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Africa

di Mariarosaria Camporeale

Sono tornata in Italia da soli due giorni, dopo aver trascorso tre indimenticabili settimane a Mokala, in Congo, in quel piccolo angolo di mondo immerso nel verde, così lontano dal nostro immaginabile.
E’ il quarto anno che ci vado ed anche questa volta l’esperienza vissuta a Mokala è stata così grande ed intensa che non è facile sintetizzarla in poche righe.
Le emozioni provate sono state tante ma la pace e la serenità nel cuore è unica.
Sebbene, a fatica, stia ritornando alla mia solita vita, mi è praticamente impossibile ignorare il ricordo dell’Africa lontana. Ogni luogo scoperto, ogni persona incontrata è riuscita ad entrare così profondamente nel mio cuore da lasciarmi dentro un incancellabile segno, una forza che mi permette di vedere la realtà presente sotto una nuova luce: la luce dell’Amore e del Volersi Bene.
Fuori dal tempo e dallo spazio, nel posto più vicino all’anima dell’uomo, tra lacrime e sorrisi, sconfitte e conquiste, ogni giorno è stato unico. Laggiù, più che mai, ho avuto modo di mettermi alla pari del povero, sperimentando l’importanza del donarsi, per la sola e semplice volontà di farlo e solo chi ha “sperimentato” e “vissuto” esperienze simili, può affermare quanto questo sia arricchente.
Con la loro ospitalità, anche questa volta, gli abitanti di Mokala mi hanno inserita nel mondo della scuola, nelle famiglie e nelle loro case, nei loro dolori e nelle loro gioie.
L’Africa è un continente troppo grande per poterlo descrivere. È un oceano, un pianeta a se stante, un cosmo vasto e ricchissimo.
Sono partita anche quest’anno lasciando a casa il superfluo che era fuori e dentro di me per confrontarmi con l’infinitamente altro che ha preso vita in ogni persona che ho incontrato.
Lì per la prima volta, quattro anni fa, ho sentito col cuore che “l’altro” esiste e che ne abbiamo bisogno, ed è solo l’Africa il luogo dove poter ritrovare l’immensità dell’altro, l’unico posto in cui, l’animale sociale uomo, ritrova il suo riconoscimento e la sua utilità nell’incontro con l’altro. Per me è l’Africa tutta, con il suo bagaglio umano che corre in soccorso all’uomo occidentale, al contrario di quanto ci si può aspettare. Ogni volta sono partita vuota, vuota anche di me stessa e di ciò che di me volevo cambiare perché sapevo che ogni viaggio mi avrebbe aiutato.
Nella mente e nei miei occhi, ci sono ancora le strade polverose di Mokala e quelle caotiche di Eolo, le migliaia di manine dei bambini che vogliono solo toccarti o accarezzarti e le donne che portano pesi sulla testa .
Ci sono vecchi che camminano a fatica e bambini scalzi e polverosi; ci sono gli occhi tristi e pieni di speranza  e le infinite stelle che, illuminando il buio della notte, rendono nitide le enormi palme agitate dal vento caldo e nel mio cuore c’è ancora tutta la pace e la serenità, c’è tutto l’amore che lì ho imparato a donare .
Ci sono ancora gli odori di cibo, quelli delle persone, quello dei fiori, persino il profumo del mio sapone che mi ricorda, dopo ogni lavata con i secchi, le sere passate a Mokala; c’è il dolore vissuto all’ospedale e la gioia per ogni bambino nato; ci sono i canti della messa e i pianti sommessi e dignitosi di morte…
E poi i bimbi e i ragazzi , i giochi, gli scherzi, le risate con le bolle di sapone, i discorsi in Kikongo stentato, i palloncini gonfiati insieme, tutti i momenti d’allegria, la festa di arrivo e quella di commiato …c’è tutto l’amore profondo che porto per loro.
E’ ancora tutto qui, dentro di me, mentre io sono qui, a circa seimila chilometri di distanza e, soprattutto, c’è sempre la voglia, o forse il bisogno, la necessità di tornarci.
Più di altro, è proprio la voglia di andare e stare e fare, per un tempo molto più lungo.
Sempre di più capisco che il mio luogo d’elezione è l’Africa, nonostante tutte le sue contraddizioni, il suo dolore, le sue assurdità.
Ogni viaggio è un susseguirsi di emozioni inimmaginate.
In Africa tutto cambia di forma, aumenta, trova dimensioni allargate: dalla frutta (ananas, papaya), agli insetti (ragni, farfalle, scarafaggi), alla mentalità e usi e costumi della gente (così differenti dai nostri!). Chi viaggia in Africa vede comporsi davanti ai suoi occhi uno straordinario mosaico della realtà, una visione diversa delle cose e una impressionante sensazione di estraneità!
La meraviglia e lo stupore mi conquistano ogni volta , e io rimango sempre senza fiato ad ammirare ciò, che fino a poco tempo prima, non immaginavo esistesse: quella terra, quelle persone, quei bambini, quegli odori, quei colori. Certo ci vuole tempo, per sedimentare e per assaporare tutto questo senza paura. Ma ho imparato che il tempo è una delle più grandi risorse dell’Africa e gli africani sono gente sorridente. Molti vivono tutta la vita con niente, ai bordi delle strade, davanti a case che di case non sanno davvero. Ma gli sguardi sono fieri e sereni. Anche questa volta e’ stato come entrare in un’altra dimensione, dove non c’è spazio per pensieri complicati e poco concreti e per depressioni esistenziali: c’è solo terra e uomini.
La nostra società occidentale, fatta di cose, di beni materiali, fondata sul concetto dell’individuo e del profitto, si è purtroppo allontanata dalla natura autentica dell’essere umano, generando quel senso di vuoto e inquietudine che ci devasta.
A Mokala l’uomo è ancora alle origini, cammina sulla terra rossa e calda, vive in comunità, la gente è un tutt’uno. Hanno poche cose o quasi niente, ma lo spirito è calmo, positivo, pieno di speranza.
I bambini sono i bambini del villaggio, non solo dei loro genitori, vengono tutelati da tutti gli abitanti. Gli anziani stanno insieme a tutti gli altri e nessuno è mai lasciato a se stesso.
Ho visto bambini che non hanno nulla, nemmeno un giocattolino, nemmeno un vestitino addosso, correre sorridenti e gioiosi in giro per le strade, portandosi appresso solo la loro voglia di crescere. E’ la comunità che conta, la solidarietà, la famiglia nel senso più completo del temine. La mia sensazione non è mai stata quella di compatire, ma sempre di rispettare la loro fiera compostezza. Nemmeno per un minuto mi sono sentita “superiore” perché vivo in un mondo dove c’è tutto, ma tante volte ho chinato la testa davanti a quegli sguardi espressivi, pieni di speranza e di voglia di vivere serenamente nonostante tutto,immensamente grati per la vita.
Ora ho solo bisogno di tempo perché tutto si sedimenti nel mio cuore, ogni sensazione, ogni emozione dovrò ancora una volta cementarle nella mia anima per poi trasmetterle a chi vorrà percepirle, per sentirle e viverle a chi vorrà portare un poco di Africa nel proprio cuore….

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