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Che bello era settembre

di Fabio D’Alfonso (*)

Ti ricordi Francè ? Che bello era settembre allora, ritrovarsi ancora, insieme a tanti amici dopo l’estate. Quanti abbracci e quante risate. Era la fine del settantasei, e sentivamo che tutto stava cambiando, e anche noi cambiavamo. Eravamo giovani, presuntuosi e senza una lira in tasca, la testa piena di arte di musica e rivoluzione. I Beatles e i Rolling Stones. Le camice americane e i jeans rattoppati. I motorini e le moto scassate. E le nostre amiche, ti ricordi come erano belle, colorate e sfacciate. Eravamo sempre innamorati, delle ragazze e della vita. Eravamo cani sciolti, pensavamo che soltanto la bellezza e l’arte avrebbero salvato l’umanità.
Per noi dopo Marx veniva Aprile: L’ala creativa del Movimento. Vivevamo nelle piazze e nelle cantine, Trastevere e i teatri d’avanguardia, i poeti e i pittori. Quante nottate passate a parlare di arte e di cinema. Quante albe e cornetti caldi, i vicoli e le piazze deserte e poi i tram con la gente che andava a lavorare e noi che dovevamo ancora andare a dormire e invece tornavamo, io in classe e tu a lezione, mezzi addormentati. E poi i viaggi, un pieno di benzina e ci si fermava quando il serbatoio era vuoto, che magari ci toccava pure spingere la macchina. Bologna, Venezia, Milano, Napoli, ti ricordi?
I concerti, gli Area e Demetrio Stratos, Lou Reed, i Genesis e Patty Smith, le case occupate, il convento occupato, Massimo Urbani e Tony Esposito, il Music Inn e i pomeriggi Jazz. E la chitarra, le ore passate a suonare i Beatles e a fermarci soltanto quando i polpastrelli diventavano viola. E poi le serate passate a disegnare e a dipingere, tu che non ti fermavi mai e io che non mi stancavo di guardare quello che nasceva dal tuo tratto elegante e sicuro. Quando non sapevo dove andare, sapevo però che potevo contare su di te. Sei sempre stato generoso, pure troppo.
E maledetti soldi che non bastavano mai. Poi finalmente sono venuti gli anni ottanta.
Quanti amici, i giovani attori, le prove in teatro fino a notte fonda, le tournèe il dopo teatro i vernissage e le mostre, che nottate e che risate. Paolo e i film a basso costo, le spaghettate di mezzanotte, le prime produzioni, il DSE , il teatro, l’Alberico e l’Alberichino, manco mi ricordo più che anno era, Remotti e Freud, la Roma di: ” che c’hai cento lire?” Lucia e Paolo Poli, Remondi e Caporossi, Leo e Perla , il povero Previtera, e chi se lo scorda, Renato Mambor, Carlo Montesi e il Beat 72, e poi il Laboratorio di Proietti, Paola Tiziana e Rodolfo, Quartullo e tutta la compagnia.
E poi la Milano da bere, la moda e la pubblicità, la Rai il sabato sera e il varietà.
Madonna quanto tempo è passato. E quanti amici persi per strada. Però noi non ci siamo persi. Se sparivi allora voleva dire che ti eri fidanzato, io nemmeno ti chiamavo tanto prima o poi ci saremmo cercati di nuovo. Bastava una telefonata : “ Fa’? Ti va di andare a teatro?” e ci si ritrovava, ci salutavamo con un abbraccio come se il tempo non fosse mai passato. Quando ti sei ammalato non ne hai fatto un dramma, non ti sei mai scoraggiato, sempre ottimista, positivo. Soffrivi solo tu sai quanto eppure hai continuato a ridere e a scherzare fino alla fine, innamorato della vita e della bellezza. Però non hai mai smesso di fumare, maledette sigarette. Non riuscivi a mangiare dal dolore ma alle sigarette non ci volevi rinunciare. Inutile cercare di farti cambiare idea. Hai sempre vissuto a modo tuo. Ma quanto hai saputo dare, sei sempre stato generoso. Ti piaceva insegnare, ti consideravi fortunato a fare quel lavoro, dicevi che ogni giorno imparavi qualcosa dai tuoi ragazzi. Tra i tuoi allievi forse tu eri il più giovane, pieno di entusiasmo e di dignità, la dignità di chi crede nell’aristocrazia del pensiero. A loro, ai ragazzi, hai saputo trasmettere l tuo amore per l’arte e la bellezza. E di questi tempi Dio solo sa quanto ce n’è bisogno di gente che non creda soltanto nel valore del denaro. In quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerti hai lasciato una traccia profonda e questo è importante.
A Silvietta, agli amici più cari, e a me hai lasciato un vuoto che non si colmerà.
Addio caro amico.

(*) Giornalista RAI inviato di guerra

8 commenti

  • MazziniGianluigi

    L’amicizia e’ un ”vantaggio” reciproco, nella vita ho ricevuto, riferendomi all’amicizia, molto piu’ di quello che ho dato.

  • Cleto Maritato

    Bellissima testimonianza di amicizia e solidarietà. Complimenti dott. D’alfonso.

    P.S. …Ezio sei sempre gentile e speciale e sono fiero e felice di avere un amico e marinaio come te.

  • ezio vinciguerra

    Carissimo e pregiatissimo Fabio,
    ti ringrazio tantissimo per aver “impreziosito” con il tuo passaggio il mio modestissimo blog.
    Spero di abbracciarti / vi presto.
    Ezio

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