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Eroi col solino rigato di giallo

di Marino Miccoli

Il 19 gennaio di 70 anni fa, pochi minuti dopo la a mezzanotte, il Rimorchiatore-Dragamine R.D. 36 della Regia Guardia di Finanza – Mare comandato dal Maresciallo Aldo TRAMONTI, facente parte della flottiglia di 11 Unità comandata dal Tenete di vascello Giuseppe DI BARTOLO  fu affondato da due cacciatorpediniere inglesi a levante di Zuara (località situata sull’estremità occidentale della costa libica)  nel compimento di un gesto eroico che merita di essere ricordato.
L’equipaggio di questo vetusto e piccolo dragamine costiero (dislocamento: t. 155; lunghezza: m. 35,35; larghezza: m. 5,80 armato di un unico cannone da 76/50 mm. e due mitragliere Colt), svolgeva il proprio dovere per proteggere il resto delle unità della flottiglia che stavano facendo rotta per la Sicilia. Il comandante Di Bartolo non esitò ad avventarsi contro due supercaccia britannici in procinto di attaccare il convoglio italiano, ben consapevole di avere di fronte unità inglesi veloci, molto ben armate e che sicuramente  in poco tempo lo avrebbero disintegrato.
In  uell’azione non si salvò nessun componente dell’equipaggio della Regia Guardia di Finanza – Mare e analoga sorte toccò all’unità gemella “R.D. 37”.
Sebbene anche le altre unità italiane furono affondate dal tiro micidiale e inesorabile dei cacciatorpediniere britannici, quell’azione di contrattacco consentì alle unità scortate di avvicinarsi alla costa africana e ai molti naufraghi di salvarsi, approdando sulla vicina spiaggia.
Questi Eroi si sono sacrificati affinché le altre unità della propria flottiglia potessero trovare scampo manifestando quel coraggio e l’innato valore che i militari italiani hanno dimostrato di possedere durante l’ultimo conflitto mondiale.
A seguito di questi fatti la Bandiera di Guerra del Regio Rimorchiatore-Dragamine “R.D. 36” e il suo Equipaggio (che tengo a precisare erano Marinai col solino rigato di giallo) furono decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare.

L’EROICO EQUIPAGGIO DEL RIMORCHIATORE DRAGAMINE “R.D. 36”:

  • Maresciallo Oltramonti Aldo, Comandante;
  • Maresciallo Genna Vincenzo, Conduttore Macchine;
  • Brigadiere Laganà Pietro, Meccanico;
  • Sottobrigadiere Sanna Antonio, Nostromo;
  • Appuntato Salone Giuseppe, Fochista;


Regie Guardie di Finanza-Mare
:

  • Inzucchi Giuseppe, Cannoniere,
  • Di Sessa Costabile, Meccanico;
  • Coppola Vincenzo, Marò;
  • Balzano Domenico, Marò;
  • Rizzi Gaetano, Marò;
  • D’Aleo Giuseppe, Nocchiere;
  • Baccile Nino, Fochista;
  • Cavatorto Giovanni, Fochista,
  • Fusco Amato, Fochista;
  • Nuziale Francesco, Fochista. 

 

15 commenti

  • Giovanni Montino

    devo dire che io la penso cosi’, anche perche’ ho visto di persona ragazzi che hanno prestato il proprio contributo alla marina militare, pur non condividendo le proprie iniziative,ma sempre presenti.ora che parlo in tempo di pace, allora era differente, ma i marinai no, siamo una stirpe che nel nostro piccolo mondo siamo sempre attivi, anche se le avversita’ non sono favorevoli,ma pur sempre attivi.

  • giuseppe

    Non solo c’è più di una targa ed anche dei monumenti. La GdF ha anche delle Unità intestate ai caduti del RD 36 …

  • Umberto Centa

    ma perchè, oltre che allo spirito di sacrificio dei nostri marinai, non mettete in evidenza l’assurdo di aver trascinato l’Italia in una guerra senza senso e con mezzi assolutamente inadeguati? questo perchè abbiamo paura di offendere la sensibilità di alcuni che ancora oggi rimpiangono quel regime?

  • EZIO VINCIGUERRA

    Ciao Umberto Centa io ti posso rispondere per me e per la direzione mentre Marino Miccoli che ha scritto l’articolo ti risponderà direttamente sul blog.
    Nel pubblicare questi articoli non giudico e non voglio giudicare un periodo storico semplicemente perché non l’ho vissuto (…per fortuna) ma cerco di evidenziare una “banca della memoria” affinché nessuno dimentichi, mai, sia i nostri fratelli che non ci sono più sia il significato effettivo della parola guerra in ogni latitudine e longitudine di questo nostro globo terracqueo.

  • Marinaio Telegrafista

    Mi hanno insegnato e ho insegnato che la storia non si scrive con i se e che non conosce i torti e le ragioni.
    Sottoscrivo il tuo commento carissimo Ezio

  • Danny il Marinaio

    Il gioco dei “se” può giovare a capir meglio la storia nella sua perenne dialetticità, a identificare la responsabilità e a onorare le grandezze degli uomini, e mi provo a immaginare una storia d’Italia e d’Europa quale sarebbe stata se le ragioni di molti fossero state riconosciute per tempo.

  • Lidia Amore

    …non a postum memoria che spero il più lontano possibile caro Ezio per la parola che non vogliamo pronunciare.

  • EZIO VINCIGUERRA

    Umberto Centa carissimo i latini, per il quieto vivere, dicevano: in media stat virtus. Ebbene nel comprendere benissimo il tuo messaggio ti prego di comprendere anche che questo nostro diario, come il sottoscritto, è seguito …forse anche troppo (e non è un vanto ma una precauzione se scrivo questo). Un abbraccio

  • Marino Miccoli

    Ringrazio i gentili visitatori del sito per gli apprezzamenti al mio modesto scritto.
    Un grazie particolare a Ezio Vinciguerra per le sue parole, lo stimato maresciallo ben conosce il significato dei miei articoli el’origine dei sentimenti che mi spingono a scriverli. e io sono onorato di collaborare con lui.
    Ringrazio anche il signor Umbero Centa per l’attenzione prestata e la critica di incompletezza rivolta al mio breve articolo; voglio però precisare che, come diversi altri, l’ ho scritto con l’unico intento di ricordare i nostri valorosi Marinai. Veri Uomini che, consapevoli di andare incontro a morte certa, non hanno esitato un solo secondo a lanciarsi contro chi li attaccava per proteggere i loro compagni.
    Signor Umberto, per quanto concerne la condanna di coloro che hanno trascinato l’Italia nel baratro dell’ultimo conflitto mondiale e sull’immenso valore costituito dalla pace, probabilmente Lei non ha letto altri miei articoli pubblicati su questo meritevole sito. Devo inoltre dirLe che personalmente ho compreso il valore della pace tra le nazioni quando ero ancora ragazzo e mio padre Antonio, un maresciallo della Marina scampato alla strage di Capo Matapan del 28.3.1941, mi ha mostrato la sua pelle ustionata dal carburante incendiato della sua nave. Ho capito quale aberrazione sia costituita dalla guerra vedendo le sue cicatrici riportate dai maltrattamenti subìti nel lungo periodo di prigionia. Dalle sue narrazioni di quei drammatici momenti che aveva vissuto in prima persona, dai suoi occhi arrossati dall’emozione ho capito che le cicatrici più profonde erano state quelle che le atrocità della guerra avevano provocato nel suo animo. La guerra fu per Lui una drammatica esperienza che lo ha segnato per tutta la vita.
    Signor Umberto, sperando di aver fugato qualsivoglia ombra che Lei nel mio scritto aveva intravisto, e invitandola a leggere gli altri miei scritti che troverà agli indirizzi inseriti di seguito, la saluto cordialmente.
    Marino Miccoli
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2010/04/28-marzo-1941-matapan/
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2012/01/zonderwater-18-gennaio-1945-dichiarazione-di-fedelta%E2%80%99/
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2012/08/le-parole-inascoltate/

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