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Il lago sottomarino Urania

di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

Il lago sottomarino Urania si trova ad oltre 3500 metri di profondità nel Mar Mediterraneo. Non c’è luce né ossigeno e presenta condizioni simili a quelle della Terra primordiale, in cui si originò la vita, e ad ambienti extraterrestri. In questo luogo l’alto ammassamento di metano e idrogeno solforato, unitamente ad una altissima concentrazione di sale, superano abbondantemente la soglia di tossicità per molti organismi, incluso l’uomo.
E’ qui che potrebbe nascondersi il segreto della nascita della vita. Almeno secondo gli scienziati dell’Università di Milano(1) che hanno scoperto le condizioni ed i meccanismi  che hanno dato luogo all’evoluzione di forme di “vita microbica” in uno degli ambienti più inospitali e inaccessibili del pianeta. Le capacità metaboliche di questi microrganismi costituiscono una risorsa biotecnologica con potenziali applicazioni in molte attività antropiche.
Nel loro studio, i ricercatori hanno descritto l’esistenza di una complessa comunità di questi microrganismi lungo la colonna d’acqua del lago Urania, particolarmente concentrati e stratificati nel sottile strato che separa le zone ipersaline dalla normale acqua marina sovrastante. In questo strato, di soli 2 metri rispetto ad una colonna d’acqua di più di 3.500 metri, si genera una differenza di salinità e di nutrienti in grado di sostenere particolari attività metaboliche. I fattori che regolano la produttività di questo ecosistema estremo sono risultati legati a metabolismi energetici tipicamente microbici, basati su reazioni di riduzione ed ossidazione delle specie chimiche dello zolfo e sulla produzione di metano, unitamente allo sfruttamento della “dark energy”, una forma di energia chimica indipendente dalla luce e dai processi fotosintetici.
Le elevate profondità e densità delle acque di Urania, ostacolando il rimescolamento con quelle del resto del Mediterraneo, ha determinato l’isolamento delle salamoie o “brine” formatesi nel corso di milioni di anni. Questo isolamento ha permesso l’evoluzione di forme di vita microbiche “estremofile e uniche”, mai riscontrate in altri ambienti marini e terrestri. Inoltre l’elevata densità delle brine rende la superficie del lago una barriera per il particolato organico che, sedimentando lungo la colonna d’acqua sovrastante, si accumula sulla superficie stessa divenendo quindi una fonte di nutrimento per i microrganismi.
Questa scoperta non solo fornirà un solido punto di partenza per formulare ipotesi sulla vita primordiale sul nostro pianeta ma, le estreme capacità metaboliche dei microrganismi, costituiranno una risorsa biotecnologica con potenziali applicazioni in molte attività di interesse umano.

(1) Università degli Studi di Milano
DISTAM – Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche
Prof. Daniele Daffonchio
Tel. 02 503 19117
E-mail: daniele.daffonchio@unimi.it

Prof. Sara Borin
Tel. 02 503 19118
E-mail: sara.borin@unimi.it

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