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BETASOM. La nostra base di sommergibili atlantici

Incontro con l’autore Gianni Bianchi.
“Appunti”
di Roberta – Ammiraglia 88
www.ammiraglia88.it
www.mondovespucci.com

…della conferenza tenutasi a Moena (TN) il 29 luglio 2011. (1)

Riceviamo e pubblichiamo.

Caro Ezio,
come sai non avevo mai incontrato Gianni Bianchi prima di questa occasione, perciò non lo conoscevo ed ho scoperto che quando c’è lui è un peccato perdersi la serata. Ha un modo di raccontare le cose che non annoia e che cattura l’attenzione, è un vero piacere sentirlo parlare, si vede proprio che è un argomento che lo appassiona.

Al mio amico Ezio, marinaio per eccellenza, posso anche fare una confessione: sono andata a questo “incontro con l’autore” principalmente per evitare di dovermi leggere e studiare chissà quanti libri, per sapere gli avvenimenti della Base in Atlantico, chiamata BETASOM, di cui ignoravo tante cose. Quando c’è un oratore che racconta i fatti, per forza “riassumendo”, è più “comodo” e soprattutto si memorizzano meglio tante cose (sempre che chi parla non annoi e faccia invece addormentare).
Nel “rapporto di missione” che leggerai ci potranno pertanto essere degli errori, anche perché ho preso qualche appunto velocemente e di conseguenza con scrittura da “gatto”.  Non perdo altro tempo in chiacchiere ed inizio subito con il riepilogo degli appunti che ho preso durante questa interessante serata.
La premessa che ha fatto mi è piaciuta molto. Gianni Bianchi ha detto che dobbiamo considerare che questi uomini, che operarono durante la seconda guerra mondiale, accettavano gli ordini, non protestavano e non ricevevano ricompense.

La base di sommergibili Betasom è stata attiva per circa tre anni.
Un comandante tedesco e uno italiano ebbero il compito di trovare il luogo ideale dove si sarebbe potuta stabilire una base per i sommergibili. La finalità della base era quella di operare un blocco navale inglese in vista di una battaglia in Atlantico.
Il luogo prescelto fu Bordeaux (perché Saint Nazaire ed un altro sito strategico non erano più disponibili). La città si trova a circa un centinaio di chilometri dal mare e la si raggiunge tramite il fiume Garonna.
Il nome Betasom nasce da: B = Beta (B è l’iniziale della città dove era situata la base, cioè Bordeaux) e Som (abbreviazione di sommergibili).
Inizialmente, prima che fosse stata creata la base vera e propria, i sommergibili italiani ovviamente dovevano superare lo stretto di Gibilterra per raggiungere l’oceano Atlantico. Tale stretto era molto controllato ed era difficilissimo riuscire a passare (non farsi avvistare percorrendo ben 60 km con una larghezza di 13 km era molto difficile).
I sommergibili avevano l’ordine di passarlo in superficie, quindi erano subito avvistabili.
Nello stretto di Gibilterra si incontrano le acque dell’oceano Atlantico con quelle del mare Mediterraneo. A causa della diversa temperatura e salinità, si crea una corrente entrante nel Mediterraneo alla velocità di 15 nodi. I sommergibili procedevano normalmente a 8 nodi.
E’ chiaro che con una corrente contraria, e così forte, unitamente al controllo dei circa 30 cacciatorpediniere che controllavano il passaggio, non era facile raggiungere incolumi l’Atlantico.

I nostri sommergibili che dovevano raggiungere l’Atlantico partivano dai porti di La Spezia e di Napoli. Quando salparono i primi battelli non esisteva ancora la base Betasom, e la destinazione provvisoria era la nave Fulgor.

I primi tre a salpare sono il SMG Finzi, il SMG Cappellini e il SMG (D … ? – qui mi sono persa e non ho segnato il nome) e non partono contemporaneamente.
Sul primo c’è il comandante Dominici, sul secondo Masi e sul terzo Corrado Bonamici.
Il SMG Finzi cerca di raggiungere Gibilterra ma ha un’avaria e, a causa dell’ossido che è uscito, muoiono 18 uomini dell’equipaggio. Prova ugualmente a passare ma le navi gli danno la caccia, allora si immerge.
Il SMG Cappellini viene quasi subito scoperto dai cacciatorpediniere, viene danneggiato dalle bombe ed è costretto a rientrare a La Spezia.

Sul SMG (D … ?) c’è il comandante Bonamici. Questi aveva avuto alcune informazioni su una relazione della Marina Spagnola in cui si affermava che la corrente contraria, che si incontra nell’uscita presso Gibilterra, diminuisce di intensità alla profondità di 40 metri. Avendo visto la difficoltà che hanno avuto i primi due sommergibili, trasgredisce agli ordini di navigare in superficie e si immerge alla profondità di 100 metri. Raggiunge incolume l’Atlantico.

I sommergibili italiani che seguiranno questi primi tre, raggiungendo l’Atlantico, durante questo periodo, sono 32. Alcuni si recano solo per delle brevi crociere e poi tornano, altri si fermano in Francia e quindi si rende necessario creare questa base. L’ammiraglio Parona ha il compito di esaminare la costa francese per localizzare il luogo ideale per questo scopo. Nasce così a Bordeaux la base di Betasom.

Il SMG Malaspina, al comando di Leoni è il primo ad avere successo affondando una petroliera.
Il SMG Dandolo invece colpisce una petroliera e vedendo calare le scialuppe con l’equipaggio immagina che la nave stia affondando. Decide di risparmiare sui missili e non ne spara altri. Purtroppo si tratta di un trucco del comandante della petroliera. Questa infatti avendo le paratie che suddividono la stiva, non è stata colpita gravemente e non affonda. Poco dopo dalle scialuppe l’equipaggio raggiunge di nuovo la nave e riparte … “colpita ma non affondata”.

Salvatore Todaro era un comandante particolare. Era aggressivo e umano, studioso di scienze occulte (infatti veniva soprannominato Bakù); aveva fantasia ed umanità; si guadagnava la fiducia dell’equipaggio. In tempo di pace aveva comandato un cacciatorpediniere. Un episodio successo è questo: doveva raggiungere un porto in cui l’attracco era molto difficile. In seguito ad una domanda in merito a tale porto, fattagli da uno degli uomini dell’equipaggio, ha risposto quel porto lo conosceva bene perché vi aveva attraccato già con la sua triremi romana. (2)
Quando parte da La Spezia diretto in Atlantico, il suo ufficiale in seconda è Athos Fraternale. (3)

Questi era stato già sul SMG Cappellini, e quindi conosceva già la difficoltà dello stretto di Gibilterra.
Todaro durante la sua missione è alla ricerca di navi da affondare. Non ne incontra per un bel po’ di navigazione. Ad un certo punto però ne vede una e la insegue. La tattica era quella di seguire da lontano la nave, avvicinarsi solo di notte e in posizione strategica, in modo di trovarsi a 90 gradi e poter sparare sicuri di centrare il bersaglio.
Quello che incontra Salvatore Todaro è un incrociatore ausiliario, la nave Eumaeus. (Ho scoperto qualche giorno fa che la nave Eumaeus non era un incrociatore, ma un piroscafo britannico).
La nave naviga da sola e non in convoglio perché la sua struttura è più robusta. Nonostante ciò coraggiosamente la affronta e riesce ad affondarla. I superstiti salgono sulle lance. Todaro sostiene che la sua missione è compiuta, ed era solo quella di eliminare la nave, non gli uomini. L’equipaggio non può essere abbandonato in mare, per questo aggancia le scialuppe al rimorchio del suo sommergibile e le conduce in porto.
Le disposizioni impartite in questi casi erano molto diverse. Una volta che i superstiti erano sulle loro scialuppe, il comandante doveva sì aiutarli, ma in minima parte; in particolare doveva indicare loro la rotta da seguire per raggiungere la terra più vicina e poi abbandonarli.
Todaro invece prima rimorchia le lance e poi, dato che il sommergibile diventa difficile da governare con questo seguito, imbarca gli uomini (una ventina) sul suo sommergibile.
Todaro viene richiamato per questa azione, ma nonostante questo, in una seconda occasione in cui affonda una nave, si comporta allo stesso modo e non abbandona i superstiti.

Il comandante Primo Longobardo (4) si distingue a Betasom perché durante la sua prima missione affonda ben quattro navi.

I tedeschi presenti con noi a Betasom si differenziano da noi. Ma bisogna valutare alcune cose.
I tedeschi avevano una scuola sommergibili con ben 30 battelli; noi italiani ne avevamo solo 1.
Già prima della guerra i tedeschi si esercitavano direttamente in mare. Effettuavano i loro attacchi con ben 7 o 8 U Boot, richiamati appositamente sulla zona, e per questo venivano chiamati branco di lupi. I loro battelli erano diversi dai nostri e la loro velocità era maggiore grazie anche a dei compressori che potevano essere utilizzati all’occorrenza, inoltre i battelli tedeschi potevano immergersi a profondità maggiori dei nostri.
La zona operativa dei nostri sommergibili era l’Atlantico centrale.
Con l’entrata in guerra degli americani, la zona di caccia si amplia. Ora si devono raggiungere e colpire anche i porti di approvvigionamento degli americani. Agli italiani vengono destinate la Bahama, le Grandi Antille e il Brasile.

Il SMG Tazzoli al comando di Carlo Fecia di Cossato (5) (6) si distingue affondando 6 navi ed altri comandanti si faranno onore. Il secondo ufficiale è il più famoso tra i sommergibilisti ed è Gianfranco Gazzana di Priaroggia. Questi compie la missione più lunga navigando per 90 giorni nell’Oceano Indiano.

I naufraghi del sommergibile Leonardo da Vinci vengono trasferiti sul Finzi comandato da Rossetto. Il sottomarino Da Vinci non tornerà e nemmeno il suo comandante Priaroggia. (nota 1)

Gli italiani lasciano Betasom nei primi mesi del 1943.

I sommergibili di Betasom fanno purtroppo una brutta fine. Dal Giappone ci sono molte navi da carico dirette in Europa (trasportano caucciù ed altri materiali richiesti). Gli anglo-americani gli danno la caccia per impedire questo commercio.

Si ricorre così all’uso dei sommergibili, al posto delle navi da carico, per il trasporto delle merci.

Durante la vita della base sono 16 i sommergibili che non rientrano perdendo anche il loro equipaggio.
Sono meno di una decina quelli che rientrano in Mar Mediterraneo prima della chiusura dell’attività Betasom.

(1)https://www.lavocedelmarinaio.com/2011/07/betasom-la-base-dei-sommergibili-atlantici/

(2)https://www.lavocedelmarinaio.com/2010/06/salvatore-todaro/

(3)https://www.lavocedelmarinaio.com/2010/03/athos-fraternale-asso-di-betasom/

(4)https://www.lavocedelmarinaio.com/2010/04/l%E2%80%99ammutinamento-del-cb-16/

(5)https://www.lavocedelmarinaio.com/2010/05/carlo-fecia-di-cossato/

(6)https://www.lavocedelmarinaio.com/2010/05/carlo-fecia-di-cossato-parte-ii/

 

Nota 1: ho trovato successivamente un articolo che parla di questo argomento.

Incontro con Mario Rossetto”.
(…) l’ultimo comandante della base Atlantica di Bordeaux, per noi marinai “Betasom”, Mario Rossetto, classe 1915, comandante del Regio sommergibile Finzi, ed ancor prima secondo ufficiale sul Tazzoli del leggendario Carlo Fecia di Cossato.
Durante la conversazione sono stati parecchi i temi discussi, uno proprio la missione svolta dal Finzi come supporto alla missione del Da Vinci in oceano Indiano, missione che grazie al rifornimento di siluri (tre), nafta, olio, acqua e viveri, farà conquistare al Da Vinci parecchi primati.

– 6 navi affondate per oltre 59.160 t. (record per un somm. Italiano in una missione);
– nave con maggiore tonnellaggio affondata da un sommergibile italiano: Empress of Canada: 21.517 t.;
– ottava missione per tonnellaggio affondato di tutta la seconda guerra mondiale. Davanti a Gianfranco Gazzana Priaroggia sette tra i più famosi comandanti di U-boot;
– il Da Vinci con oltre 120.243 tonnellate affondate (17 navi), sarà il primo battello non tedesco per affondamenti della seconda guerra mondiale;
– con oltre 90.000 t. Gianfranco Gazzana Priaroggia risulterà il primo affondatore non tedesco della seconda guerra mondiale.
Inoltre nel tragitto di rientro, Rossetto colerà a picco 2 piroscafi, il Granicos ed il Castor per circa 9.000 tonn. Purtroppo il Da Vinci poi scomparve con tutto l’equipaggio (63 uomini) il 23 maggio 1943 a circa 300 miglia da Capo Finnisterre (Spagna) ad opera delle navi inglesi Ness e Active.”
(questo stralcio di articolo è stato pubblicato sulla rivista “Marinai d’Italia” del marzo 2011).”

NdR:
si consiglia di visitare il sito http://www.betasom.it/

BETASOM LA GUERRA NEGLI OCEANI 1940 – 1943 EDITO DALL’UFFICIO STORICO DELLA MARINA MILITARE
Prezzo intero: 27,00 Euro
Prezzo ridotto: 19,00 Euro
(F. MATTESINI) 1a ed.1993 – rist.2003 – 727
p. – 135 ill. – 53 cart.

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* Trizzino Antonio, Sopra di noi l’oceano, Longanesi & C., Milano 1962.
(* I libri segnati con asterisco sono parte della collezione dell’autore).

ARCHIVIO REDATTORE
Inoltre sono stati consultati i seguenti documenti:
Ufficio Storico della Marina Militare Italiana – Roma – Fondo Generalmas, cartelle: 4,6,8,14,15,25,48,58; P.R.O. – National Archives di Kew (Londra) i seguenti files: FO 916/1214, FO 916/1274, FO 916/1275, FO 916/1279, WO 170/7241, WO 170/9086, WO 222/1365. (Tutti i documenti citati nell’articolo sono nell’archivio dell’autore).

3 commenti

  • Marino Miccoli

    Grazie Roberta per questo tuo interessante articolo sulla base dei nostri sommergibili che operarrono in oceano Atlantico durante la II G.M.
    I Sommergibilisti italiani operando in una realtà difficilissima e sconfinata come quella costituita dall’oceano Atlantico hanno dimostrato con i fatti quanto grande fosse il loro valore.
    Pertanto non possiamo nè dobbiamo mai dimenticare che Essi si sacrificarono in massa per la Patria e il tuo articolo contribuisce ad evitare che ciò avvenga.
    Onore al valore dei Sommergibilisti italiani.

  • ruffoni gianfranco

    egr. Marino, sono un modesto scrittore ed dopo tante ricerche non riesco a finire un libre tto di stori a s ul smg. Morsini essendo li Pezzati Angelo com.2^ desperso l’8 agosto 42, sto cercando una foto sua essendo del mio paese di Guidizzolo (mn) purtroppo la famiglia è istinta, su internet non ho trovato nulla pure ufficio strorico di Roma, forse chi scrive libri storici sui sommergibili può darsi che abbiano una foto, magari fra suoi colleghi ci sono più probalità, grazie della futura collaboraz ine

  • Francesco Mattesini

    Nel Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare (in on lain), anno 2014, Si trova un mio grosso saggio dal titolo “I Sommergibili di Betasom dalle Isole Bahama alle coste del Venezuela (febbraio – marzo 1942). Rispettoo al mio libro “Betasom. La guerra negli Oceani (1940-1943)”, vi é un enorme aumento di dati e di informazioni, in particolare nei riguardi delle navi nemiche affondate e danneggiate dai sommergibili.

    La terza edizione di “Betasom” é pronta e consegnata all’Ufficio Storico, ma la sua pubblicazione é impedita dal bilancio assegnato per la stampa dei libri davvero modesto, con cui si tenta di tappare buchi di altri lavori anch’essdi in attesa o imposti dall’alto, ma che, probabilmente, sono secondo me meno importanti, considerate le vittorie ottenute in Atlantico dai sommergibili italiani.

    Sarebbe il caso che, non esistendo nell’Ufficio Storico più alcuna copia della 1^ e della 2^ Edizione di “Betasom”, qualcuno nell’Ambito delle Alte Cariche della Marina prendesse provvedimenti, assegnando all’Ufficoio Storico un miglior bilancio, da impiegare per la stampa.

    Ma forse c’é anche qualcuno, forse a livello politico o per interesse di parte (i cosidetti revisori esterni), che frena.

    Frasncesco Mattesini

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