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Il veliero Orion torna a casa

di Mariano Alberto Vignali

Ritorno a casa, se così possiamo dire, per una delle imbarcazioni più belle del mondo. Si tratta del veliero “Orion” che questo fine settimana sarà nuovamente nella baia delle Grazie in occasione di un raduno velico. Un ritorno a casa particolare perché proprio quest’anno si festeggia il centenario di questo gioiello del mare.
Questa unità venne commissionato originariamente dal re di Spagna, Alfonso XIII (1886-1931), ma per problemi di cassa il progetto non arrivò a termine. I lavori furono però iniziati e così, con altri fondi, l’Orion venne varato a Gosport, in Gran Bretagna, nel 1910 con il nome di Sulvana.Il suo primo armatore fu un inglese, il colonnello Courtney E. Morgan, un membro del Royal Yacht Squadron (Cowes), cioè del circolo più aristocratico ed esclusivo del mondo.
L’Orion nasce come goletta ad armo aurico (ovvero con rande di foggia trapezoidale, munite di picco nella parte superiore), e restò nella disponibilità del nobile inglese per soli tre anni, fino a quando venne acquistato dal conte francese Jean de Polignac, si dice per colmare alcuni debiti del colonnello, ma per altri la storia della vendita sarebbe invece un ottimo affare commerciale. Da questo punto l’Orion, che si chiama ancora Sulvana, passa di mano in mano.
A partire dal 1919 si succedono vari armatori e, conseguentemente, alcuni cambi di nome. Il quotidiano francese «Le Matin» ribattezza la barca Pays de France; Cecil P. Slade la chiama Diane; l’argentino Raul C. Monsegur la ribattezza Vira. È solo a partire dal 1930 che lo yacht, armato da Miguel de Pinillos, assume l’odierno nome di Orion. Si tratta di un omaggio alla costellazione che prende a sua volta il nome dal figlio di Poseidone ed Euriale, figlia del re di Creta Minosse.
Subito dopo la II Guerra Mondiale, nel 1949, arriva un altro passaggio di proprietà: la barca viene acquistata dalla società Fagesco, con base a Barcellona. Ma la storia di questo veliero negli anni a seguire è segnata da momenti tristi. Nel 1966 c’è la pagina più nera della storia dell’Orion. Infatti il 17 marzo, durante un trasferimento nel Golfo del Leone, lo yacht rimane vittima di un grave incidente. Siamo nella zona di capo Creus, al confine tra la Spagna e la Francia, e spira un forte vento di grecale. L’imbarcazione procede velocemente di bolina, circa sette nodi, sotto il comando dello skipper ponzese Gaetano Morlè, quando la situazione diventa critica: lo strallo del trinchetto cede di schianto e con esso i due possenti alberi. A fatica l’Orion viene salvato.Segue un ennesimo passaggio di proprietà: stavolta subentra una società panamense, la Lebo Enterprise (1968), che tiene Orion nel porticciolo delle Grazie quasi in disarmo. L’Orion in quegli anni era in cattive condizioni, sentiva il peso degli anni e delle poche manutenzioni, oltre i danni subiti nell’incidente. L’imbarcazione rimase anni alle Grazie in stato di abbandono, il suo futuro sembrava legato a un trasferimento in Oriente, quando venne notato da due fratelli che se ne innamorarono subito. Grazie ai nuovi armatori, la famiglia Braghieri di Piacenza che lo acquistarono, l’Orion venne avviato a un radicale restauro presso il Cantiere Valdettaro. L’imbarcazione era molto deteriorata e tale circostanza costrinse l’architetto incaricato di ripristinare l’efficienza dell’Orion a riprogettare anche il piano velico, trasformandola da schooner aurico in staysail schooner. Fu proprio questa la novità di maggiore importanza. Il nuovo armo prevedeva alberi più corti ma fu salvato il picco della randa di maestra. Anche la coperta subì gravi danneggiamenti, per questo motivo venne dallo stesso architetto Faggioni riprogettata e poi ricostruita dalle maestranze locali.
Per gli importanti lavori cui L’Orion fu sottoposto anche gli interni furono oggetto delle attenzioni degli uomini che con passione e dedizione la riportarono al suo antico splendore. Basti pensare che per anni, soprattutto gli interni, furono trascurati e addirittura pitturati senza alcuna cura, coprendo dettagli che meritano invece, di essere evidenziati e apprezzati per come sono nella realtà. In quegli anni il porticciolo delle Grazie divenne la base operativa dell’Orion, al comando c’era un Ignazio Torrente, un giovane comandante di Favignana che presto sarebbe diventato un graziotto a tutti gli effetti. Ancora oggi vive nel borgo, la sua casa ha la facciata affrescata con scene di mare e le finestre guardano sulla banchina, proprio innanzi il molo in cui per decenni è stato ormeggiato l’Orion.
Negli anni novanta nuovo cambio di proprietà e nuovi lavori. Infatti, dopo essere stato per alcuni decenni una goletta a strallo («staysail schooner»), l’Orion venne riportato all’assetto originario di goletta aurica con aste ridimensionate, colombiere e alberetti. Anche gli interni, ampiamente ricostruiti, vennero improntati ai disegni originali dello studio Camper & Nicholson di Gosport. Oltre a Valdettaro (1974 e 1978) è d’obbligo segnalare il lavoro svolto da un altro studio e da un altro cantiere: Beconcini (1999), sempre della Spezia.
Dagli anni 2000 l’Orion è nelle mani di un armatore svizzero-tedesco, il quale l’ha portato vicino a Marsiglia, in un cantiere appositamente attrezzato per il rifacimento di questa goletta. Il suo attuale armatore ha infatti deciso di rifarla completamente sulla base della documentazione originale. In virtù dei numerosi passaggi di proprietà, frequenti sono stati i cambi di bandiera dello yacht: white ensign (la bandiera britannica dei soci del Royal Yacht Squadron), francese, spagnola, panamense, italiana, norvegese. Oggi l’Orion batte la red ensign, il più comune drappo britannico usato nel diporto.Dopo aver avuto ben cinque differenti nomi ed essere stato posseduto da dodici armatori, l’Orion è oggi uno degli oggetti di culto degli amanti di barche d’epoca.

Scheda Tecnica
Tipologia: goletta aurica
Lunghezza f.t.: 44,75 m
Lunghezza al gall.: 27,45 m
Baglio massimo: 7,15 m
Pescaggio: 4,20 m
Dislocamento: 254 t
Superficie velica: 886 mq
Progettista: Charles E. Nicholson
Cantiere: Camper & Nicholson, Gosport
Restauri noti: 1966, 1974, 1978-79, 1999, 2002-04.

2 commenti

  • Fabrizio Vignolini

    Sono molti gli anni che ho passato a regatare su orion con il mitico Ignazio Torrente Porto Cervo Saint Tropez Imperia con fine regata di festeggiamento a bordo con magnum di champagne e ottimi cibi Fabrizio Vignolini 340 6269182

  • Pier Franceco

    Un bel lavoro di ricerca storica, purtroppo rovinato dall’inserimento di una foto completamente sbagliata.

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