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Il dolore

Noi sentiamo il dolore, ma non la mancanza del dolore; sentiamo la paura, ma non la tranquillità. Sentiamo il desiderio, come sentiamo la fame e la sete; ma appena esso è soddisfatto, non abbiamo più niente da fare con esso, come avviene col boccone goduto, il quale nel momento in cui viene ingoiato, cessa di esistere per la nostra sensibilità.
Soltanto il dolore e la privazione si possono percepire positivamente e si annunciano quindi da sé: il benessere invece è soltanto negativo.
Non ci accorgiamo perciò dei tre grandi beni della vita, la salute, la giovinezza, la libertà come tali, finché li possediamo, ma solo dopo che li abbiamo perduti: poiché anch’essi sono negazioni.
A misura che i godimenti crescono, diminuisce la sensibilità per essi: ciò che è abituale non viene più sentito come godimento.
Appunto per ciò cresce la sensibilità per il dolore, perché la privazione di ciò che è abituale viene sentita dolorosamente.
Così nel possesso cresce la misura del necessario e quindi la capacità di provare dolori.
Le ore passano tanto più veloci quanto più sono piacevoli, tanto più lente quanto più sono penose, poiché ciò che è positivo non è il godimento, ma il dolore, la cui presenza si rende sensibile.
La nostra esistenza è più felice allorché meno ce ne accorgiamo: ne consegue che sarebbe meglio non averla.
Se si conducesse il più ostinato ottimista attraverso gli ospedali, lazzaretti, le sale chirurgiche, le prigioni, le stanze di tortura, i recinti degli schiavi, nei campi di battaglia e nei tribunali, aprendogli tutti i sinistri covi della miseria, e facendogli vedere alla fine la torre della fame di Ugolino, certamente anch’egli potrebbe capire di qual specie sia questo meilleur des mondes possibles.
Perciò non posso trattenermi dal dichiarare che l’ottimismo mi sembra non solo una dottrina assurda, ma anche iniqua, un amaro scherno dei mali innominabili sofferti dall’umanità.
Arthur Schopenhauer

6 commenti

  • luisaelillo

    Come sempre mi trovi daccordo su ciò che scrivi…da noi si dice che il “sazio non crede chi invece digiuna” essere ottimista aiuta sicuramente ad affrontare le difficoltà che la vita ci riserva…ma di fronte a tante tragedie esistenti, non si può essere sempre ottimista.Grazie Ezio, un caro abbraccio.
    Luisa

  • rossana tirincanti

    Caro Ezio…considerazioni molto saggie …ma giuste fino a un certo punto ! Non perchè io voglia andare contro il pensiero di Arthur Shopenhauer..ma ritengo che l’essere ottimisti ,anche nelle situazioni peggiori aiuta a vedere meno negativamente il peggio di quello che la vita può offrirci e di contro quando è possibile, anche a sopportarle con minore angoscia ! Certo ci vuole una valida dose di coraggio , di fede , di amore e di sacrificio ! Intanto la vita si accetta come ci viene data …troppo bello viverla come sostiene Arhur Schopenhauer ,se così fosse non avrebbe senso !….Al peggio , non c’è fine, , orrori della peggior specie amareggiano continuamente la nostra vita …contro i quali si è impotenti ….ma mai perdere l’ottimismo ,saremmo sopraffatti dal dire appunto ” …che sarebbe meglio non averla “…..perdona Ezio, questo mio pensiero e se credo ingenuamente di poter competere con quello di un grande filosofo …..grazie delle tue sempre ottime proposte !

  • vito

    come sempre sai stupire….riflessione anche se “riportate” che in questa vita frenetica non ci riguardano…e difficile trasmettere cio ai nostri figli ma dico grazie grazie e ancora grazie ai nostri genitori di essere stati gli ultimi baluardi a trasmettere questo…..almeno ci speriamo a dare una speranza….

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