Racconti

La luce ed il colore blu del mare

di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

E’ risaputo che il mare è blu specie in una bella giornata di sole. E’ risaputo anche che il riflesso del cielo è certamente parte della risposta, così come è risaputo quando c’è un cielo grigio il mare ci appare ceruleo. Ma c’è anche un’altra ragione per cui più si va verso gli abissi e più tutto s’incupisce.

La risposta si trova nel modo in cui l’acqua e la luce interagiscono tra loro. La luce solare è costituita da un fascio di raggi di differenti lunghezze d’onda corrispondenti a diversi colori, quelli che si manifestano nell’arcobaleno (rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, indaco e viola). Nell’impatto con l’acqua, con le particelle e con gli organismi in sospensione, la luce è in parte “riflessa” ed in parte “assorbita”. La superficie stessa può riflettere il 5% dei raggi luminosi a mezzogiorno e oltre il 40% verso il tramonto. I valori aumentano quando la superficie è ondulata. Man mano che la luce penetra nell’acqua del mare, i colori associati alle lunghezze d’onda più basse come “il rosso e il giallo” scompaiono per primi. Poi è la volta del “verde e del viola” e per ultimo il “blu”, la parte dello spettro luminoso capace di penetrare più a fondo, fino a quasi 300 metri. Sembra che minime quantità di luce verde e blu possono raggiungere perfino i 1000 metri. Anche in acque limpide, per effetti della massa acquatica e delle inevitabili particelle e microrganismi in sospensione, già a 3 metri si può perdere il 50% della “luminosità” totale, a 10 metri il 75%, a 20 metri oltre 80% e a 50 metri il 95% o più. E’ sorprendente osservare come una stella marina rossa appaia brunastra già su un fondo di pochi metri e diventi incredibilmente sgargiante quando viene portata verso la superficie o quando per esempio viene illuminata con una torcia subacquea. Alla stessa profondità, una spugna gialla invece risulta ancora relativamente sgargiante. Il rosso infatti si affievolisce enormemente già a 5 metri, l’arancione si imbrunisce poco più a fondo, mentre il giallo resiste un po’ di  più. Un altro effetto visivo cui siamo soggetti una volta in acqua è quello della “rifrazione”. La rifrazione non influenza i colori ma, attraverso il vetro di una maschera riempita d’aria e a contatto con l’acqua, tutto appare più grande di un buon 25%.

La diminuzione di luminosità e la profondità degli abissi rappresenta anche un’importante limitazione per lo sviluppo di alghe e piante marine che sono naturalmente importanti nella catena alimentare del mare. I vegetali marini hanno evoluto una serie di stratagemmi  per ovviare a questo inconveniente. Per esempio molte alghe sviluppano pigmenti accessori e complementari. Alla classica verde clorofilla delle piante terrestri, i vegetali marini sono capaci di attivare fotosintesi attraverso diverse frequenze luminose. Per questo esistono alghe verdi, brune e rosse. Di norma le alghe verdi assorbono luce rossa e devono quindi vivere vicino alla superficie, mentre le alghe rosse assorbono luce verde e blu e quindi possono spingersi ben più in profondità.

Per molti di noi marinai e sognatori il “blu” è il colore del mare, del cielo, della tranquillità, della tenerezza, della gioia di vivere. Rappresenta il carattere dolce e gentile, tenero, romantico, semplice e sensibile di chi ama la natura, gli animali e i bambini. Chi ama questo colore dimostra grandezza d’animo, buona fede, ingenuità e dedizione, in genere ha un aspetto giovanile, ed emana un forte senso di calma. Apprezza la sincerità e l’onestà, cerca rapporti cordiali e duraturi, ama studiare, riflettere, è attratto dal mistero. Chi preferisce il colore blu sa comunicare molto bene e si esprime con grande facilità. Normalmente è una persona degna di fiducia e fedele che riesce molto bene in attività intellettuali. In buona sostanza un buon compagno/a, comprensivo e tollerante, affettuoso e per nulla geloso.

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