Poesie,  Recensioni

L’orologio della Chiesa Madre

(Roberto Cannia)

… ricordi di un tempo lontano.

Il rintocco di quell’orologio lo sentivo di notte
quando il silenzio regnava sovrano nel mio paese.
Allora non pensavo che quella dolce compagnia,
era il tempo che inesorabile correva via.

Quel dolce suono, mi apriva lentamente la porta
dei sogni, e volavo felice in un fantastico regno.
All’alba mi svegliavo, e al dolce rintocco, si univa
come ad un grande concerto il rumore delle ruote
di un vecchio carretto.

Da bambino non pensavo al tempo che passava,
c’erano solo i giochi, la scuola ma la vita scorreva.
Ad ogni rintocco diventavo più grande, se l’avessi
capito allora, avrei ucciso il tempo!

Come nelle favole, i bambini possono fare tutto,
anche il tempo può inchinarsi al loro cospetto.
Ma le favole finiscono! Sono già grande, la realtà
mi trascina in un pozzo senza fondo.
Allora rimpiango con fervore il vecchio mondo delle
favole, dei sogni e del giocare giocondo.

…non sento più i rintocchi dell’orologio della chiesa Madre.
I sogni sono finiti, il vecchio carretto è stato inghiottito dal tempo…

4 commenti

  • Marino Miccoli

    E’ meglio di una tela dipinta da un valente pittore questa tua bellissima poesia. Il canto delle campane invitano l’essere umano a volgere lo sguardo al cielo e ad allontanarsi da ciò che è meramente materiale.
    Bravo Roberto!

  • ezio

    da facebook

    Infatti sacri i valori della vita, ed intatti i sentimenti, ed è per questo che questo mondo non ci piace così com’è…..vero?
    Francesco Capocefalo

  • ezio

    da facebook

    Paolo Iorio
    (04 dicembre alle ore 15.39)

    Basta essere consapevoli delle future scelte e preparare una Italia per i nostri figli…tutto qui!

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