Unire o dividere?
di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra
La sentenza della Corte di giustizia europea che proibirebbe l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche (o nei luoghi pubblici) mi ronza nella testa e mi infastidisce non poco. Con questo malessere mi reco quotidianamente a lavoro e, quotidianamente, ascolto le diverse opinioni della gente. Da una parte c’è chi si schiera a favore della sentenza e dall’altra invece c’è chi è contrario. Non mancano i proclami, le battute, le critiche, i biasimi, le bestemmie e quant’altro si possa immaginare. Nei programmi televisivi, nei social network poi da molto tempo (…troppo) si dibatte all’argomento “crocifisso si o crocifisso no” e anche lì, necessariamente, forse per audience o per chissà che, ci si divide in due fazioni: da una parte i cristiani e dall’altra i musulmani.
Ma gli appartenenti alle altre religioni, residenti legalmente ed illegalmente nel nostro “bel” Paese, come la pensano? Non si pronunciano e fanno bene. E gli atei? Dicono di non credere e, a sentire loro, non si pongono il problema e fanno bene.
Io il problema invece me lo pongo: eccome! La risposta l’ho trovata di sabato.
Sabato per me è una giornata particolare, non lavorativa, dove cerco in ogni maniera di scrollarmi da dosso tutto lo stress accumulato durante una settimana di lavoro e di pendolarismo con 3 – 4 ore circa di viaggio quotidiano (oltre il lavoro d’ufficio e i cosiddetti tempi morti e le snervanti attese).
La particolarità di questo giorno consiste principalmente nel fatto che posso stare vicino ai miei affetti e perché ne approfitto per andare a prendere a scuola i miei figli.
Proprio sabato scorso ero in attesa davanti al cancello della scuola. Si avvicina Jacob, il papà di un ragazzo induista che mi dice in un improbabile dialetto romano: “A marescià a massimo se levano er crocifisso famo casino, a limite je mettemo accanto a stella de Davide oppure a stella mia o er simbolo de li musurmani ammesso che ce l’hanno!”
Improvvisamente il malessere mi passa. Mi si accende la lampadina in testa.
Il nodo da sciogliere, l’inghippo sta proprio lì: bisogna concedere e non proibire.
Jacob dice “Je mettemo “accanto”…”
Ha ragione, bisogna aprirsi agli altri e accettare anche altri simboli religiosi. Mi / vi domando è possibile che l’autorevole corte europea emetta una sentenza che miri a dividere piuttosto che a unire? E’ possibile che esimi giuristi non capiscano che l’integrazione non può passare attraverso i divieti? Come può una comunità Europea nata per “unire” gli stati del vecchio continente (per l’appunto”Europa Unita”) sentenziare attraverso la sua corte di proibire o cancellare l’esistenza di Dio oggi, o Allah, Visnù domani?
Questi esimi giuristi europei (con voto unanime …sic) hanno deciso per il nostro credo.
Domando a questi “sapientoni” perché non proibite ai nostri cuori, di essere cristiani, ebrei, musulmani, induisti o far parte di qualsiasi credo religioso?
Purtroppo per voi noi CREDIAMO