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Imparare a navigare

di Eleonora Giovannini (scrittrice)
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Ma dove sta la verità? Ho avuto modo di capire, nel corso dei miei anni, che la verità sulla terra proprio non esiste e resto sempre più convinta che la storiella dell’asino che mi raccontava mio nonno sia indicativa.
Un padre ed un figlio, uscendo insieme con il loro unico asino a disposizione, dovettero fermarsi, poiché qualcuno, nel guardarli passare si era messo ad urlare: “ma tu guarda quei due disgraziati! Povera bestia, tutti e due a cavalcarla … senza nemmeno tener conto della fatica che fa! Si vergognino!”
Entrambi si guardarono con aria perplessa e, per non dar l’idea alla gente di voler di proposito maltrattare l’animale, decisero che uno dei due poteva proseguire a piedi. Così scese il padre, lasciando in sella il figlio.
Dopo solo pochi minuti incontrarono nuovi passanti, i quali, con indignazione, fecero notare al figlio quanto fosse poco rispettoso nei confronti del padre: “non hai proprio pudore a mandare a piedi tuo padre! “.
A questo punto convennero che forse doveva essere il padre a salire ed il figlio a scendere.
Non fecero in tempo a girare l’angolo che un gruppo di viandanti non esitarono a puntare il dito urlando: “ che i figli si trattano in questo modo? Ma tu guarda! Li mettono al mondo per usarli come schiavi!”.
Inevitabile fu la scelta finale, la più logica. Scendere entrambi e proseguire a piedi.
Questa storiella ci insegna una cosa: che non esiste verità assoluta, perché qualsiasi cosa possiamo fare o pensare, sia essa la peggiore o la più nobile, una pietra verrà inevitabilmente scagliata.
C’era un cantautore romano che scriveva stornelli, riporterei a riguardo una delle sue strofe piuttosto adatte al contesto:

“il monno è tutto storto
e dentro n’ce sta gnente
ecco perché la gente sta sempre a fa su e giù,
te svegli la mattina e nun te fermi più”.

Vi rammento il protagonista reo confesso di un crimine a sfondo familiare, Pietro Maso. Eppure è divenuto un punto di riferimento per molte ragazzine, un idolo acclamato e amato.
Anche altri criminali sono divenuti famosi, hanno scritto libri e sono stati perfino ammirati.
Di contro esistono imposture nei confronti di persone incantevoli che hanno dato la vita per gli altri dedicando la propria esistenza alla povertà e all’amore, come madre Teresa ci Calcutta, il cui nome è stato spregiudicatamente infangato, tentando di descriverla addirittura come “atea” e come un’approfittatrice che, dietro le vesti della suora, utilizzava i fondi destinati ai bambini malati solo per se stessa.
Potremmo citare tantissimi altri esempi di giudizio facile.
Paradossalmente avere idee troppo radicali induce proprio al bigottismo, all’intransigenza che è la prima forma di ignoranza. Le idee, a mio avviso, non devono diventare dimore, ma continui viaggi alla scoperta di altro. Poiché nulla è in sé tutte le verità.
Probabilmente non esiste una risposta certa ad ogni dogma, nemmeno nella buona azione. C’è sempre l’angolazione opposta alla propria che offre una visione del tutto diversa.
Il giudizio è alienante di per sé. Non ammette altro da se stesso, scontrandosi inevitabilmente con il giudizio che lo contrasta.
Ma allora dove sta il punto in comune? Sta nel confronto, dove la contrapposizione favorisce la crescita personale, dove è possibile scoprire che i colori non sono sempre gli stessi. Il nero della notte spesso risuona di bagliori molto più intensi del giorno. E la stessa notte muta in base alle stagioni ed in riferimento agli occhi di chi la guarda, anch’essi sottoposti a mutazioni.
Perché fermarci in una sola idea, se la natura stessa dell’idea è il movimento?
Tanto nessun Pietro Maso sarà colpevole per tutti e nessuna madre Teresa sarà Santa per l’intero universo. Questo deve farci salire nelle vette più alte del pensiero e darci modo di guardare le cose senza volare tropo, ma senza nemmeno atterrare.
Il mondo è un ambiente osceno, ma anche una dimensione meravigliosa. Fatto di demoni e di angeli, di lamenti oscuri e di cori esilaranti. Dobbiamo imparare a navigare in tutte le acque.

A proposito … non vi ho riferito il finale della storia! I due proseguendo a piedi vennero fermati e derisi da tutti i passanti: “ ahahah!! Ma quanto sono stupidi! Hanno un asino e vanno a piedi!”.

Un commento

  • Stefano Stronati

    Solo una precisazione, che non vuole essere una condanna. Noi siamo stati abituati a considerare Madre Teresa di Calcutta come una benefattrice istancabile, votata all’assistenza dei più poveri. Tuttavia, da una più attenta analisi della sua opera caritatevole qualcuno ha ravvisata qualche incoerenza: Madre Teresa non ha mai fondato un ospedale, ma ha solo fondato e diretto un piccolo ospizio per i moribondi (quaranta posti letto) dal nome Nirmal Hriday, e questo nonostante i fondi raccolti con il suo nome; i suoi metodi curativi escludevano a prescindere gli antidolorifici, in quanto “la sofferenza è un grande dono di Dio”; le cure, per quel che potevano essere, erano somministrate dalle suore, del tutto prive di competenza medica ma anche incapaci di rispettare le più elementari precauzioni igieniche. Questi commenti provengono dalla rivista medica The Lancet e dal British Medical Journal, non da chissà quale foglio ateo o anticattolico; o dal dottor Robin Fox, il quale ha riferito dell’uso molteplice di aghi di siringa su diversi pazienti e sulla cattiva qualità di cure e cibo.

    Ripeto, mi limito a osservare le azioni, che sono sostanzialmente rilevabili: so che sono state elevate accuse anche nei confronti della sua fede, o del trattenimento dei fondi per sé; ma queste accuse sono molto difficili da provare, anche perché un’eventuale caducità della fede avrebbe contrastato con la determinazione a rimanere in loco, invece che andare a svernare ai Caraibi.

    Cordialmente.
    Stefano Stronati

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