliani
Complimenti per questa bella testimonianza
Eliana Zizzo
Sei una donna forte Maria Carla… …poi ci siamo noi…facciamo il tifo per i marinai……un forte abbraccio ….
Maria Carla Torturu
Grazie di cuore 🙂
Enzo Arena
Non c’è niente di più prezioso della vita e l’importante è che Roberto sia quì. Noi che siamo andati per mare ed abbiamo affrontato seri pericoli più di una volta, sappiamo quanto sono stati brutti i momenti in cui abbiamo pensato che forse non avremmo più rivisto i nostri cari. Poi abbiamo potuto raccontare quei momenti ed abbiamo tutti detto la solita frase “finchè si racconta tutto bene”. Felice per Roberto per la fortuna che ha avuto anche dopo la triste esperienza perchè ha trovato sulla sua strada una Signora che con tenerezza ci racconta la sua avventura.
Salvo Carlisi
stupendo racconto
Cogotti Alessandro
Condivido con gli amici marinai questa bellissima testimonianza di Maria Carla Torturu
Giuseppe Maniscalco
Una storia struggente.
Giuseppe Maniscalco
PS Bella anche l’immagine della “Cala” 😉
EZIO VINCIGUERRA
Già non più bella cosa no c’è.
Anna Venzi
personalmente ho avuto un’ esperienza, direi mistica, con esso: mentre un babbo giocava col bimbetto sul pelo dell’ acqua, astraendomi in questa scena, percepii chiaramente che IL MARE GIOCAVA COL BAMBINO MUOVENDO LE ONDE SOTTO IL SEDERINO…Sardegna..oristanese 1999
Giuseppe Carriere
Oggi ale 23,00 circa ricorrono 40 anni dalla fatilica notte dell’incendio che il Fasan ha avuto il mio pensiero in questo momento va a tutti coloro che in una situazione estrema con il loro prodigarsi hanno permesso a noi oggi di ricordarsi di quel momento e mi riferisco al Comdante MIssana e Serra Caracciolo, TV.Colombo , Ten . Memma- , sgt.D’Auria, De Benedittis. , Greco, , Camilli ,Simonetta ,Tognocchi e molti altri , grazie a tutti
Antonio Din Don
un ricordo molto bello.anche se cela siamo vista brutta quella notte ma avevamo 20 anni. Un abbraccio a tutti e un caro abbraccio ai nocchieri che era la mia categoria.
Pasquale Megna
Un caro abbraccio a tutti, eravamo tutti molto giovani…e molto presto per morire….l’abbiamo scampata e siamo ora qui a ricordare..
Gerardo Pietro Mariangeli
N.L.Rizzo…”sganassone”…Golfo del Leone exerc..marzo/aprile 1973 (notte 3/4 Aprile) ci siamo leccati le ferite a Cagliari (Fasan,Castore,Canopo,Cigno,Indomito…e Unità U.S.A. & F.)..
Raimondo Restivo
purtroppo a volte va male e ci lasciamo la pelle nel 1970 il maggiore Garrino non riuscì a venirne fuori !!
EZIO VINCIGUERRA
Ciao Raimondo, mi dispiace tantissimo…noi marinai sappiamo qual’è il pericolo che ci fa più paura di tutti a bordo. Che riposi in pace.
Silvana De Angelis
La vita è come il mare.
Bisogna essere bravi marinai…
saper alzare le vele per cogliere il vento,
saper reggere il timone durante le tempeste
e tenere vicina l’ancora per approdo sicuro.
R.battaglia
antonino Sicari
Digitando il nome delle nave in internet, come qualche volta faccio, ho avuto modo di leggere l’articolo che per la verità mi ha fatto un po’ emozionare (per non dire che mi ha letteralmente “fatto sobbalzare sulla sedia”); emozionare in quanto mi ha fatto tornare indietro nel tempo, a quella disgraziata notte di febbraio del 1974: allora ero l’allievo, per la verità ancora molto imbranato e perciò da “svezzare”. Allora fui molto più fortunato di Roberto, in quanto, pur essendo come lui, ma alla spingadra di dritta, a pochi metri dalla stiva centrale esplosa e senza portelloni saltati via per la violentissima deflagrazione, a differenza sua ero senza scarpe (stavo dormendo in quanto dovevo montare alle 04 00 e non ebbi il tempo di calzarle), devo dire fortunatamente in quanto il fatto mi diede tempo di avvertire il forte calore che stava raggiungendo la coperta, quasi scaraventare giù dalla spingarda antincendio il giovanotto di coperta Giovanni Porcu e scappare verso poppa per tempo…..quello necessario per non fare la stessa fine di Roberto e del Nostromo, se non un destino peggiore. Devo dire che la vicenda della Giovanna, per tanti versi mi ha maarcato per tutta la vita….sentimentale e sanitaria. Adesso insegno presso l’Istituto Nautico di Palermo esercuitazioni nautiche e di navigazione; devo però dire che se in seguito all’incidente non avessi sofferto di problemi pressivi, che però non mi han precluso di arrivare alla Patente CLC, avrei continuato a navigare. Se possibile, un caro nsaluto a Roberto………non mi sono presentato ancora: sono Nino Sicari
antonino sicari
anch’io fui sulla “Giovanna”; HO MANDATO UN COMMENTO CHE NON è STATO PUBBLICATO: PER QUALE MOTIVO? CIAO
antonino sicari
PORGO LE MIE SCUSE; FORSE AVEVO TROPPA FRETTA, CIAO
Rosolino
Ciao a tutti, sono Rosolino, Maggio 1973 , navigavo sulla Giovanna Lolli Ghetti, avevo 17 anni.Professione mozzo. Sbarcai a Trinidad dopo 5 mesi. Mi ricordo Gino ,Franco e altri. Mi ricordo con simpatia il nostromo il quale era di Palermo. Mi rimprovera va dicendomi : non crearmi preamboli.
Quando appresi la notizia della disgrazia, mi dispiace tantissimo. Un bacio a tutti. Numero Tel
3485293421.
Pietro Gargano
Appresi la notizia, a bordo della petroliera Egeria della flotta Laura, navigavamo in nord Atlantico, allora ero allievo macchinista al primo imbarco. Della Giovanna ricordo il varo, essendo palermitano ho avuto modo di vederlo dall’alto di un palazzo di nove piani, qualche anno dopo ho navigato con dei reduci della Giovanna a bordo della Nai Monreale.
3771701750
Emilia Merlo
Anche per me il nome GIOVANNA LOLLI GHETTI evoca ricordi e sentimenti intensi, indelebili…avevo 14 anni allora e di quel giorno ricordo con precisione il telefono che squilla, la mamma che risponde e, dopo poco grida:”Oh, mio Dio, no!”. La notizia ricevuta si riferiva a quanto è stato tanto significativamente e correttamente descritto…solo che al momento in cui fummo avvertiti dal comandante d’armamento della compagnia, nulla di certo si sapeva circa la sorte dell’equipaggio e del comandante, ovvero, mio papà… Ringrazio tutta la…gente di mare che ha commentato il bell’articolo sull’incendio della Giovanna ed ancor più la relativa autrice per la testimonianza di quella particolare sorta di fratellanza che accomuna chi ha esercitato e continua ad esercitare lo specialissimo mestiere del navigante, come soleva definirsi mio padre, per indicare il modo in cui provvedeva al sostentamento per la sua famiglia e per sé…