Storia

Il Portolano

di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

Il portolano è una raccolta di istruzioni nautiche selezionate in un manuale, un registro dei porti, per individuare direzioni e distanze  lungo le coste.
Il termine deriva dal latino “portus“, ma potrebbe derivare anche da “peripli” di origine greca e romana che significa resoconto di viaggio,  ed è quindi di chiara origine mediterranea
Con molte probabilità il più antico portolano  mediterraneo è il “Compasso da navegare”, rinvenuto negli anni Trenta del secolo scorso dallo storico medievalista Bacchisio R. Motzo in una biblioteca di Alghero. La stesura originale del tomo, sulla base essenzialmente dei toponimi che vi compaiono, risalirebbe alla metà del Duecento e corrisponderebbe con l’espansione marittima dei Veneziani e dei Genovesi, le cui navi, alla fine del XII secolo, attraversano lo Stretto di Gibilterra e risalirono le coste occidentali fino a Bruges, Bordeaux, La Rochelle,  Nantes,  Rouen,  Southampton e quindi l’Inghilterra.
Senza ombra di dubbio quindi l’origine della carta portolano sarebbe opera dei popoli del Mediterraneo anche se in verità della stessa epoca si conosce un portolano, custodito a Copenaghen, che dà istruzioni per la navigazione d’altura in Atlantico, dalla Scandinavia alle grandi isole nordiche.
Nel XV – XVI secolo, con lo sviluppo della navigazione e l’intensificarsi delle scoperte geografiche, ai portolani si unirono le carte nautiche.
Il primo binomio di questo tipo fu pubblicato dall’olandese Lucas Janszoon Waghenaer nel 1583 ed è proprio in questo periodo che molte nazioni marinare, in guerra militare e commerciale tra di loro, si organizzarono con proprie produzioni di portolani i quali divennero strumenti insostituibili di potere politico e mercantile  mentre in Italia questi atlanti erano di interesse prevalentemente locale e regionale, per la navigazione di cabotaggio.
Nel secolo successivo la carta nautica prese il sopravvento e il portolano acquistò le caratteristiche con cui lo conosciamo ancora oggi.

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