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Il naviglio militare

a cura di Collegio Nautico

Fino alle convenzioni navali di Washington del 1922, lo sviluppo del naviglio militare aveva seguito gli indirizzi affermatisi alla fine del 19° sec., solo perfezionando le armi (specialmente subacquee), i sistemi protettivi (difesa subacquea), gli apparati motori (caldaie a nafta e turbine a vapore), e cercando, con l’incremento della grandezza, di fronteggiare la crescente potenza dell’offesa: la grande n. corazzata , veloce e bene armata, era rimasta la regina dei mari (incrociatore da battaglia Hood, Gran Bretagna, 1918: 44.600 t, lunghezza 247 m, corazza 305 mm, velocità 32 nodi). La Prima guerra mondiale svelò la grande potenza del naviglio subacqueo e, sia pure su scala ancora limitata, dell’arma aerea in operazioni navali, fattori nuovi che ebbero profonda influenza nel periodo 1919-39, provocando un aumento della grandezza delle n. corazzate (Vittorio Veneto, Italia, 1935: 42.000 t, lunghezza 236 m, corazza 250 mm, velocità 30 nodi; Yamato, Giappone, 1939: 72.500 t, lunghezza 263 m, corazza 600 mm, velocità 29 nodi), ma insieme sollecitando la creazione delle grandi n. portaerei (Saratoga, USA, 1925: 35.000 t., 80 aerei, 34 nodi), mentre il sommergibile continuava a svilupparsi, in Germania, in Francia e in Italia.
L’esperienza della Seconda guerra mondiale dimostrò sia l’importanza ormai prevalente dell’aviazione navale, e quindi della n. portaerei rispetto alle grandi n. da battaglia, sia la perdurante importanza del sommergibile, incrementata dalle innovazioni tecniche maturate durante le ostilità. Nel corso di queste, comunque, non cessò mai l’intensa costruzione di unità tradizionali di ogni specie, dalle corazzate agli incrociatori, alle unità antisommergibili: cacciatorpediniere, n. scorta ecc. Le innovazioni tecniche allora iniziate hanno continuato a svilupparsi, avvolte per quanto possibile dal segreto, nel campo della propulsione nucleare, delle armi missilistiche con o senza testata nucleare, dei satelliti artificiali per scoperta e per comunicazioni, dei radar, dei sonar, dei sistemi automatici per l’utilizzazione e lo scambio dei dati ecc. Esse hanno profondamente modificato, insieme ad alcuni concetti dell’offesa e della difesa navali, anche alcuni principi tecnici tradizionali della guerra marittima e, quindi, il valore relativo delle varie unità navali dando inizio a un periodo di transizione.
La propulsione nucleare, iniziata dagli USA fin dal 1961 con la Enterprise (90.000 t a pieno carico, 35 nodi, più di 207.000 miglia percorse nei primi 3 anni con il primo nocciolo di combustibile nucleare costato 64 milioni di dollari, 300.000 miglia con il secondo costato invece solo 20 milioni di dollari), ha ulteriormente elevato le prestazioni delle portaerei: autonomia quasi illimitata, aumento della scorta di carburante per gli aerei, maggiore flessibilità tattica in combattimento ecc.
Particolari navi, infine, sono le portaelicotteri: il primo tentativo di imbarcare mezzi ad ala rotante, prevalentemente destinati alla lotta antisommergibile, è della marina militare italiana, con le fregate classe Rizzo (anno 1961, un elicottero medio), perfezionato con gli incrociatori leggeri classe Doria (1963-64, 4 elicotteri medi). Esso venne presto seguito da quasi tutte le altre Marine, con unità di sempre maggiore tonnellaggio, capaci di imbarcare fino a oltre 30 elicotteri, per l’impiego sia nella lotta antisommergibile sia nelle operazioni di sbarco su territorio nemico.
Gli incrociatori e i cacciatorpediniere, importanti elementi nell’organizzazione tattica di combattimento, hanno visto drasticamente ridotto il loro armamento in artiglierie a favore degli impianti missilistici, sia del tipo superficie-superficie (antinave) sia del tipo superficie-aria (antiaereo). Quasi indistinguibile dai cacciatorpediniere, per caratteristiche generali e armamento, è ormai la classe delle fregate, che assolvono gli stessi compiti anche se in origine la loro vocazione era prettamente antisommergibile: tutte sono dotate di uno o più elicotteri. Come mezzo di contrasto più idoneo è sorto e si è sviluppato il sommergibile atto alla caccia dei sottomarini. Si tratta dei sommergibili ‘killer’, di dimensioni ridotte, altissima silenziosità, apparato motore tradizionale Diesel-elettrico-snorkel, economico e alla portata di tutte le Marine. Infine, notevole sviluppo anche in campo militare hanno ricevuto gli aliscafi, impiegati come cannoniere veloci, armati di missili superficie-superficie e/o di cannoni di piccolo calibro a tiro rapido. Per essi è più diffusa la propulsione a getto d’acqua (anziché a elica) in modo da limitare il pescaggio a scafo immerso e permettere di accostare e operare in acque basse; per la stessa esigenza molti aliscafi sono provvisti di alette retrattili.

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