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Pietro Venuti

di Marino Miccoli

… ovvero omaggio a tutti i Sommergibilisti italiani che durante l’ultimo conflitto mondiale non fecero più ritorno alle loro basi
(24 giugno 1940).

Nel corso dell’ultimo conflitto mondiale sono accaduti dei fatti che ci lasciano senza parole e che senza dubbio meritano di essere ricordati. I protagonisti di questi avvenimenti, Marinai provenienti da ogni parte d’Italia, sono stati capaci di compiere delle azioni che ci fanno rimanere a dir poco esterrefatti. Uno di questi Marinai desidero ricordarlo oggi 24 giugno 2012, nel 72° anniversario della sua scomparsa e dell’affondamento del battello su cui era imbarcato. E quale luogo migliore per farlo se non il pregiatissimo sito La Voce del Marinaio del maresciallo Ezio Vinciguerra? Con il massimo rispetto che meritano i protagonisti, mi accingo quindi a narrarvi i fatti di quel giorno.

Il Regio Sommergibile Luigi Galvani (Classe Brin) era partito dal porto di Massaua (Africa Orientale Italiana) il 10 giugno 1940 diretto verso la zona di agguato a cui era stato destinato: l’imboccatura del Golfo di Oman. Si trattava di una zona del Golfo Persico percorsa dal traffico petrolifero degli inglesi. Occorre premettere che pochi giorni prima era avvenuta la cattura del sommergibile G. Galilei e pertanto gli inglesi erano venuti a conoscenza degli ordini di operazioni dei sommergibili italiani, in particolare sapevano che il Galvani avrebbe raggiunto il Golfo di Oman, perciò il traffico marittimo di quella zona fu deviato. Furono inviate sul posto, ad attendere il sommergibile italiano, la corvetta H.M.S. Falmouth e il cacciatorpediniere H.M.S. Kimberley.


La Falmouth avvistò alle 23 circa una sagoma appena delineata sul mare, era il Galvani che navigava in emersione. Si avvicinò con molta cautela e quando giunse a circa 600 metri dal sommergibile, dopo aver lampeggiato, per formalità, un breve “chi va là”, aprì il fuoco.
Il Galvani fu colto di sorpresa. Il lungo allenamento dell’equipaggio consentì al comandante del battello Capitano di Corvetta Renato Spano di effettuare rapidamente la manovra d’immersione; mentre il battello stava per scomparire, un colpo di cannone centrò la zona poppiera, in direzione della camera di lancio, causando subito danni gravi.
Si trovava di guardia nel locale appena colpito un ventottenne friulano, il secondo capo silurista Pietro Venuti originario di Codroipo (UD).
Egli avvertì chiaramente che il colpo aveva lacerato la paratia del suo battello; sentì il mare penetrare con violenza e forza dalla falla e vide il livello dell’acqua salire rapidamente.
Probabilmente il Marinaio friulano comprese anche che sarebbero occorsi alcuni minuti al mare per riempire l’unità e poi trascinarsela sul fondo… e gli sarebbe bastato uscire da quel locale, correre in torretta per riuscire, forse, a salvarsi. Ma il secondo capo Venuti decise in un istante: afferrò la maniglia della porta stagna e la tirò a sé… la porta si chiuse e Lui rimase dentro quel locale per morirvi consapevolmente, fiducioso che in tal modo il suo sommergibile non sarebbe affondato subito ma avrebbe consentito al resto dell’equipaggio di fuoriuscire dal battello per mettersi in salvo.
Pietro Venuti era ben cosciente del fatto che bloccando quel portello rinchiudeva anche sè stesso, senza avere la benché minima via di scampo, nel locale di poppa in cui si trovava.
Ebbene carissimi amici de La Voce del Marinaio, quando ci troviamo davanti a Uomini capaci di mettere in atto un simile comportamento, sacrificandosi consapevolmente nella speranza di consentire la salvezza di altri, che cosa possiamo mai dire?
Credo che dobbiamo soltanto chinare il capo e meditare in rispettoso silenzio. Sì, dobbiamo riflettere sul gesto che Capo Venuti ha compiuto, evitando di fare inutili commenti o, peggio, liquidare superficialmente quel fatto come “una cosa di 70 anni fa!”.
Oltre che dimostrare di essere un eroico Marinaio, Egli si è comportato anche da perfetto cristiano, perché ha messo in pratica il precetto evangelico “non c’è amore più grande di chi offre la propria vita per gli amici”.
Di fatto c’è che l’eroico gesto di Pietro Venuti è servito ad evitare, sia pure per breve tempo, che il battello affondasse rapidamente, permettendo così a gran parte dell’equipaggio di salvarsi.
La corvetta Falmouth, dopo aver cannoneggiato il Galvani, navigando a tutta forza, tentò di speronarlo e di colpirlo con bombe di profondità.
Il locale di poppa, ormai pieno di acqua, appesantiva il sommergibile che pertanto si era fortemente inclinato. A causa dei danni subiti era da considerarsi perso.
Spano decise di emergere dando l’ordine “aria per tutto”. Il battello reagì faticosamente emergendo soltanto in parte. Mentre un ufficiale distruggeva i cifrari, i Marinai serventi corsero al loro pezzo per un’estrema difesa. Intanto sulla dritta, a distanza ravvicinata, la corvetta inglese continuava a bersagliarlo e si avvicinava minacciosamente anche il CT Kimberley.
L’acqua all’interno del battello era giunta a un livello tale che ormai il sommergibile affondava.
Il Comandante Spano valutò la drammatica situazione e ordinò l’abbandono del battello. Tuttavia in quel momento gran parte dell’equipaggio era ancora rinchiuso dentro; allora per consentirne l’uscita dal portello di prua, il tenente di vascello Mondaini, passando attraverso gli squarci delle lamiere della plancia, che era stata colpita anch’essa all’inizio dell’azione, corse a prora e sotto il tiro della Falmouth che continuava a spazzare il ponte di coperta, aprì lo sportello ivi situato. Da lì molti Marinai poterono mettersi in salvo.
Il sommergibile s’inabisso trascinando con sè 26 uomini e se vi furono dei superstiti (furono 31, raccolti dagl’inglesi e voglio sottolineare che il Comandante Spano si mise in salvo per ultimo) ciò è da attribuirsi all’atto eroico del secondo capo silurista Pietro Venuti a cui fu decretata la M.O.V.M.

Pertanto oggi 24 giugno 2012 nel 72° anniversario dell’affondamento del Regio Sommergibile “Luigi Galvani” ho voluto ricordare insieme a voi, amici del blog La voce del Marinaio, il sacrificio del secondo capo silurista PIETRO VENUTI e tutti quei 3021 Sommergibilisti italiani che durante l’ultimo conflitto mondiale non fecero più ritorno alle loro basi. Onore a tutti loro.

Pietro VENUTI –  2° Capo Silurista
Nacque a Codroipo (Udine) il 10 giugno 1912. Volontario nella Regia Marina dal marzo 1931, frequentò a Pola il Corso per Specializzazione Torpediniere, al termine del quale imbarco successivamente sul cacciatorpediniere Strale, sulla torpediniera  Cantore a sui sommergibili  Squalo e Sciré, ottenendo la promozione a Sottocapo nel 1935.
Partecipo alle operazioni militari in Spagna e, promosso 2° Capo, il 7 aprile 1939 prese imbarco sul sommergibile Galvani dislocato in Mar Rosso.
Il 24 giugno 1940, nel corso di una missione di guerra nelle acque del Mare Arabico, il Galvani fu improvvisamente attaccato da unità nemiche di superficie e colpito nella zona poppiera da un proiettile, la cui esplosione provocava una pericolosa via d’acqua nel locale a lui affidato. Consapevole di votarsi a morte certa, anziché cercare la propria salvezza, vi si chiudeva stoicamente all’interno, bloccando la porta stagna e, con il suo cosciente sacrificio, rendeva possibile la salvezza dell’Unità e del suo equipaggio.

Medaglia d’oro al Valor Militare alla memoria
Di guardia in camera di lancio addietro di Sommergibile che nel corso di ardua missione di guerra in mari lontani dalla Patria, veniva improvvisamente attaccato, in fase di immersione, da preponderanti forze di superficie avversarie, si distingueva per bravura e coraggio.
Danneggiata irreparabilmente la zona poppiera da colpo di cannone che apriva una pericolosa via d’acqua nel locale a lui affidato, anziché cercare la propria salvezza, consapevole di votarsi a morte certa, vi si chiudeva stoicamente, bloccando la porta stagna. Con il suo cosciente, sereno sacrificio evitava l’improvviso allagamento di tutto il Sommergibile, rendeva possibile la temporanea emersione del battello ed assicurava la salvezza di gran parte dell’equipaggio mentre Egli – che alla Patria ed al dovere aveva offerto la vita – scompariva in mare con l’unità che successivamente si inabissava.
Esempio luminoso di sublimi virtù militari.
Mar Arabico, 24 giugno 1940

26 commenti

  • Filippo Bassanelli

    Marino grazie ci rappresenti in ogni evento da ricordare per la sua importanza storica.

  • Mariano Della Valle

    Grazie signor Miccoli.
    Ancora una volta hai dato voce al cuore, all’amore per chi non è più tra noi ma ci ha dato tanta democrazia

  • EZIO VINCIGUERRA

    Buongiorno Marino e buongiorno a tutti.
    “L’amore è un oceano in una lacrima”.

  • Peppe Ridolfo

    In una delle navi c’era anche mio PADRE che però miracolosamente si salvò anche se non sapeva nuotare ciao

  • Bruno Caleffi

    Marino sei grande, non trovo piu’ parole per ringraziarti, ti dico solo, VENTO IN POPPA. ciao fra’

  • Maurizio Redi

    la notte di quel tragico di il Convoglio venne completamente distrutto, insieme ai marinai le vittime furono circa 2200..una pagina dolorosa della battaglia e della nostra storia

  • Daniele Cedemartori

    grazie i tuoi articoli e le tue foto che mi fanno sempre molto piacere leggere
    DC

  • Emanuele Cannarutti

    Quando nel dolore si hanno tantissime persone che lo condividono si riesce a superare meglio la sofferenza anche se tanto spazio ci divide.

  • Marino Miccoli

    Ringrazio tutti i lettori dell’articolo per gli apprezzamenti espressi di seguito. Con il mio modesto ma sincero scritto ho voluto ricordare Pietro Venuti e tutti i nostri bravi Sommergibilisti che, durante l’ultimo conflitto, non fecero ritorno alle rispettive basi. Per questo condivido il senso del ricordo nelle parole di Filippo Bassanelli; ammiro l’attenzione alla voce del cuore di Mariano Della Valle; la consapevole riconoscenza dell’amico Fernando Antonio Toma, l’attestazione di stima di Bartoletti, Grella, Cedemartori e i complimenti di tutti gli altri.
    Sappiate che le vostre espressioni mi spronano a continuare questa mia azione tendente a non farci dimenticare queste persone straordinarie che vestivano la divisa col solino e le stellette.

  • Lina Sortini

    La vita è ricca di sorprese, non sempre è nobile, a volte è assurda, ma c’è sempre una speranza. ♥♥

  • Francesco Montanariello

    Grazie Marini e grazie Ezio, sono i nostri gironi più belli e non si cancellano mai. Scorrono in noi e si ripetono sempre.-

  • EZIO VINCIGUERRA

    Ciao a tutti e un saluto particolare a mio fratello Marino
    che con i suoi ricordi riporta in vita storie di vita vissuta per non cadere nell’oblio, per non dimenticare mai.
    Ezio

  • EZIO VINCIGUERRA

    Ciao carissimo, pregiatissimo e preziosissimo Marino Miccoli, proprio adesso ho ricevuto il tuo ennesimo articolo che mi / ci ha voluto omaggiare per mai dimenticare.
    La mia curiosità e la bramosia di vederlo e leggerlo è stato così forte da non farmi resistere.
    Quante storie e chissà quanti altri storie di uomini che credevano e che non meritano di assistere a questo triste spettacolo quotidiano di ordinario “italico menefreghismo”.
    Dirti grazie per questa “Banca della Memoria” è riduttivo.
    Per quando ti mia competenza cercherò di non far cadere nell’oblio queste storie di “VITA”
    specie in questo periodo di assoluto relativismo materialistico.
    Pian pianino pubblicherò tutto, ad alcune storie magari gli darò un taglio giornalistico per non
    appesantire gli “svogliati” ma ti assicuro che stiamo facendo un eccellente lavoro di ricerca.
    Il passato, il nostro in particolare, e noi lo sappiamo benissimo, dovrebbe aiutarci a comprendere meglio
    e di più sulle cose da perorare e sulle cose invece da non ripetere mai più.
    Quella parola che ci fa tanto paura e che nessun marinaio vorrebbe pronunciare, oggi è vissuta come una notizia giornalistica dalla durata di due giorni massimo.
    Quelli come noi cercano di far comprendere a chi ci sfiora che il ventesimo secolo è stato il secolo
    dell’orrore. Mai come in questo secolo la razza umana (e non solo) ha distrutto e si è auto distrutta
    in nome di un relativismo materialistico esasperato.
    Il secolo successivo, questo secolo, non è iniziato per niente bene. Ed allora?
    Allora pubblichiamo storie e testimonianze di gente comune che non si arrendono mai alla morte.
    La storia siamo noi.

  • Verena Venuti

    Pietro Venuti era lo zio diretto di mio padre. Ringrazio di cuore anche a nome di tutta la nostra famiglia per averlo ricordato ancora dopo 72 anni…

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